L’attività iniziatica
Io che sto percorrendo una via. Man mano che la percorro mi rendo più conto della direzione che sto seguendo. Sento che mi avvicino alla meta, ma la meta continua a sfuggirmi.
Mi sto rendendo conto che nella attuale condizione umana non potrò arrivare alla luce totale. Talvolta mi domando se, visto che il risultato finale è irraggiungibile, valga la pena di dedicare ad esso prezioso tempo del poco che mi rimane.
È terrificantc e mcraviglioso il fatto che io non possa fare assolutamentc a meno di fare quello che sto facendo. Per caso ho avuto accesso ad una via iniziatica, la uso come strurnento di orientamento, la approfondisco di giorno in giorno.
L’universo è unico. Esso assume varie caratterizzazioni: una è quella del mondo manifestato, tangibile. L’altra è quella sottile ed onnipotentc del mondo non manifestato.
Guénon definisce questa essenza come “quella di tutte le potenzialità”. Nel simbolismo della croce è il punto senza dimensioni attraverso cui passa l’asse verticale delle diverse manifestazioni; esse corrispondono agli infiniti piani ortogonali a tale asse. Su tali piani gli infiniti mondi visibili si sviluppano nel tempo come spirali con passo infinitesimo. Dal punto centrale partono infiniti assi verticali, cui corrispondono infinite serie di piani della realtà manifestata.
Io, come uomo, ho la capacità di immaginare e realizzare delle potcnzialità. Se desidero di andare in un certo posto posso fare in modo di raggiungerlo; cosa che un sasso o una pianta non possono fare.
Attraverso l’osservazione di tale possibilità naturale riesco a percepire l’esistenza di questa capacità immanente ad un livello più sottile.
Ho la capacità di afferrare che io stesso ne sono una espressione e quindi di ipotizzare che ho in me esattarnente tutte le stesse potenzialità. Se cosi non fosse non sarebbe più vero il dato di partenza quella della unicità del cosmo.
Le mie potenzialità di fare, di capire, di immaginare sono coerenti con la mia condizione attuale; quella di appartenere al mondo del manifestato. Che essendo tale ha le sue regole; naturalmente derivanti dalla libera potenzialità iniziale, ma non per questo meno inviolabili. Per esempio l’incompenetrabilità dei corpi, il ciclo della vita e della morte.
In questa condizione come mi metto rispetto al mondo non manifestato? Come mi rapporto a quello manifestato?
Se fossi religioso il rapporto con il Non Manifestato sarebbe semplice: ammissione ed adorazione di Dio riassumono ogni comportamento e fine.
Come iniziato l’impegno è più gravoso e affascinante. Occorre impostare come intuire il cosmo e definire come la mia entità interagisca con esso in tutti i possibili aspetti e modi.
Per raggiungere questa intuizione l’uomo dispone di molteplici strumenti di lavoro. Tutti sono basati su ciò di cui sono dotato dalla natura e costituiscono il mio maglietto.
Essi sono: il corpo fisico, il corpo delle energie vitali, il corpo delle emozioni, quello della mente e delle intuizioni; il subconscio o corpo delle esperienze ereditate o raccolte, l’inconscio: corpo dell’Io profondo e dello spirito.
Gli attrezzi, Il nostro scalpello, I simboli; ovvero l’impronta, il messaggio fisico intrinseco dell’immanifcstato nelle forme e nelle cose. Immagini e ombre delle sue finalità e dei suoi modi.
Esisto anche altri tipi e sottotipi di attrezzi, non tipicarnente massonici. ma che conviene conoscere e saper utilizzare.
Gli archetipi della nostra struttura mentale, rappresentazioni simboliche globali o interne elementari:
I Jantra, contenuto profondo e tramite rappresentativo degli elementi naturali: aria, fuoco, acqua, terra.
Il suono, le vibrazioni, la musica dell ‘universo o Mantra.
I Mandala o espressione in forme complcssc della realtà globale.
L’iniziato può cercare di leggerc tutti questi messaggi indiretti. Egli ha occhi, luce e testi su cui esercitare la sua ricerca.
Il procedimento è meraviglioso perché più si procede nella lettura, più i sensi di percezione diventano acuti, più si allarga il panorama di osservazione, più aumenta il desiderio ed il piacere di continuare la ricerca.
Questo, in sintesi, il processo di progressiva crescita della consapevolezza.
In questo “piacere” di approfondimento sta il significato tra il rapporto con la conoscenza e la finalità dell ‘essere.
Questa interazione infatti non può mai avere fine; si autoalimenta di desiderio, di completezza e di bellezza.
Questo processo di affinamento avviene in ciascun individuo in modo diverso. Non ha importanza né il come, né il quando. Occorre prenderc atto che avviene e, malgrado le apparenze, fa parte di un fenomeno unico oltreché personale di ogni uomo.
Attraverso questa interpretazione diventa intelleggibile come rapportarsi con il mondo manifestato.
La situazionc attuale del manifestato è assolutamente consequenziale al piano “potenziale”; inoltre, al nostro livello, immutabile.
La realtà manifesta è dotata di proprie leggi che non possiamo ignorare né tantomeno contrastare. Essa è però originata dall ‘universo immanifestato che contiene in sc tutte le potenzialità di cambiamento (e quindi anche quelle che secondo il nostro metro attuale possiamo indicare di miglioramento).
Quanto più ciascuno si approssima alla comprensione della verità trascendente, aumentando la sua consapevolezza, tanto più aggiunge alle sue potenzialità di coinvolgere le evenienze originate dalle potenzialità trascendenti stesse.
Sempre che arrivato ad intelleggcrc egli giudichi ancora che la realtà attuale abbia ragione di manifestarsi in modo diverso e che voglia ancora concorrere a modificarla.
Ma nulla vieta, anzi tutto è predisposto perché ad ogni livello di consapevolezza ciascuno attui le potenzialità che gli competono (al suo stato, al suo tempo, alla sua percezione ed alla sua volontà).
L’atteggiamento dell ‘Iniziato pertanto non deve essere la scelta della passività o l’inerzia a fronte di una realtà immutabile, ma quello di una attiva e continua presa di coscienza di ciò che per natura dell’universo non può fare a meno di accadere, per comportarsi e attuare nel migliore dei modi ciò che pcr sua propria natura Egli non può fare a meno di fare.
L’iniziato Massone ha tre campi su cui operare: la Loggia, Se stesso, il Mondo circostante comprendente anche l’umanità.
Il primo gli offre, attraverso la disciplina ed il rituale, le sponde entro cui muoversi per salire i gradini necessari.
Il secondo costituisce la materia prima sulla quale agire per capire gli elementi da plasmare al fine di renderli sempre più adatti ad affinare percezione e capacità.
Il terzo è lo schermo di convalida cd il campo su cui operare al fine di poter vedere realizzati in pratica i risultati del lavoro complessivo.
Grave errore è rimandare l’esito del lavoro al mondo dell’aldilà. Ciò dà adito agli imbroglioni ed agli egoisti di giustificare qualsiasi azione, anche in contrasto con Ic leggi della natura ed induce rassegnazione nell’animo di tutti gli altri, non iniziati. I risultati delle tendenze attuali li abbiamo sotto gli occhi!
Nessuna speranza di consapevolezza personale dopo la morte è l’unico modo affmché nessun uomo rimandi più di un minuto ogni iniziativa per migliorare il mondo manifesto così com’è.
Bellissimo esempio di un modello di vita completamente finalizzato in questo senso è il messiancsimo biblico nel quale “il Popolo eletto ha come unico scopo realizzare un tale esempio di perfezione, nel modo pratico di vivere la vita reale in terra, che gli altri popoli ammirati lo imitino, dando cosi luogo all’epoca messianica del paradiso tcrrestre”.
Oltre i particolari nostri miti della ricerca della parola perduta e del conseguimento della luce, la parola ebraica di “massiah”, interpretata come radice di Massone, potrebbe non esscrc casuale, aggiungendo così anche un obiettivo terrestre per la Massoneria.
L’iniziato non può dare un peso preponderante a una parte degli aspetti della sua attività che ho descritto. Trascurandone uno o l’altro egli infatti rischia di veder mancare o un indirizzo di continuità o la forza e la stabilità fisica e psichica necessari per procedere nell ‘accrescimento della consapevolezza, oppure il riscontro delle sue attività o la chiarezza dell ‘obiettivo.
La finalità ultima non è il raggiungimento della perfezione di uno solo dei tre aspetti del suo lavoro, ma il raggiungimento dell ‘equilibrio perfetto delle tre componenti a noi note: il rituale, la crescita individuale, l’attività pratica c realizzativa; per attuare il disegno senza tempo e senza fini dell ‘Essere.
S. Vlbrg,