Il gioco dell’oca di Adele Menzio
Santiago di Compostella è più antico, come luogo sacro, di quanto normalmente si crede.
E vero. La data di fondazione della basilica, eretta a ricordo dell’aiuto soprannaturale dato da San Giacomo nella battaglia di Clavijo che vide la vittoria dei cristiani sui Mori, è quella dell’844. E già nell’818 una stella, fissa in cielo, aveva indicato ad Iria Flavia, in Galizia, il luogo della tomba del santo che, martirizzato a Gerusalemme, fu poi trasportato in Spagna. Il vescovo di Iria Flavia fece scavare nel luogo indicato dalla stella e lì fu trovato un sepolcro marmoreo contenente le spoglie del santo.
Dopo la battaglia di Clavijo il santo fu creato patrono della Spagna ed il luogo della basilica, eretta in suo onore, divenne ben presto meta di pellegrinaggio.
La strada che conduceva al santuario si chiamò «il cammino di Compostella» o di Santiago.
Per rendere sicuro il viaggio ai pellegrini la strada fu costellata di monasteri, ospedali, ospizi che vennero difesi da ordini militari. Tuttavia il cammino di Compostella era stato una strada di pellegrini fin dal periodo del neolitico.
Era una strada iniziatica.
Lug, il dio celtico che si dice abbia dato il nome all’antica capitale della Galizia, dette il nome anche alla «via» che fu detta «l’arcobaleno di Lug».
Altra denominazione: «la via delle oche selvagge».
Tutte le leggende cristiane del Medio Evo hanno avuto origine nei monasteri benedettini dopo che i monaci di S. Benedetto si fusero con quelli irlandesi. Questi ultimi ancora conoscevano la scienza druidica. Essi erano dei costruttori e la loro presenza sul cammino di Compostella è provata (e visibile) in Galizia ed in Navarra.
Una, tra le molte leggende, è significativa. Quella di Mastro Giacomo.
Era costui un tagliatore di pietre, originario dei Pirenei, che, per la sua abilità, si dice abbia aiutato Hiram nella costruzione del tempio di Salomone. A lui si deve l’erezione della colonna Jakin. Jakin in lingua basca significa «saggio».
I costruttori di Compostella, cristiani, erano riuniti nella confraternita denominata «figli del Maestro Giacomo» il cui simbolo era il piede palmato dell’oca. Essi, nonostante la fede cristiana, continuavano a seguire tradizioni antiche.
Il segno dell’oca (il piede palmato simboleggia il dominio dello spirito sulla materia) era proprio degli antichi navigatori (liguri e fenici). I liguri, in particolare, adoratori dell’oca, trasmisero ai romani il culto. Tutti ricordiamo le oche sacre del Campidoglio.
Nel momento della cristianizzazione dei costruttori il Maestro Giacomo, il saggio Jakin (da notare che «jars» vuol dire «oca») divenne San Giacomo ed il simbolo si mutò in quello della conchiglia.
Nonostante il mutamento la tradizione rimase immutata e la via di Compostella continuò ad essere la via delle oche selvagge (degli jars liberi).
E interessante esaminare i toponimi del «cammino».
L’oca si presenta in due forme linguistiche: una indoeuropea e l’altra sanscrita.
Auch, dall’indoeuropeo, attraverso il latino auca, diviene oca, anche, oja. Hamsa (sanscrito) diviene in latino anser (ganso, ansar, gans, iars). Proprio là ove inizia il «cammino» francese noi troviamo il paese di Ansò; ad est di Burgos v’è Villafranca Montes de Oca ove sono i resti di una precettoria templare. Ad ovest di Burgos c’è Castrojars, mentre nella regione del Bierzo abbiamo il paese del Ganso. Il valico che conduce a Compostella si chiama de la oca e, più sotto, il paese ha lo stesso nome.
Gli jars, i costruttori iniziati, usavano da millenni compiere viaggi che li conducevano alle coste dell’Atlan tico per studiare e decifrare i sacri segni incisi sulle rocce galiziane.
Incisioni rupestri antichissime riproducenti, pare, un alfabeto oggi sconosciuto. Ma un segno (la zampa dell’oca) lo ritroviamo tracciato sulle pareti dei monasteri che via via vennero eretti lungo il cammino di Compostella. Nella chiesa di S. Maria de la Huertas in Navarra
a Puente de la Reina, Cristo è inchiodato ad una croce a forma di piede d’oca. Si tratta di un’opera templare.
Anche i labirinti che troviamo in molte cattedrali gotiche ha origini galiziane e rappresenta, come sappiamo, il cammino iniziatico dell’uomo.
Ad incidere sulle pietre della Galizia si vuole siano stati antichi saggi, forse gli Atlantidi che vi simboleggiarono il loro sapere occulto. I figli del Maestro Giacomo, costruttori cristiani, continuarono a percorrere l’antico cammino degli jars non come la gente comune, per compiere un pellegrinaggio di penitenza, ma per fini iniziatici. Secondo una tesi suggestiva la strada iniziatica delle oche selvagge si sarebbe tradotta nel nostro gioco dell’oca.
Inventato dagli jars questo gioco altro non è che un insegnamento esoterico che riproduce il rituale di una iniziazione complessa e ricca di prove da superare.
Altri ancora ne fanno risalire le origini a tempi ancora più remoti e mitici.
Durante l’interminabile assedio di Troia pare che i Greci si annoiassero a morte. Così Palamede (il cui nome significa «mano palmata») lo inventò per distrarre i guerrieri. E secondo alcuni Palamede era uno jars che, in questo gioco apparentemente innocente, trasmetteva i propri insegnamenti alla posterità.
Rafael Alarcòn ritiene addirittura che il disco di Phaistos (Creta) (2000 a. C.) fosse un gioco dell’oca. In effetti si tratta di un disco a spirale dove in otto caselle appaiono degli uccelli (oche?), in altre caselle delle barche che attraversano fiumi.
Per molto tempo non si hanno notizie storiche del gioco dell’oca. Dobbiamo giungere al XVI secolo per trovare traccia di una copia donata da Francesco de’ Medici a Filippo II d’Asburgo.
Non è affatto strano che proprio alla corte medicea si giocasse all’oca. I Medici, come è noto, ospitavano eminenti cultori di esoterismo. Esaminiamo attentamente questo gioco mediceo che affascinò non solo la nobiltà spagnola, ma tutti i ceti sociali.
Una strada a spirale (ellittica) divisa in 63 caselle numerate. 13 di queste caselle hanno figure di oca e sono le tappe vantaggiose o fortunate. Notiamo che nel Medio Evo le tappe del cammino di Compostella che venivano consigliate ai pellegrini erano proprio tredici. Il traguardo (nella casella finale) è «il giardino dell’oca». Nel gioco è dunque riprodotto un cammino delle oche che, dopo ostacoli vari, conduce al giardino: un luogo di delizie.
Nel gioco le caselle favorevoli non sono quelle delle oche, ma anche quelle dei dadi, o pietre cubiche.
Gli ostacoli (che prevedono di fermarsi) sono: il ponte, l’albergo, il pozzo, il labirinto, il carcere e la morte.
Esaminiamoli uno ad uno.
Il ponte si riferisce alle grandi opere di architettura compagnonica costellate di simboli che devono essere decifrati. L’albergo ricorda i numerosi ospizi che si trovano lungo la via di Compostella. Il pozzo è un chiaro riferimento ai pozzi sacri di molti conventi ed edifici medioevali, ma anche all’acqua come elemento di purificazione.
Il labirinto simboleggia la difficoltà del cammino iniziatico dove i vari stadi, le varie tappe non possono apparire chiare se non a chi ha faticosamente raggiunto una meta (o stato di coscienza) precedente. Il carcere è l’inequivocabile simbolo dell ‘anima costretta ed incatenata alla materia.
La morte tappa necessaria per la rinascita iniziatica.
Sembra che per lo jars il luogo di arrivo non sia affatto Compostella (che è il luogo della morte di San Giacomo) ma oltre. Precisamente il capo Finisterre dopo il quale si entra nel giardino dell’oca ove è il regno dello spirito.
Alcuni hanno voluto identificare il giardino delle oche con quello delle Esperidi.
Possiamo dire che il gioco dell’oca non è tanto la rappresentazione geografica, cioè una mappa, del cammino di Compostella, quanto un tracciato simbolico. Non si può tuttavia non sottolineare come in entrambi i cammini, quello reale e quello simbolico tracciato nella spirale, l’oca rappresenta una sorta di divisione, un confine che separa un tratto del cammino dall’altro.
Proprio mettendo a fuoco le caselle con l’oca possiamo trovare una conferma del fatto che il percorso iniziatico dello jars andava oltre Compostella.
Casella no 54: l’oca
Casella no 58: la morte Casella no 59: l’oca.
Se poniamo a confronto le tappe del gioco con quelle geografiche vediamo che facendo coincidere l’oca della casella 54 con il paese dell’oca, presso l’omonimo valico; la casella 58 (la morte) con Compostella (luogo della tomba di S. Giacomo) e la casella n. 59 con il paese di S. Sebastiano de Oca presso il Monte Ora vediamo che la méta del viaggio va oltre il santuario e giunge sino al capo Finisterre (termine oltre il quale c’è solo l’ignoto).
Se, sino ad un certo punto, il pellegrinaggio cristiano e quello iniziatico degli jars coincidono, il viaggio iniziatico prosegue. Va oltre.