All’Ordine
Maestro Venerabile e Fratelli carissimi,
penso che la Massoneria o, se preferite, il nostro modo contemporaneo di essere Massoni sia “ammalato” di democrazia. Perché?
Perché nel mondo profano la maggior parte delle persone identifica sostanzialmente la cosiddetta vita democratica nella possibilità di poter fare tutto e il contrario di tutto, ovvero ciò che più gli aggrada, nonostante esistano regole comportamentali comunemente definite e accettate, ma soprattutto quanto esiste la certezza dell’impunità e quindi i comportamenti risultano esclusivamente regolati dall’onestà dci singoli; se questo è vero, com’è vero, qualcosa di analogo sta accadendo in Massoneria, stante la difficoltà ad abbandonare i metalli che comunque pernea i Fratelli, seppur con diversa intensità.
La Massoneria non è e non può essere “democratica” nell’accezione profana del termine. Questo, si badi bene, non significa che sia “autoritaria”, anche qui nell’accezione profana del termine, ma vuol dire soltanto che è essenzialmente iniziatica ed esoterica; in tal senso non può essere democratica.
A conforto di chi, tra noi, si sente più “democratico”, va detto che diversi articoli delle nostre Costituzioni traggono in inganno concorrendo a formare la convinzione che si tratti di una organizzazione cosiddetta democratica in senso profano.
Uno dei maggiori ostacoli con cui il profano si scontra è appunto l’obbedienza, la cui interpretazione (?) ed applicazione è diversissima a seconda che il termine ed il concetto valgano nel mondo essoterico, ovvero in quello fideistico, o per e tra iniziati.
Il profano sente e vive l’obbedienza come imposizione; il credente come “rivelazione indiscutibile”.
E l’iniziato? L’iniziato dovrebbe sentire l’obbedienza come armonia, non tanto accettabile quanto auspicata, una scelta consapevole. Ecco, una scelta consapevole! Di questo vorrei discutere con voi.
Ogni società iniziatica annovera tra i propri valori e principi “l ‘obbedienza” e nella tradizione massonica, in particolare, costituisce un punto di riferimento costante della filosofia e della storia libero-muratoria.
Promemoria ricordo: il giuramento (o promessa solenne) di fedeltà all’ordine; la promessa del Maestro Venerabile e dei Dignitari di osservare le deliberazioni dei rispettivi Grandi Orienti di cui sono all’obbedienza; l’intera Loggia promette obbedienza
al Maestro Venerabile; i Grandi Dignitari promettono obbedienza al Gran Maestro; dal rituale d’iniziazione al primo grado: “il terzo dovere (dopo il silenzio e la pratica della virtù) è quello di conformarsi (ubbidire) alle leggi dell’Ordine ed ai regolamenti della Loggia di appartenenza. “
Dunque dal concetto stesso della gerarchia, molto importante per la nostra via, dal simbolo del maglietto (l’utensile con il quale il Maestro Venerabile e gli altri Dignitari chiamano all’ordine i disobbedienti), dalla leggenda di Hiram (la tragedia della disobbedienza e della presunzione arrogante) discende I’INSEGNAMENTO INIZIATICO alla necessaria obbedienza.
Si può affermare che stando “semplicemente” all’ordine si compie quanto richiesto per sperare di raggiungere la Luce? E ancora. Frequentando regolarmente i lavori di Loggia, giustificando le assenze nel modo richiesto, indossando l’abito appropriato, osservando il silenzio a tempo debito, svolgendo adeguatamente i compiti assegnati, rispettando le gerarchie di funzione, e così via si può sperare di abbandonare i metalli?
Arturo Reghini affermava: “Oggi si crede che la Verità si possa raggiungere con la discussione, esercitando il diritto cosiddetto democratico alla stessa, dimenticando che la Tradizione è una, che non conosce le questioni democratiche perché è Tradizione, e che per affrontare problemi tradizionali è necessario prima formarsi l’indispensabile mentalità tradizionale”. Ecco uno dei nodi del problema: la mentalità tradizionale.
Si può pensare di acquisire mentalità tradizionale rispettando “semplicemente” alcune regole comportamentali del tipo precedentemente elencato? Ritengo di no, così come ritengo non si acquisisca alcunché di tradizionale soltanto scrivendo o discutendo, ancorché in maniera piacevole ed appropriata, di cose tradizionali.
Unendo ordinatamente le due cose è possibile che si raggiunga qualche risultato.
Ricordo da un vecchio rituale pressappoco così: “perché vi recate in Loggia? Per sottomettere la mia volontà e compiere nuovi progressi in Massoneria”.
Sottoscrivo questa frase convinto come sono che per recuperare I ‘ORDINE interiore necessariamente si deve incominciare dall ‘ordine esteriore rispettando, se volete, anche ordini “sbagliati”, ma essenziali al levigare la propria pietra.
S. Pnt,