IMMAGINI ALLO SPECCHIO

Immagini allo specchio

Un altro anno è passato. Un altro anno carico di avvenimenti che si rincorrono in un crescendo di velocità inerziale (quasi un non sense): dove porta questa corsa, dove porta la nostra frenesia, il nostro continuo movimento?

Non credo che abbia nulla a che fare con il “cambiamento interiore”, anzi! La prova di tutto ciò è che, più ci si muove in questo vortice, o meglio più ci si lascia prendere la mano dal gioco, più, purtroppo, il bianco ed il nero diventano grigio; grigio chiaro o scuro se sei fortunato.

Ecco che, curiosità mia personale, prendendo spunto dalla tavola del Fratello Dante, mi sono detto: “Sergio, verifica se esiste in te altrettanto ottimismo di fondo, oppure se cadi nell ‘eccesso opposto”.

Mi appresto quindi, dopo un anno, a leggervi alcune mie considerazioni “sul filo del rasoio” o “dal bordo del precipizio”?

Esse sono, perdonatemi, forse poco da Maestro, ma vi assicuro sono parte integrante di un disegno abbozzato, di un lavoro iniziato. Già, ma quale? Quanta parte o tutto di me è tesa verso questa ricerca?

Dolore e piacere, inseparabili anici, sono la violenza del relativo e del contingente e, quando il metallo tintinna ed incanta con le più dolci e suadenti melodie, l’unica strada è di andare oltre.

Finalmente mi sono deciso e, non lo nascondo, con un certo timore mi pongo davanti allo specchio.

Purtroppo ciò che mi si rifrange non è una delle immagini più incoraggianti, ma ormai vado avanti.

La prima sensazione è l’opacità.

Sono opaco, avvolto in una nebbia che nulla tralascia, fascia le forme in giochi ambigui e, con la massima ipocrisia, fa credere a me che guardo di avere di fronte la forma reale. In verità credo che essa sia così, ma anche che solo una parte di essa è; il resto sono scorze, metalli, incombenze, desideri e pie intenzioni profane.

Viene spontanea la seconda sensazione: falsità.

Sono falso con me stesso e con gli altri.

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Andiarno un momento a confutare questa affermazione che poco mi convince. Lo specchio comincia ad innervosirmi.

Conoscere se stessi … un Fratello, tempo addietro, mi disse che se non riesci a fare questo primo passo, sei uno sciocco che probabilmente prende in giro se stcsso e gli altri, ma se è cosi, a che pro?

Non credo che nessuno di noi, Fratelli, si diverta ad apparire diverso da com ‘è realmente, ed in effetti il punto è proprio questo.

Cosa vuol dire “come si è realmente”?

Logica, fede, scienza, spiritualità, ognuno di noi è permeato dalla sua visione. Diventa quindi facile, a mio parere, lasciarsi prendere dai suadenti messaggi dell’inconscio, pur “pensando di conoscere se stessi” e cercando, di conseguenza, di combatterli.

La presunzione, la passione, l’orgoglio, l’arroganza (anche solo dialettica) che a volte affiorano in noi, sono il modo più semplice per dire a noi stessi ed agli altri di essere nel giusto: studiare, meditare, assorbire concetti, vagliare ecco, Fratelli, ecco qui la nostra ricetta, la nostra verità.

Per fortuna che esiste il risvolto della medaglia. Entra in campo quindi un problema apparentemente opposto: il sacro dubbio.

Tutto ciò che facciamo è pieno di dubbi. Di dubbi è fatto il mondo, certezze ne abbiamo poche e queste poche vengono minate dall’amico subdolo, ma di provata validità logica che è il dubbio.

Attenzione, e se per caso diventasse un ‘altra fede?

Ed allora se abbiamo certezze rischiamo di essere orgogliosi, se abbiamo dubbi rischiamo di non vedere oltre i veli di Maya!

Dov’è finita la mia sensazione di falsità (o di dualità)? Esiste? No Fratelli perché essa è una semplice forma apparente, seminata e germogliata nella mia mente, trucco ultimo per impedirmi di spogliarmi, di utilizzare l’occhio del cuore, l’occhio per il quale, né orgoglio, né dubbio possono confondere le acque. Essa è relativamente vera, ma assolutamente falsa.

La terza sensazione allo specchio è di trovarmi di fronte ad una pietra da lavorare con forza, con martello e scalpello, ma dopo un po’, con sorpresa, noto quanto questa pietra sia molle, viscida, ben modellata in apparenza e facilmente adattabile alle circostanze. Essa si adegua all’arnbiente, si mimetizza, si trasforma. E come un camaleonte in base alle esigenze del mercato sociale, culturale, familiare, lavorativo. Bella presunzione! Non pensare però che poi nulla mi possa sfiorare perché la vedo, quando meno me lo aspetto, si trasforma, ridiventa putrida, informe, materia senza soffio vitale, materia prima.

Intravedo qualcosa, l’iniziazione. mi da modo, non solo virtualmente, ma tutti noi lo crediamo e speriamo, in assoluto, di permeare la forma e la materia di spiritualità, di trasformare la pietra grezza in pietra cubica, un abbozzo in un ‘opera d’arte.

Questo specchio è sempre più grande, per quale strano scherzo si sta muovendo? Perché mi sta assorbendo?

Ora le posizioni si stanno invertendo: mille caleidoscopi di mille cristalli, di mille specchi diversi mi attorniano, mi circuiscono, mi conglobano, mi anmaliano. La tentazione è forte, immergermi definitivamente in uno solo di questi, di analizzare e credere in un solo di questi punti di vista spaziali. Sarebbe bello e piacevole … poi, una sensazione di dolore, uno strappo e, riprendendo le distanze, mi allontano con una certa freddezza. Semplice gioco della mente o tentativo estremo di sintesi?

Noi, carissimi Fratelli, siamo soli ed ogni via, ogni strada è diversa; possono le nostre strade toccarsi, intersecarsi e in queste felici occasioni, grazie alla Massoneria, possiamo aiutarci, comunicare le nostre paure e certezze; grazie alla Massoneria possiamo avere una traccia di sentiero. Il non perdersi o giungere alla meta è tutt’altra cosa.

La nostra è una solitudine dolorosa seppur serena: non può essere permeata né di ottimismo, né di pessimismo. Essa è.  Sto piangendo e mentre alzo gli occhi, attraverso lo specchio, la Signora velata di nero sorride

S. Frrnt,

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