L’EQUINIZIO DI PRIMAVERA

L’Equinozio di Primavera

Maestro Venerabile, carissimi Fratelli,

al fine di chiarire almeno uno degli aspetti simbolici collegati a quel momento del ciclo solare che segna l’inizio della primavera, è indispensabile premettere qualche considerazione di carattere generale.

Com’è noto i punti significativi del cammino annuo del SOLE sono quattro e precisamente:

  • I ‘Equinozio di Primavera (giorno e notte di eguale durata);
  • il Solstizio d’ Estate (il giorno più lungo dell ‘annd); – I ‘Equinozio d’ Autunno (giorno e notte di eguale durata); – il Solstizio d’Invemo (il giorno più corto dell ‘anno).

Tale serie, come accade per tutti i quatemari, per essere intelleggibile deve riferirsi a significati connessi con il simbolismo della croce nel quale si configurano due punti di vista fondamentali: il punto di vista dell’opposizione ed il punto di vista del complementarismo.

Le rispettive rappresentazioni grafiche possono essere le seguenti:

                              Opposizione                                                                      Complementarismo

Il primo, corrispondente ad un punto di vista più esteriore e legato alla contingenza, implica una tensione reciproca fra i punti che si trovano in questo rapporto; il secondo invece esprime una relazione che tende a ricomporre in una logica di armonia unitiva quello che illusoriamente appare come opposto.

Nel ciclo annuo quest’ultimo punto di vista è rappresentato dall ‘asse dei Solstizi intersecante l’asse degli Equinozi con le seguenti relazioni spazio-temporali:

POLO NORD

SOLSTIZEIO D’I NVERNO

    EST       

EQUINOZIO D’AUTUNNO                                                                            EQUINOZIO  DI PRIMEVERA

POLO SUD

SOLSTIZIO DESTATE

Le due assialità in argomento, cui sono strettamente collegati i simboli massonici del filo a piombo e della livella, implicano nel caso dell’asse che, unendo nord e sud, possiamo definire polare, un significato di tensione verso l’unità, mentre nel caso dell’asse che, unendo est ed ovest, possiamo definire equatoriale, una tendenza alla espansione nel molteplice.

Da tutto questo emerge già una prima indicazione e cioè che il simbolismo solstiziale (cui sono collegate le feste dei due San Giovanni, il Precursore e l ‘ Evangelista) si riferisce a tutto ciò che tende alla concentrazione e, traslando, alla visione dell’uno nel molteplice oppure al ritorno dal molteplice verso l’unità; mentre il simbolismo equinoziale, che è quello che più propriamente ci interessa qui, implica il contrario ovvero la tendenza alla espansione e, traslando, la percezione della molteplicità derivante dall’unità.

Si può dire a questo punto che le forme tradizionali aventi un carattere più contemplativo tenderanno a privilegiare nei loro simbolismi il punto di vista solstiziale-polare (druidi, sacerdoti), mentre quelle, come la Massoneria, che privilegiano il punto di vista equinoziale-equatoriale avranno per converso una Più marcata tendenza verso l’azione (guerrieri, artigiani).

A conferma del legame particolare che ha la Massoneria con il punto di vista equinoziale vorrei citare alcuni dei simboli che lo evidenziano:

  • il primo Dignitario di Loggia, Il Maestro Venerabile, siede ad est del il secondo Dignitario, il Primo Sorvegliante, specularmente ad ovest, generando cosi l’asse primario del Tempio che è appunto un asse equinoziale;
  • tale asse equinoziale è di lunghezza doppia rispetto all’asse nord-sud essendo il

Tempio un doppio quadrato (almeno di principio);

  • il pavimento a scacchi esprime anch’esso, attraverso l’equa compenetrazione di luce (bianco) e di tenebra (nero), una visione marcatamente equinoziale laddove, nel caso dei solstizi, i due poli si considerano come l’uno prevalentemente luminoso (polo essenziale) e l’altro prevalentemente oscuro (polo sostanziale).

Ciò premesso, anche se in modo alquanto sintetico, vorrei ora esaminare più specificatamente i significati particolari connessi con il fenomeno degli equinozi di primavera e d’autunno. Anche qui ci troviamo a doverci dibattere fra due visioni complementari: l’equinozio di primavera, essendo legato all’idea della luce che deve tomare a prevalere sulle tenebre, ha un carattere in qualche modo dirompente e rivoluzionario (astrologicamente rappresentato dal segno dell’ariete, casa diurna di Marte e luogo di esaltazione del Sole) mentre quello di autunno ha un carattere di forte conservatorismo, in quanto rappresenta la luce già assestata che non vuole consentire alle tenebre di tornare a prevalere (astrologicamente la bilancia, casa diurna di Venere ed esaltazione di Saturno).

Nel mondo classico queste due visioni erano rappresentate da due divinità: Dionisio e Apollo. Alla visione dionisiaca corrisponde la grezza primordialità della natura vergine, la pulsione delle energie vitali e generative che si devono esplicare ed esteriorizzare per dare vita alle molteplici possibilità di manifestazione previste per quel particolare ciclo; mentre la visione apollinea, razionalizzante e geometrica, implica la preservazione e l’incanalamento ordinato delle energie. La prima è più simile alla scattante immediatezza delle azioni di guerra e si esplica in una logica di amore e di morte; la seconda esprime una attitudine di prudente metodicità alquanto più prossima alla natura dell’artigiano che non a quella del guerriero e la sua logica è quella della legge e dell ‘ordine.

Da ciò derivano anche i caratteri rispettivi dei tipi “psicologici” più particolarmente legati all’una o all’altra delle due visioni sopra descritte. II tipo “dionisiaco” sarà tendenzialmente portato ad essere “legge a se stesso” e sarà certamente poco incline a subire eccessivi condizionamenti al proprio anelito di liberazione, mentre quello “apollineo”, per sviluppare le proprie potenzialità, avrà costantemente bisogno di guida e di punti di riferimento precisi.

Nelle devianze, il primo tipo incorre nel pericolo dell ‘individualismo ad oltranza e della ribellione sterile, mentre il secondo potrà facilmente indulgere in convenzionalismi fanatici.

Per non divulgarmi troppo in questo genere di considerazioni, suscettibili di molteplici sviluppi, vorrei solamente ancora annotare che l’approccio alla via iniziatica, in analogia con gli equinozi, sarà metodologicamente più teso alla solitudine ed all’erranza nomadica nel caso della visione dionisiaca (equinozio di primavera), mentre sarà più orientato verso il collettivo e la sostanzialità nel caso della visione apollinea (equinozio d’autunno).

Questi due aspetti, come molti noteranno, si ritrovano entrambi in Massoneria; si può dire però che, almeno per quanto riguarda i primi due gradi, il secondo tende giustamente a prevalere sul primo giacché la via verso la libertà passa necessariamente attraverso una fase di costrizione.

C’è da chiedersi come mai, visto quanto sopra, la Massoneria, che è una organizzazione iniziatica di derivazione artigianale, dia la predominanza all ‘est piuttosto

che all’ovest. In effetti non è sempre stato così; pare infatti che nelle logge operative, legate all’esercizio effettivo del mestiere, il trono di Salomone (corrispondente al seggio del Maestro Venerabile) fosse sito in occidente e quello di Hiram re di Tiro (cui corrisponde il Primo Sorvegliante) fosse quindi posto ad est.

A mio avviso è alquanto probabile che, nell’ambito del riadattamento tradizionale che circa tre secoli or sono diede origine alla Massoneria attuale, siano intervenute in modo significativo delle influenze provenienti da organizzazioni iniziatiche di tipo cavalleresco (in particolare i Templari) e che, proprio a causa di questo fatto, si sia data preminenza all ‘est.

Bisogna inoltre considerare che, a causa del disordine generalizzato che caratterizza i tempi moderni, una simbologia che ritualizzi la propensione alla autonomia intellettuale, cosa alquanto tipica della Massoneria, possa essere più utile per gli iniziati di oggi di quanto non lo fosse per i Fratelli operativi di un tempo e inoltre, essendo oggi la Muratoria non più vincolata al mestiere e dovendo pertanto accettare uomini, purché qualificati, alquanto diversi fra loro, risulta inevitabile la necessità di massima apertura alla possibilità di comporre armonicamente modi di pensare o di essere talora abbastanza lontani, cosa quest’ultima certamente più consona ad una mentalità di tipo “cavalleresco” che non ad una moralità “artigiana”.

Spero con queste mie brevi considerazioni di essere riuscito a trasferire, in particolare ai Fratelli Apprendisti, il senso profondo di questo importante momento simbolico e rituale ed anche la percezione di come la natura cd il cosmo, avendo acquisite le corrette chiavi di lettura, siano per quanti dotati di buona volontà e di amore

per la verità, i Maestri più perfetti.

EX TENEBRIS LUX

A, Orlnd,

                                                                                s                                               15

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