L’altra vita
Trattare cosa ci aspetta nell’altra vita è quanto di più difficile e complesso, per il semplice motivo che nulla in merito si può dimostrare, né scientificamente, né con altri metodi. Non voglio quindi neanche tentare minimamente di dimostrare qualche cosa – me ne guardo dal farlo – in quanto probabilmente rischierei di dire delle cose inesatte; però se ognuno di noi riesce e si sforza di affrontare l’argomento nella giusta maniera, penso che si potrebbe cambiare il senso della nostra vita.
Avendo solo delle confuse idee su ciò che ci aspetta dopo la nostra vita terrena, viviamo quella attuale in maniera probabilmente errata, per una serie infinita di motivi.
Non sappiamo, o forse non siamo in grado, di darci una spiegazione del perché siamo nati, del perché viviamo, ma soprattutto siamo terrorizzati al pensiero di lasciare la realtà della vita terrena.
Per la maggior parte degli uomini è reale tutto ciò che si materializza, e questa forse errata interpretazione condiziona la nostra esistenza facendoci cadere in crisi, depressioni, momenti di quasi terrore.
La parola “morte” viene evitata perché, solo al parlarne, si prova disagio, quasi un brivido: si è portati a credere che, se si evita l’argomento, la nostra “ora” arriverà il più tardi possibile.
Tutto ciò a causa dell’incertezza dovuta al dogma e a ciò che educatori, genitori o altre persone ci hanno inculcato fin dai primi anni della nostra esistenza.
L’umanità è stata ipnotizzata dall’idea della morte. Spesso ricorrono, anche presso chi dovrebbe sapeme di più, le frasi: “mietuto dalla falce crudele”, “rapito nel fiore degli anni”,
‘un ‘operosa vita finita”, frasi che esprimono l’idea che l’individuo abbia cessato di esistere e sia ridotto nel nulla.
Ciò si osserva particolarmente nel mondo occidentale, sebbene la religione dominante insegni le gioie dell’aldilà in così vividi termini, che logicamente ogni credente dovrebbe salutare con piacere il transito, e parenti ed amici indossare vistosi abiti ed adornarsi di fiori sgargianti per celebrare il passaggio della persona amata ad una sfera più felice e più brillante dell ‘esistenza.
Noi vediamo esattamente il contrario.
L’uomo comune, nonostante la sua fede e le sue credenze, sempre teme l’avvicinarsi della “crudele mietitrice”. In contrasto con il suo credo, con l’espressione della sua fede, la morte incute un terrore che l’uomo non riesce in apparenza a vincere.
Da queste spaventose emozioni si sono liberati coloro che hanno acquistato la coscienza della fallacia dell ‘idea della morte.
Da un punto di vista del pensiero orientale la “morte” non esiste. Il nome è una menzogna ed una fallace credenza, nata dall ‘ignoranza: non vi è “morte”, vi è solo “vita”.
Nulla muore in realtà, ancorché tutto subisca un cambiamento di forma e di attività. La “morte” è solo un aspetto della vita e la distruzione di una forma materiale, è solo il preludio alla creazione di un’ altra.
Siamo talmente immersi nel materialismo che parliamo del mondo celeste come di un mero sogno, quasi di un fantasma. Forse siamo dei poveri mortali che non comprendono che alla fine nulla può essere meno reale, più vicino al sogno, più transitorio e fantomatico di questo mondo di sostanza materiale.
Dovremmo sforzarci di credere che il mondo della mente e, ancor più, il mondo dello spirito sono molto più reali del mondo materiale.
Le esperienze, quindi, della nostra anima sul più elevato Piano Astrale non solo non sono irreali, ma al paragone sono molto più reali delle esperienze di vita sui piani materiali.
Oltre al dogma ci sono altri elementi che provocano confusione ed incertezza nella mente dell’uomo, come la convinzione che un giorno cessino lo sforzo e l’impulso creativo e tutto abbia
fine, nulla ci sia più da fare o da creare e che non ci rimanga altro che incrociare le braccia e godere le beatitudini dell ‘ozio etemo.
Il pensiero, invece, di un mondo celeste in cui si svilupperanno i di questa vita ed in cui l’impulso creativo avrà piena possibilità di esprimersi ed affermarsi, affinché in una futura vita, più nuova e più completa, produca come fiori e frutti l’esaudimento dei propri voti e la realizzazione degli ideali, è fonte di immensa felicità per lo spirito.
Personalmente ritengo che il nostro più grande errore sia quello di considerare la vita terrena come la più importante dell ‘ordine cosmico.
È errato pensare che il problema della vita oltre la morte debba restare nell ‘ambito della fede e non venir messo in discussione.
L’uomo dovrebbe sempre aprire nuove porte e vagliare nuovi campi di ricerca, conoscere, ma soprattutto, avere il coraggio di indagare in questo campo, nella speranza di aiutare quanti hanno bisogno di sapere, più che di credere.
G. C Lgn,
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