CAMMINARE SULLE ACQUE

Camminare sulle acque

Sovente siamo come quei ragazzini che mentre si rosicchiano le unghie, si stupiscono dei complessi degli altri.

A me dà fastidio qualcosa. A me piace qualcosa.

In entrambi i casi si è stabilito uno scambio di parti: l’oggetto è sopravvenuto oggetto ed il soggetto si è degradato ad oggetto.

Siamo tutti differenti. La nostra uguaglianza sta proprio in questo: che non ci sono neppure due persone che abbiano la stessa distribuzione tra spirito e materia. La diversità è anche uguaglianza.

Siamo sovente convinti di camminare sulle acque. Ci rifiutiamo di vedere che appena sotto il pelo dell’acqua c’è una lastra di pietra. Quando questa pietra finisce noi affoghiamo.

Prima di camminare sulle acque è opportuno imparare a nuotare.

La tolleranza non deve mai essere attiva ma solo passiva. Dobbiamo metterci in condizione tale per cui il nostro prossimo sia in grado di sopportare, il meno peggio possibile, quegli stessi nostri difetti, che per mancanza di amore, normalmente non tolleriamo negli altri.

Quando la tolleranza è attiva non è più tolleranza, è amore.

Amore significa ricercare la componente spirituale che si trova nel nostro prossimo e metterla in evidenza

Amore non può mai essere passivo: deve essere attivo e senza ricompense.

Il mio compiacimento per una cosiddetta buona azione svuota in parte il significato della stessa, e mi avvicina all’egoismo: mi rende schiavo di un edonismo moralistico.

La libertà non è uno stato naturale: lo stato naturale è la schiavitù.

La libertà è fondamentalmente un aggettivo, non un sostantivo. Abbiamo due tipi di libertà aggettivata: libero “da” e libero “di”.

La libertà consiste nell’essere liberi dalla schiavitù della materia. Al limite, quando questa liberazione si è realizzata, pur continuando ad esistere oggettivamente una alternativa, non deve esserci più possibilità di scelta.

Entro i limiti suddetti, libertà può definirsi possibilità di scegliere. Siamo poi certi che quello che noi giudichiamo “possibilità di scegliere” non sia al contrario frutto di scelte binarie ottimali “si/no” (come un elaboratore elettronico) frutto di condizionamenti genetici legati alla tradizione, alle abitudini, alla paura, ecc.?

Anche una scelta detta “cattiva” può in valore assoluto essere ottimale. Ottimale perché è frutto di una scelta e, quand’anche la scelta sia negativa (agli occhi di chi?), può essere analogamente ottimale se vista in funzione dei parametri legati alle condizioni ed agli obiettivi per cui è stata analizzata.

Quando si è veramente liberi “da”, non siamo più interessati ad essere liberi “di”.

L’Essere supremo non è libero: non ha bisogno di.

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Forse questa è la ragione per cui si dice che il neofita è un uomo libero: non ha neppure intravisto che l’ottimale è l’annullamento della libertà.

E. Scld,

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