SCONFORTO E RIBELLIONE

Sconforto e ribellione

Gli accadimenti che hanno contrassegnato la vita dell’Istituzione in quest’ultimo periodo sono di una tale gravità da risultare persino più destabilizzanti di quanto non lo furono, a suo tempo, i contraccolpi della vicenda P2.

Probabilmente lo sono stati per la Pedemontana tutta, sicuramente lo sono stati per alcuni Fratelli, compreso il sottoscritto.

Ora il mio obiettivo non è quello di analizzare il perché di questo fatto, ma voglio incentrare il mio dire su di un aspetto che essendo stato, a quanto mi consta, rilevato da pochi, fa nascere in me motivi di preoccupazione sulla distanza che comincia a separare il mio pensiero da quello degli altri Fratelli.

Sappiate cari Fratelli che, dal mio punto di vista, il fatto che si siano scoperti, all ‘interno delle Logge, mascalzoni con l’unico obiettivo di combinare affari più o meno leciti o che siano venute alla lue connivenze più o meno strette con la criminalità organizzata, rappresenta, per me, più motivo di tristezza e scoramento che non di sorpresa.

La crisi del mondo moderno (Guénon docet) è tale da non rendere più stupefacenti simili avvenimenti, anche all’interno di una Istituzione Iniziatica che, per fortuna, rimane tale nonostante gli uomini.

Ma ciò che è per me tuttora insopportabile è l’aver assistito ad una sconvolgente dimostrazione di assoluta ignoranza dei basilari principi massonici da parte di coloro che avrebbero dovuto rappresentare le massime cariche dell’ Associazione Muratoria.

La Tolleranza, la Fratellanza, la ricerca di ciò che unisce, anziché di ciò che divide, sono Principi da sempre sbandierati come cardini dell’Istituzione, ma mai, come in questi frangenti, disattesi, calpestati, abbattuti da tutti, o quasi, i nostri notabili Fratelli.

Quel poco che ci ha raccontato il Fratello Pgll (forse anche lui ormai perduto nei meandri di Giunte, Collegi, Circoscrizioni e quant’altro), quel poco che ci ha mostrato la televisione, quel poco che abbiamo letto sui giornali disegnano uno squallido quadro di giochi di potere, di ripicche, di imboscate, di dispetti, più in linea con i peggiori esempi di sottobosco mafioso di questo o di quel partito politico che con i Principi che dovrebbero caratterizzare la nostra condotta.

Non si può assistere a cotanta rappresentazione senza provare come minimo sconforto, ma sarebbe meglio dire indignazione.

Mi chiedo a cosa siano serviti, a questi Fratelli, tanti anni di militanza massonica se poi, arrivati a rappresentarci, dimostrano, in maniera più che evidente, di non aver capito nulla, ma proprio nulla, dell ‘Istituzione.

Ma come faccio a chiamare Fratelli questi personaggi?

Mi chiedo, a questo punto, con quale diritto mi rappresentino.

Mi amora il dubbio se, dal punto di vista iniziatico, che è poi l’unico che conti veramente, siano più gravi le colpe di questi “prcsunti fratelli” che, non avendo capito nulla, hanno scientemente usato l’Istituzione per scopi propri, o piuttosto quelle di “Eminenti Fratelli” che, avendo capito tutto, hanno calpestato in modo indegno tutti i nostri principi.

A voi la risposta cari Fratelli.

Ed ora sento dire che è arrivato il momento della riscossa e vengo a sapere che uno dei cardini su cui questa riscossa punta è un mega investimento di svariati miliardi per “migliorare l’immagine che i mass-media hanno della Massoneria”.

Chissà perché mi viene in mente la Chiesa che, ad un certo punto, si è messa a celebrare la Messa in italiano?

E se dopo che abbiamo speso un bel pacchetto di miliardi scoppia un altro scandalo?

Ignorano i Fratelli che non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire?

Ignorano i Fratelli che qui non si tratta di rinfrescare la facciata, ma di ricostruire un palazzo pieno di crepe causate più da colpi inferti dall’interno che dall’esterno?

Ho la sensazione che la distanza fra me e questo modo di intendere la Massoneria stia considerevolmente aumentando, avvicinandosi ad un punto di non ritorno.

Questo perché è mia convinzione che sia necessario, prima di ogni altra cosa, fare una profonda riflessione sul perché sia successo quanto è successo e su cosa si possa fare per evitare, in futuro, il ripetersi di siffatti eventi.

E qui le mie idee non sono né precise, né chiare, quindi mi limiterò a degli “embrioni di idee” confidando nell’aiuto dei Fratelli della Pedemontana. A mio punto di vedere, due le prime necessità:

  1. dimissioni in blocco di tutti quei Fratelli che hanno posizioni direttive in seno all’Istituzione;
  2. attento riesame di quali e quanti debbano essere gli organismi che ci rappresentano, sua all’intemo, che all ‘esterno dell ‘associazione.

Sul primo punto penso ci sia poco da dire: ritengo tutti, chi in misura minore, chi in misura maggiore, responsabili di quanto è successo ed è quindi necessario che tutti se ne vadano.

Sul secondo punto è necessaria una breve riflessione.

Sono convinto che il proliferare di organismi, di cariche, di titoli siano alla base di conflitti di interessi, di cordate, di antagonismi che trasformano tali posizioni, anziché in “funzione di servizio” per l’associazione tutta, in “centri di potere” (più o meno grande) che nulla hanno più a spartire con i motivi per i quali sono state istituite.

A mio modo di vedere, soltanto eliminando, sfoltendo, razionalizzando si potranno attenuare, se non evitare del tutto, i pericoli suddetti.

Ma qui mi fermo perché l’intento di questa tavola non è quello di approfondire questi argomenti, ma soltanto quello di far emergere il problema. Inoltre, come ho già detto, ho bisogno dell’appoggio degli altri Fratelli.

Ma ho anche bisogno, a questo punto, di due successive verifiche.

La prima è quella di sapere se la Pedemontana condivide l’essenza (si badi bene, l’essenza) delle mie affermazioni. È importante, per me, saperlo per verificare se alla distanza che, in questo momento, mi separa dall’Istituzione corrisponde una analoga distanza con i Fratelli della Pedemontana.

La seconda verifica è quella di sapere se la Pedemontana vorrà farsi carico, nei tempi e nei modi da verificarc, di portare avanti un progetto che miri all’attuazione di quanto affermato, anche se, probabilmente, è molto più facile dirlo che farlo.

Ma tant’è. Ritengo giunto il momento di prendere il toro per le corna, altrimenti si corre il rischio di essere incornati, qualsiasi sia la posizione che si voglia assumere nei confronti di questi fatti.

L’alternativa a tutto questo, sempre a mio modo di vedere, non deve più essere la supina acquiescenza che ci ha caratterizzato sino ad oggi, ma la presa di distanza netta e definitiva da questo modo di condurre l’Istituzione.

Ma anche questo è un argomento che non mi sembra il caso di approfondire in questo lavoro.

G. F. Cmmrcc,

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