ORTODOSSIA MASSONICA
Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,
per quanto il termine ortodossia sembri estraneo alla Massoneria per essere servito soprattutto ad indicare posizioni dogmatiche della Chiesa romana o di coloro che, con lo scisma di Fozio, si separarono da essa nell’827, e sebbene il solo accennarvi possa costituire motivo di scandalo per coloro che amano professarsi seguaci del libero pensiero, non si può che convenire che il suo uso, sul piano massonico, risulti corretto se non essenziale. Poiché l’etimologia del termine indica che l’opinione (doxa) intomo ad una dottrina deve essere retta (hortè), ossia corrispondente a quelle che ne sono le caratteristiche intrinseche, nessuna obiezione appare valida quando esso venga adoperato per indicare, non tanto l’esigenza di una unicità interpretativa, quanto la rispondenza delle interpretazioni al significato di principi qualificati dal Rituale come immutabili e perfetti.
È del resto in questo senso che il termine è stato adoperato da Ragon e da Guénon, ambedue contrari a qualsiasi dogmatismo, ma altrettanto convinti della necessità di preservare il messaggio della Libera Muratoria da frammistioni estranee al suo rappresentare l’espressione di una Società Iniziatica, avente lo scopo di trasmettere la Tradizione in Occidente.
Sotto questo profilo si può allora dire, con Guénon, che l’ortodossia massonica “consiste prima di tutto nel seguire fedelmente la Tradizione, nel conservare con cura i Simboli e le forme Rituali che esprimono la Tradizione stessa e ne sono come I ‘abito, nel respingere qualsiasi innovazione sospetta di modernismo ” e definire quest’ultimo come “l ‘abuso della critica, il rifiuto del Simbolismo, la negazione di tutto ciò che costituisce la Scienza esoterica e tradizionale “. In una parola, come ancora nota Guénon, nell’assumere una posizione che non faccia “mai dimenticare il carattere iniziatico della Massoneria, che non è e non può essere, né un club politico, né un ‘associazione di mutuo soccorso
Ma se l’ortodossia massonica ha il suo fondamento nel riconoscere nella Massoneria una Società Iniziatica perfetta, anzi secondo Guénon, l’unica nel mondo occidentale in possesso di “una filiazione tradizionale autentica condizione al di fuori della quale non si potrebbe che parlare di pseudo iniziazione essa non può che significare il confronto continuo tra ciò che è stato trasmesso ed il modo in cui viene ricevuto, sia che ciò riguardi l’essenzialità del simbolismo, il significato della Tolleranza o la validità del Grande Architetto dell’Universo.
Tre punti particolarmente significativi in un’epoca nella quale troppi Fratelli vivono nella “ignoranza completa del Simbolismo e della sua interpretazione esoterica ed “abbandonano gli studi iniziatici senza i quali il ritualismo non è più che un insieme di cerimonie vuote di senso, come nelle religioni exteriche Ridotti a semplici ornamenti i Simboli perdono interamente la loro efficacia, mentre il Rituale diventa una recitazionc monotona di cui si tende a liberarsi il prima possibile, tanto che non manca chi sollecita riunioni informali nelle quali si discutano argomenti sociali o politici.
Tutto ciò è certamente superato quando, in una valutazione ortodossa del Simbolismo, si ripeta che esso è “una forma sensibile di sintesi filosofica di ordine trascendentale od astratto ” che non può “dare luogo ad alcun insegnamento dogmatico “, perché le sue forme “sono, come si è detto giustamente, dei Misteri che sfüggono alla curiosità profana, cioè delle verità che lo spirito non può cogliere che dopo essercisi giudiziosamente preparato “, ma lo è soltanto allorché si agisca in modo che forme di origine profana non si frammischino o divengano dominanti su quelle iniziatiche.
Così l’ortodossia massonica, sc richiede una rigorosa e libera rispondenza al significato iniziatico dei Simboli, postula l’abbandono, non di approfondimenti rituali che si fondino sulla Tradizione, ma di atteggiarnenti e posizioni che da Essa si distacchino, e respinge reinterpretazioni che costituiscano il portato di eventi storici contingenti rispetto alla sua immutabilità.
Più controversa, e perciò implicante di continua verifica, è l’esatta delimitazione del significato della Tolleranza, Virtù iniziatica che “niente ha in comune – secondo Guénon – con quella sorta di indifferenza alla verità ed all ‘errore che si indica comunemente con lo stesso nome ” e che “evoca piuttosto l’idea del sopportare con una sorta di condiscendenza delle opinioni che non si accettano “, e che neppure consiste nel cercare di comprendere i motivi di una qualsiasi azione.
Uscita da contingenze profane, complicatesi nel XVIII secolo per risonanze di opposte concezioni religiose e politiche, che la saggezza degli Iniziati del tempo volle escluse dal lavoro di Loggia, la Tolleranza supera, sul piano dell’ortodossia massonica, il fair play della vita civile, proprio per gli aspetti negativi che ne possono derivare, e si ricollega alla maniera stessa secondo la quale la Manifestazione Prima si è andata realizzando. In altre parole esprime il principio di “ammettere come ugualmente valide tutte le espressioni differenti della Verità una, cioè di riconoscere I ‘Unità fondamentale di tutte le tradizioni” e con esso il dovere di opporsi a tutte quelle posizioni che ostacolino o compromettano il processo reintegrativo dell’individuo e dell’umanità.
Questa impostazione che riapre, sia pure per un momento, la problematica dell’escatologia come dottrina delle cose ultime, chiarisce anche perché il Grande Architetto dell’Universo, simbolo massonico fondamentale, non possa essere inteso rettamente al di fuori di quanto indica il primo Landmark, I ‘essenziale e più nevralgico, di tutti i Landmarks in quanto, come rileva Baylot, “riguarda la presenza del principio spirituale al centro stesso della pratica massonica”. Di qui la validità della norma che sia “formalmente proibito di avere, su Dio e su quei problemi metafisici connessi, il più piccolo dibattito e, quindi, di domandare ai nuovi venuti un commento sulla loro credenza ” in quanto “essi la esprimono senz ‘altro e dicono di credere senza professione di fede
Nella sua generalità ed in ciascuno dei punti considerati, l’ortodossia massonica, quindi, null ‘altro esprime che l’esigenza di un intimo accordo e di una continua verifica fra l’azione della Massoneria quale Ordine Iniziatico ed i principi immutabili e perfetti che Io regolano e trovano il loro punto di partenza nell’iniziazione quale atto avente ‘per scopo di illuminare gli uomini perché apprendano a lavorare umilmente – come ripete Wirth – in piena conformità con le finalità della loro esistenza” fino a raggiungere, anche se ignari di quanto ciascuno si sia avvicinato, “la Conoscenza integrale e la gnosi perfetta ‘
Come tale l’ortodossia massonica costituisce la regola
della Libera Muratoria che, se lascia libero ognuno di scegliere la via per la
realizzazione della Grande Opera, impone a coloro che ne fanno parte
l’accettazione e l’approfondimento dei principi che
la costituiscono.
G. Bitt,