ASSONNAMENTO

ASSONNAMENTO

Premessa

 Analizzare «da militanti convinti», se pure con moderato scetticismo non disgiunto da un vigile autocriticismo, le ragioni che inducono un fratello all’assonnamento, significa comunque esprimere dei giudizi temerari. L’analisi infatti può soltanto essere supportata da una aneddottica vissuta in lunghi anni di militanza, su interpretazioni personali o collegiali di eventi visti, vissuti e poi interpretati. Anche se la casistica è talora supportata da dichiarazioni orali o scritte del fratello «assonnato», rimane comunque il plausibile dubbio che esistano ragioni diverse da quelle dichiarate che hanno indotto l’abbandono.

E forse ozioso premettere che in questa analisi non saranno considerate «le cause o gli eventi» imprevisti, talora incresciosi, qualche volta deludenti di pura natura profana. L’errore umano è comprensibile e degno di affettuosa solidarietà; la trasgressione di «certi» principî morali è comunque e sempre antitetica ai principî massonici.

Tratteremo l’assonnamento «spontaneo», non cioè indotto o imposto da cause comunque coerenti   il libero arbitrio del «fratello»; secondo le fasi ritmanti la militanza massonica. Analizzeremo così l’assonnamento immediato, quello precoce, quello in itinere e infine quello tardivo.

Considerata la natura iniziatica della nostra Obbedienza, è evidente che il tutto è modellato da una intima convinzione o da un inconscio connaturato desiderio di militanza. Quando questi supporti non esistono o vengono meno il «sonno», spesso preceduto dalla noia o dalla delusione, è inevitabile. E bella la definizione «sonno» e non dimissioni o altro significa che comunque i fratelli rimasti conservano qualcosa o nutrono sentimenti diversi «comunque massonici», diversi da quelli di colui che vuole «dormire».

La tecnica di realizzazione

Due sono invariabilmente le vie:

 la franca dichiarazione di apertamente richiedere d’essere assonnato: non è frequente ma è sempre degna di rispettosa considerazione della libertà altrui. E anche quella che più deve farci riflettere sulle eventuali responsabilità della comunità;

— la subdola tecnica dell’assenteismo, prima parziale poi prolungato, talora strafottente. E sempre espressione di mancanza di coraggio o comunque di meschinità e spesso di carenza «congenita» di vero afflato massonico.

Di fronte all’evento i quesiti che si possono formulare sono, indipendentemente dal momento di militanza in cui si verifica, gli stessi. Cosa cercava? Di cosa aveva «bisogno»? (in senso spirituale o profano). Cosa ha ricevuto? Cosa è venuto meno? Dove e come l’Obbedienza è stata carente?

Assonnamento immediato

Non di rado abbiamo assistito festanti e speranzosi all’ingresso di «profani » illustri o meno nella società reputati «elementi inclini alla massoneria». Dopo la cerimonia di iniziazione o dopo una o due «riunioni» sono spariti.

Marchiano errore di giudizio nostro? E senz’altro vero, ma non certo ragione di autocritica. E estremamente difficile sempre, e ancor più per noi, sapere come si comporterà un nostro simile di fronte a certe situazioni o circostanze. La repentinità dell’abbandono induce peraltro a pensare che il «profano» non cercava certo quello che noi potevamo dargli e non aveva bisogno di solidarietà fraterna, ma di mille altre cose reperibili facilmente altrove.

Fa comunque meditare il comportamento di «profani» affermati in campo profano, di età medio-matura, liberi quindi da «opportunistici» appetiti, apparentemente quindi disposti a «dare» più che a chiedere all’obbedienza, che sono entrati con estrema facilità e con disinvolto distacco si sono immediatamente eclissati.

Illusione di entrare in una centrale dei «bottoni segreti»? Delusione conseguente d’aver trovato «comuni» mortali? A ciascuno le ipotesi che vuole.

Assonnamento precoce

Come limite cronologico si può, sia pure artificiosamente, stabilire il periodo di apprendistato.

Le ragioni di abbandono sono tante. Per esemplificare:

delusione per mancate conoscenze importanti; percezione di non avere il supporto profano che si pensava; mancata preliminare confidenza coi famigliari (moglie contraria o semplicemente sospettosa di altri obiettivi); delusione dal punto di vista iniziatico per mancato acculturamento, assistenza, calore umano; incomprensione o intolleranza al cerimoniale di loggia; scarso carisma dei reggenti; invecchiamento della loggia; scarso «mistero» relativo ai gradi; impatto con «realtà» diverse da come si era immaginata la massoneria; militanza politica.

Assonnamento in itinere

Sempre avendo come metro cronologico i «gradi» massonici: l’assonnamento in grado di compagno o di maestro.

Anche qui le ragioni prospettabili sono molte, suggerite sempre dall’aneddottica di «vita vissuta»: contrasti «concettuali» sulla conduzione della loggia o dell’istituzione; il desiderio di «protagonismo» massonico deluso; insoddisfazione o noia; la mancata solidarietà per una qualunque «operazione» profana (richiesta congrua ma impotenza dell’istituzione… ma più sovente incongruità appetito» profano); un rifiuto al coinvolgimento operativo massonico; eventi imprevisti («copertura» censurata); timori di danni riflessi nella carriera profana; raggiungimento dell’obiettivo profano; frequenza di organizzazioni profane più gratificanti…

Assonnamento tardivo

Dopo tanti anni di militanza, non solo passiva ma pure validamente attiva, l’abbandono desta sempre perplessità in chi resta. Entro certi limiti può anche essere un evento naturale, nella sfera della «patologia senile», se è vero che la vecchiaia è sempre di per sé una malattia. L’usura, il distacco da quanto ci circonda e pur anche la «sonnolenza postprandiale» possono invogliare al «sonno» definitivo. L’abbandono da parte di «fratelli» noti per il loro «attivismo» massonico di lungo corso non può essere del tutto giustificato dal correre del tempo, anche se questo facilita l’acuirsi di certe inclinazioni caratteriali prima controllate. Incomprensioni dottrinali, «aspirazioni» deluse… (perché io non 32 0 33?); contrasti personali soprattutto con chi è salito più alto nella piramide. Qui, più che mai, diventa difficile, se non temerario, decifrare e codificare il perché di certi abbandoni… la logica con una strisciante arteriosclerosi non va sempre d’accordo (l’anagrafe di chi scrive autorizza questa considerazione apparentemente in contrasto con i sentimenti di fratellanza e tolleranza sollecitati dalle nostre regole).

Al di sopra di tutte queste interpretazioni sta, prima di tutto, una legge naturale di «selezione», che determina tra le altre cose:  Essere massoni convinti sempre; massoni entusiasti, attivissimi, pigri, scettici, scanzonati ma sempre massoni. Non esistono qui gradi o parametri; forse l'<<indicatore» più fedele è la voglia di fare proseliti…

— Credere di esserlo… ma…

— Paura di essere più «fratello»… ma…

— Paura di perdere «qualcosa» ma…

— La peggior sensazione… il «massone pentito» lo ero ma…

A questo punto sarà bene elencare tutti i dubbi che assalgono, dopo le ipotesi sui fattori che possono aver condizionato il «sonno» altrui; dubbi relativi alle responsabilità di chi «massone indefettibile» ha raccolto l’aneddotica.

L’altezzoso fariseo lascia il posto alla autocritica serena, obiettiva ma doverosamente spietata:

— Rispetto del cerimoniale: dovrebbe essere veicolo di stimolo, di educazione e ben venga anche di selezione.

— Rispetto della gerarchia, gerarchia degna di rispetto per impegno, dedizione, carisma, cultura.

— L’istituzione, la loggia in primis deve essere qualcosa di diverso dal «profano», ma deve esserlo veramente, coinvolgendo, stimolando. — L’apprendista deve essere assistito non solo in loggia.

— La situazione attuale, sciolti molti misteri. la concorrenza spietata di altre istituzioni, deve convincerci che non basta l’ora di loggia, ma devono esserci legami di amichevole fratellanza anche all’esterno.

— L’impegno al proselitismo attivo, affettivo e tecnico deve essere costante.

— E necessario pensare al cambio di generazione, si corrono comprensibili rischi, ma è l’unica via per evitare che fra tante gerontocrazie profane, si marmorizzi anche la gerontomassoneria.

Le considerazioni affastellate portano ad una conclusione finale: è difficile giudicare gli uomini, (uomo, conosci te stesso, diceva un tale), ergo è difficile individuare gli uomini in possesso inconscio dell’afflato massonico… Sbaglieremo sempre, il «sonno» precoce o tardivo è ritmato dalla natura, ma se il proselitismo fiorisce, avremo senz’altro un incremento di «addormentati» più o meno belli, ma anche maggior probabilità di schiumare «massoni veri» che non sanno di esserlo.

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