SULLA NATURA DELLA GNESI

SULLA NATURA DELLA GNOSI

« Per quanto tu cammini e percorri ogni strada non potrai raggiungere i confini dell’anima, tanto è profondo il suo Logos »

ERACLITO

Il frammento di Eraclito sopracitato mi sembra il più idoneo per introdurre un discorso quanto mai come quello riguardante le Gnosi, intesa non nella sua accezione storica ma nel suo più profondo significato che è conoscenza. Di questa antica disciplina religiosa e speculativa non si conosce né l’origine né la fine, gli ultimi maestri conosciuti e riconosciuti sono morti verso il 11-111 secolo. La portata storica del movimento gnostico, se tale lo si può definire, ha un interesse irrilevante da un punto di vista istituzionale, ma assume una grandissima importanza il suo significato intellettuale, la sua valenza filosofica, la sua eredità spirituale. Leggo una definizione: « Lo gnosticismo è la teoria dell’ottenimento della salvezza per mezzo della conoscenza ».

Lo gnostico non ha fede, non crede, lo gnostico arriva a sapere, sa. Certo la liberazione si opera nel tempo, ma l’atto che è in sé atemporale è una illuminazione interiore ed individuale, una rivelazione di sé a sé, un atto improvviso che non presuppone alcuna condizione preliminare, né alcuna preparazione nel tempo è, in definitiva, conoscenza diretta della realtà oggettiva.

È una disciplina sicuramente simile al buddismo Zen, infatti i vangeli gnostici, che costituiscono una valida traccia per decodificarne il pensiero, si esprimono attraverso « Logia » assolutamente assimilabili ai Koan Zen; il Koan è un brevissimo enunciato che tende a bloccare i meccanismi razionali al fine di recuperare l’intuizione; in altre parole è un metodo per arrivare alla conoscenza non mediata della realtà ed è dunque un mezzo per comprendere l’Ineffabile. Cito dal Vangelo di Maria, papiro 8502, logia n. 1 « La materia sarà distrutta oppure no? il Salvatore disse: « tutte le nature, tutte le formazioni, tutte le creazioni sussistono l’una nell’altra e l’una con l’altra e saranno nuovamente dissolte nelle proprie radici. Poiché la natura della materia si dissolve soltanto nelle (radici) della sua natura. Chi ha orecchie da intendere intenda ».

Al di la di quelli che possono essere considerati di ordine misticoreligioso che per me non rivestono interesse se non a livello di curiosità, ho citato appositamente questo frammento per un duplice motivo: primo perché esprime in maniera rigorosa l’intercorrelazione che esiste di tutto con il tutto e quindi l’assoluta unicità fra soggetto e oggetto, espressione del superamento di quello che sarà il futuro razionalismo cartesiano. Non discuteremo della dicotomia fra res-cogitans e res-extensa perché faremmo storia della filosofia e non è questo l’oggetto del nostro interesse, Il secondo motivo ci tocca molto da vicino perché giustifica il nostro essere Massoni e quindi il nostro perseguire una via di conoscenza che come visione ultima ha la comprensione dell’Ineffabile e che proietta noi soggetto. Tutto nel tutto.

D’altra parte la nostra istituzione, slegata dalla sua ragione più profonda (che sono possibili metodi di conoscenza), sopravviverebbe a sé stessa come vuota forma. Se consideriamo per un momento i simboli ne scorgiamo subito e la natura elusiva e la forza propulsiva che in essi risiede.

Sono intorno a noi, permeano i nostri rituali e adornano i nostri templi; in essi ogni verità si relativizza nell’atto stesso in cui si coniugano con una verità contraria e poiché essi non sono legati ad una dimensione razionale della mente sono in grado di riunificare gli opposti svalutandone le antinomie e in questa ambivalenza risiede la loro potenza.

Non ci dimentichiamo che i simboli funzionano come un ponte gettato su quell’abissale ambiguità che preesiste alla nascita della coscienza e delle sue distinzioni ma funzionano anche come possibile apertura a significati vitali e futuri che la mente razionale ancora non contempla. Da tutto questo, da quanto ho detto, emerge un dato per me fondamentale: non esiste possibilità diversa per un Massone che non sia la ricerca della conoscenza.

Siamo tutti in un labirinto, le vie possibili sono infinite, la porta d’uscita una sola così come è stata una sola la porta d’entrata.

La Gnosi nel cristianesimo

La tradizione cristiana non può essere che la continuazione e l’integrazione della tradizione biblica. Perciò, la dottrina Kabbalistica, la sua Gnosi, è la base, il principio su cui il faro dell’insegnamento cristiano si è acceso e si è esteso nei secoli.

Gesù Cristo, con la sua « Rivelazione » ha completato tutta la dottrina antica. Dal mistero della incarnazione al mistero della Morte e Resurrezione, egli ha manifestato molte verità. Pertanto i Vangeli non sono soltanto annunci della dottrina della « redenzione »; di una legge di affrancamento e di affratellamento universale; di una morale rivoluzionatrice nella società umana. I Vangeli sono anche imponenti documenti che mostrano, nel loro simbolismo, il possesso dei Misteri. Sono documenti rivolti a tutti gli Iniziati di quei tempi, per attestare ad essi che la nuova religione non era un movimento arbitrario, ma prestabilito e atteso, che conteneva la conoscenza dei grandi arcani.

La conferma la troviamo in queste parole di Gesù:

« Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a completare, e fino a quando il cielo e la terra non passeranno, non scomparirà dalla Legge neppure uno iota o un apice ».

E, qui Egli rinnova la validità dei dieci Comandamenti di Mosè e riconosce i Profeti biblici.

Un punto importante della dottrina di Cristo è il sostenere la necessità per l’uomo di « risvegliarsi ». Ogni uomo, quando nasce, riceve una scintilla divina che costituisce l’essenza del suo spirito. Ma, come un granello di senape (vedi relativa parabola) che viene messo in un campo, se il campo è curato e seguito si vede presto spuntare il germoglio che in breve tempo diventa una pianta; se, viceversa, viene dimenticato o il campo non è arato, non nasce nulla.

Certo, il sentiero per il « risveglio » è assai faticoso perché comporta rinuncia e distacco totale dalle cose terrene, e Lui ne è stato l’esempio vivente poiché nella sua vita terrena non si è legato a nessun bene. Lo sforzo dev’essere continuo, definito e cosciente, con una volontà ferrea di possedere la « conoscenza ». Ed è in virtù di questa volontà che a poco a poco le potenze interiori si risvegliano e il potere trascendente che è insito nella coscienza dell’essere diviene effettivo.

Questo concetto viene spiegato da Gesù in questo passaggio:

« Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via che porta alla perdizione e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla “Vita”, e pochi sono quelli che la trovano! ».

Pertanto l’insegnamento cristiano divide ] ‘umanità in tre classi: gli Eletti, i Chiamati, i Vincolati.

 Gli Eletti sono gli iniziati alla Gnosi; essi sono ormai pervenuti alla conoscenza;

— I Chiamati sono coloro in cui la scintilla di « Luce » si è svegliata, nella coscienza, ma devono ancora percorrere il lungo e spinoso cammino che porta alla « conoscenza »;

— I Vincolati sono quelli legati irrimediabilmente alla materia, cioè alla natura ed alle cose terrene e, per questi, non ci sarà mai alcun risveglio.

La dimostrazione di questo pensiero la troviamo in un altro passo del Vangelo c cioè quando a un suo discepolo che gli chiede di andare a seppellire il proprio padre, prima di seguirlo, Gesù risponde:

« Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti ».

Sempre su questo argomento possiamo citare un ‘altra parabola molto significativa, quella del seminatore che uscì di casa per seminare il suo campo.

Nello spargere il seme, una parte cadde lungo la strada e, venuti gli uccelli, lo beccarono; un’altra parte cadde in luoghi rocciosi, dove non c’era molta terra e spuntò, ma non avendo terreno sufficiente, il sole lo inaridì. Un’altra parte ancora cadde tra le spine e queste, quando nacque, lo soffocarono; un’altra parte cadde in buon terreno e fruttò: dove cento, dove sessanta e dove trenta. Chi ha orecchi per intendere, intenda.

A questo punto gli si avvicinarono i discepoli e gli domandarono: « Perché parli ad essi in parabole? » ed egli rispose: « Perché a voi è dato conoscere i Misteri del “Regno dei Cieli”, ma a loro non è stato concesso. Infatti, a chi ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo io parlo sempre ad essi in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano, né comprendano ».

Queste parole sibilline possono sembrare un paradosso dette da Gesù, ma non è così perché il senso di queste parole è che a quelli che si trovano sulla strada della « conoscenza » sarà dato sempre di più per il loro « risveglio », mentre a quelli che « dormono » sarà tolta ogni possibilità di riscatto. E in questo senso continua ancora dicendo: « Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto; perché chi chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa verrà aperto ».

Ora, analizzando l’insegnamento cristiano si può dire che esso si distingue da quello antico « sacerdotale » egiziano solo perché veniva elargito per le strade, sulle piazze o in riva a un lago, alla folla che lo ascoltava, e non tra le mura di un tempio, ma anche il suo era un insegnamento velato, rivolto solo a chi sapeva intendere o aveva la chiave per intendere.

I sacerdoti egiziani dicevano che la totale « conoscenza » non può essere rivelata che ai fratelli che hanno attraversato le nostre « prove ». Bisogna misurare la Verità secondo le intelligenze; velarla ai deboli, nasconderla ai tristi. E Gesù seguiva anche lui questo metodo. Egli rivelava sì la Verità, ma la diceva senza veli solo ai suoi discepoli perché li aveva « iniziati » , e perché dovevano essere i suoi continuatori. Anzi, a loro raccomandava:

« Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le pestino coi loro piedi e, rivoltandosi, vi sbranino. Io aprirò la mia bocca solo in parabole, rivelerò cose nascoste fin dalla creazione del mondo e chi ha orecchi da intendere, intenda! ».

Il « risveglio » se praticato come lo intendeva Gesù porta ad una completa trasmutazione dello spirito e della psiche, e Lui chiamava questo processo « Redenzione ». Ecco, perché Lui è il Cristo Redentore !

Gli Alchimisti chiameranno a loro volta questa trasmutazione, nel loro linguaggio ermetico, « Pietra filosofale ».

Occorre il « risveglio » per ottenere la « trasmutazione » e per mezzo di essa si arriva alla « conoscenza » del segreto del « ritorno » (dopo la morte).

Il serpente

ln tutti i culti, in tutte le religioni troviamo il simbolo del serpente. Lo troviamo in Grecia, in Egitto, in Fenicia, in Siria, in Babilonia, in India.

Il Serpente dell’Universo è simbolo del potere generativo; è la sfera degli elementi della terra, della sua attrazione, cioè la sfera sublunare sottomessa alla legge del desiderio, della generazione e della morte.

Il serpente di Mosè è posto, nel deserto, come simbolo di vita e di redenzione.

Il serpente arrotolato attorno all’albero della vita ha due opposte figure: esso può raffigurare la dualità del bene e del male, della vita e della morte.

Ebbene, nell’insegnamento esoterico il simbolo del serpente è sempre legato al « risveglio » perché il « risveglio » permette all’individuo di uscire dal potere serpentino, di sottrarsi cioè all’attrazione della Terra e alla legge del desiderio e, quindi, uscire dal ciclo o dal vortice delle rinascite.

Spezzare la legge del Karma è il fine ultimo dell’uomo risvegliato. « Gli uomini sono dei mortali e gli dei sono uomini immortali. Felice colui che capisce queste parole perché possiede la chiave di tutte le cose ».

II « risveglio » porta alla trasmutazione dello spirito il quale, raggiunto quello stato di coscienza, al momento della morte il suo spirito oltrepassa veloce tutti i cieli soggetti all’attrazione della Terra e vola libero « nel Regno dei Cieli » e vi resta per l’eternità, ricongiunto finalmente al Padre suo cioè al Grande Spirito che Io ha emanato senza dover più ricadere nella prigione della materia. Solo così egli diventa immortale!

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