ASSOCIAZIONE E SOCIETÀ DI CLASSE

ASSOCIAZIONE E SOCIETÀ DI CLASSE

di Umberto Rodda

Le strutture sociali sono attuazioni di modelli comportamentali, di regolamentazioni e norme di disciplina. Si può argomentare che la cultura stessa è la conseguenza di norme comportamentali: da una struttura sociale discende una cultura e non un’altra, e, quando quest’ultima si attua, essa è l’immediata premessa di una modificazione, a volte già in atto.

L’attività razionale ha determinato delle regole che, fondandosi sull’interpretazione di esperienze o su astrazioni dalla realtà, sono generalizzate in Leggi per la costruzione di sistemi, come successione di atti diretti al raggiungimento di uno scopo, e costituiscono l’indicazione, a volte cogente, della condotta da seguire.


Lo svolgersi delle civiltà, il loro perfezionamento od aŒnamento, più incisivo tecnicamente che moralmente, è fondato su una successione di regole che caratterizzano periodi, costumi, religioni, culture, ecc., nell’alternarsi delle rispettive reciproche influenze. Il canone comportamentale nasce sia da un costume di vita che dall’imposizione coattiva.

Nella seconda ipotesi esistono delle differenze dovute alla struttura sociale, essendo indispensabile distinguere tra la norma cogente nata dall’iter parlamentare e quella nata dal decisionismo autoritario.

È noto che nei regimi parlamentari l’individuo ha la possibilità di esprimere il proprio pensiero e d’indicare il cammino direzionale della società, nei limiti del suffragio elettorale attuato a determinate scadenze e della sua interpretazione, che assume in concreto un’importanza determinante.

L’associazione partitica, che interpreta e filtra la manifestazione di volontà elettorale, assume un’importanza a volte eccessiva. Nelle società a struttura parlamentare dei Paesi occidentali il concetto « classista » di origine marxista può ritenersi superato. Il « classismo », fondato su motivazioni economiche, se aveva nelle strutture dei secoli scorsi o dei primi decenni del xx secolo elementi decre7

scenti di giustificazione, assume nella società attuale significati limitati e semplicistici.

La distinzione in classi limita il concetto d’individuo, la cui collocazione sociale dipende da elementi esterni alla personalità, subordina il progresso all’alienazione della ricchezza dall’individuo a favore della collettività, e confonde realtà con mito perché la collettività, concetto astratto, non può essere personalizzata. Nella realtà, degenerando dal significato originario, s’identifica con l’espressione burocratizzata dello Stato.

Nei sistemi di potere assoluto dei secoli scorsi e prima di forme pubbliche generalizzate d’intervento economico, il classismo, coagulando interessi di parte, produceva spontaneamente una sorta di organizzazione piramidale in cui la base era costituita dai venditori del proprio lavoro, le parti intermedie erano costituite dai relativi compratori, quelle superiori dalla nobiltà, dal clero e dai reggitori del potere.


Il concetto di società diviso in classi risale alla Repubblica di Platone ed a quelle forme sociali che K. Popper ha contrapposto alle società « aperte ».

La libertà d’associazione è la possibilità nella società « aperta » di tutelare l’interesse particolare nel dibattito tra le parti.

Se nelle forme più avare e meno illuminate prevale come interesse generale il particolarismo più diffuso, o l’unione di più particolarismi, nelle altre è una palestra d’idee, è modo d’illuminazione reciproca, è la costruzione giorno dopo giorno di una coscienza di libertà che si diffonde in tutte le persone, creando la tradizione della libertà di ciascuno nel rispetto della libertà di tutti.

L’associazionismo, come struttura di formazione dello stato moderno, diventa l’espressione individuale che partecipa alla vita sociale, inserendosi nella corrente di pensiero e d’interessi liberamente scelta. La contrapposizione di una classe all’altra, lotta sociale come procedimento dialettico di eliminazione del contrario, è superata nel dibattito interassociativo.

I contenuti comportamentali e di regolamentazione nascono nell’ambito associativo ed assumono fisionomia giuridica nel dibattito dell ‘organo legislativo.

Le Associazioni, che svolgono la funzione di filtro e di formazione delle istanze individuali, possono essere organismi preposti alla conservazione di valori tradizionali od alla ricerca e costituzione di nuove idee o nuovi modelli di vita.

Il rapporto interindividuale contiene i significati della natura sociale umana, e costituisce un ostacolo all’affermazione di forme assolute di potere.

La regolamentazione interna, nata dall’espressione individuale e spontaneamente accettata, è strumento di vita per l’associazione ed è modo per formare una coscienza disponibile a soluzioni che presuppongono l’accettazione del contrario.

Gli elementi sopra delineati sono i seguenti:

  1. inserimento dell’associazione nel tessuto sociale;
  2. regolamentazione interna;
  3. contenuto ideologico;
  4. adesione spontanea dei soci;
  5. finalità da conseguire;

  6. disponibilità al dibattito interassociativo.

La critica al sistema partitico, che è una parte del sistema, come decadimento dell’interassociazionismo non contraddice le considerazioni precedenti: è chiaro che la pluralità di Associazioni partitiche ostacola l’avvento di forme dittatoriali, ed è la garanzia minima per il mantenimento delle libertà civili.

Lo stato moderno funziona a seguito dei rapporti e delle varie contrattazioni tra le componenti associative: ciascuna svolge il ruolo richiesto dai relativi aderenti nell’ambito di specifiche finalità sociali, di lavoro, economiche, agricole, scolastiche, sanitarie, culturali, religiose, filantropiche, morali, ecologiche, ecc.

È una serie di rapporti che s’intrecciano interessando individui di condizioni, cultura, costumi ed origini dissimili.

Ciascuno si rivolge ad una serie di enti per le proprie esigenze che, oggi, sono composite.

Il rapporto elementare individuo-società, se poteva ieri ridursi ad una definizione classista, assume nella società attuale configurazioni sfumate, complesse e coordinate le une con le altre.

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Il generale superamento del « bisogno primario » , definito rapporto elementare, nelle società del mondo occidentale pone in primo piano problemi morali, educativi e di formazione culturale.

Il carattere complesso del rapporto sociale, successivo a quello elementare, considera l’uomo nella totalità delle esigenze oltre la sfera strettamente animale.

La scuola può svolgere un ruolo importante per la formazione d’individui consapevoli, moralmente sani e preparati a svolgere i comPiti che saranno loro richiesti, con l’appoggio delle strutture associative che hanno finalità di formazione educativa.

Nella società così strutturata l’uomo occupa la posizione centrale, è il soggetto del rapporto sociale per sé ed i proprii simili: non al servizio di qualche ideologia ma fine e scopo di ogni forma ideologica.

Si potrà dire che la società è a misura d’uomo e non viceversa, capovolgendo il mito « l’uomo per la società » si realizza il rapporto armonico che potrà unire il genere umano nel cammino che sta percorrendo.

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