L’ORDINE DEL TEMPIO

L’ORDINE DEL TEMPIO di Dafari

L’Ordine del Tempio nasce nel 1118, un secolo dopo la I Crociata, voluta da Urbano Il quando sul trono del Regno di Gerusalemme siede Baldovino Il. A lui si presentarono 9 cavalieri francesi manifestando il desiderio di formare una comunità per proteggere i pellegrini cristiani e sorvegliare le strade di accesso al Santo Sepolcro, missione modesta, cui però si legano pronunciando davanti al Patriarca della città, Teoclete, voto solenne di combattere i nemici di Dio nell’obbedienza, nella castità e nella povertà. Il re li fa alloggiare in un’ala del suo palazzo contiguo alla moschea di El-Aksa, costruita, secondo la tradizione, sulle rovine del tempio di Salomone.

Da ciò derivò a questo primo nucleo il nome di Cavalieri del Tempio.


I nove fondatori dell’Ordine erano validi cavalieri, pii e coraggiosi, ma senza grande istruzione: sembra difficile attribuire ad essi egualmente tutte le qualità che resero l’Ordine così rimarchevole. Probabilmente solo qualcuno tra loro, forse Ugo di Payns, il primo Maestro dell’Ordine, e Goffredo di Saint Omer, erano portatori di conoscenza dell’ermetismo cristiano, dell’architettura e delle tradizioni compagnone.

I ranghi dell’Ordine si ingrandirono rapidamente di cavalieri, di scomunicati e di gente che voleva consacrarsi ad una vita dedicata alla devozione ed al sacrificio.

Nel 1128 Ugo di Payns torna in Europa con due scopi: il primo di propagandare l’Ordine; il secondo, più importante, di ottenere il riconoscimento del nuovo Ordine da parte del Pontefice, ed a questo scopo invia a Roma due dei suoi primi compagni, André de Montbard e Gondemare.

Bernardo, abate di Chiaravalle, il futuro Santo, spinto da una lettera del Re di Gerusalemme ed entusiasmato dai racconti dei pellegrini sulle imprese di questi cavalieri-monaci, così diversi dalla cavalleria europea, non solo ottenne per gli inviati di Ugo di essere ricevuti dal Papa, ma anche la convocazione di un concilio a Troyes, nel 1128, in cui l’Ordine ricevette una regola detta « Latina », non scritta, ma sicuramente ispirata dal Grande Santo, concepita in modo che, se singolarmente i cavalieri dovevano far voto di povertà, l’Ordine potesse essere ricco e potente.

Scrisse inoltre il « De Laude Novae Militiae » in cui dice, tra l’altro, contrapponendo alla cavalleria del lusso dei nobili e porporati quella dell’umiltà dei Templari « … vanno e vengono a un segnale del loro comandante; portano le vesti che sono loro date; non cercano né altri abiti, né altro cibo… desiderando solo il necessario. Vivono tutti insieme senza donne né bambini… non vi sono tra loro pigri e fannulloni… evitano e disprezzano i mimi, i suonatori e i maghi, le canzoni scurrili e le sciocchezze ».

Louis Charpentier dà un’interpretazione particolare e favolosa della fondazione dell’Ordine. Sostiene infatti che i nove cavalieri furono mandati in Terra Santa con uno scopo preciso, che il capo spirituale cui obbedivano fosse Bernardo di Chiaravalle e che il vero scopo fosse quello di cercare qualcosa di sacro, prezioso e nascosto, l’Arca dell’Alleanza e le Tavole della Legge in essa contenute. Venirne in possesso, egli sostiene, significa conoscere la legge cosmica che regola l’universo.

Non esistono prove né del ritrovamento dell’Arca, né del suo trasporto in Francia; in quegli stessi anni, però, apparve una nuova forma d’arte, il gotico, che si diffuse nello stesso periodo in cui iniziò l’ascesa Temprare. C’è una coincidenza notevole: Bernardo era Cistercense, cistercensi furono le prime abbazie gotiche, di origine cistercense la regola dell’Ordine del Tempio, volute dai Cistercensi la confraternita dei costruttori del gotico « Les Enfants de Salomon » che da essi impararono la geometria descrittiva.

L’Ordine era strutturato in classi diverse: cavalieri « fratres milites », cappellani « fratres capellani », scudieri e valletti d’arme « fratres servientes armigeri », servitori ed artigiani « fratres servientes farnuli ».

Queste quattro categorie erano tutte legate dagli stessi obblighi e godevano degli stessi privilegi.

Fin dalle origini capo dell’Ordine fu il Gran Maestro, con simbolo del potere un bastone con un globo sormontato da una croce

potente; il suo sigillo rappresentava il Tempio di Gerusalemme o due cavalieri sullo stesso cavallo; il suo gonfalone era il famoso « Beaucéant » sulla cui natura si è molto discusso, probabilmente bianco con una croce rossa; la sua bandiera metà bianca e metà nera, con il motto dei cavalieri « Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam ».

Il Gran Maestro era eletto dal Capitolo di cui probabilmente facevano parte tutti gli alti dignitari e cappellani

Come capo militare aveva uno stato maggiore costituito dal Siniscalco e dal Maresciallo, l’uno che sostituiva il Gran Maestro in sua assenza, l’altro incaricato delle armi e dei cavalli. I Marescialli provinciali erano ai suoi ordini.


ln Terra Santa altri dignitari erano il Commendatore della Terra e del Reame di Gerusalemme, cui erano affidati la tesoreria e l’amministrazione delle Province; il Governatore della Città di Gerusalemme, che era l’Ospitaliere dell’Ordine, incaricato di continuate il compito iniziale di garantire la sicurezza dei pellegrini. Sotto di loro stavano i Commendatori delle case (in Terra Santa fortezze) e dei cavalieri.

I gradi militari comprendevano i Cavalieri, che avevano uno scudiero e tre cavalli, e i Sergenti, con un cavallo, e in genere un garzone.

L’esercito comprendeva inoltre i Turcopoli, truppe leggere ausiliarie reclutate sul posto, comandati da un Turcopolo alle dirette dipendenze del Gran Maestro e del Maresciallo.

I Cappellani furono istituiti in un secondo tempo per garantire i servizi religiosi dell’Ordine e dipendevano direttamente dal Gran Maestro e dal Santo Padre, totalmente indipendenti dalle altre gerarchie ecclesiastiche e dotati di notevoli poteri di assoluzione.

Al successo dell’Ordine contribuirono il sostegno di San Bernardo e del Vaticano, ma soprattutto il confronto fra il loro prestigio, la loro serietà e moralità e i costumi dissoluti di nobiltà e prelati. Molte ricche persone, nobili, anche re e principi, cominciarono a fare all’Ordine doni munifici sia in oro che in terre, doni che essi avrebbero fatto diventare, soprattutto in Occidente, un vero impero indipendente.

Da re Luigi VII di Francia ricevettero un enorme terreno alla periferia Nord di Parigi, dove fecero poi costruire la Fortezza del Tempio, cuore dei domini templari occidentali.

Quando nel 1130 il Gran Maestro Ugo di Payns rientrò in Palestina, già solide erano le sedi dell’Ordine sia in Oriente che in Occidente.

Ma fu soprattutto dopo la sfortunata Il Crociata (1150) che crebbe il loro prestigio ed aumentarono i loro beni e i loro privilegi: il Papa Eugenio III fissò la loro tenuta, il bianco mantello con la croce rossa sul petto e sulla spalla sinistra; permise che riscuotessero le decime e che fossero totalmente indipendenti dal clero secolare.

Si stima che alla fine del XII secolo l’Ordine possedesse circa 1/3 di Parigi.


Lentamente il Tempio diventò una specie di banco di cambio per i pellegrini, poi una banca vera e propria in senso moderno. In effetti, grazie alla struttura internazionale dell’Ordine, chi partiva per la Terra Santa o per altri luoghi, invece di portarsi dietro, con tutti i rischi connessi, il suo denaro, lo depositava in una Commenda e lo riotteneva in altre contro presentazione di una lettera di credito o fede di deposito.

Questo ruolo finanziario doveva condurre l’Ordine ad una funzione propriamente bancaria, come depositario di ingenti risorse, prima facendo, sotto garanzia, degli anticipi di denaro a chi ne chiedesse, poi arrivando a fare prestiti a re e papi, attività che fecero del Tempio una vera e propria potenza economico-finanziaria internazionale.

Già nel XII secolo nel Tempio di Parigi si svolgevano importanti operazioni finanziarie. Se il clero ed il re vedevano di malocchio l’incremento delle ricchezze dell’Ordine, i papi invece lo favorivano con nuovi benefici, vedendo in esso il difensore della Terra Santa. L’Ordine sembra comunque essere stato spinto su questa strada meno per calcolo che per la fiducia che esso universalmente riscuoteva.

Se comunque questa funzione bancaria arricchì l’Ordine, nessuno dei suoi membri sembra averne approfittato diratamente.

In Occidente una delle principali incombenze dei cavalieri era quella di vigilare le strade percorse dai pellegrini per raggiungere i più importanti santuari.

Le donazioni si allargavano a macchia d’olio: il Tempio accettava tutte le proprietà offerte che però, talvolta, consistevano in terre incolte, foreste ed acquitrini che i contadini dell’Ordine facevano fruttare. Nello stesso tempo l’Ordine non esitava a fare scambi e poi acquisti.

La struttura base del Tempio era la Commenda, amministrata da un Commendatore che poteva essere cavaliere, sergente o laico. Le Commende sono descritte talvolta come fortezze, che il Tempio certamente possedeva in Portogallo, Spagna e nel Sud della FranCla, ma la più parte erano semplici fattorie che della fortezza avevano solo un aspetto vagamente guerresco. Ogni Commenda aveva alle sue dipendenze vari poderi o amministrava beni immobili. In Francia l’Ordine arrivò a possederne più di 2000.


La riunione di varie Commende formava la Balìa in cui avevano luogo i Capitoli regionali e venivano ammessi i nuovi membri. Le Balìe, a loro volta, erano riunite sotto la direzione delle Case Provinciali il cui insieme formava una Provincia.

Vi erano 9 Province, 3 semplici, quelle a contatto con i musulmani: Portogallo, Aragona e Maiorca, sede della flotta templare nel Mediterraneo; 6 doppie: Castiglia e Le6n, Francia e Alvernia, Inghilterra e Irlanda, Germania e Ungheria, Italia Sett. e Merid., Puglia e Sicilia.

Le Case del Tempio erano in genere abbastanza vicine tra loro perché i viaggiatori fossero sempre sotto la sorveglianza dei loro uomini d’arme.

Che certe Commende siano state istituite in funzione della sicurezza delle strade è riconoscibile osservando quelle poste in prossimità di guadi e ponti.

Queste « Strade Templari » non sono ovviamente identificabili sul terreno come quelle romane, ma osservando sulla carta le Commende conosciute, una rete si disegna sulla Francia con linee piuttosto impressionanti che partendo dalle coste del Mediterraneo

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raggiungono La Rochelle, Parigi, la costa Nord-Ovest, le frontiere tedesche.

In Terra Santa le Commende erano vere e pròprie fortezze; le più importanti costruzioni erano il Castello Pellegrino, il Castel Bianco, il Castello di Saphet, la Fortezza di Tortosa (l’odierna Tartous, in Siria).

Ben note storicamente sono le imprese orientali dell’Ordine: su 22 Gran Maestri 5 morirono in combattimento, uniti, insieme all’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, nell’epopea del precario regno cristiano di Gerusalemme, esposto agli attacchi dei musulmani che Io circondavano da ogni lato.

L’esercito del Saladino avanzava nei territori del regno saccheggiando ed uccidendo. Il Gran Maestro Odon di Saint-Amond, fatto prigioniero in combattimento nel 1180, morì nelle carceri saracene.


Il 1187 con la battaglia di Huttin, iniziò la fine del regno cristiano di Gerusalemme: i Templari persero 230 dei loro cavalieri ed il Gran Maestro, catturato, fu liberato solo dietro pagamento di un grosso riscatto.

Nel luglio del 1187 caddero Tiberiade ed Acri, nel dicembre il Saladino entrò in Gerusalemme.

Acri fu ripresa nell’89, ma dopo due anni di assedio nel 1191 capitolò nuovamente. Durante la III crociata i Templari si distinsero soprattutto nell’assedio di Damietta.

Nel 1229 Federico Il sbarcò in Palestina; scomunicato da Gregorio IX per gli indugi nel raggiungere la Terra Santa e per gli accordi presi con i Saraceni d’Egitto che gli valsero l’ingresso in Gerusalemme senza lotta, s’incoronò re. I Gran Maestri dell’Ordine del Tempio e degli Ospitalieti si rifiutarono di avallare con la loro presenza l’incoronazione e di riconoscerlo sovrano.

La seconda caduta di Gerusalemme avvenne nel 1244 in seguito ad una terribile disfatta in cui perirono il Gran Maestro Armand de Perigord e 320 Militi del Tempio, sui quali Federico II, ormai nemico dichiarato, fece ricadere la colpa della sconfitta. Dopo aver insultato pubblicamente il Gran Maestro Pierre de Montagne, Federico II scrisse lettere alle corti d’Europa lanciando contro il Tempio le peggiori accuse.

Sicuramente da lui originarono i sospetti, che gravarono sull’Ordine, di intesa con i musulmani e di partecipazione alle cerimonie segrete del sufismo, Anche Luigi TX di Francia non mancò di incolparli di legami segreti con i capi islamici quando il Tempio cercò di modificare il suo atteggiamento nei confronti dei Mamelucchi d’Egitto e dei successori del Saladino in Siria, sulla base delle indicazioni avute dai loro contatti con gli Orientali; tentativo fallito che risultò a posteriori giusto, ma che ottenne solo un’ingiusta punizione.

Quello dei rapporti con i musulmani è sempre stato un punto controverso: nulla indica uno stretto legame tra Templari e sette islamiche, ma è altrettanto certo che alcuni cavalieri dovessero conoscere i riti ed il pensiero religioso locali.

L’Oriente era in quei tempi crogiolo di ebraismo, gnosticismo, materialismo, manicheismo e sufsmo; né del resto il campo cristiano era animato da una fede cattolica senza attriti o influenze arabe e ebraiche: basti pensare ad un manoscritto anonimo del XII secolo di origine spagnola in cui l’autore cita fra i « legislatori giusti, saggi e illuminati da Dio », Mosè, Cristo e Maometto.

Certamente vi furono scambi di idee tra gli iniziati presenti nei due campi, ma la cura posta dai musulmani nel porre a morte i Templari prigionieri basta a dimostrare che l’intesa, talvolta raggiunta a fini diplomatici, non aveva niente di cordiale, così come è indicativa nello stesso tempo la risposta negativa templare al tentativo di accordo del re di Gerusalemme con la setta degli Assassini.

Certo doveva sembrare strano a gente appena sbarcata in Palestina vedere per esempio dei Templari facilitare la preghiera dell’Emiro Qsama, o ricostruire una piccola moschea. Si trattava  evidentemente allora, come in altri momenti, di un tentativo di raggiungere un modus vivendi tra Occidentali e Orientali, di rispettare usi e costumi, oltre che religioni, politica che avrebbe potuto essere fruttuosa se i cristiani avessero potuto restare padroni della Terra Santa.

Nonostante tutto anche nella sfortunata crociata di Luigi IX i Templari pagarono un grosso tributo di sangue: a Mansurah, in Egitto, ne morirono 280 tra cui il Gran Maestro; ne ricavarono nuove accuse di disfattismo e vigliaccheria.

Il destino del dominio cristiano in Oriente eta comunque segnato e con esso la missione storica ed il prestigio del Tempio. Nel 1273 il dominio cristiano si limitava alla fascia costiera con le città di Acri, Tripoli, Beirut e Tortosa ed ai castelli costieri di Athlit e Sayete

Sotto il Gran Maestro Guillaume de Beaujeu si svolse l’atto finale: San Giovanni d’Acri, ultimo baluardo cristiano, cadde nel 1291; nella lotta perirono il Gran Maestro e centinaia di Militi.

Il penultimo Gran Maestro, Thibaud Gaudin, eletto ad Acri alla morte di Beaujeu, si rifugiò con pochi superstiti prima a Sidone e di lì a Cipro con gli archivi dell’Ordine.

Dopo la caduta di Acri il Tempio di Parigi diventò la Casa Generale dell’Ordine.

La Chiesa, prima benevola nei confronti dell’Ordine, ora lo guardava con ostilità, data la preminenza del fattore amministrativo ed economico su quello militare. Il Gran Maestro fu accusato di non aver portato l’Ordine in Spagna a combattere i Mori.

A lui successe Jacques de Molay, uomo, pare, di strette vedute, irresoluto, pieno di amarezza. Egli si trovò a gestire la fase finale della crisi dell’Ordine, coincidente peraltro con la crisi dei rapporti fra il re di Francia Filippo il Bello ed il Papa Bonifacio VIII, incentrata sulla lotta fra potere temporale e spirituale, lotta in cui venne coinvolto il Tempio.

 rapporti del Tempio con la monarchia francese erano quasi come quelli di due potenze vicine obbligate a farsi mutue concessioni: l’Ordine comunque fu mal visto dalla Monarchia da quando questa si rese conto di non poterne fare un suo strumento e vassallo.

Il Tempio era un organismo potente con tre caratteristiche fondamentali: quella di essere una potenza militare, finanziaria ed ecclesiastica, di essere sopranazionale, di avere un governo di tipo collegiale; pet- questo costituiva un intralcio all’affermazione del potere assoluto della monarchia nazionale di Filippo, che per di più vedeva in esso un possibile strumento del Vaticano.

ln effetti in quel momento storico il ruolo politico del Tempio era incerto: cosa fare dell’Ordine era una domanda che sia la Monarchia che il Papato si ponevano; il papa Clemente V cercò di trasformarlo in un suo braccio armato, peraltro senza riuscirvi. L’Ordine poi intralciava i piani di Filippo, sia direttamente che indirettamente.

Per questi motivi l’Ordine fu soppresso, e non soltanto perché Filippo voleva impadronirsi del tesoro del Tempio, di cui era 01trettutto debitore.

L’unica accusa che potesse distruggerlo, era quella di eresia, pur essendo i Templari protetti dall’immunità: consegnati nelle mani dell’lnquisizione era impossibile che venissero assolti; per di più un articolo della legge canonica impediva agli eretici di reclamare i debiti.



Il 13 ottobre 1307 il Gran Maestro Jacques de Molay e il fiore della cavalleria templare vennero catturati a tradimento durante una riunione a Palazzo Reale: contemporaneamente in tutta la Francia si procedeva all’arresto di tutti i Templari del regno ed alla confisca dei beni dell’Ordine. L’Ordine era accusato di eresia, di iniziazione segreta, di soppressione della consacrazione durante la messa celebrata dai cappellani, di rinnegamento del Cristo, di sputare sulla croce, di baci scandalosi, di sodomia obbligatoria, di adorazione di un idolo (il Bafometto), crimini che sarebbero stati imposti da una regola segreta dell’Ordine.

Gli interrogatori vennero condotti da Domenicani e sotto tortura 138 Templari confessarono le loro colpe.

Il debole Clemente V, in primo tempo indignato da simili procedimenti, istigato dal Nogaret, diabolico consigliere del re, ordinò ai sovrani europei di impadronirsi dei Templari e dei loro beni. A Parigi il 26 novembre 1308 vennero processari e confessarono il Gran Maestro ed alti dignitari dell’Ordine. Circa l’accusa di eresie, si è a lungo parlato di manicheismo nell’Ordine del Tempio, ma non vi furono prove, tanto che Clemente V non pronunciò una condanna canonica: abolì de facto l’Ordine con la bolla « Vox in excelso ».

Che peraltro circolassero delle correnti eterodosse nell’Ordine sembra confermato da alcuni documenti pubblicati nel 1877 dal Metzendorff. Si tratta di una copia del 1205 della regola ufficiale dell’Ordine e di un « Libro del Battesimo di Fuoco o degli Statuti Segreti » redatto da Maître Roncelin. L’articolo VIII della II parte dice: « Sappiate che Dio non fa differenza tra Cristiani, Saraceni, Giudei, Greci, Franchi, Bulgari, perché ogni uomo che prega Dio è salvo ». Nel XIX articolo: « Nelle case in cui tutti i fratelli non siano degli eletti è proibito trasmutare metalli vili in argento ».  diffcile pronunciarsi sull’autenticità di questi documenti, anche se riportati da studiosi seri come Gérard de Sède. Certo essi confermerebbero non solo le correnti eretiche, ma anche quel dualismo da molti sostenuto tra iniziati e non, sacro e profano, occidentale e orientale; anche il sigillo del Tempio con i due cavalieri sullo stesso cavallo può essere interpretato nello stesso modo.

Del resto cosa rimane sulle altre accuse?

Solo le confessioni estorte con la tortura e spesso ritrattate in seguito. Nelle tre copie della regola del Tempio che ancora esistono non si parla né di sodomia obbligatoria, che anzi era considerata una colpa grave, né di baci osceni che, se mai esistiti, facevano probabilmente parte di un rituale di iniziazione degenerato. La stessa cosa si può dire per le accuse di triplice sputo sulla croce. Quanto all’adorazione di idoli, non se ne trovÒ traccia in alcuna delle Case Templari. Alcuni conversi raccontarono di aver visto un cavaliere adorare un idolo la cui descrizione era però discordante. Una tradizione popolare ha identificato un piccolo demone, posto nell’ogiva del portale mediano della chiesa di Saint-Merry a Parigi, con il Bafometto dei Templari: non ha sesso, ha testa di uomo con barba e corna, il corpo di donna, le ali di pipistrello, le zampe di caprone.

Questo nome « in figuram Baphometi » saltò fuori durante l’interrogatorio del Template Fratel Gauceront, Sergente a MontPesant, e sopravvisse al Tempio.

È ipotizzabile comunque che i Templari non adorassero un idolo, quanto piuttosto contemplassero in meditazione un simbolo iniziatico.

Il 18 marzo 1314 il Gran Maestro Jacques de Molay ed il Commendatore di Normandia Geofroy de Charny dopo aver atteso 7 anni in carcere di deporre di fronte a Clemente V, condotti davanti a Notre Dame di Parigi, ritrattarono la confessione ai legati del Papa. Ciò segnò la loro condanna perché l’ Inquisizione puniva i relapsi con la morte sul rogo. La sera stessa vennero martirizzati. I beni del Tempio, secondo la bolla « Ad provvidam », vennero annessi a quelli dell’Ordine degli Ospitalieri, ad eccezione di quelli esistenti nei regni di Castiglia, Aragona, Portogallo e Maiorca che furono messi a disposizione della Santa Sede.

L’Ordine del Tempio fu dunque ufficialmente abolito e i suoi più importanti dignitari, soprattutto in Francia, condannati al rogo o imprigionati a vita. In Germania, in Inghilterra e in Italia il comportamento fu in generale più clemente. Li si privò meno radicalmente dei loro averi, furono obbligati a rinunciare al loro abito ed a inserirsi nella società sia come cavalieri o scudieri al servizio di nobili amici, sia come architetti, capmastri, artigiani o operai, secondo il loro status e le loro capacità; alcuni si diedero alla macchia o semplicemente sparirono.

In Portogallo emigrarono molti cavalieri sfuggiti alla cattura dal Midi di Francia e dalla Spagna; qui, protetti dal re Diniz, si ricostituirono in Ordine di Cristo con sede a Thomar, seguendo le regole dell’Ordine di Calatrava.

In Aragona e alle Baleari si fusero con altri ordini religiosi, come i Francescani.

In Italia sembra vi sia stato un ingresso di Templari tra le confraternite ermetiche della « Fede Santa » e dei « Fedeli d’Amore » su cui esercitarono influenza non tanto esoterica quanto per le idee sociali, economiche e politiche.

Argomento controverso e sfuggente sono i rapporti tra Ordine del Tempio e Muratoria Medioevale.

Come abbiamo detto, secondo la leggenda i nove fondatori dell’Ordine del Tempio trovarono tra le fondamenta del Tempio di Gerusalemme, e questa era la loro specifica missione, il manoscritto di come re Salomone avesse realizzato la Grande Opera Alchemica. Poco dopo la sua nascita il Tempio promosse una massiccia ed estesa attività architettonica, stringendo legami con le corpQrazioni di mestiere ed in particolare con quelle muratorie e proteggendone ostentatamente i diritti di immunità: in tutte le Domus Templari si installò un Maestro Architetto; nel 1268 il Maestro Fonques du Temple fu investito della qualifica triplice di Templare, Libero Muratore e Carpentiere del Re, simbolo vivente di questa unione. Nei frammenti rimasti del rituale della iniziazione templare si trovano chiare corrispondenze con il rituale massonico, così come alcuni simboli templari, quale l’Abacus, il bastone sacro dei costruttoti, attributo del Gran Maestro dell’Ordine.


È certo che l’influsso delle crociate sulla cultura europea fu notevole, come non v’è dubbio che vi furono contatti tra l’Ordine e gli adepti di piccole religioni e confraternite dell’Asia Minore da cui esso attinse conoscenze, pratiche, costumi, ed emblemi estranei all’occidente, che trasmise in parte alle associazioni operaie e compagnone.

Secondo l’Ambesi « I Massoni operativi medioevali riuscirono ad infiltrare, nelle raffgurazioni testamentarie ed apocalittiche, allegorie e simboli che nulla avevano a che spartire con l’insegnamento della Chiesa di Roma, ma che si collegavano con segreti nodi al preesistente mondo pagano e alla tematica gnostica, d’elaborazione asiatica, ripudiata dal Cristianesimo ».

Dopo la distruzione dell’Ordine le confraternite operaie (sicuramente nei paesi Fiamminghi ed in Inghilterra) accolsero fra loro membri del Tempio, specie del III ordine, operai altamente specializzati con un bagaglio professionale arricchito da conoscenze acquisite nell’Ordine.

Pare che alcuni Cavalieri, scampati alla distruzione del Tempio, venissero accettati tra le file dei Liberi Muratori.

Alcuni, in Scozia, entrarono tra i Cavalieri del Cardo a Heredom: ad essi si richiama esplicitamente il Rito Scozzese Rettificato come fondatori del Rito Massonico di Heredom, o meglio della Loggia Madre di Heredom di Kilwinning.


Nell’opera « Del regime della stretta osservanza » il suo fondatore, barone von Hund, pone la leggenda in questi termini: « Dopo la catastrofe il Gran Maestro Provinciale d’Alvernia, Pierre D’Aumont, riuscì a fuggire con due Commendatori e sette Cavalieri. Per non essere riconosciuti si erano travestiti da operai massoni e una volta raggiunta un’isola scozzese, colà incontrarono il’ Gran Commendatore Georges de Harris e molti altri fratelli con i quali presero la determinazione di mantenere in vita l’Ordine: essi tennero un Capitolo Generale nel giorno di San Giovanni del 1313 nel quale Aumont fu nominato Gran Maestro. Per sottrarsi a possibili ulteriori persecuzioni, essi presero in prestito i simboli dell’arte massonica e principiarono a farsi chiamare Liberi Muratori ». Nomi e date devono però, da un punto di vista storico, essere presi con precauzione e guardati con dubbio, non essendovi attualmente alcuna prova documentale.

Comunque — e non senza molte profonde e buone ragioni — il ricordo dell’Ordine sopravvive nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, nel cui patrimonio spirituale e simbolistico sono integrati importanti elementi templari.

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