COME CONCEPISCO LA PRESENZA DEL DIAVOLO E DELL’INDIVIDUALIGMO

Come concepisco la presenza del diavolo e dell’individualismo

Venerabile Maestro, Cari Fratelli,

Sono stato indotto a trattare del presente lavoro dall ‘incalzare sempre maggiore di nefaste influenze erranti e dai loro effetti di volta in volta sempre più evidenti che, se veniamo meno ai doveri di governo del nostro regno interiore e perciò del nostro microcosmo, rischiano di travolgere noi tutti in una disastrosa sconfitta.

Infatti il diavolo, loro sovrintendente, ha anch’esso i suoi emissari similmente a Dio e quindi alla Verità benché ne sia solo un imitatore avente però tutto l’interesse a generare lo scompiglio.

Esso però è quanto più pericoloso quanto meno lo si conosce, infatti è proprio sull ‘oblio della sua presenza, che egli gioca per poter meglio realizzare il suo diabolico disegno.

Si dice per la Verità: “Chi conosce se stesso conosce il Suo Signore”. Parimenti, ma con opposto significato riferito all’identità della menzogla si dice: “Dentro di noi sta il nostro peggior nemico”. Qualunque cosa noi pensiamo, diciamo o facciamo durante il corso del nostro ciclo esistenziale, in vista dell ‘elevazione e della realizzazione delle nostre facoltà, quindi di noi stessi, richiede, oltre un’adeguata conoscenza appunto del nostro peggior nemico alfine di poterlo combattere, una vigilanza perpetua e costante su ogni istante di tempo che sovrintende il corso del nostro operato, poiché questo atteggiamento è infatti la concentrazione, cioè quello che nelle diverse tradizioni, con nomi diversi ma con uguale sostanza, viene inteso come partecipazione non solo fisica ma anche spirituale, in vista di tale fine. A tal proposito è bene ricordare che appunto la vigilanza è una delle scritte che l’iniziando vede nel gabinetto di riflessione, seguita dalla perseveranza non meno importante, anzi forse addirittura complementare.

Succede però che, “mentre ciascuno di noi attende più o meno diligentemente alle proprie funzioni governative interiori, che un qualcosa di non ben identificato, un’entità estranea o forse anzi sicuramente più di una, intervengano nelle nostre funzioni, cercando di stornarci da esse, questo sempre e regolarmente quando siamo in concentrazione e meditazione e quindi cerchiamo per mezzo dell ‘intelletto, e non già di semplici elucubrazioni mentali, come a qualcuno potrebbe essere dato credere, di collegarci con il  al fine di essere illuminati circa le modalità e lo svolgimento del nostro compito.

In questo modo il Diavolo Demiurgo e Signore di questo mondo, e i suoi angeli neri che lo sovrintendono, quali fautori di tutto ciò che è separazione e divisione spinto agli estremi limiti, cercano di portare appunto la separazione fra lo spirituale e il corporeo, obnubilandoci se occorresse ed indirizzando i nostri interessi alla più mera esteriorità.

Molto più comodo sembra il crogiolassi in una materializzazione sempre più solida e consistente, in una quantificazione di cui il denaro è il più degno rappresentante, in una vana illusione di scienza, razionalizzazione e progresso, in un abbandono completo e totale al mondo Gran Libertino, in dispregio al primo capitolo degli “Antichi Doveri”, ancor sempre validi nella forma e nella sostanza sebbene alle soglie del duemila, secondo il quale: se un muratore intende correttamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso, invece di occuparsi delle questioni che riguardano la propria anima, che sono di ben altro ordine che quello materiale: non si vedono, non si toccano, ma si percepiscono e si acquisiscono con adeguati sforzi interiori.

Il Demiurgo è la Volontà dell ‘uomo quando realizza la distinzione fra il Bene e il male, e poiché l’uomo è un essere individuale viene limitato dalla sua stessa volontà e perciò essendo che essa non si assoggetta più a lui ma se ne distingue, l’uomo vedrà in essa una potenza ostile che chiamerà Shatan cioè Avversario. Il Demiurgo in quanto “Principe di questo mondo” è anche la “Creazione”, poiché essa stessa rispecchia la distinzione e la molteplicità delle cose da lui stesso organizzata nel “Caos primordiale”.

Il Demiurgo e il suo dominio non esistono, dal punto di vista universale.

Questo, evidentemente, perché tutto ciò che concorre alla formazione di questo mondo essendo soggetto a cambiamento è effimero cioè di breve durata.

Quando l’uomo si svincola dai legami della materia e dell’esistenza individuale e perciò perviene alla conoscenza reale identificando se stesso e tutto allo SPIRITO UNIVERSALE non appartiene più all ‘Impero del Demiurgo, ed è quindi libero.

Ci si potrebbe chiedere, e la richiesta è più che legittima, perché tanta ostilità nei nostri confronti da parte di questa entità?

La ragione c’è, ed è per cosi dire stata celata nella notte dei tempi dalle epoche che da allora ne sono seguite ad oggi.

Sono tuttavia rimaste valide vestigia e testimonianze arrivate da allora fino a noi, delle quali ne riporto per sommi capi una parte.

Chi possedeva il mondo prima di Adamo

Dio creò la terra, e creò una schiera di angeli traendoli dalla propria luce.

Fece i cieli e ne affidò il governo a Iblis che prima della sua ribellione a Dio era chiamato Hàrut.

In precedente Dio aveva creato un’altra schiera di angeli e li aveva chiamati ginn. I ginn vennero sulla terra e ne ebbero il dominio. Nell ‘empireo erano comandati dal diavolo, che per molte migliaia di anni si era consacrato al servizio di Dio, in ogni cielo e non si era mai ribellato.

In seguito, i ginn fecero il male sulla terra e si ribellarono a Dio.

Dio ordinò che il diavolo venisse sulla terra e la liberasse dai ginn. Il diavolo venne, e a lui, e agli angeli che lo accompagnavano, fu affidata la sovranità della terra.

I ginn fuggirono, davanti al diavolo, ripararono sulle isole e nei mari, e furono fatti a pezzi.

Il diavolo ebbe la sovranità del mondo nel suo cuore apparvero orgoglio e superbia, e disse: “Chi è simile a me nei cieli e sulla terra? Io ho servito Dio per anni in ogni cielo, e mai mi sono ribellato. Ora sono sceso sulla terra, il dominio della terra mi appartiene, ho messo in fuga i ginn”.

Dio seppe che orgoglio e superbia erano nel cuore del diavolo e volle renderli manifesti agli angeli, che sapessero che non si deve confidare troppo nel culto reso a Dio: sulla terra e nei sette cieli non c’era stato alcun essere che avesse reso a Dio culto uguale a quello tributato dal diavolo quando ancora si chiamava Hàrut.

Dio si rivolse agli angeli della terra che erano con Hàrut, e fece loro una rivelazione, com’è detto: “E quando il Tuo Signore disse agli angeli: Ecco, io porrò sulla terra un mio vicario essi risposero: Vuoi mettere sulla terra chi vi porterà la corruzione e spargerà il sangue, mentre noi cantiamo le Tue lodi ed esaltiamo la Tua santità? Ma Egli disse: “Io so ciò che voi non sapete, e so che dai lombi delle creature a cui darò forma nasceranno profeti e uomini devoti, e alcuni di loro saranno consacrati al mio servizio”.

Lucifero, o Iblis, l’angelo più bello del Paradiso montò in superbia, e invidioso degli onori attribuiti da Dio alla Sua creatura e a lui negati si ribellò. Dunque la superbia, la vanità e l’invidia, sono alla base dell’individualismo. Tali gravi manchevolezze hanno come risultante, la mancata considerazione del vincolo di legame con la divinità, poiché scomodo all’individualità, la quale si ribella esattamente come ha fatto Lucifero. Da questo errore a quello successivo, quello di negare I ‘esistenza della divinità, il passo è breve.

Ora il diavolo chi altri è se non colui che all’origine avrebbe dovuto essere il vicario di Dio sulla terra, quando era angelo con il nome di Hàrut, ma fu da Dio maledetto perché peccò d’orgoglio e superbia al Suo cospetto, e venne sostituito da Adamo? Per questo il diavolo giurò vendetta a Dio e alla sua creatura, giurando che di coloro che da essa avessero a’A1to origine ne avrebbe distrutti più che poteva con la tentazione.

E disse ancora Iblis: “Poiché Tu mi hai fatto errare io mi apposterò sulla Tua Via Diritta e apparirò loro davanti, e di dietro, e a destra, e a sinistra! E non certo molti di loro troverai che ti saranno grati!”

Per tali motivi l’uomo si trova cosi quale discendente di Adamo ed Eva quali suoi progenitori a dover combattere per il peccato di Hàrut per riacquistare le condizioni primordiali, garanti di eterna salvezza, ma a ciò può arrivare esclusivamente con una perpetua penitenza e una altrettanto pari devozione.

Tale penitenza e devozione sono normalmente esplicate nelle tradizioni inchinandosi a Dio per rispetto nella preghiera, infatti con tale gesto con cui il fedele si avvicina maggiormente a Dio, poiché concentra cosi la propria attenzione verso I, essenza della propria interiorità, si vuole sottolineare in termini di adorazione l’avvicinamento diretto, cioè interiore, a Dio, ed il medesimo in forma indiretta e perciò esteriore tramite Adamo.

E poiché Adim significa: “Sia il rosso, che la superficie di una cosa, essa, appunto è l’espressione indiretta di Adamo, di colui cioè che fil fatto vicario di Dio sulla terra e attraverso il quale il fedele adora inchinandosi nella preghiera il Suo Signore.

Il diavolo farà comunque, in forza della vendetta giurata a Dio e alla sua creatura, la sua apparizione nel peggiore esponente dell ‘ingiustizia alla fine dei tempi che è imminente, e come Anticristo (Al Daggial). Verrà a chiudere ogni speranza per bocca di autorevolissimi consacrati al suo funesto servizio. «Sarà un uomo rosso di carnagione, corpulento, dai capelli crespi, orbo dell ‘occhio destro, sarà come se il suo occhio sia un acino di uva secco. Las sua fronte porterà il marchio delle lettere Kâf, fâ, râ, le leggeranno sia chi sa leggere, sia chi non ne è capace».

Fra i segni della sua venuta saranno oltre i già più che evidenti sconvolgimenti stagionali, irregolarità meteoriche e naturali, infatti vi saranno tre anni: nel primo saranno trattenuti natura ed acqua per un terzo dell’effettivo, nel secondo per due terzi, nel terzo totalmente, fino all’estinzione di ogni animale con zoccoli o zanne”. Dice S. Giovanni nell’Apocalisse: “Poi vidi un’altra bestia venir su dalla terra. Aveva due corna simili a quelle di un agnello, ma nel parlare era come un dragone. Maneggia tutto il potere della prima bestia a servizio di essa, fa si che la terra e i suoi abitanti adorino la prima bestia che guari dalla sua ferita mortale. Fa grandi prodigi, sino a far discendere fuoco dal cielo in terra a vista del pubblico. Inganna gli abitanti della terra per mezzo dei prodigi che le fu concesso di fare in servizio della bestia, dicendo agli abitanti della terra di fare un’effigie alla bestia che ha la ferita della spada ed è rimasta in vita. Le fu permesso di dare spirito all ‘effigie della bestia, sicché persino parlasse e di far mettere a morte quanti non adorassero l’effigie della bestia. Ottiene da tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, che si facciano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno posa comperare o vendere, se non chi ha il marchio, il nome della bestia o la cifra del suo nome. Qui ci va l’intelligenza. Chi ha comprensione, calcoli il numero della bestia, infatti è la cifra di un uomo, e la sua cifra è 666”. (Apocalisse, 13/11.18)

Sarà vinto e ucciso da Gesù nella Sua seconda venuta che avverrà non già secondo la legge cristiana ma secondo la legge islamica (Sharya).

Gesù ha inoltre anche predetto e raccomandato negli Evangeli la pratica della preghiera onde evitare che quei tristi giorni capitassero d’inverno.

Quale grande peccato è stato ed è ancora oggi quello dell’umana specie eletta e privilegiata fra le specie quello di prostituirsi al mondo esteriore, delegandogli le facoltà fino a divenire degli automi anziché acquisirne il pieno possesso, mettendosi quindi nelle mani del mondo anziché farne a meno, assecondando quindi il diavolo nella sua richiesta di trasformare le pietre in pane, di prostrarsi innanzi a lui per averne il mondo quale compenso, di gettarsi giù dal pinnacolo del Tempio dell’Intelletto, per precipitare negli abissi dell’oscurità, senza reagire rispondendo al diavolo come fece Gesù quando fu tentato nel deserto!

Tentazione di Gesù

Allora Gesù ripieno di Spirito Santo, parti dal Giordano, e fu dallo Spirito condotto nel deserto, dove rimase per quaranta giorni e quaranta notti, tentato dal diavolo.

Non mangiò nulla in quei giorni, e quando furono finiti ebbe fame. Gli disse adunque il diavolo: “Se tu sei Figliolo di Dio, di che queste pietre diventino pane”. Ma Gesù gli rispose: “Sta scritto: – Non di solo pane vive l’uomo, ma di qualunque cosa ordinata da Dio -“.

E, condottolo su in alto, il diavolo gli mostrò in un baleno tutti i regni del mondo, e gli disse: “A te darò tutta questa potenza di reami e la loro magnificenza, poiché è stata data a me, ed io la do’ a chi voglio, se tu dunque ti prostri davanti a me, sarà tutta tua”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, o Satana! Poiché sta scritto: – il Signore tuo Dio adorerai, e a Lui solo presterai culto”.

Lo condusse poi a Gerusalemme e, collocatolo sul pinnacolo del Tempio, Gli disse: “Se tu sei Figliolo di Dio, buttati giù di qui, poiché sta scritto che – agli angeli suoi darà ordine a Tuo riguardo, perché Ti custodiscano -, e che – essi ti porteranno in palmo di mano, perché tu non abbia a inciampare in qualche pietra -“. Ma Gesù gli rispose: “E stato detto: «Non tenterai il Signore, Dio tuo».

E il diavolo, esaurita ogni sorta di tentazione, si allontanò da Lui, ed ecco degli angeli presentarsi a Lui e servirlo.

L. Orlnd,  

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