DANARO E LAVORO

Denaro e Lavoro

Maestro Venerabile, Fratelli carissimi,

nella nostra società il denaro è un oggetto di venerazione, quasi una religione. Siamo circondati da persone che conducono un’esistenza frenetica, lavorano giorno e notte per guadagnare soldi e comprare cose con cui fare colpo sugli altri.

Tutti siamo valutati in conformità a ciò che possediamo.

Gli oggetti di desiderio sono in grado di ottundere a tal punto le persone più fragili, da spingerle a commettere atti innominabili: dallo scippo alla vecchietta, alla truffa agli amici, dalle rapine in banca, ai “riders” in borsa.

La situazione non dovrebbe essere specifica di questo fine millennio, se pensiamo che circa tremila anni fa, il Dio degli Ebrei ha inserito ben due comandamenti che riguardano il rubare ed il desiderare la roba d’altri.

E noi?

Sappiamo bene che la nostra non è una via ascetica, non richiede l’abbandono del concetto denaro, o del lavoro.

AI contrario, nella nostra confraternita lavoro e giusto guadagno sono considerati valori fondamentali: a titolo di esempio ricordo che il primo articolo del Poema Regius (XIV Sec.) impone ai fratelli maestri di dare il giusto salario a compagni ed apprendisti.

Dunque la nostra via è “nel mondo”, siamo uomini che vivono, lavorano, guadagnano, e che incontrano tutti i giorni I ‘intoppo “denaro”.

In antitesi a molte religioni che nutrono un certo disprezzo per il denaro e che Io considerano fonte di corruzione (lo sterco del diavolo), per noi dovrebbe essere un oggetto neutro che non presenta di per se stesso valenze positive o negative.

Siamo noi i responsabili di eventuali valenze negative.

Siamo noi che non siamo in grado di controllare atteggiamenti compulsivi, che ci spingono a comprare a caro prezzo e subito, oggetti di cui non abbiamo assolutamente bisogno.

Siamo noi che abbiamo paura di morire di fame e che quindi dobbiamo accumulare beni, investimenti, patrimoni: senza renderci realmente conto che il denaro non basta mai.

Siamo noi che non capiamo che qualunque oggetto di desiderio acquistiamo: computer, automobili, case, non è altro che il punto di partenza di un altro desiderio E di desiderio in desiderio, la nostra vita ci sfugge dalle dita.

Quante volte mi è capitato di sognare di vincere al Totocalcio. Quasi che diventando miliardari, con la possibilità di comprare ville, barche, e di girare il mondo si risolvessero i miei problemi.

“Nel commercio, Siddharta diventava sempre più rigido e meschino, tanto che alle volte, gli capitava, di notte di sognar danaro “.(Herman Hesse “Siddharta”)

Se è capitato a Siddharta può capitare anche a me,. ma non è un bel segno E se perdessi tutto? E se domani mattina tutti i miei risparmi, le mie cose belle scomparissero? Se per un rovescio di fortuna, come è capitato a molti mi ritrovassi completamente a zero, cosa dovrei fare? Suicidarmi?

Avrei la forza di venire qui il giovedì sera? O entrerei in depressione?

Inizierei a bere? Mi vergognerei come un ladro?

Oppure io “iniziato” , sono davvero più forte, più consapevole, cosi concentrato sulla dimensione interiore, da superare un avvenimento di questo tipo?

O sono solo più fortunato? Un uomo ricco ed annoiato, figlio di una società ricca ed annoiata, che una sera la settimana discute amabilmente, con dei suoi pari, di elevati concetti esoterico-filosofici.

Molti grandi Maestri hanno indicato la capacità di superare l’antitesi desiderio di ricchezza e paura della povertà, o fama/vergogna, come una delle prime prove lungo il cammino.

E ahimé evidente che vostro fratello Stefano ha ancora dei problemi ad oltrepassare questo scoglio.

Il discorso “denaro” presenta dei legami assolutamente inscindibili con il problema lavoro.

Quante volte ci siamo detti che il lavoro è una perdita di tempo, che noi sprechiamo il nostro tempo e le nostre energie lavorando troppo; e che dovremmo dedicare meglio questo tempo/energia a fare, leggere, pensare cose più serie, visto che siamo iniziati?

“Coloro che considerano la vita comune un ostacolo al Dharma, non vedono il Dharma nelle azioni di ogni giorno; non hanno ancora scoperto che non ci sono azioni quotidiane fuori dal Dharma”.

Dogen, maestro zen del XIII secolo.

Dunque l’idea che il lavoro, ed il tempo dedicato ad esso, ci impedisca di crescere spiritualmente, o anche, che rallenti tale crescita e rappresenti solo una perdita di tempo, è un alibi che non regge.

Il grave problema è che il tempo non si perde, non va da nessuna parte.

Se Io sprechiamo la colpa è solo nostra.

Non capiamo che il contrasto che si prova tra il piacere ed il divertimento di leggere un libro affascinante o parlare con un fratello e la banalità del nostro lavoro quotidiano è solo un miraggio.

Riusciamo a lavorare al bene ed al progresso dell ‘umanità anche fuori di qui? La Saggezza, la Forza e la Bellezza illuminano, rendono saldo, irradiano e compiono il nostro lavoro solo in Tempio?

Non credo sia un problema di tipo di lavoro. Il medico e l’infermiere sono solo in apparenza più utili all’umanità, esattamente come i loro errori o le loro scorrettezze appaiono subito più gravi. Ma chi ha detto che un dirigente, un insegnante, un impiegato, un negoziante non possano svolgere un ‘attività altrettanto benefica.

Sono abbastanza sicuro che svolgere bene il proprio compito richieda una capacità di concentrazione sull”‘adesso”, che consente di aumentare la conoscenza di se stesso.

Il lavoro di tutti i giorni può essere svolto da uno zombie frustrato ed annoiato che guarda solo l’orologio o, come nel mio caso, che non vede l’ora di cancellare l’ultimo nome dalla lista dei pazienti; l’identica attività può essere realizzata da un individuo convinto che il luogo di lavoro sia un ottimo ambiente per diventare più consapevoli delle proprie azioni Non possiamo ovviamente essere ingenui. L’ambiente di lavoro spesso appare caotico, frenetico, privo di valori umani e sempre pronto a premiare egocentrismo ed avidità.

“Pochi uomini hanno la rettitudine di reggere al miglior offerente” (George Washington).

“In società la rettitudine non 6 mai stata rispettabile quanto il denaro” (Mark Twain).

Tuttavia io penso che noi Massoni dovremmo essere differenti Se uscendo da qui siamo uguali a tutti gli altri, allora sarebbe meglio stare a casa.

Se la nostra etica di comportamento, anche nel mondo del lavoro non è distinguibile da un profano, allora le nostre sono solo elucubrazioni mentali completamente staccate da una reale crescita interiore.

Non sto parlando di coloro che utilizzano la Massoneria per i loro giri d’affari, che talora sfruttano, ingannano e danneggiano i fratelli, questi poveretti buttiamoli fuori perché non hanno capito nulla; la nostra è una strada troppo complessa e difficile, non ha bisogno di ulteriori ostacoli e disturbi.

Sto parlando della maggior parte dei Massoni che si sforzano di essere corretti con i fratelli, credono di essere liberi e di buoni costumi, e fuori di qui sono magari ineccepibili dal punto di vista dell’etica vigente.

Tuttavia non sono diversi.

Sono delle bravissime persone, ma Saggezza, Forza e Bellezza non agiscono a sufficienza nel loro lavoro Come dovremmo essere abbastanza intelligenti da non cadere nella trappola dell’accumulo sempre maggiore di denaro, cosi dovremmo imparare a valutare il nostro lavoro non solo in termini di guadagno.

Penso che se la nostra attività diventasse qualcosa di differente dal “portare a casa il pane”, ma facesse parte realmente della nostra strada di perfezionamento, forse, il nostro comportamento anche profano, apparirebbe completamente diverso.

Se durante il nostro lavoro ci ricordassimo che gli altri non solo gente che ci farà guadagnare, ma esseri umani, nostri fratelli, forse il nostro modo di agire cambierebbe In tale maniera, anche solo con l’esempio, riusciremmo a lavorare per il bene ed il progresso dell’umanità oltre che dare lustro all’immagine esterna della Massoneria. E’ ovvio che la perfezione è un ideale impossibile da realizzare.

In certe situazioni adottare una logica che non sia quella del “prima io” , oppure del “ed io cosa ci guadagno” sembra un po’ strano e fuori posto . Tutte le situazioni di lavoro sono in certa misura imperfette, caratterizzate dall’ipocrisia, dai compromessi, dall’egoismo, sovente dal nostro egoismo.

Penso che se il Vangelo fosse scritto oggi, forse, una famosa frase sarebbe cambiata in ” Date al Mercato quello che è del Mercato, ma date a Dio quello che è di Dio”.

Non possiamo trincerarci dietro il mondo degli affari crudele e spietato.

Non possiamo dimenticarci le parole dette dal M:. V la sera dell ‘Iniziazione:

E per mettere freno alle nostre passioni, per elevarci al di sopra dei nostri vili interessi, per imparare a calmare l’ardore dei nostri desideri antisociali ed antimorali che ci riuniamo nei nostri Templi.

Noi lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento, perché è solo regolando le nostre inclinazioni ed i nostre costumi che penerremo a dare quel giusto equilibrio che costituisce la saggezza, cioè la scienza della vita, ” E ancora:

. Non dimenticate mai il precetto universale ed eterno: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, e fa’ agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te. ‘

Denaro e lavoro sono, a mio parere, due ottimi banchi di prova della nostra capacità di crescita Riuscire ad elaborare massonicamente questi due concetti credo sia un buon indicatore di tale capacità: anche a costo di sembrare un po’ stupidi, o di prendere grandi bidoni.

Ne asceti, ne avidi: dentro il mondo senza lasciarsi coinvolgere: lavoratori di successo, ma più corretti degli altri: uomini che lavorano, guadagnano, e non bramano denaro: apparentemente stupidi, ma in realtà più saggi.

Siamo alle solite, se non fosse bellissima, sconsiglierei a chiunque di seguire una Via cosi dissennata.

S. Clnn,  

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