CONSIDERAZIONI E PROPOSTE
Dopo un colloquio con il fratello R. S. mi è successo di fare delle considerazioni che reputo doveroso esporvi.
Già perché, secondo me, credo sia sempre un dovere comunicare ai fratelli i risultati dei nostri pensieri.
I lavori prevedono, abitualmente, la scolpitura di una tavola e la successiva, conseguente, discussione.
Però, come ben sappiamo, raramente accade che qui, in Tempio, si affronti il tema nella sua interezza e alla radice: molte, forse troppe volte ci limitiamo ad ascoltare ed a fare qualche intervento, talora anche solo marginale e di scarso rilievo. Questo per motivi che credo identificare in:
l . le idee si affollano in testa e non è facile coordinarle:: prendendo la parola rischiamo di fare “brutta figura” o anche di non riuscire a dire quanto vorremmo; 2. perché è già abbastanza tardi;
3. perché non vogliamo urtare nessuno.
Insomma, le cause sono magari poco nobili o difficili da ammettere, ma sono o stanchezza, forse anche timidezza o, peggio ancora, la scarsa considerazione nei confronti del fratello che ha scolpito la tavola.
Ci sono inoltre le giustificazioni “classiche”: tanto la dirà qualcun altro e meglio di me, non è poi così importante.
Fuori però, nei corridoi, come per magia ecco risuonare i: “non sono d’accordo”, “si però io …” “non credo sia cosi”, “non ho mai sentito né letto cose simili”. Credo che questo modo di pensare o di fare sia:
Una cattiva abitudine, che priva tutti i fratelli di uno o più contributi, fosse anche solo il dubbio che non sia tutto giusto quello che si è ascoltato quella sera, ma se non lo diciamo ciò che è stato detto diventa legittimo.
Sbagliato, perché è solo nel TEMPIO che il confronto delle singole opinioni può e deve avvenire, esattamente come ogni atto rilevante della nostra vita massonica. Antifraterno, poiché privilegia alcuni fratelli ed escluse tutti gli altri dal conoscere la nostra opinione.
Consideriamo inoltre che la Massoneria non è, né deve essere, patria del conformismo.
Il nostro pavimento è bianco e nero, non grigio!
Non trasformiamo la nostra Istituzione in una marmellata!
Un eccessivo uso del “YES SIR” poco si addice alle nostre colonne.
Qualche uscita fuori dalle righe può solo giovarci.
Non si deve avere paura di offendere un fratello con il nostro dissenso, purché sia ovviamente salvaguardata la forma e l’atteggiamento che devono sempre essere improntati a fratellanza.
Capita però, a volte, di sentire e veder superare i limiti imposti da stile e fratellanza.
Ed eccomi al dunque: qualche sera fa, al termine dei lavori, eravamo riuniti al secondo piano per un brindisi e stavo conversando con alcuni fratello quando ho sentito un fratello esprimere opinioni su altri fratelli (fra i quali il sottoscritto).
Giudizi non certamente lusinghieri e, in me, la stizza è stata inevitabile.
Chiaro che, per lo specifico caso, questo è un mio problema, forse di alcuni fra noi e auspico che non manchi l’occasione per un sereno confronto di idee fra gli interessati.
Risulta però evidente come, sia per il fatto in se, sia alla luce delle considerazioni suesposte, io giudichi doppiamente negativo e scorretto il dire (ed il fare) di tale fratello, peraltro carissimo e degno.
Perché, se si ha una opinione negativa su di un altro fratello, o su come lui svolge il suo incarico in Massoneria non se ne parla con l’interessato?
Perché in alternativa non se ne parla a lavori aperti?
Perché si parla male di un fratello senza consentirgli almeno di difendersi o di spiegarsi?
Perché, infine, esprimere pareri negativi su di un fratello?
Ricordo che una delle nostre massime ci impone di parlare sempre bene dei fratelli e, quando questo non sia possibile, di tacere.
Così non facendo si rischia di scatenare una guerra fratricida perché io mi sentirò autorizzato, mi devo pur difendere, a dire cose negative di chi ha sparlato male di me, offendendomi.
E magari, per sovrappeso, coinvolgo altri fratelli …
Non credo sia il caso di dilungarmi oltre sulla questione.
Fin qui l’aspetto di critica demolitoria del mio dire.
Ma noi, ben lo sappiamo, ci riuniamo per costruire e non per demolire. Ecco allora i miei suggerimenti:
Accertarsi di avere ben compreso le ragioni del comportamento e/o delle parole di una persona (a maggior ragione se un fratello) prima di emettere giudizi. Nel dubbio, parliamone.
Sollccitare la ripresa della discussione su argomenti trattati in tavole precedenti ed in cui ci sia la sensazione che non sia stato detto tutto quanto era da dirsi. Se tutti i fratelli sapranno che, regolarmente, verrà conce)sa la parola sulla “tavola tracciata nella precedente tornata” è possibile che molti fratelli si prepareranno un intervento, proprio quell’intervento che, nella sera della scolpitura, non sono riusciti a fare.
D’altronde già la consuetudine di concedere la pausa ai lavori a metà tornata, subito dopo la scolpitura della tavola, era nata proprio per consentire il riordino delle idee. Quanti fra noi la utilizzano a questo scopo?
Anche la possibilità di prendere la parola per il bene dell’Ordine in generale e di questa Loggia in particolare si presta bene ad esaminare cosi spinosi ed urgenti.
Ma, e soprattutto, via le false riverenze, via il timore (più o meno fondato) di urtare la suscettibilità di altri fratelli.
Via la brutta idea di “non essere all ‘altezza”.
Siamo fratelli, ci siamo selezionati e poi scelti, ci dobbiamo stima e rispetto, se non amore ed amicizia.
LAVORIAMO ALLA LUCE DEL SOLE, sempre!!!
A. Bgg
8