DALLA SERIETÀ AL GIUBILO

DALLA SERIETÀ AL GIUBILO

Maestro Venerabile, fratelli carissimi

Sono ormai diversi anni, se contiamo il mio periodo di assenza, che mio suocero, il fratello Beppe Ottella, ormai da tempo all ‘Oriente Eterno, ha dapprima sondato i miei interessi, poi ha valutato i miei principi profani, ha sondato sulle mie credenze religiose e, solo dopo una curiosa chiacchierata, mi ha aperto la possibilità di entrare a far parte di una grande famiglia.

Era così che la chiamava, una grande famiglia di fratelli, dove i principi di tolleranza, fratellanza libertà ed uguaglianza erano sempre presenti, diffusi e condivisi. Fu così che nell’ormai lontano 1994 fui iniziato ed entrai anch’io a far parte di quella, questa grande famiglia. Poi, per vicissitudini più o meno a me note, circa un anno dopo la “Toro”, Loggia alla quale appartenevo, venne chiusa ed io, inconsapevole delle motivazioni reali che portarono a tale decisione (mio suocero venne richiamato all’Oriente Eterno sei mesi prima), mi misi in sonno non conoscendo la possibilità di poter “migrare” verso altre logge e non volendo dirigermi verso altre realtà. Ma non smisi di “essere” un fratello: credo che una volta iniziato, se ha ben meditato nel Gabinetto di riflessione e se ha ben vissuto il periodo da apprendista, il “vero” fratello non può annullare il proprio status di massone; credo che dopo un anno “di silenzio” si impara ad ascoltare meglio se stessi ed a percepire piccoli bagliori di una luce ancora lontana, bagliori che, grazie ad un amico divenuto con il mio inserimento nella Loggia, un fratello, e, ora, grazie a tutti voi fratelli, hanno aumentato la loro luminosità. Tuttavia “Non tutta la chiarezza di cui hai bisogno ti verrà insegnata, ma molta dovrai cercarla” mi disse, ancora in vita, mio suocero: e così ho fatto, cercando di comprendere meglio le simbologie, le terminologie ed i rituali, di apprendista prima e, grazie a Te Maestro Venerabile ed a voi fratelli, di compagno ora.

Mi vorrei soffermare, a questo punto, su alcune parole che sono presenti nel rituale di apprendista quando il M:.V:. conclude l’apertura dei lavori: “tutto in questo Tempio deve essere serietà, senno, benefizio e giubilo”.

Premetto che questa non vuole essere una tavola di istruzione, non ne sarei in grado, ma vorrei condividere con Voi fratelli, ora che posso, questa conoscenza di concetti a me ancora non sufficientemente chiari, affinché io possa vedere “con un ‘altra ottica” la realtà che tali concetti sono a rappresentare, scoprendo cosi un ulteriore bagliore, un ulteriore guida verso la Luce.

Riprendiamo quindi le quattro parole prima citate (serietà, senno, benefizio e giubilo). Da subito una riflessione: quattro sono le parole, così come quattro sono le “tappe” dei viaggio che l’iniziando deve effettuare per poter iniziare a “lavorare” sulla sua pietra grezza. Credo sia importante soffermarsi sulla sequenza con la quale queste vengono riportate net rituale e citate: condivido infatti la convinzione degli autori che ho letto, i quali affermano la non casualità del fatto.

Serietà, prima delle parole, sembra, rappresenti lo stato che deriva dall’aver compiuto il primo “viaggio” dell’iniziando: il viaggio attraverso la Terra, verso le profondità inteme dell ‘uomo, analizzando la parte intima di se, là dove sono nascoste le nostre reali debolezze, ma anche le nostre virtù e, non per ultime, le nostre paure. La serietà dovrebbe nascere dalla consapevolezza che i propri vizi, lati deboli della propria personalità, non si possono eliminare, ma devono essere conosciuti e controllati, e che le virtù, caratteristiche in parte innate in parte acquisite, devono, al contrario, essere sviluppate. La serietà, mi è stato detto e ne condivido il pensiero, rappresenta Io stato d’animo con il quale dobbiamo prepararci ad affrontare il lungo cammino verso la ricerca della Luce.

Dopo la serietà il M:.V:. cita il “senno”. Il senno si sviluppa con la conclusione del secondo viaggio iniziatico, quello dell’aria. Durante questo viaggio il percorso è pieno di trappole ed ostacoli, e solo con la propria ragione, con l’aiuto di altri e con l’umiltà, la volontà e la capacità di apprendere, si riesce ad ultimare questa seconda tappa iniziatica. Il senno deve essere applicato in tutto il lavoro muratorio, trasformandolo , a seconda delle situazioni, in capacità di scelta, in volontà di apprendere, capire e oltrepassare il simbolo; è con l’uso della ragione, che si riesce ad intravedere la molteplicità delle possibili strade o interpretazioni della nostra ricerca, e ci si rende in tal modo consapevoli che la nostra può essere solo una delle possibili scelte, giusta solo in quanto inserita in un sistema strùtturato ed organico, come un mattone in una parete.

La capacità di utilizzo del senno ci dovrebbe portare alla scoperta che la singola realtà, il singolo segno, il singolo simbolo, non hanno una, ma tante interpretazioni, che possono affiancarsi e sostituirsi l’una all’altra a seconda del punto di vista dell’osservatore, e un punto di vista non è migliore dell ‘altro.

Riporto, perché da me condivisa appieno, una frase che ho trovato in una delle fonti successivamente riportate, “…come in un disegno architettonico, che può essere osservato e utilizzato per ricavare diverse prospettive di uno stesso oggetto, angolazione significa punto di vista; e visioni apparentemente antitetiche possono essere riferite ad una medesima rappresentazione della stessa realtà osservata da diverse angolazioni. C… ] E il Libero muratore comprende che la sua interpretazione, la sua visione, non è necessariamente l’unica o la migliore, e che confrontando punti di vista diversi si ha un reciproco arricchimento ed infine che è importante non solo l’oggetto della discussione, o del confronto, ma anche il metodo, l’adoperare il senno; allora tolleranza non è una dichiarazione di buoni propositi, ma la logica conseguenza della corretta percorrenza del primo tratto del percorso muratorio”. Attraverso il senno riusciamo a raggiungere una calma disposizione dell ‘animo che ci permette di esprimere giudizi prudenti, consapevoli della esistenza di angolazioni diverse della stessa realtà.

Siamo così pronti a comprendere meglio il significato della terza delle parole che stiamo analizzando cioè “benefizio” . A tale parola, pur non trovando nelle mie letture la diretta corrispondenza, per logica conseguenza dovrebbe essere legato il terzo “viaggio” dell’iniziando, quello attraverso l’acqua. In tale viaggio, mi hanno insegnato, l’iniziando si purifica da ogni impurità, e durante tale purificazione deve saper resistere al trascinamento delle correnti alle quali, nella vita profana, si abbandonano gli spiriti volgari. È durante tale viaggio che si dovrebbe apprendere la capacità di non farsi male influenzare delle opinioni altrui, riuscendo a discriminare le proprie scelte. Ho letto che è durante questo terzo viaggio che si prendono le distanze dalla sfera della ragione e ci avvicina a quella del cuore.

Tornando al nostro “benefizio”, la sua etimologia indica non tanto un vantaggio ricevuto, quanto piuttosto il vero e proprio atto del “far bene”; rivolto, credo, non tanto verso se stessi, ma soprattutto verso gli altri, traendone in tal modo una propria soddisfazione interiore.

Con tale “punto di vista”, “benefizio” definisce non solamente una tappa fondamentale nella nostra ricerca interiore, nel nostro percorso verso la Luce, ma rappresenta un vero e proprio salto nel nostro cammino muratorio.

Infatti, mentre le prime due parole dovrebbero rappresentare fasi nelle quali si impara a conoscere meglio se stessi, attraverso un percorso di perfezionamento che riguarda prevalentemente il singolo, la propria persona, questa terza introduce per la prima volta un esplicito rapporto con le altre persone, siano essi fratelli o profani, rapporto costituito da attività che non rappresentano più una semplice passiva osservazione, ma che comportano uno stato d’animo di disponibilità verso gli altri, con tolleranza e fratellanza.

L’ultima delle nostre 4 parole che troviamo nel rituale di apertura, è “giubilo”.

Poco, per ora, sono in grado di dire relativamente a questo termine ed al significato che vi si nasconde dietro. Posso solo dire che a tale termine è legata la prova del Fuoco, la quarta prova cui è sottoposto l’iniziando. Durante tale prova quest’ultimo avanza con andatura sicura, consapevole di aver raggiunto una parziale conoscenza dei propri limiti, di saper resistere alle tentazioni che possono presentarsi e di essere in grado di decidere con saggezza, Durante tale prova si raggiunge la consapevolezza di poter resistere alle passioni (le fiamme) che ci circondano: il calore delle passioni, ben controllato, ci fornisce l’energia per fare cose nobili e generose. E giubilo, quindi, il raggiungimento della consapevolezza di avere

“superato” le singole tappe rappresentate dai termini che lo precedono, di avere preso coscienza dei propri limiti, di essere una parte di un insieme, i componenti dei quale vanno rispettati; ed è ancora giubilo la consapevolezza di saper opporre la propria calma e serenità alla foga delle passioni, che ci porta ad uno stato di felicità e di gioia, quello stato di felicità e gioia che veniva preannunciato dal “Jobel” ebraico, il corno – tromba con il quale si annunciava una festa solenne (il giubileo). Tutto in questo Tempio deve essere serietà, senno, beneficio e giubilo

D. Grst,  

Fonti consultate: Iniziazione e segreto massonico, Manlio Maradei; Simbologia massonica, Umberto Gorel Porciatti; Massoneria Oggi, anno V, no l; Serietà Senno Benefizio e Giubilo, Alberto Biggi.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *