UNA MORTE ANNUNCIATA

Settembre 1989. UNA MORTE ANNUNCIATA. di Amarilli

Or che la calda estate è trascorsa è momento di riflessione, di bilanci consci ed inconsci. Consci per il giudizio che possiamo dare su avvenimenti realmente accaduti, inconsci per quel sentimento indefinibile fatto di sensazioni, suggestioni — gioia, oppure tristezza, disagio, rassegnazione, persino rabbia — che le vacanze, l’atmosfera delle vacanze, ci ha lasciato.

Le nostre certezze su ciò che è bello o brutto, accettabile o inaccettabile, sono oggi sottoposte a continui attentati. Si cerca di minimizzare, mimetizzare, narcotizzare ogni evento anomalo che possa colpire negativamente l’opinione pubblica, complici stampa e mass media. Una strategia che coinvolge interessi che nulla hanno a che vedere con previsioni, rispetto dell’individuo e della natura. Interessi enormi, che pretendono tutto e subito, amorali, volutamente ciechi, con totale cinismo, sulle conseguenze future. E noi cadiamo in trappola. L’oceano non è più quella limpida distesa azzurra, l’habitat perfetto di una guizzante fauna marina? E pur tuttavia ancora abbastanza azzurro; se qui ci appare torbido, cinquanta metri più in là è «limpidissimo, si vede il fondo». L’atmosfera è grigia, fumosa, Irrespirabile? Non abbiamo ancora, pur tuttavia, casi palesi di asfissia per le strade. I roghi distruggono boschi e colture? Non preoccupiamoci, è un evento annunciato, inevitabile. Intere pinete vengono rase al suolo per lasciar posto a sciovie? Interi litorali, già verdi e lussureggianti, sono oggi colate di cemento? Non lamentiamoci, l’industria dello sport ha pur le sue esigenze, non si può fermare il corso del progresso. Così, poco a poco, una tavolozza splendente di colori, si è mgrigita, come quegli affreschi antichi che nessun restauro potrà riportare all’antico splendore. Così, beni preziosi, fonte e alimento della nostra stessa vita materiale e spirituale, se ne sono andati per sempre.

Quest’estate, sull’Adriatico, l’ Apocalisse. L’invasione delle alghe e della mucillagine. Tutti abbiamo letto quei titoli sui giornali: «Palude per cinquanta chilometri. Quintali di pesci morti. E disastro ecologico Tutti abbiamo potuto vedere quelle immagim tragiche, oscene. Una desolazione.

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Qualsiasi commento, oggi, è ripetitivo. Le alghe e la mucillagine fanno ormai parte del passato, superati da nuovi eventi. E stato allora un brulicare di ipotesi, astuzie verbali, fuga da responsabilità, pareri scientifici pro o contro la pericolosità delle acque (ma chi avrebbe voluto immergervisi?). Un altro titolo — ecco spuntare il solito mai sopito umorismo dei nostri amministratori — «Centomila lire a chi torna in Adriatico». Dunque vogliamo una massa di turisti accattoni. Non mi risulta ci siano stati dei «mea culpa».

L’amara morale che possiamo trarre da questo disastro è che non sortirà alcuna morale. Non un programma generale, coordinato, che dovrebbe andare ben oltre ristretti confini, ma soltanto proposte di finanziamenti dissennati per piscine sostitutive (che tonfo di qualità!), finanziamenti che andrebbero ad impinguire i conti miliardari di coloro che per decenni sono statl, e continueranno ad essere, autori e complici di questo disastro ecologico. Nessuna strategia di incastri, coordinata in tutti i particolari — cause ed effetti — per ottenere un risultato finale, condotta con onestà, competenza ed umiltà. Continuerà ad imperare la malafede, l’ avidità di guadagno, l’impudente amministrazione, i poteri occulti, l’ incompetenza, la superficialità, la litigiosità politica, che sono i maggiori responsabili, ciechi e sordi, di disastri passati, presenti e futuri. E dello spreco del pubblico denaro. Non mi sento retrograda se affermo che una società sempre piu basata sui consumi è malata di megalomania. Una rincorsa continua a produrre sempre di più, invitare a consumare sempre di più, distruggere sempre di più. Una società inqurnata ed inquinante, nella quale terra, cielo, fauna, flora, acqua, colture, le sorgenti stesse della nostra vita vengono assurdamente distrutti per lasciar posto alle cattedrali nel deserto, al vuoto, alla desolazione.

Potremo mai far marcia indietro? Ritornare alla ragione? Avremo mai un mecenate illuminato, potente, che con amore, intelligenza, desiderio di continuità, rispetto per la vita, pensi di difendere i valori che oggi ancora abbiamo, lasciando un segno ed un monito per coloro che verranno dopo di noi?

Un simile uomo non può far parte dei comuni mortali, dovrebbe essere un dio.

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