LA SCUOLA E IL MONDO DEL LAVORO DI PAN
1 – Scuola media dell’obbligo
Da sempre le strutture della scuola italiana (nei suoi diversi livelli di studio, dalla formazione elementare a quella universitaria) sono lontane da un raccordo sistematico con il mondo del lavoro e la sua cultura.
Dal 1962 è stata introdotta la scuola dell’obbligo che prevede per tutti i cittadini italiani l’obbligo di frequentare 8 anni di scuola. Cinque classi di scuola elementare, tre anni di scuola media inferiore.
La scuola dell’obbligo, che ha carattere formativo, orientativo e non selettivo, discende da interventi legislativi che appartengono ad un unico disegno riformatore: è obbligatoria e gratuita, ha abolito i voti introducendo i giudizi, ha eliminato gli esami di riparazione. I princìpi e i fini generali della riforma erano molto ambiziosi. Secondo la legge istitutiva la scuola doveva: « concorrere a promuovere 1a formazione dell’uomo e del cittadino secondo i princìpi sanciti dalla Costituzione e favorire l’orientamento dei giovani ai fini della scelta dell’attività successiva ».
La scuola dell’obbligo dovrebbe anche: … formare e favorire mediante l’acquisizione di conoscenze fondamentali e specifiche, la conquista di capacità logiche, scientifiche, operative e delle corrispondenti abilità e la progressiva maturazione della conoscenza di sé e del proprio rapporto con il mondo esterno.
Dovrebbe altresì favorire l’iniziativa del soggetto per il proprio sviluppo ponendolo in condizione di conquistare la propria identità di fronte al contesto sociale tramite un processo formativo continuo a cui debbono concorrere unitariamente le varie strutture scolastiche e i vari aspetti dell’educazione.
Ho usato il condizionale perché, se quelli che ho enunciato sono alcuni princìpi e fini generali della scuola media secondo il legislatore, nella pratica ciò non sempre si è verificato.
La preparazione di molti giovani licenziati dalla scuola media si è
infatti rivelata del tutto approssimativa e comunque Inadeguata ad affrontare le problematiche sociali sempre più complesse anche nel mondo del lavoro.
Spesso, nelle selezioni del personale, mi è capitato di incontrare giovani con il diploma di scuola media che avevano solo una approssimativa conoscenza della lingua italiana, difficoltà a leggere e comprendere testi ed una scarsa dimestichezza con le operazioni matematiche più semplici.
Ho riscontrato in molti giovani dificoltà ad esprimersi, insicurezza, paura e scarsa abitudine alla memorizzazione.
Il ragazzo che ha conseguito la licenza media inferiore ha la possibilità di una triplice scelta: proseguire gli studi; entrare nel mondo del lavoro, possibilmente dopo un periodo di apprendistato; iscriversi ad un corso di formazione professionale.
È una scelta non facile per dei ragazzi di 14/15 anni: gli insegnanti hanno certamente un peso nel fornire degli orientamenti, ma un peso ancora maggiore, quasi certamente determinante, lo hanno tuttavia le famiglie che, spesso, non tengono conto delle indicazioni emerse dagli insegnanti e sono, a volte, responsabili delle dificoltà che il giovane incontra nel suo futuro professionale.
2 – Scuola media superiore
La scuola media superiore tiene ancora totalmente separata la cultura scolastica da quella del lavoro produttivo impedendo un raccordo organico fra profili professionali realizzati nella scuola e professionalità richiesta nel mondo del lavoro.
I programmi risentono di un grave distacco tra la realtà socioeconomica innovativa del paese e sono ancorati a schemi ormai obsoleti e superati.
Viene dato scarso rilievo all’insegnamento dell’economia, delle lingue straniere, all’aggiornamento sulle innovazioni tecnologiche e sui sistemi informativi.
I giovani che escono dalla scuola media superiore e desiderano entrare nel mondo del lavoro si trovano di fronte a realtà completamente diverse da quelle vissute o conosciute nella scuola.
Riscontriamo una preparazione di base molto superficiale, poca flessibilità mentale, una scarsa preparazione al ragionamento e quindi alla possibilità di assorbire rapidamente i nuovi concetti che le innovazioni tecnologiche hanno introdotto nel mondo del lavoro. Incontriamo giovani in possesso della maturità linguistica che l)on conoscono a sufficienza le lingue, giovani con un diploma di perito industriale che ignorano molti concetti che sono alla base di nuovi processi produttivi o della nuova organizzazione del lavoro anche in campo amministrativo e gestionale.
3 – Università
La scuola superiore consente ai giovani l’accesso all’Università. Negli anni 70 è esplosa una domanda sociale di istruzione e le iscrizioni alle università sono aumentate in modo preoccupante. Gli studenti in corso nell’anno accademico 85/86 superavano le 750.000 unità con prevalenza in tre facoltà:
Giurisprudenza
Economia e Commercio
Medicina
Sempre percentualmente in coda alle iscrizioni nelle varie facoltà vi erano le facoltà di:
Chimica
Sociologia
Scienze naturali
Proprio nella facoltà di medicina abbiamo avuto una impressionante escalation di studenti ancora più preoccupante quando si pensi che attualmente in Italia sono iscritti all’ordine oltre 220.000 medici e si prevede che questo numero aumenterà di circa 100.000 nei prossimi anni superando la cifra astronomica di oltre 300.000 medici (r ogni 200 abitanti).
Prendo spunto da queste cifre per ribadire che anche nel campo universitario manca una politica tesa all’orientamento dei giovani per la scelta della facoltà.
Spesso la scelta è lasciata al caso, alle mode, alle tradizioni e non si guarda quasi mai al futuro.
Non credo sarebbe stato infatti molto diffcile prevedere agli inizi degli anni 80 che in un futuro molto vicino la richiesta di ingegneri elettronici, di fisici, di informatici sarebbe stata molto elevata e prevedere anche che facoltà come Medicina, Giurisprudenza e Scienze Politiche avrebbero avuto, sul piano dell’occupazione, un futuro problematico.
4 – Il corpo insegnante
Una recente ricerca condotta dall’ISFOL ha messo in rilievo come fra i tre fattori sociali coinvolti nella scuola sono soprattutto gli insegnanti, più delle famiglie e degli studenti, ad essere incerti e smarriti nei riguardi del lavoro scolastico.
Famiglie e studenti continuano a nutrire aspettative nei riguardi della scuola.
Tale ricerca avverte anche la necessità di pensare all’aggiornamento del corpo docente secondo linee diverse da quelle attuali, troppo rivolte ad aggiornare il corpo insegnante su aspetti secondari del lavoro scolastico come la normativa e gli aspetti psicopedagogici. Dagli insegnanti emerge una domanda diversa: di aggiornamento sia nelle discipline che nelle conoscenze organizzative, sociotecniche e sociologiche che possono mettere l’operatore scolastico in grado di non sentirsi inadeguato di fronte alla crescente domanda di conoscenza di allievi esposti ad una pluralità di fonti del sapere.
Non sempre la preparazione del corpo insegnante è basata su requisiti adeguati alla professione: cultura sì, ma è anche altrettanto indispcnsabile la capacità di trasmetterla.
Mancano corsi di preparazione all’insegnamento prima di « entrare in aula ». Non è pensabile che sia sufciente avere una qualsiasi laurea (o aver vinto un concorso) per essere automaticamente un docente professionalmente preparato.
Mancano linee programmatiche ben mirate e strutturate per l’aggiornamento degli insegnanti secondo le esigenze non solo di carat90
6 – Rapporto scuola/impresa
Ci troviamo di fronte a due realtà completamente diverse: l’impresa si trova ad operare in un mondo che si trasforma a ritmi accelerati e ln continua tumultuosa interazione tra mutamenti sociali, tecnologici ed economici.
L’impresa è un continuo divenire, un continuo innovarsi imposto dalle dure leggi della sopravvivenza.
La scuola invece esiste per legge, continua a vivere indipendentemente dai risultati che ottiene e dalla realtà che la circonda.
Ogni tanto subisce degli scossoni in misura più o meno traumatica a seguito dei malumori degli studenti: cerca di adeguarsi, ma è inevitabile che sia insito nel sistema stesso che questi adeguamenti siano lenti e non sempre rispondenti alle realtà che la circondano.
La diversità di velocità del passo tra le due realtà è tale che qualsiasi riforma dovesse attuarsi con le attuali procedure legislative rischia di nascere già obsoleta.
La rapidità dei cambiamenti tecnologici e il continuò mutare della organizzazione del lavoro e delle necessità aziendali portano come conseguenza un continuo mutamento delle professionalità necessarie al mondo del lavoro.
Il cambiamento della scuola non deve andare tanto nel senso di aggiornare le materie quanto in quello di imprimere ai giovani i valori della Società ed educarli all’entusiasmo per la sfida, alla concezione che il nuovo non è solo difficoltà ma è anche opportunità, educarli ad una autonomia progettuale, ad una volontà di intendere che è anche il gusto del rischio (bisogna dimenticare la cultura del garantismo e dell’immobilismo).
Educarli ad avere fiducia nello sviluppo e inculcare il concetto di essere imprenditori di se stessi. Molti dei giovani che sono oggi a scuola svolgeranno professioni che oggi non esistono.
6.1 – Cosa richiede ai giovani il mondo del lavoro?
— Autonomia e responsabilità;
— creatività e progettualità;
— flessibilità;
— partecipazione;
— conoscenze culturali ed economiche;
— non solo specializzazione ma disponibilità a specializzarsi.
Quasi tutti in futuro nell’arco della vita dovranno cambiare la loro professionalità: scommettere sulle proprie qualità è quindi il miglior modo di affrontare le scelte di orientamento.
6.2 – Cosa si chiede ai docenti
Ai docenti l’impresa chiede particolarmente:
- il superamento della scarsa conoscenza e della diffidenza esistente nella scuola sia nei programmi che nella cultura in generale, verso i problemi economici;
la motivazione al loro ruolo essenziale di formatori e orientatori dei giovani (la scuola deve formare giovani preparati e dar loro gli strumenti della conoscenza; la fabbrica e il lavoro daranno loro l’esperienza e la specializzazione, basate anche sulle conoscenze scolastiche).
7 – Conclusioni
È necessario superare alcuni luoghi comuni quali ad esempio: titolo di studio come punto di arrivo, posto fisso e garantito.
I giovani devono essere educati alla disponibilità ad imparare anche dopo la conclusione degli studi e, in questa situazione di mutamenti frammentari e complessi, ad adeguare la loro identità professionale.
Dobbiamo preparare i giovani a vivere in un mondo in cui la sicurezza del posto di lavoro sarà principalmente in funzione della professionalità che i singoli saranno in grado di esprimere in un mondo in cui la garanzia sarà piuttosto collettiva che individuale e dipenderà dalla efficienza della Società nel suo complesso.
Oggi molti giovani sono scoraggiati; a volte rinunciano alla ricerca
• di un lavoro — tanto non si trova — oppure continuano gli studi intesi come « area di parcheggio ».
— flessibilità;
— partecipazione;
— conoscenze culturali ed economiche;
— non solo specializzazione ma disponibilità a specializzarsi.
Quasi tutti in futuro nell’arco della vita dovranno cambiarè la loro professionalità: scommettere sulle proprie qualità è quindi il miglior modo di affrontare le scelte di orientamento.
6.2 – Cosa si chiede ai docenti
Ai docenti l’impresa chiede particolarmente:
- il superamento della scarsa conoscenza e della diffidenza esistente nella scuola sia nei programmi che nella cultura in generale, verso i problemi economici;
la motivazione al loro ruolo essenziale di formatori e orientatori dei giovani (la scuola deve formare giovani preparati e dar loro gli strumenti della conoscenza; la fabbrica e il lavoro daranno loro l’esperienza e la specializzazione, basate anche sulle conoscenze scolastiche).
7 – Conclusioni
È necessario superare alcuni luoghi comuni quali ad esempio: titolo di studio come punto di arrivo, posto fisso e garantito.
I giovani devono essere educati alla disponibilità ad imparare anche dopo la conclusione degli studi e, in questa situazione di mutamenti frammentari e complessi, ad adeguare la loro identità professionale.
Dobbiamo preparare i giovani a vivere in un mondo in cui la sicurezza del posto di lavoro sarà principalmente in funzione della professionalità che i singoli saranno in grado di esprimere in un mondo in cui la garanzia sarà piuttosto collettiva che individuale e dipenderà dalla efficienza della Società nel suo complesso.
Oggi molti giovani sono scoraggiati; a volte rinunciano alla ricerca di un lavoro — tanto non si trova — oppure continuano gli studi intesi come « area di parcheggio ».
Forse anche in questo settore la nostra Istituzione, che ha esercitato ed esercita una influenza enorme sui destini degli esseri umani, che favorisce e promuove l’evoluzione dell’uomo attraverso il sempre maggior perfezionamento delle sue conoscenze e delle sue capacità, può in un contesto così ricco e problematico, portare un decisivo contributo.
L’avvenire non si prevede, si costruisce!!!
Non rimane memoria delle cose di altri tempi e di quel che succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi.
Ecclesiaste 1.11
Quando sarà venuta l’ora vorrei essere composto in una cassa di pino — tavole fresche di segheria, ruvide e schiette, che non abbiano conosciuto pialla.
Vorrei essere cremato, disperdermi in fumo nell’aria, le ceneri in mare, per rientrare nel Ciclo senza lasciare obblighi — neppure di un ricordo di circostanza.
Vorrei che, stringendo gli occhi colpiti da un’onda più alta, a qualcuno, qualche volta, venisse di pensare toh è lui, il solito, che vuole accertarsi che la randa sia ben tesata, il fiocco ben cazzato.
Vorrei che, semisbilanciato da un colpo di favonio che si infila giù per il canalone qualcuno, qualche volta, dicesse ecco è lui, al solito, che vuole accertarsi che il cordino da valanga sia ben filato.
E vorrei che, qualche volta, l’impeccabile testolina grigia si sollevasse dall’ago al fremere della tenda tra studio e faggio e gli occhi verdemare azzurrocielo dicessero sorridendo: è lui.
E ho detto in cuor mio anche questa è vanità.
Ecclesiaste 2.16
Di ignoto, a cura di Dighatapassi
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