L’arte del silenzio e dell’ascolto di Roberto Pesce
Alcuni anni fa ho colto, su una rivista massonica, una frase lapidaria che mi ha colpito: «il silenzio è meditazione, l’ascolto è ricezione e fra essi c’è il dinamismo della parola».
Queste poche parole mi sono rimaste impresse e su esse ho maturato, con la frequentazione di numerose Logge e con la presenza a tante cerimonie di iniziazione, un continuo ma sempre più profondo accostamento con i valori e i comportamenti massonici.
L’apprendista — lo dicono i rituali — deve ascoltare in silenzio, ma anche i Fratelli dei gradi successivi, sino al punto più alto della piramide gerarchica, hanno il dovere di ascoltare in silenzio, oltre al diritto di essere ascoltati in silenzio, perché la prima qualità di un Libero Muratore è di accettare e di vedere accettate le proprie idee. Il profano che si accosta alla Massoneria viene lasciato subito nel silenzio del Gabinetto di riflessione perché ascolti le «voci di dentro», perché risponda scrivendo, senza parlare se non con se stesso, ad alcune domande che possono condensare, nelle risposte, tutta la sua interiorità. E quando viene introdotto nel Tempio, privato simbolicamente dei suoi averi personali e della sua forza profana, non fa che ascoltare una voce che lo introduce nei princìpi della Muratoria e gli pone un primo gravoso impegno di meditare su quanto gli viene offerto e richiesto.
Sospinto verso il silenzio proprio e l’ascolto degli altri, il Massone riceve continui inviti alla riflessione ed impara soprattutto ad applicare due princìpi che lo accompagneranno per tutta la vita, non solo all’interno dell’istituzione, ma anche nelle attività profane, là dove dominano ormai la sopraffazione psicologica e la rissa verbale; ascoltare attentamente il Fratello che espone le sue idee e ci offre sovente qualcosa di nuovo su cui meditare, vuol dire anche essere tolleranti e solidali.
La tolleranza, lo abbiamo detto e scritto in molti, nasce dalla comprensione che abbiamo per la persona e per l’opinione altrui; e la solidarietà, a sua volta, proviene dal sentimento tutto massonico di aiutare il simile che cerca sulla strada della Vita il sostegno di un compagno di viaggio che lo ascolti e lo capisca.
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Come non concludere che il silenzio e l’ascolto sono sfaccettature di due cardini del comportamento massonico?
Ascoltare tacendo (o tacere ascoltando) è espressione di un movimento interiore che sconfina nell’arte e che non è consentito a chi non si predispone a ricevere con attenzione e comprensione la parola dei suoi simili, offrendo loro in un secondo momento la propria visione ed il proprio conforto.
L’Apprendista tace, il Compagno esprime una sua opinione, il Maestro insegna; ma tutti e tre ascoltano sempre, e sempre in silenzio, il Fratello che parla, chiede, rappresenta qualcosa di suo.
Il grande Fratello Mozart diceva che «in musica i silenzi sono più importanti dei suoni, poiché è nei silenzi che la forma musicale trova il proprio compimento»; riportiamo questa felice espressione alla vita quotidiana, ascoltiamo le voci spesso rumorose o indistinte che ci assalgono, selezioniamo tutto quello che può dare forza al nostro pensiero e può essere ribaltato verso una migliore comprensione fra gli esseri umani.
Se riusciremo a fare tutto questo, in umiltà interiore ma senza perdere la personalità, potremo dire di essere sulla buona strada per diventare veri Massoni.
Del resto e in conclusione, chi ha mai affermato che la Massoneria è una strada facile da percorrere?
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