NEL SENSO ESTETICO

NEL SENSO ESTETICO

E un giorno di inizio primavera, sono in campagna. Di fronte a me l’orizzonte è grandioso, e posso ammirare le onde di verdi colline e più in là la maestosa catena di montagne, molto innevate, sublimi, uno stimolo per la mia immaginazione. Il cielo è intensamente azzurro, non offuscato dallo smog.

Di fronte ad un simile spettacolo viene spontaneo riflettere sulla bellezza, sul senso estetico. Riflessione sollecitata, acuita dalle macchie di colore rosso, rosa, giallo, dei primi tulipani, eleganti sul loro stelo verde pallido, dalle modeste commoventi pratoline bianche, da questo verde ancora intatto e fresco di inizio primavera.


Le città in cui oggi viviamo sono ormai invivibili: contaminate dallo smog, dall’intenso traffico, dall’incuria della gente che molto spesso non le ama abbastanza, soltanto le usa, che non sa e non vuole vedere. Città che sono pur scrigni di bellezza, ma nelle quali questa bellezza è tenuta nascosta, è ignorata. Come accade in certe abitazioni nelle quali splendidi mobili e ornamenti sono nascosti da inutili e banali suppellettili, che le involgariscono, le imbruttiscono.

Il senso estetico è molto spesso un innato dono di natura, e il fortunato mortale che lo possiede può godere di gioie infinite. Un chimico sa come manipolare e trasformare i prodotti, l’economista elabora grafici e dal loro zig-zag prevede crisi monetarie o lo sviluppo della ricchezza di un paese. Professioni indubbiamente utili, come lo sono tutte le professioni che aiutano il progresso. Ma la ricerca della bellezza non è ricerca di guadagno, è un dono del tutto gratuito, infinitamente prezioso per chi la sa trovare, la vuole trovare. La gioia che ci può dare la vista di un fascio di rose elegantemente sistemate in un vaso, un raggio di sole attraverso i vetri della finestra, l’azzurro intenso del cielo, il volo di un uccello, un bosco verde cupo, tutto lo spettacolo grandioso, variopinto, Intenso della natura.

Il senso estetico. In alcuni è istintivo, in altri più nascosto, assopito e che pur può essere improvvisamente risvegliato in una felice pausa nella corsa sfrenata della vita.

E un dono dell’anima. Non si sofferma sulla composizione chimica degli oggetti, ma vede la forma, il colore, la luce. Non indaga sulle leggi della creazione ma indugia sulle gioie della creazione. E una ricerca artistica e intuitiva, che non richiede il sapere, ma il saper vedere. Un geologo, uno scienziato che studia la composizione delle piante e delle rocce non è sempre in grado di rendere artisticamente; poeticamente le forme, i colori come invece hanno saputo superlativamente fare Leonardo, Tintoretto, Turner con qualche colpo di pennello. Penso che le sensazioni così dette inutili siano le più potenti, le più squisite.

I nostri sensi• — il tatto, l’olfatto, il gusto, la vista, l’udito — sono serVitori della nostra vita e strumenti per preservarla. Hanno una funzione fisiologica e ci guidano alla ricerca di quanto ci è necessario. Ma questi strumenti ci regalano anche sensazioni profonde e raffinate che spesso, inconsciamente, ci accompagnano per tutta la vita e rimangono parte del nostro essere, della nostra sensibilità.

Con il ragionamento filosofi, psicologi possono spiegare molte cose, l’universo, la sua evoluzione. Ma definiscono apparenze il fremito delle foglie, i limpidi ruscelli scroscianti, la fiamma dello sguardo, il palpito delle palpebre. Apparenze a cui tuttavia noi dobbiamo molte nostre sensazioni. E anche molte nostre decisioni e debolezze. L’apparenza della gloria, l’apparenza dell’amore.

Il filo dei miei pensieri potrebbe continuare a lungo. Il contrasto fra corpo e anima, fra concretezza ed intuizione, fra logica, ricerca e sentimento. Il nostro complicato io che deve cercare e possibilmente trovare un ampio sbocco di liberazione, come il fiume che sfocia nell’ immenso oceano. Un oceano dove può trovare poesia, bellezza, sentimento, pace, liberazione, conciliazione.

Fortunato chi tutto questo tenta di trovare. Fortunato chi lo trova

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