L’ERRORE È UNA FORZA?

L’ERRORE È UNA FORZA?

Da che l’uomo è al mondo, ha sempre cercato la verità. Il dubbio, l’interrogativo, è la Caratteristica dell’uomo e dimostra, come ben vide il Dewey, il suo stato di precarietà, ma il bisogno di scoprire la verità attesta la sua sete d’Iddio, la sua origine di figlio di Dio, la sua ansi a e la necessità di ritornare a Dio.

Non basta essere nel precario, nell’instabile, nell’incerto, per volere la sicurezza, il certo: si potrebbe essere nel dubbio ed essere paghi di stare nel «dubbio: chi, qual forza ci spinge a scervellarci, a torturare le nostre facoltà; chi è che non ci lascia star quieti, a bearci della nostra ignoranza e limitatezza, a oziare nei nostri piaceri vani, se non il richiamo prepotente del divino ch’è in noi, al divino che vive in tutto l’universo e che è eterno nel suo e nostro Creatore?

Così, affannato viaggiatore alla volta dell’essere, l’uomo alza la vela della sua barca a navigare, da secoli, nei più ignoti e difficili mari; e se uno vi fa naufragio o si ferma, l’altro gli subentra, raccogliendo la sua eredità e portando oltre la sua bandiera. Così la civiltà, il progresso, sono il frutto di tale navigazione nell’universo del cuore e in quello del mondo, degli astri; così l’esperimento scientifico, che sancisce una ricerca e porta prove ad una verità, non ferma » la verità, che è perfettibile perché umana, e che può essere e che viene ad essere superata o completata da un’ altra verità magari alla prima concatenata o ad essa opposta. La dialettica dei contrari, la logica degli opposti, trovano qui la loro ragion d’essere e ogni considerazione ha il suo lato di credibilità e di verità. Non esiste l’errore nell ‘uomo, se non per sofisma: esistono soltanto verità più grossolane e altre più raffinate, verità parziali, unilaterali, appena abbozzate o monche. L’errore suppone la controparte di una verità perfetta, che solo Dio può dare: è l’orgogliosa ragione che ci fa parlare di verità e di errori umani; più umilmente dobbiamo dire di ipotesi e di correzioni, pure ipotetiche, di tali ipotesi. Ove l’uomo si adagiasse, perché ha raggiunto la verità, egli si metterebbe fuori di questo mondo.

Non l’errore quindi, ma il bisogno della verità e la coscienza della possibilità di essa, fanno muovere il creato. Corriamo quindi il rischio di agire sotto una continua e perpetua illusione, se non ci fosse un dato di l’alto a confortarci e ad impegnarci a proseguire: l’uomo NON può fare a meno di’ essere così com’è e che altro non gli resterebbe, né egli potrebbe fare, segno, anche questo, di un ordine e di un comando a cui nulla e nessuno possono sottrarsi pena la confusione, il dissenso con noi stessi, l’angoscia, il terrore e la morte o annientamento dello spirito vitale, che si rinnega. L’autodistruzione dell’uomo sarebbe il risultato di una simile follia, che affiora, ogni tanto, come superficialità, passività, insensibilità ai valori, ai doveri, all’attività (dono divino, che – come vide Froebel – ci rende simili a Dio creatore), segno di un’epoca che si spegne (come, per tanti versi, si delinea purtroppo, la nostra e come, per altri versi, non è certamente quella di popoli che a noi, europei stanchi e disfatti, subentreranno nella secolare, ciclica e alterna altalena e fortuna, delle sorti delle umane genti).

E ancora uomo, difatti, quell’essere che vediamo sul tram, allo sportello di un ufficio, al volante di una macchina, allo specchio, animato solo dal proprio egoismo, preso nel vortice dei proprii interessi materiali e delle proprie passioni, indifferente al gregge che gli formicola attorno?

L’uomo sta distruggendo l’uomo: questa è l’incredibile (e spaventosa) constatazione che possiamo fare; l’uomo annienta se stesso, perché non avverte più l’unica ragione di vita: la ricerca della verità, l’affermazione e la difesa di essa e cioè della sua libertà, dignità, umanità, spiritualità, lealtà, sincerità, del suo onore. « L ‘uomo sta mentendo a se stesso: ecco l ‘errore » (e questo è vero errore, perché contraddice una verità divina), che non è certo fonte di nessuna azione, di nessun stimolo a superarsi, a mutare le condizioni del mondo.

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