REALTA’ E PROSPETTIVE DELLA MASSONERIA ITLIANA

REALT

Relazione del Fr  LINO SALVINI

Carissimi Fratelli, la nostra relazione ha lo scopo di proporVi una attenta e cosciente disamina dei problemi più attuali dell’istituzione e di presentarvi il nostro pensiero affinché non venga erroneamente interpretato per indirette ed inesatte affermazioni che ci possono essere attribuite.

Presentarsi alla Istituzione con un programma per il quale i Fratelli possano esprimere una scelta responsabile ci sembra un evento auspicabile e caratterizzante il nostro costume. Quando in un qualsiasi ambiente vi sono elezioni per indicare i responsabili, quando una costituzione le prevede, queste debbono avvenire su dei programmi e non sugli uomini, perché vittorie e sconfitte acquisiscono in tal modo ben altro significato.

La preferenza deve essere data al sistema di impostare le cose da parte dei candidati, al loro modo di operare e non alle loro doti fisiche e sociali, I Fratelli debbono poter influire sul futuro della propria organizzazione, scegliendo con i candidati, anche l’impostazione della operatività.

Sappiamo che qualcuno può scandalizzarsi all ‘idea di programmi validi per la Massoneria, per una Istituzione che non può e non deve essere inventata, per una Istituzione che è universale, sicché non è lecito che ogni Comunione nazionale possa far l’uso che vuole del nome di Massoneria.

A questi Fratelli dobbiamo precisare che, se la Massoneria non deve essere inventata, non c’è dubbio peraltro che nei secoli si è modificata nei caratteri non determinanti. Sono i caratteri fondamentali che fanno sì che una Comunione nazionale possa essere riconosciuta nell’ ambito della Istituzione universale. È l’osservanza degli Antichi Doveri che indicano come operarono sempre i Liberi Muratori dal principio del mondo fino ad ora e così sino alla fine, che costituisce l’essenza della Massoneria.

Ma i caratteri secondari possono essere diversi da paese a paese per concause ambientali, per quelli stessi motivi che fanno sì che ogni Loggia abbia un carattere unitario di espressione autonoma, indipendente, che la contraddistingue.

Questi caratteri secondari si modificano col tempo e con l’ambiente, ed è bene che sia così, perché altrimenti si determinerebbe un disinserimento della Istituzione dal mondo in cui opera. Non ha forse avvertito anche la Chiesa Cattolica la necessità di adattare le strutture esteriori e quelle organizzative ai tempi ed al carattere degli uomini attuali?

La Massoneria deve inserirsi nel mondo contingente al fine di attuare quei principi che essa proclama nelle proprie Costituzioni.

Infatti, nell’art. I si dice che essa: « intende alla elevazione morale, materiale e spirituale dell’uomo e della umana famiglia»; e nell’art. 2: « …propugna il principio democratico nell’ordine politico e sociale ».

E chiaro che oggi per noi questi fini sono difficilmente realizzabili per le strutture organizzative che possediamo le quali, se ancora fortunatamente sono (anche se non dappertutto) idonee a far sì che i Liberi Muratori possano riunirsi per lavorare e perfezionarsi nei misteri dell’Antica Scienza, non sono certo idonee per determinare l’inserimento della Istituzione nella società, né per divulgare efficacemente quelle nozioni che possono essere utili alla concretizzazione degli scopi succitati.

Ecco perché ci sembra opportuno che il programma di coloro che oggi si presentano per reggere le sorti della nostra Istituzione sia prevalentemente organizzativo al fine di dare ad essa un carattere di dignità e di forza tale da permetterle di svolgere, nel nostro paese, la funzione storica che vi ha svolto nei secoli passati e che ancora svolge in tutto il mondo.

Al fine di dare un ordine alla nostra esposizione e permettere una più facile comprensibilità dei nostri intenti, esamineremo una per una le strutture massoniche precisate dalle Costituzioni e dal Regolamento, per osservare come la realtà si discosti dalle defmizioni programmatiche e precisare come riteniamo si debba operare per determinare la realizzazione di quanto ci siamo imposti approvando i nostri testi legislativi.

SUI CORPI MASSONICI

Sui Liberi Muratori

Non è possibile che la Massoneria Italiana mantenga quei caratteri fondamentali che ne determinano un logico inserimento nella Comunione universale se non si attua con serietà e severità la caratteristica fondamentale di ciascun Fratello che è basata sull’assolvimento dei propri doveri verso I ‘Istituzione.

Nei tempi antichi, dicono i Landmarks, nessun Maestro o Compagno o Apprendista poteva mancare alle adunanze senza incorrere in severa censura, salvo che il Venerabile non avesse potuto accertare le ragioni plausibili che gli impedivano d’intervenirvi.

Oggi si tollera un assenteismo spesso abituale, facilitato peraltro anche dal concetto che l’osservanza dei lavori delle Camere Rituali possa soddisfare a tutte le esigenze dei doveri

massonici.

In realtà, chi non assolve ai doveri entro la Loggia, non dimostra una formazione massonica sufficiente e non si comprende come possa aspirare a perfezionarsi nell ‘ambito dei Riti. Solo la presenza costante dei Fratelli ai lavori può determinare la formazione di una catena fraterna con quei   rapporti di amore che costituiscono il substrato su cui svolgere il lavoro esoterico.

La tolleranza costante dell’indisciplina dei Fratelli distrugge la Loggia in quanto il difetto si propaga ai neofiti che presto comprendono la possibilità di assecondare una pigrizia facilitata dal fatto che i lavori di Loggia, per l’assenza dei Maestri più capaci, sono diminuiti nel loro valore intrinseco.

Troppo spesso poi, per risolvere dei problemi ormai insolubili, si ricorre, con una interpretazione errata e spesso incostituzionale, all ‘istituto del sonno. Questo dovrebbe esser concesso soltanto a coloro che non possono più frequentare la Loggia o per motivi di malattia, o per vari impedimenti sempre e comunque estranei alla volontà. Quando l’allontanamento è dovuto a motivi ideologici o a trascuratezza, sempre il Tribunale di Loggia deve giudicare il Fratello, avvalorando il presupposto che l’iniziazione è una dote indelebile e che la Massoneria non è una qualsiasi organizzazione profana nella quale si entra e da cui si sorte con leggerezza e per convenienza.

Oltre tutto, la procedura costituzionale mette al sicuro i Fratelli dalle irregolarità in cui a volte incorrono. E capitato anche recentemente che Fratelli, allontanatisi dalla propria sede per motivi di studio o di lavoro, al momento di iscriversi alla Loggia della nuova sede abbiano appreso di non avere più la prerogativa massonica. Non crediamo occorra alcun commento per comprendere la gravita del gesto compiuto da quelle Logge che concedono il sonno a chi non l’ha richiesto, sostituendosi agli organi giudiziari che solo garantiscono una possibilità di difesa al Fratello a volte ingiustamente sospettato di negligenza.

E presumibile peraltro che, di fronte alla coscienza che per motivi di leggerezza si viene espulsi, molti Fratelli rivedano la propria posizione e comunque è certo che, se la Massoneria userà la severità che più si addice alle sue tradizioni, più difficilmente si insinuerà nell’animo dei Fratelli il tarlo della pigrizia e della noncuranza.

Uno dei principali motivi del fallimento di alcune vocazioni massoniche è la frustrazione dello slancio generoso con cui i neofiti si avvicinano alla Loggia, con l’intendimento di aiutare l’umanità a trovare la via del nostro trinomio: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.

C’è, insieme al desiderio di ritrovare un ideale in cui credere, in un’epoca in cui la società dei consumi ha distrutto tutte le vecchie convinzioni, la volontà di operare.

Noi parleremo di questo argomento in altra parte, ma vogliamo anche qui raccomandare che nella Loggia, nell’Oriente, nei Collegi si faccia il possibile per dare ai Fratelli la possibilità di esprimere e dare la loro personalità all’Istituzione, permettendo loro di operare per l’umanità nei campi e nei modi a loro congeniali.

Altro motivo di crisi interiore è poi rappresentato dal fatto che troppo spesso non viene nelle Logge curata quella assistenza fraterna che è stata promessa al momento dell’iniziamone e che è uno dei diritti e dei doveri fondamentali del massone: « Ogni Fratello ha diritto di essere accolto con amore e se si trova in bisogno deve essere aiutato o gli deve essere indicato il mezzo per trovare aiuti. Dovrà essere impiegato al più presto possibile, oppure raccomandato per trovare una occupazione. Si dovrà insomma fare per lui tutto ciò che sia nel limite delle proprie facoltà, tenendo anche presente che se è dovere aiutare chi ha necessità, maggior dovere è quello di aiutare un Fratello non tralasciando mai di praticare l’amore fratemo che è la base, il principio, il cemento e la gloria di questa antica Fratellanza ». (LANDMARKS).

Ci sembra anche che il Fratello deve essere aiutato ad esprimere ciò che ha appreso, nella società al livello più adeguato. E chiaro che tutto questo deve svolgersi i limi • le nostre facoltà, ma sta a noi potenziare al massimo queste facoltà con una organizzazione centrale efficiente.

Le Logge

La Loggia è la sede nella quale si esplica l’essenza della vita massonica. E chiaro che quando il funzionamento delle Logge non corrisponde ai presupposti teorici e costituzionali, la Massoneria non esercita alcuna delle proprie prerogative. Anche in questo caso occorre una maggiore severità ed una maggiore serietà da parte degli organi preposti al governo dell’Ordine. Quando un atto chirurgico è necessario, esso deve essere realizzato anche se comporta dolore ed una momentanea infermità, perché solo così è possibile realizzare una ripresa salutare dell’organismo. Certo è che prima dovrà essere allestito tutto il corredo terapeutico che può rendere superfluo l’intervento o che per lo meno può assicurare a questo un esito felice.

Non è un mistero che oggi nella nostra Comunione una notevole anche se non maggioritaria — parte delle Logge non lavora in modo efficace ed a volte non lavora per niente. Al determinismo di tale incresciosa situazione partecipa da una parte, il deterioramento o l’invecchiamento di alcune istituzioni centrali, dall’altra, la difficoltà di inserimento di organismi nuovi che devono trovare il loro spazio ed un valido assestamento,

Il Consiglio dell’Ordine, che pure ha svolto una valida e congeniale funzione di interpretazione legislativa, si è dimostrato inefficace nel determinismo di un concreto rapporto fra il centro e la periferia e nella funzione di controllo e di incentivazione del lavoro delle Logge, fino ad oggi quasi costantemente abbandonate a se stesse, a volte controllate, quasi mai aiutate.

L’avvento dei Collegi Circoscrizionali — dove questi hanno potuto funzionare — ha determinato un efficace coordinamento, un controllo ed una gestione collegiale di tutte le Logge, sicché in queste regioni difficilmente hanno valore le critiche su esposte. Ma in quelle sedi dove i Collegi sono stati accettati per ubbidienza ma non assimilati, le cose continuano a non andar bene. Qui concorre alla mancata espressione della collegialità la gelosia di prerogative rituali, l’errata convinzione che gl’incarichi costituiscono motivo di onore più che di onere, sicché si scelgono uomini di grande dignità e storia, ma non capaci di quella precipua operatività che gl’incarichi massonici richiedono. Chi ha tenuto il maglietto di un’officina sa quanto sia necessario sentire l’afflato e la collaborazione costante degli organi collegiali. Ma quest’ultima è in particolar modo utile per il determinismo del normale svolgimento dei lavori e delle funzioni della Officina che deve essere continuamente stimolata a non derogare da quanto stabiliscono le Costituzioni ed il Regolamento. Solo se tutte le Officine riusciranno a formalizzarsi, noi potremo operare alla organizzazione di una Massoneria reale ed efficiente.

Loggia «P»

Non è un mistero che oggi questo importante organismo massonico è fonte di preoccupazione e di critiche da parte di tutti i Fratelli, argomento costante delle varie Grandi Logge e di numerosi Consigli dell’Ordine. Si ritiene che l’appartenenza a tale Officina determini un’accettazione parziale dell’appartenenza massonica e dei doveri che questa impone e una rivendicazione peraltro di tutti i diritti di cui godono i massoni militanti nelle normali Officine. A questa poi vengono demandati tutti coloro che per carattere o per motivi particolari creano difficoltà al funzionamento interno delle Logge.

Purtroppo, la P2 è una esigenza del nostro paese in cui ancora non esistono le garanzie di libertà di espressione e di sereno giudizio, ma è auspicabile che giunga presto il giorno in cui ognuno possa essere Massone alla luce del sole senza temere che questa caratteristica possa nuocere al giudizio sul suo operato e sulla sua personalità. Per il momento però l’esistenza di questa Loggia è logica, anche se deve essere regolamentata e riportata al significato originario.

Infatti la Loggia P2 può anche acquisire, se inquadrata nel significato che ne determinò la costituzione, una funzione molto importante nella vita dell ‘Istituzione. Certo, richiede al suo Maestro Venerabile, il Gran Maestro, una particolare cura e molta parte dell’attenzione e del tempo che egli deve dedicare alla Massoneria.

Spetta al Gran Maestro tenere con ognuno dei Fratelli militanti nella P2 quei rapporti che ogni Maestro Venerabile tiene con ogni Fratello con una cura ed una assiduità molto maggiore. L’educazione massonica di Fratelli che non partecipano ai  rituali è compito molto arduo, anche perché questi difficilmente possono comprendere il fondamento d’amore che solo rende comprensibili molti degli aspetti del pensiero e della vita massonica. Quale Fratello che veramente abbia compreso nel tempo e provata la ricchezza di appartenere alla catena fraterna accetterebbe di vivere la propria essenza massonica segretamente ed isolatamente? Il Gran Maestro deve tenere con i membri della P2 rapporti costanti di fratellanza, al fine di rendere sempre più saldo il legame di questi con la Famiglia ed al fine di sublimare in essi i} sentimento d’amore per essi più difficilmente, come abbiamo detto, conseguibile. Potrà poi curare nella sua saggezza, riunioni di gruppi o anche globali, con esclusione, quando occorra, di qualcuno, tenendo conto però di quanto il contatto diretto fra questi fratelli possa danneggiare il suo lavoro di coordinamento.

Con una tale operatività, e solo con questa, la P 2 può trovare una valida collocazione.

Non si può chiedere al Venerabile della P 2 di curare intimamente i rapporti con troppi Fratelli e per di più dislocati in tutto il paese.

L’appartenenza alla P2 pertanto, dovrebbe essere limitata solo ad uomini che hanno funzioni nazionali di basilare importanza e per cui può essere interesse supremo della Massoneria (l’unico interesse che per noi può aver valore) di una più integra segretezza anche fra i Fratelli della stessa P2.

Tale appartenenza poi, dovrebbe essere limitata al periodo di tempo in cui essi svolgono tali attività d’interesse nazionale, dopo di che il Fratello deve riprendere posto fra le colonne di una normale Officina.

Una particolare copertura di altri Fratelli che hanno funzioni più circoscritte e locali, deve essere compiuta dai singoli Maestri Venerabili e magari dal Collegio Circoscrizionale che può costituire una Loggia a funzionamento normale, ma che per luogo e tempo di riunione goda di una particolare copertura.

I  Collegi Circoscrizionali

I Collegi Circoscrizionali hanno dimostrato, come abbiamo già detto, nelle regioni dove hanno potuto funzionare, una rispondenza forse superiore ai desideri ed ai progetti di coloro che li hanno ideati. Non è stato soltanto il decentramento di alcune funzioni amministrative ed organizzative, ancor più è stato l’instaurarsi di una responsabilizzazione collegiale alla gestione delle cose massoniche nella Circoscrizione. L’attenzione vigile di. tutti i Maestri Venerabili della Circoscrizione, permette l’intervento fraterno a favore di quelle Logge che stentano a trovare il giusto assetto dei lavori. E una generosa emulazione, uno spontaneo concorso degli uni ai lavori degli altri, è un continuo apporto di idee e di suggerimenti che ha reso possibile in alcune regioni la concretizzazione della vera realtà massonica fino a quel momento anche difficilmente intuibile. Un volto nuovo, che nuovo non è, ma che è la realtà di sempre offuscata fino ad oggi da motivi contingenti.

Eppure, vi sono ancora funzioni che rientrano nella potenzialità dei Collegi Circoscrizionali e non ancora realizzate. Da parte degli organi centrali, a questi debbono essere demandate altre funzioni organizzative che in una struttura periferica esplicheranno ben altri risultati. Crediamo che gran parte dei compiti di fratellanza possono essere risolti a livello di Collegio, ad un livello in cui la conoscenza diretta e personale rende spesso superflua la consultazione di archivi e di schedari sempre più avari della realtà. Comunque, dovranno essere autorizzati non solo archivi e schedari regionali, ma ancor più dovranno essere predisposti, costituendo fra l’altro l’unica base possibile per l’efficienza degli archivi e degli schedari nazionali. Forse alcuni ripensamenti della Giunta Esecutiva, apparsi da comunicati limitanti questa prerogativa dei Collegi Circoscrizionali, sono dovuti alla mancanza in alcune sedi di Circoscrizione, di uffici adeguati alla sicura conservazione dei documenti.

Ma gli organi centrali debbono assumersi l’onere di preordinare e di ordinare ai propri organizzati le strutture necessarie al funzionamento di quanto le Costituzioni ed il Regolamento, di cui sono custodi, prevedono. Nel momento in cui si stabilisce la creazione di Collegi Circoscrizionali, nello stesso momento si deve stabilire che questi debbono avere una sede idonea al proprio funzionamento, sicché i Fratelli debbono gravarsi delle spese necessarie. Il discorso è viziato al contrario, quando si esonera un organismo dalle proprie funzioni, perché non ha le strutture idonee, invece di imporgli di assumere le strutture necessarie ad esplicare la propria funzione.

E proprio questo forse, il difetto principale che ha reso fino ad oggi in parte inefficace una Istituzione che ha in sé la capacità di donare al mondo l’apporto di una saggezza e di una esperienza secolare.

A livello regionale è facile intuire i tempi e i modi di un inserimento sempre più efficace nel mondo profano, sia per un proselitismo qualitativamente e quantitativamente concreto, sia per una sempre maggiore diffusione dell’idea massonica. Particolare cura dovrà essere dedicata a questo fine alla preparazione dei Fratelli, concedendo ad esempio alle Logge un elenco completo e sempre aggiornato dei Fratelli idonei a trattare particolari argomenti, dal quale i Maestri Venerabili potranno scegliere i più idonei ai lavori della propria Officina; organizzando studi e seminari di interesse settoriale a cui far convergere tutti i Fratelli che si occupano del settore, al fine di aver chiaro il tipo di azione da svolgere in questo nell’interesse della umanità; organizzando manifestazioni di vario tipo a cui possono partecipare i Fratelli, meglio se con le loro famiglie, di tutta la regione, al fine di determinare fra loro un maggior legame fraterno.

Una regione occupa uno spazio di territorio in molte cose autosufficiente, la cui superficie permette con i mezzi di comunicazione e di locomozione attuale, un lavoro unitario. Se i Collegi lavoreranno bene, sarà possibile in ogni momento agli organi centrali, convocando i responsabili, avere una visione chiara e reale di tutto il paese.

Un Consiglio dei Presidenti Circoscrizionali non è previsto dalle Costituzioni e dal Regolamento e pertanto non può avere funzioni amministrative o legislative. Può però assumere un’importante funzione organizzativa, costituendo una Commissione permanente per la quale la Giunta può essere periodicamente e costantemente informata sulla vita massonica del paese.

Già abbiamo detto come i Collegi Circoscrizionali, in parte completino la funzione sino ad oggi data ai Consiglieri dell’Ordine, vivendo il Collegio direttamente la vita di quelle Officine che gli competono. E ovvio pertanto concepire che la riunione dei Presidenti dei singoli Collegi permetta di poter avere una visione completa del mosaico nazionale.

Consiglio dell ‘Ordine

Il Consiglio dell’Ordine deve essere reso più idoneo a svolgere gli importanti compiti che la Costituzione gli affida, pretendendo una frequenza costante dei suoi membri ai lavori del Consiglio stesso. Anche in questo caso, al momento di indire le elezioni, sarà bene ricordare ai Fratelli di far cadere la loro scelta su quei candidati che essi ritengono più idonei a svolgere il lavoro che viene loro affidato e non votare soltanto in base al sentimento o alla stima dei meriti conseguiti dal candidato in epoche precedenti.

Eleggere un Fratello ad una carica, non vuoi dire insignirlo di un riconoscimento prestigioso, ma piuttosto richiedere un ulteriore sacrificio a vantaggio della Famiglia e della umanità.

Il Consiglio dell ‘Ordine è un vero e proprio Parlamento democratico della Massoneria che esso rappresenta in sede legislativa ed amministrativa nei periodi di tempo intercorrenti tra una Gran Loggia e un’altra. È necessario che i Consiglieri dell’Ordine si dedichino esclusivamente a questa attività e che vengano almeno in parte liberati da altri compiti oggi divenuti inattuali per la creazione di nuovi organismi.

Che significato può oggi avere la riunione regionale dei Consiglieri dell’Ordine « al fine di coordinare l’azione delle Logge », quando questo compito viene svolto, come abbiamo già detto, in modo efficiente dai Collegi Circoscrizionali? Essi parteciperanno ai lavori dei Collegi stessi apportando il contributo della loro esperienza.

Gran Magistero e Giunta

Noi trattiamo Insieme questi due argomenti costituzionali perché oggt riteniamo che la loro funzione debba essere il più possibile articolata e collegiale nelle funzioni organizzative, amministrative e politiche, intendendo con quest’ultimo termine gli atti che riguardano i rapporti dell’istituzione con gli organismi massonici e para massonici, i rapporti con le Massonerie degli altri paesi, i rapporti con il mondo profano

La Giunta Esecutiva deve rappresentare un vero e propr10 governo massonico nel quale i compiti debbono essere suddivisi fra i vari membri tutti responsabilizzati alla gestione delle cose.

Il GRAN MAESTRO, a prescindere dalle prerogative che gli concede la Costituzione, è di questo consesso il Presidente e coordinatore e pertanto dovrebbe delegare il maggior numero possibile di funzioni specifiche agli altri membri della Giunta al fine di mantenere il suo spazio

 programmatico e di coordinamento.

La suddivisione dei compiti fra i membri della Giunta non può essere basata su principi statici e generali, ma deve tener conto delle caratteristiche personali dei componenti, restando peraltro salvi in linea di massima i compiti stabiliti dall ‘art. 155 del Regolamento.

Per la eventuale Giunta che ci riguarda.

Il 1 0 GRAN MAESTRO AGGIUNTO dovrebbe assumere tutte le responsabilità del funzionamento interno degli organi costituzionali, curando i rapporti con i Collegi Circoscrizionali e con le Logge.

Il 20 GRAN MAESTRO AGGIUNTO dovrebbe occuparsi della realizzazione delle scelte politiche (nel senso del significato suddetto della parola) curando in particolar modo i rapporti con le Comunioni Estere.

AI 1 0 GRAN SORVEGLIANTE già il Regolamento attribuisce la funzione dell’osservanza del lavoro rituale dell ‘Istituzione e la possibilità di rappresentare la Giunta Esecutiva in ogni riunione rituale nella quale possono essere dibattuti argomenti di interesse nazionale.

Al 2 0 GRAN SORVEGLIANTE il compito di organizzare la diffusione delle idee massoniche con organi di stampa anche della Massoneria, con manifestazioni pubbliche, restando peraltro al Gran Maestro la prerogativa di essere l’unico a poter parlare a nome della Massoneria a titolo ufficiale.

Il GRANDE ORATORE, quale custode della legge, controlla il funzionamento di tutti i Tribunali massonici e verifica che vengano applicate le proposizioni della Costituzione e del Regolamento, intervenendo ogni qualvolta si travisi nelle disposizioni il significato della volontà del popolo massonico come fu espressa nelle determinazioni legislative.

Al GRANDE ORATORE AGGIUNTO il compito di controllare l’istituzionalità   di tutte le funzioni degli organi massonici ed il controllo della legittimità degli atti espressi.

Il GRAN SEGRETARIO deve curare lo svolgimento di tutte le pratiche organizzative e protocollari.

Al GRAN SEGRETARIO AGGIUNTO il compito di curare gli archivi in senso moderno ed adeguato.

Al GRAN TESORIERE il compito di controllare la corretta gestione amministrativa e finanziaria dell ‘Istituzione.

Al GRAN TESORIERE AGGIUN[O il compito di curare la gestione delle attività collegate.

Costituzionali i compiti degli ARCHITETTI REVISORI.

Ad uno dei membri della Giunta nominati dal Consiglio dell ‘Ordine, possono essere affidati i rapporti con il Consiglio stesso e la preparazione dei lavori del Consiglio.

All’altro, il controllo delle Commissioni di esperti e delle Fratellanze.

E questo che abbiamo presentato un elenco arido di compiti che peraltro verranno volta a volta integrati da quanto esporremo sui singoli argomenti in tema di prospettive per il governo dell ‘ordine.

PROSPETTIVE PER IL GOVERNO DELL’ORDINE

Rapporti con le Comunioni Estere

Uno dei più grandi meriti di coloro che hanno retto le sorti della nostra Istituzione dalla ripresa ad oggi, è quello di aver saputo reinserirla nell’ambito della vita massonica internazionale. Oggi, il Grande Oriente d’Italia ha (Garanti d’ Amicizia con numerose ed importanti Grandi Logge il cui riconoscimento stabilisce, oltre tutto, una relazione indiretta anche con altre Grandi Logge che non hanno immediati rapporti di amicizia con noi, ma sono legate a quelle che sono a noi collegate.

Tutto ciò permette che la nostra giurisdizionalità ed i nostri diritti storici siano garantiti da tutte le Grandi Logge del mondo.

Si deve ricordare la saggia regola che in un territorio nazionale può esistere una sola Massoneria e che tutte le altre organizzazioni che possano sorgere in quel territorio, copiando i sistemi di lavoro ed arbitrariamente assegnandosi tale denominazione, sono illegittime e non valide.

Il riconoscimento della giurisdizionalità da parte delle Grandi Logge cui il Grande Architetto è stato così magnanimo da riparmiar la sorte di traversità nazionali così tragiche da costringere all’interruzione degli architettonici lavori, garantisce il riconoscimento della continuità storica del Grande Oriente d’Italia, mai interrotta neanche nei momenti più drammatici.

Certo, è motivo di amarezza rilevare che ancora non esistono rapporti diretti con alcune Grandi Logge ed in particolare con quelle di molti paesi europei.

Le aspirazioni dell’umanità intera tendono alla creazione di Stati sovra nazionali; la necessità di una Europa unita è sempre più attuale, ma la concretizzazione di tali obiettivi passa attraverso la realizzazione di una unità massonica europea che permetta agli uomini liberi di esprimere tempi e modi di questo grande programma.

Per tutti è facile immaginare quale significato avrebbe la creazione di un Convento dei Grandi Maestri Europei simile a quello che riunisce i Grandi Maestri degli Stati Uniti d’America ed è motivo di tristezza constatare le difficoltà che si frappongono alla sua realizzazione.

Tali difficoltà saranno certamente minori se in tutti sarà la convinzione che la base di qualsiasi politica estera della nostra Istituzione può essere diretta soltanto verso le Massonerie legittime dei vari Stati europei.

Forse, il passo necessario per cancellare certe incomunicabilità è più semplice di quanto si creda, meno burocratico anche se richiede il sacrificio di certi sentimenti legati all’evolversi della vita massonica nel nostro paese.

 rapporti intemazionali debbono essere comunque maggiormente curati e debbono divenire costanti, grazie anche all’abnegazione e sacrificio di tutti quei Fratelli che possono per la loro attività profana svolgere una azione più diretta nei vari paesi.

La scelta dei Garanti di Amicizia deve basarsi su questo presupposto e non sul valore storico e localmente rappresentativo di tali Fratelli,

Se avremo (Garanti di Amicizia che possano visitare costantemente i paesi che loro competono, le informazioni saranno più esatte e aggiornate ed i rapporti diventeranno umani e reali.

L’universalità della Massoneria, il legame fraterno fra tutti i Fratelli del mondo debbono acquisire una realtà più concreta.

Rapporti con i Riti

La Massoneria Italiana ha la fortuna di poter concedere ai propri membri più possibilità per il perfezionamento dello spirito massonico permettendo la partecipazione ai lavori dei tre Riti costituzionalmente riconosciuti, E compito però arduo, che richiede enorme dote di saggezza, del Gran Maestro vigilare a che tali benemeriti Istituti non interferiscano materialmente sull’Ordine, mantenendo peraltro la nobile prerogativa di formare l’animo massonico e di determinare pertanto la vera essenza della Istituzione.

Un’interferenza diretta e organizzata sull ‘Ordine è temibile in quanto determinerebbe la

realizzazione di vere e proprie fazioni organizzate con danno incalcolabile e imprevedibile per I ‘unità massonica.

La scelta di uomini a cui viene affidata una funzione basilare, quale il governo dell’Ordine, non può essere fatta per l’appartenenza a questo o a quel Rito, ma per le doti personali, le competenze specifiche, la volontà di dedicare una gran parte del proprio tempo e delle proprie energie all ‘Istituzione.

I Riti, come abbiamo detto, hanno un grande compito formativo da svolgere e l’Ordine ha il dovere di porli nelle condizioni ideali affinché questo compito possa essere realizzato con i massimi risultati.

Nei limiti del possibile e della costituzionalità, deve esser loro concesso tutto ciò che possa semplificare e potenziare la loro azione. Da loro riceveremo i frutti di una ricerca approfondita e costante del Vero, indispensabile giustificazione della operatività per il bene che I ‘Ordine esplica. Ad essi deve essere facilitato il compito di far conoscere ai nuovi Maestri il significato e la finalità di ciascun Rito, affinché il Fratello possa in piena libertà e coscienza scegliere il tipo di lavoro rituale a cui intende dedicarsi. Per questo fine, essi possono avere la possibilità di illustrare il proprio metodo di lavoro ai nuovi Maestri sia con pubblicazioni, sia con riunioni appositamente indette.

Fondamentale è peraltro la coscienza di ogni Maestro che la scelta di un Rito non determina alcuna modificazione dei diritti e dei doveri che restano uguali per ogni massone. E compito dell ‘Ordine tutelare che questo principio sia sempre realtà.

Fratellanze, Commissioni di Lavoro

Come abbiamo detto parlando dei diritti e dei doveri dei massoni, bisogna operare in modo che i Fratelli, in particolar modo i più giovani, sentano appagato con l’appartenenza alla Massoneria l’anelito generoso che li ha spinti a bussare alla porta del Tempio.

Non per tutti è sufficiente il lavoro esoterico compiuto settimanalmente o quindicinalmente per nove mesi l’anno; molti vorrebbero estrinsecare maggiormente la propria personalità e le doti specifiche.

E necessario pertanto promuovere possibilità di lavoro settoriale che oltretutto determinerà almeno tre utili effetti per la Istituzione.

Prima di tutto, la possibilità di avere un consesso di Fratelli esperti di un settore, al quale si può porre quesiti specifici su problemi che l’Istituzione intende affrontare.

La possibilità poi, di essere informati con chiarezza d’ idee dei problemi che travagliano un dato settore.

Infine, la possibilità di poter operare, in esso, un proselitismo più fattivo e concreto.

Da queste commissioni di lavoro potrà anche derivare la costituzione di organizzazioni più ampie quali quelle che noi denominiamo Fratellanze.

A tutti sono noti i benefici effetti ricevuti dalla Istituzione in vitalità ed efficienza organizzativa per la esistenza della Fratellanza delle Arti Sanitarie, della Fratellanza Giuridica, del Gruppo per I ‘Insegnamento. Certamente, le Fratellanze esistenti sono servite a consolidare il legame affettivo fra i vari Fratelli, hanno  una partecipazione più entusiastica non solo ai lavori pratici delle Fratellanze stesse, ma anche e principalmente a quelli esoterici delle Officine.

Abbiamo visto più volte Fratelli tiepidi e scarsamente disciplinati acquisire, con l’appagamento del desiderio di esprimere le proprie possibilità a beneficio dell ‘Istituzione e della umanità, un vigore tutto nuovo nel lavoro massonico essenziale.

Inutile rimarcare poi come l’esistenza delle Fratellanze abbia reso molto più facile agli organismi istituzionali esplicare attività di solidarietà per i Fratelli ed opere di bene e di ordine per I ‘ umanità.

Questo tipo di lavoro deve essere particolarmente incoraggiato e determinato in quei settori nei quali ancora nulla o assai poco è stato operato.

Rapporti con il mondo profano

Viviamo oggi in un tempo in cui sembra che l’umanità abbia almeno parzialmente ed approssimativamente recepito i secolari insegnamenti massonici, come sembra dimostrare un sempre maggiore anelito di libertà e di giustizia, un rifiuto costante dei dogmi e di tabù secolari.

Sembra quasi di intravedere un desiderio di ricerca ed un rifiuto di verità assolutistiche anche in coloro che professano principi che osteggiano quelli propugnati dalla Libera Muratoria. Benché noi guardiamo a certe affermazioni con giusta cautela, poiché riteniamo, che la volontà si dimostra più nelle azioni e nelle opere che nei discorsi programmatici, tuttavia è certo che dal mondo cattolico oggi provengono affermazioni che non possiamo che condividere nella sostanza e che rivelano come in esso qualcosa si muova sotto la spinta del verbo da noi espresso da sempre.

Oggi, che l’umanità rifiuta schemi fissi e ideali precostituiti, oggi che in un neoumanesimo nell’uomo si ricerca l’essenza ed il fine della vita, il nostro metodo di lavoro, il messaggio di amore e di tolleranza che portiamo alla umanità, sembra accolto in tutta la elevatezza del suo significato. Resta ancora da vincere, nel paese in cui viviamo, una diffidenza verso la Massoneria che deriva da superstizione antica, ma anche dal fatto che questa per lungo tempo si è nascosta dietro un velo di mistero e di segreto che, se è in parte giustificato per alcuni iscritti, non lo è altrettanto per l’Istituzione e per il suo pensiero. Là dove la nostra insegna è pubblica, là dove gli uomini preposti alla responsabilità di guida questa esplicano apertamente e vivendo da massoni fra gli uomini, là il mondo si rivolge a noi con fiducia, con stima e serenità.

Ora, dopo la lunga e faticosa ricostruzione, dopo l’incalcolabile danno causato dal fascismo che ha impedito per tanto tempo il lavoro delle Logge ed il fiorire delle iniziazioni, ora che abbiamo maturato uomini che non hanno subito fenomeni di introversione e di umiliazione dell ‘epoca fascista, tomi la Massoneria ad essere, nella luce del sole, guida e speranza per l’umanità intera.

Le nostre sedi di rappresentanza debbono essere note affinché a noi ci si possa rivolgere per richieste di intervento, per richieste di collaborazione, perché venga ricercato il nostro pensiero ed il nostro parere, perché chi voglia esser massone sappia dove è la porta giusta e non si perda nei meandri di un mistero che non può esser desiderato che da psiche patologiche. Chi ci rappresenta, chi rappresenta la Massoneria, deve esprimere la propria e la nostra saggezza più frequentemente, pubblicamente, su argomenti di interesse generale che non si prestino al settarismo, ma che richiamino I ‘attenzione dell ‘opinione pubblica.

La povertà di alcuni popoli, il disagio di alcuni strati sociali, l’educazione dei cittadini, il diritto al lavoro, il diritto dei popoli alla libertà ad esempio, sono argomenti sui quali la Massoneria può e deve dire il suo pensiero, anche se non gli compete suggerire soluzioni tecniche, metodi e tempi.

La Rivista Massonica è molto, ma non è tutto, I nostri responsabili devono trovare la via della stampa e del pubblico dibattito, organizzare simposi, convegni, manifestazioni con uomini di alto prestigio, massoni e non, sugli argomenti di attuale interesse per l’umanità. Entriamo senza timore nella realtà della vita, fra gli uomini, per concretizzare quella loro elevazione morale e materiale per la quale un giorno abbiamo scelto l’acacia.

I massoni debbono partecipare alla vita del paese e portare il beneficio dell’ Arte che hanno appreso, ai meno fortunati ed ai meno capaci affinché la società possa migliorarsi. Non è facilmente comprensibile come da più parti si critichi l’appartenenza dei massoni ai vari partiti politici che nel programma enunciano principi non in contrasto con quelli propugnati dalla Libera Muratoria. E merito della nostra Istituzione aver riportato la democrazia nel nostro paese e pertanto la possibilità che i cittadini potessero partirsi in base alle proprie convinzioni.

Quando il tutto è suddiviso, si formano le parti che si contrappongono, in un paese civile quale noi auspichiamo, in una dialettica democratica e costruttiva.

Si dice che oggi i partiti sono deteriorati per lotte interne di gruppi di potere che ben poco

hanno a che fare con la disputa delle idee. Ma non si pensa che questo avviene perché molti degli uomini migliori non partecipano alla vita politica e non portano l’esempio della loro virtù. E auspicabile che anche a questi settori della vita giunga l’alto insegnamento di umiltà e di tolleranza, ma questo non potrà avvenire se non per la presenza di illustri e preparati Fratelli,

Proselitismo

Non è possibile che in un’epoca che constatiamo più vicina al nostro pensiero di altre, il numero dei massoni italiani sia così modesto e con un’incidenza percentuale inferiore a quella di molti altri paesi.

Non è giusto presupporre che tale stato di cose sia correlato con l’esistenza del Vaticano, perché è facile rilevare come altri movimenti laici, politici e non, abbiano un numero di militanti nettamente superiore al nostro. E non si dica che tale realtà sia dovuta ad una maggiore selezione che noi dobbiamo operare, perché ci rifiutiamo di credere che così pochi siano gli Italiani « puri e senza macchia » e con animo predisposto ad accogliere I ‘insegnamento massonico.

La verità è che troppi sono gelosi del patrimonio iniziatico, troppi sono eccessivamente diffidenti, introversi e presuntuosi; che spesso non è vero che la percentuale media del valore di coloro che sono stati accolti fra le colonne sia superiore a quella dei possibili candidati.

Chi entra fra noi deve imparare a levigare la propria pietra grezza e non può essere già pietra levigata. Doniamo questa possibilità al maggior numero di uomini possibile, purché abbiano le prerogative di onestà, generosità e cultura necessarie per comprendere l’insegnamento esoterico. Chi accetta la responsabilità del maglietto di una Officina, chi accetta di condividerne le responsabilità nella direzione dell’Officina, non deve avere timore a scendere fra la gente a divulgare I ‘Idea cercando i nuovi proseliti.

Organizzazioni spurie

Quando ciascheduno di noi ha bussato alle porte del Tempio è stato spesso solo per un caso fortuito che è stata individuata la strada giusta, essendo in noi reale solo l’interesse di collaborare all’elevazione del Tempio della libertà umana. Dobbiamo pertanto essere comprensivi con coloro che non hanno individuato il battente giusto e lasciare le nostre porte aperte a coloro che hanno ricevuto il valore iniziatico e che intendono partecipare alla catena fraterna.

Mai si potrà parlare di unificazione, perché in Italia una sola può essere la Massoneria e questo ruolo è svolto dal Grande Oriente, ma dovranno esser fatti tutti i tentativi per far sì che il maggior numero possibile di coloro che intendono essere massoni, pur avendo sbagliato obbedienza, possano entrare nella nostra Istituzione. Fra questi, il proselitismo deve essere sempre più intenso ed incisivo e meglio quando sortono  risultati di gruppo, sebbene noi dobbiamo aumentare la nostra vigilanza affinché le colonne non siano insidiate da elementi inidonei alla nostra disciplina.

E fuori di dubbio che questa attenzione non deve trasformarsi in egoistica prosopopea realizzatrice di vere e proprie forche caudine per questi sfortunati che debbono spesso subire indagini e prove ben più severe di quelle richieste per un normale profano.

Anche se riconosciamo che la strada da compiere è lunga, non dobbiamo desistere dall ‘auspicare il giorno in cui non vi sia più alcuna organizzazione che a torto si fregia delle insegne massoniche. E non si dica, per scoraggiare i volenterosi, che comparirà sempre qualcuno capace di dar vita ad una organizzazione spuria, perché è facile comprendere che questa avrebbe una vita molto effimera quando il Grande Oriente d’Italia avesse raggiunto il livello organizzativo che gli compete.

I gruppi spuri che suscitano la nostra attenzione, sono quelli reali ed organizzati che hanno

avuto un’origine storica ed anche una legittimità alle origini per quanto riguarda il R. S.A. A.

Oggi, tutto ciò che è derivato da quella sfortunata circostanza è sicuramente illegittimo; ma ciò non toglie che noi speriamo di veder presto il giorno in cui tutti coloro che sanno di essere Figli della Vedova possano partecipare alla stessa catena fraterna. Certo è che l’immissione nella nostra Obbedienza dovrà avvenire nel rispetto delle Costituzioni e del Regolamento e che qualora dovessero essere fissate delle norme straordinarie, queste potrebbero essere promulgate solo dalla Gran Loggia.

Tradizioni massoniche

La Massoneria pur essendo eminentemente protesa verso il futuro quale associazione tendente, attraverso la meditazione dei propri affiliati affinata nel corso dei lavori di Loggia, a favorire l’evoluzione del pensiero per il progresso dell ‘umanità, non deve e non può dimenticare la sua storia remota e recente, gli uomini che la rappresentarono ed operarono nel suo seno, le affermazioni e gli eventi che, direttamente od indirettamente, scaturirono dalla operosità dei suoi lavori.

Ogni Oriente, ogni Loggia non dovrà perdere occasione per celebrare questi eventi allo scopo di temprare, attraverso gli esempi del passato, lo spirito dei fratelli e, dove possibile e con il consenso del Gran Maestro, tali eventi dovranno essere ricordati al mondo profano attraverso manifestazioni bene organizzate che ricordino le opere e la tradizione laica dell ‘Ordine massonico.

In particolar modo è augurabile che prima dell’insediamento del nuovo governo dell’Ordine, la commissione disposta dalla Gran Loggia del 30/31 marzo 1969 abbia potuto concretamente attuare la deliberazione della Gran Loggia stessa per la celebrazione del 20 settembre 1970.

A distanza di un secolo dal compimento dell ‘unità del Paese, con Roma capitale, sarebbe imperdonabile per la Massoneria italiana non rievocare, con la solennità del caso, la ricorrenza centenaria della presa di Roma, identificandovi la necessaria conclusione ed il termine fatale ed ultimo della vicenda eroica del nostro risorgimento; e soprattutto non reclamare a gran voce dagli attuali reggitori del Paese che la data del 20 settembre sia ripristinata fra le festività nazionali della Patria.

Varrà il discorso pronunziato dal Fratello Giosuè Carducci al Senato del 17 luglio 1895, tuttora valido oggi, a ricordare agli italiani perché, a 25 anni di distanza dalla breccia di Porta Pia, la ricorrenza del 20 settembre fu dichiarata festività civile dai legislatori dell ‘epoca: « Il testamento di gloria dei nostri pensatori, l’eredità di sangue dei nostri padri e fratelli, vi raccomandano, signori senatori, il nome di Roma, la commemorazione perenne del giorno in cui l’Italia poté riabbracciarsi alla sua alma madre, a Roma, non papale, non imperiale, non cosmopolita, a Roma italiana, a Roma intangibile, intangibile a nome dell ‘Italia, della libertà e della scienza ».

Sarà irrinunciabile dovere della Massoneria concorrere validamente col mondo laico italiano a risvegliare intorno alla ricorrenza del 20 settembre, perché il suo ripristino ufficiale fra le festività della Patria sia percorso, a guisa di espiazione per le specifiche responsabilità remote e recenti, dalla volontà unanime del popolo italiano, il sentimento che ispirò i legislatori del 1895 ad inciderne la data tra le ricorrenze più sacre del Paese, a identificare storicamente le dichiarate ragioni di politica antirisorgimentale che indussero il fascismo a cancellare quella stessa data dal calendario ufficiale dello stato fascista ma non certo dal cuore degli italiani, e condannare, infine, severamente, le altre ragioni, di indole queste squisitamente confessionale, che determinarono la maggioranza clericale del Parlamento repubblicano del 1949 a non ripristinare la ricorrenza fra le festività della Patria.

E una occasione questa che, contrariamente a quanto è stato dichiarato da chi, anche fra noi, ha avuto il torto di ignorare il valore della tradizione nella vita dell’Ordine, la Massoneria non dovrebbe perdere.

Comunque, la meditazione e lo studio della storia e delle tradizioni è un compito basilare

per il massone al fine di individuare l’essenza e l’etica dell ‘azione che deve essere proiettata nei tempi futuri.

Allontanarsi dalle tradizioni significherebbe perdere uno dei motivi fondamentali che ci caratterizzano e che giustificano il sacrificio di gran parte della nostra vita agli ideali supremi.

E in questo spirito che il XX Settembre deve essere considerato motivo di profonda meditazione per coloro che reggono le sorti della Massoneria.

Carissimi Fratelli, molti sarebbero ancora gli argomenti che noi dovremmo affrontare nella nostra trattazione sia di ordine teorico che pratico ed organizzativo, ma preferiamo limitare, in questa occasione, l’esame agli argomenti trattati perché la riflessione possa determinare in noi un risultato efficace.

Vi sono particolarmente riconoscente per l’attenzione che mi avete concesso permettendomi di esporre il pensiero su alcuni dei principali temi massonici e sarò particolarmente grato a coloro che vorranno arricchirlo con il contributo della loro esperienza.

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *