UNA ACCUSA
– 1884
Articolo pubblicato il 10 maggio 1884, pochi giorni dopo l’Enciclica del Sommo Pontefice Leone XIII “Humanum Genus” contro la Massoneria, sul “Giornale di Roma” a firma del Cardinale Raphaël Monaco, plenipotenziario della Santa Universale Inquisizione Romana.
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Della Setta dei Massoni
Istruzioni della Santa ed Universale Inquisizione Romana a tutti i Vescovi del Mondo Cattolico.
Per allontanare i gravissimi mali arrecati sia alla Chiesa sia a tutte le classi dei cittadini dalla setta dei muratori e dalle altre che sono da lei originate, N. S. P. il Papa Leone XIII, con un’accorta decisione ha inviato recentemente a tutti i vescovi del mondo intero, la lettera enciclica Humanum genus. In questa lettera, il Santo Padre ha reso pubbliche le dottrine di tali sette, il loro fine e i loro disegni; vi descrive l’impegno che hanno adoperato i Pontefici romani per liberare la famiglia umana da una così nefanda peste; che a sua volta ha bollato con il marchio dell’interdizione e della censura, e suggerisce anche con quale sistema e con quali armi bisogna combatterli, e i provvedimenti per guarire dalle ferite che hanno causato. Considerato che sua Santità ha stimato che tali cure dovranno produrre dei frutti salutari, e che in una questione di così grande importanza le opere, i consigli e le attività di tutti i pastori della chiesa debbono essere impiegati in uno sforzo comune, ha incaricato questa suprema Congregazione della Santa Universale Inquisizione Romana di suggerire ai pastori le misure più efficaci e più opportune. In virtù di questo mandato del Sovrano Pontefice, come è giusto, gli Eminentissimi cardinali che ricoprono con me la funzione di inquisitori generali hanno creduto doveroso impartire queste istruzioni a tutti i vescovi ed agli altri ordinari di diocesi:
NOTE
1° Il molto clemente Pontefice desiderando soprattutto provvedere alla salute delle anime, seguendo la via del nostro Salvatore Gesù Cristo che non è venuto a chiamare alla penitenza il giusto ma i peccatori, invita con la sua voce paterna tutti quelli che si sono reclutati nella Muratoria e nelle altre sette condannate, a emendare le sozzure della loro anima ed a ritornare in seno alla divina misericordia. A questo fine, avvalendosi della stessa benevolenza del suo predecessore Leone XII, per un anno completo, a decorrere dalla data di pubblicazione dell’Enciclica apostolica sopra menzionate, sospende in ogni diocesi, l’obbligo di denunciare i correi ed i capi occulti di queste sette, ed anche la comminazione delle censure, accordando a tutti i confessori approvati dagli ordinari dei luoghi la facoltà di assolverli e perdonare tutti quelli che abbandoneranno le sette e ritorneranno sinceramente a resipiscenza in seno alla Chiesa. Sarà compito dei pastori consacrati di annunciare questa generosità del Sovrano Pontefice ai fedeli assegnati alle loro cure. Farebbero anche cosa degna della loro sollecitudine pastorale se nel corso di quest’anno, che il Pontefice vuole consacrare ad una clemenza speciale, sollecitassero i loro parrocchiani a meditare le verità eterne ed a rientrare nella rettitudine dello spirito.
2° L’intenzione di Sua Santità è che l’enciclica sia pubblicata con la più ampia diffusione, affinché tutti i cristiani comprendano quale terribile veleno circoli tra loro, e, se non prenderanno le opportune precauzioni, quale rovina li minacci con i loro figli. La dedizione più rigorosa e più energica sarà necessaria per applicare i rimedi proposti dal Pontefice e quelli che la prudenza di ciascuno consiglierà. Sarà necessario a questo fine, innanzi tutto sollecitare la capacità e lo zelo dei curati; in seguito fare appello a chi Dio, autore di ogni bene, ha accordato la facoltà di parlare e di scrivere, ed a questi perciò sarà rimesso l’incarico di annunciare la parola divina. A loro il compito di purificare il popolo cristiano dagli errori e di istruire la gioventù. I loro lavori siano consacrati a smascherare la Muratoria, i decreti empi e le manovre nefaste delle società condannate, ed a riportare nella via della salvezza chi, o per sconsideratezza o incoscienza, oppure per decisione voluta e con piena intenzione, vi ha aderito, ed a fornire consigli a chi non è ancora caduto in questi inganni.
3° Acciocché non vi sia ombra di dubbio, quando sarà necessario determinare a quali di queste sette perniciose si debba comminare le censure, e quelle che invece ricadono sotto una semplice interdizione, è assolutamente certo che la Massoneria e le altre sette che sono state indicate al quarto capoverso della costituzione pontificale Apostolicæ Sedis, sono colpite della scomunica latæ sententiæ, come tutte quelle che minacciano la Chiesa o i poteri legittimi, sia che agiscano palesemente sia segretamente, che esigano oppure no dai loro affiliati il giuramento di custodire il segreto.
4° Oltre a queste ci sono altre sette interdette che bisogna evitare per non cadere in peccato grave, nel gruppo occorre iscrivere primariamente quelle che esigono dai loro membri il rispetto di un segreto da non svelare, e impongono un’ubbidienza senza riserve ai loro capi occulti. Occorre prestare la massima attenzione ad alcune conventicole le quali, sebbene non possano essere indicate con assoluta certezza come collegate a queste di cui abbiamo parlato, sono tuttavia sospette e piene di pericoli, sia per le dottrine che professano sia per il loro modo di operare e per i capi intorno ai quali si raggruppano. Occorre che i ministri del culto che devono avere soprattutto a cuore la fedeltà intatta al Cristo e l’integrità dei propri parrocchiani, sappiano allontanare e proteggere il loro gregge, e questo con la maggior cura possibile, perché l’apparente onestà ostentata da queste sette può rendere il pericolo velato e quindi più difficile da appurare da parte di uomini semplici o dai giovani.
5° I pastori consacrati faranno, quindi, una cosa veramente utile ai fedeli e gradevole a Sua Santità se, alla maniera ordinaria ed usuale della predica pubblica, che bisogna assolutamente conservare, aggiungano quanto è di uso per difendere le verità cattoliche, cosa pertinentissima a dissipare gli errori di cui l’enciclica Humanum genus deplora la notevole diffusione a grave scapito delle anime. Questo sistema di insegnamento pubblico sarà molto salutare al popolo cristiano e all’oppugnazione degli errori. Esponendo chiaramente e metodicamente la forza e l’utilità della dottrina cristiana, risveglierà nell’anima degli ascoltatori l’amore della Chiesa cattolica che conserva la dottrina nella sua integrità e nella sua purezza.
6° Atteso che, a causa di detestabili artifici e di perfidie delle sette, i giovani i poveri artigiani ed anche gli operai si lasciano facilmente sedurre e catturare, bisogna applicar loro delle cure speciali. Per ciò che concerne la gioventù, bisogna soprattutto cercare, fin dalla tenera età, sia all’interno della famiglia sia nelle Chiese e le scuole, di formarli accuratamente alla fede ed ai doveri cristiani, di informarli diffusamente dei modi per difendersi dalle trappole innalzate da queste sette tenebrose, dimostrandogli che se cadono in queste reti, dovranno in seguito servire vergognosamente dei maestri iniqui, con la perdita sia della salvezza eterna sia della dignità umana. Si disporrà convenientemente alla difesa dei giovani, incoraggiando tra loro delle società poste sotto il patronato della Beata Vergine o di un altro protettore celeste. In queste riunioni, come negli oratori, soprattutto se dei sacerdoti o dei laici noti per la loro saggezza e la loro abilità vi saranno posti alla direzione, i giovani apprenderanno il gusto di coltivare la virtù, di professare apertamente la religione, sprezzando la derisione degli atei, e, allo stesso tempo, si abitueranno a detestare tutto ciò che è contrario alla verità cattolica ed alla santità.
7° Sarebbe molto utile che i padri da una parte, e le madri di famiglia dall’altra si unissero in un patto fraterno, in modo che le loro forze unite permettano loro di dedicarsi più correttamente e più efficacemente alla salvezza eterna ed alla buona educazione dei loro figli. Diverse associazioni di questo genere, sia di uomini sia di donne, si sono costituite in diversi luoghi, sotto la tutela di qualche potere celeste, e producono dei fausti frutti di religione e di pietà.
8° A proposito degli artigiani e degli operai, tra i quali, quelli che hanno l’obiettivo di minare i fondamenti della religione, hanno l’abitudine di fare proselitismo, i ministri del culto devono portare a loro conoscenza quegli antichi collegi di artigiani o quelle università o corporazioni di operai le quali, sotto un patronato celeste, nei tempi antichi, sono state l’illustre ornamento delle città, e hanno contribuito al consolidamento di tutte le arti. Occorre ripristinare, sia tra gli uomini che si dedicano agli affari di commercio sia tra quelli che si consacrano agli studi superiori, questi collegi, ed occorre che gli associati siano istruiti accuratamente ed addestrati ai doveri della religione, e contemporaneamente si prestino un aiuto reciproco nelle necessità umane, aiuto che la malattia, la vecchiaia o la povertà hanno costume di portare. I presidenti di questi collegi vigileranno diligentemente affinché gli associati si facciano notare per la probità dei loro atti, per l’abilità tecnica nei lavori e per la docilità e assiduità nel lavoro, in modo tale che possano procurarsi più facilmente ciò che è necessario alla vita. I ministri del culto non negheranno di vigilare su società di questo genere, di proporne o di approvarne i regolamenti, di conciliare per esse la generosità dei benestanti, affinché siano prese sotto il loro patronato e aiutate con le loro commesse.
9° La loro personale preferenza non dovrà mancare a queste lodevoli Società di preghiere e di opere le quali, formatesi in alcuni luoghi, prosperano già in altri. Con accurata attenzione occorrerà iscrivere tutti quelli che hanno dei buoni sentimenti religiosi. Atteso che il loro fine è quello di incoraggiare e di sviluppare, grazie ad un collettivo sforzo delle anime di tutta la Chiesa universale, le opere di religione e di pietà e di applicarsi assiduamente ad acquietare la collera divina, si comprende bene di quale utilità saranno in questi tempi disgraziati. Tra le formule di preghiere, i vescovi raccomanderanno soprattutto quella che trae il suo nome dal Rosario della Madre di Dio, quella che il Nostro Santo Padre ha recentemente, con così ampi elogi, raccomandato e consigliata tanto insistentemente. Tra le opere di pietà, si dia la preferenza a quelle dell’ordine di San Francesco: tale ordine cercherà di fare iscrivere il maggior numero di persone in collegi come quello di San Vincenzo da Paola o delle Figlie di Maria, e le splendenti opere da loro compiute, siano da plauso al mondo cattolico e a beneficio delle anime, e si diffondano ogni giorno sempre di più.
10° Infine, sarebbe conveniente, ovunque le condizioni dei luoghi e delle persone lo permettessero, di fare nascere delle accademie cattoliche. Promuovere queste utili assemblee o congressi, come è uso chiamarli; vi saranno invitati a partecipare uomini di élite di una o più regioni: è conveniente che i pastori non disdegnino di onorarle della loro presenza, affinché, sotto i loro auspici si possano adottare le soluzioni migliori per sviluppare il movimento cattolico, e le misure più utili nell’interesse della religione e della salute pubblica. Non sarebbe fuor luogo che quelli seguiti per gli scritti e per i loro lavori, avendo guadagnato la specialità di difendere i diritti di Dio e della Chiesa, si associassero sotto la direzione dei vescovi, adoperandosi per recidere alla radice i nuovi errori e le calunnie che ogni giorno vedono la luce.
Se tutte le forze che, grazie a Dio, sono ancora vive ed attive nella Chiesa, contribuiranno a raggiungere lo stesso obiettivo, sarà impossibile non raccoglierne i frutti abbondanti e recuperare la società attuale dal contagio funesto delle sette inique e restituirla alla libertà cristiana.
11° Lo scopo che oggi ci si propone non sarà realizzato se le forze non saranno unite, se gli arcivescovi non prenderanno con le loro decisioni soluzioni e provvedimenti su quanto conviene fare per dar seguito ai desideri del pastore supremo.
È nelle intenzioni del sottoscritto e di questa suprema congregazione chiedere che ciascuno di loro, senza indugio e per all’avvenire, quando farà un rapporto sullo stato delle diocesi non ometta di indicare quanto avrà fatto, in particolare o di comune accordo con i colleghi in episcopato, e quali risultati il proprio zelo avrà ottenuto.
Raphaël card. MONACO