LA QABALAH

La Qabalah

Qabalah o Kabalah o ancora Cabala, è il termine ebraico che indica il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche dell’ebraismo, esposte in un enorme complesso di scritti pubblicati in un numero ancora maggiore di manoscritti e in un vastissimo patrimonio di tradizioni orali.
Il momento di maggior fioritura della Qabalah si situa intorno al III-IV secolo, ma affonda le proprie radici in una ininterrotta tradizione mistica che la collega con i movimenti apocalittici, con il Talmud e con la Bibbia. Alla formazione della Qabalah – che fu organizzata in maniera sistematica intorno al XIII secolo – contribuirono dottrine gnostiche, neoplatoniche, neopitagoriche, islamiche e cristiane.

Tutto l’insegnamento della Qabalah tende ad investigare la condizione unitiva dell’Assoluto divino alla relatività del creato. Questa indagine non è pretenziosa, giacché la nostra intelligenza può giungere alla nozione dell’Assoluto e all’idea di Dio tramite la riflessione sui principi del Pensiero e della Realtà.

I diversi sistemi filosofici si sono limitati a rappresentare Dio con lo sbocciare del Pensiero e della Realtà; e quando sono risaliti verso i principi, si sono accontentati di considerarlo come il termine di un processo di cui hanno tralasciato di esaminarne le tappe. La Qabalah, al contrario, si è sforzata di scoprire l’ordine necessario che, in virtù delle stesse condizioni del Pensiero e della Realtà, statuisce il legame tra l’Assoluto e il relativo. Per sondare il rapporto tra Dio e mondo, tra Assoluto e relativo la Qabalah elabora delle nozioni di ordine metafisico, i Nomi Essenziali e le loro Plenitudini, i due Volti, le cinque Persone, le dieci Sephiroth, l’Equilibrio della Bilancia, le trentadue Vie, le cinquanta Porte.

I Nomi Essenziali celebrano, in un certo senso, la natura assoluta di Dio. Le dieci Sephiroth rivelano Dio come principio della relatività: è il motivo per cui si associano loro dei Nomi divini Essenziali che provvedono a legare l’aspetto relativo alle condizioni assolute.

I due Visi e le Cinque persone della Qabalah spiegano in maniera graduale l’adattamento della natura assoluta di dio alla relatività, ma da un altro punto di vista. È vero che tutte le antiche teodicee, hanno codificano il principio trascendente, ma nessuna di esse si è preoccupata di scoprire come l’influsso di questo principio trascendente possa essere assimilato dagli esseri creati, interamente sottomessi alle condizioni della relatività. L’Assoluto, così asseverato, dimora inaccessibile e sembra negare la possibilità di esistenza al relativo stesso: giacché se il relativo è al di fuori dell’Assoluto, esso non è più tale, vale a dire non include l’intero; e se il relativo è compreso nell’Assoluto, non può esistere realmente in rapporto a lui. Emerge quindi un dilemma sostanziale. Può esistere il relativo di fronte all’Assoluto? Questo problema è stato risolto dalla Qabalah con l’introduzione del principio della relatività nella natura stessa dell’Assoluto.

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