Dagli “Antichi doveri” agli eterni valori dell’arte
a 300 anni dalla Costituzione di Anderson
La storia è custode della nostra provenienza e delle nostre origini. Conoscerla appaga la nostra sete di conoscenza dando una risposta a quesiti esistenziali facendoci capire chi siamo e da dove veniamo. Conoscere il passato ci permette di non ripetere errori già commessi, ispirandoci, rendendoci più umili e consapevoli.
Amo rileggere il passato dal punto di vista del presente cercando un filo rosso che mi permetta di comprendere meglio gli avvenimenti del qui e ora.
Quella che vi sto per raccontare può essere definita la storia dell’homo faber, di quella parte di persone che costruisce, preserva e trasmette, che si concentra non solo sui caratteri estetici, ma anche sui valori etici e morali.
Nel corso dei secoli il genere umano ha sempre cercato di trasformare l’ambiente in cui viveva, esaltando aspetti costruttivi per protezione prima e poi per comfort e per altre motivazioni. Quasi sempre parliamo di storia dell’architettura, forse sottovalutando l’importanza della geometria: una disciplina che, unendo matematica e scienza, diventa linguaggio dell’architettura. Qualunque composizione architettonica è costituita da forme geometriche più o meno complesse che spesso si trasformano in elementi semiofori: oggetti portatori di particolari significati di una comunità in un determinato momento storico che, con il loro corredo di simboli storici, teorici ed emotivi, spingono a una inedita percezione della realtà, stimolano ad abbattere barriere e andare oltre ogni confine per approfondire la conoscenza di ciò che ci circonda. Ma da chi proviene la storia della Geometria?
Adamo è il progenitore: creato ad immagine del GADU aveva la Geometria nel proprio DNA: la nobile scienza fondamento di tutte le arti che tramandò ai figli attraverso l’utilizzo di arti e mestieri. Caino, figlio di Adamo, edificò la prima città, ENOCH, con i principi della geometria e della muratoria.
IMMAGINE, Caino fonda la città di Enoch
Anche Seth, fratello di Caino, fu educato alla geometria e alla muratoria che trasmise ai suoi discendenti. Noè, nono discendente di Seth, ricevette da Dio l’ordine di costruire la grande Arca che, seppur di legno, fu fabbricata in base alla geometria e secondo le regole della muratoria.
IMMAGINE, Costruzione dell’Arca di Noè
Babilonia e la Torre di Babele. A distanza di circa 100 anni, ritroviamo i principi della geometria e della muratoria nella Grande Torre di Babebe (Babilonia) che, seppur non conclusa a causa della vanità che muoveva l’impresa, rimane un esempio architettonico che fu trasmesso alle dinastie successive. Non si esclude che nasca da qui l’abitudine dei Muratori di comunicare senza l’utilizzo delle parole e di riconoscersi con i segni (per non rischiare la confusione nell’utilizzo di lingue diverse).
IMMAGINE, Costruzione della Torre di Babele
EGITTO. Dopo sei anni dalla Torre di Babele, l’Arte Reale venne portato in Egitto: le frequenti esondazioni del Nilo obbligavano alla costruzione di nuovi maestosi edifici attraverso l’utilizzo della geometria e della muratoria.
IMMAGINE, Tempio dell’antico Egitto
Abramo, che apprese a UR, in Caldea, la geometria, primo dei Patriarchi e capostipite del popolo ebreo e di quello arabo, 268 anni dopo Babele trasmise la geometria e le arti ai figli e ai 12 Patriarchi.
IMMAGINE, La casa di Abramo in Caldea
Successivamente fu Dio, attraverso il suo profeta Mosè prima di giungere alla Terra Promessa, a trasmettere alle persone dedite alla pastorizia e alla guerra, trasformandoli in abili muratori, un nuovo tipo di architettura in pietre e mattoni. Una tecnica che permise ad alcuni capo tribù di costruire la tenda più gloriosa (Tenda dell’Esodo) che, seppur non in pietra e mattoni, fu esempio di straordinaria architettura – assunta successivamente a modello del Tempio di Salomone).
IMMAGINE, Mosè in piedi tra gli Israeliti nel deserto
La Tenda dell’Esodo fu progettata secondo i principi geaometrici che Dio aveva mostrato sul monte Sinai a Mosè che divenne Maestro Muratore Generale e ordinò altri muratori costituendo una GRAN LOGGIA REGOLARE sostenuta da Doveri e Ordinanze con cui avrebbero dovuto confrontarsi.
IMMAGINE, Tabernacolo dell’Esodo – immagine dall’esterno
Il Tempio di Salomone – Re di Israele, Principe della Pace e dell’Architettura per Divina Ispirazione – è iniziato e si è concluso nel breve tempo di sette anni e sei mesi con 3.600 Maestri Muratori, 80.000 tagliatori di Pietra (Compagni d’Arte) e 70.000 operai comuni (Apprendisti). A questi si unirono i Muratori di Hiram, Re di Tiro, tra i quali Hiram (suo omonimo) considerato il Muratore più perfetto della Terra. Fu edificata una costruzione maestosa capace di ospitare 300.000 persone.
IMMAGINE, Tempio di Salomone
L’Arte Reale. Il Tempio di Salomone fu considerato l’esempio di muratoria più sublime della Terra, la più grande meraviglia del mondo, consacrato e dedicato a Re Salomone. Il Tempio, ritenuto esempio sublime di armonia, divenne modello per il mondo e, di conseguenza, la muratoria fu perfezionata in tutte le nazioni vicine per merito di tutti gli artisti coinvolti nell’impresa che diventarono Gran Maestri di quest’Arte Reale.
IMMAGINE, La costruzione del Tempio di Salomone
Zerobabele, generale e Maestro muratore, edificò una nuova costruzione (Tempio di Zerobabele, intorno al 500 a.C.) sulle fondamenta del Tempio di Salomone (più piccolo e meno prezioso, ma fortemente ispirato al suo modello).
IMMAGINE, Zerobabele mentre fa costruire il Tempio
Arte Reale nella Grecia antica non andò oltre al Tempio di Salomone, anche se Pitagora nel primo libro di Euclide, manifesta idee e formule che costituiscono il fondamento della Muratoria che sarà applicata nella Tomba di Mausolo (circa 350 a.C.) che, circondata da 26 colonne, venne considerata una delle sette meraviglie del mondo (andata distrutta da un terremoto).
IMMAGINE, Mausoleo di Mausolo
Un deciso passo avanti fu prodotto dal matematico e filosofo Euclide di Tiro (circa 300 a.C.), considerato padre della geometria ed uno dei più grandi matematici dell’epoca greca. Attraverso il suo libro di matematica “Elementi”, rese la geometria ancora più efficace evolvendo anche la muratoria.
IMMAGINE, Copertina del libro Elementi
Gli Antichi Romani appresero la geometria e la scienza muratoria dai maestri dall’Egitto e dalla Grecia (loro prigionieri) facendo diventare Roma centro della Cultura del mondo che raggiunse il top con Giulio Cesare (I sec a.C) che, divenuto Grande Maestro della Loggia Romana, stimolò gli artisti cresciuti nella “libertà romana”, in particolare Vitruvio (I sec a.C), padre di tutti gli architetti, nella costruzione di splendidi edifici (modelli di muratoria per i tempi successivi ricordati come “Stile Augusteo”). Durante l’Impero Romano nel V sec. d.C., fu eretta una Loggia in quasi tutti gli accampamenti romani: in questo modo la grande abilità tecnica fu diffusa in molte regioni d’Europa.
IMMAGINE, Il De Architectura di Vitruvio
La crescente pressione delle invasioni barbariche, unita alla lotte interne per il potere, contribuì alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e alla conseguente distruzione di molti edifici romani (Goti, Vandali, Unni) con l’immensa perdita della Muratoria Romana.
IMMAGINE, La minaccia dei Barbari nell’Impero Romano
Una volta tornati un “popolo libero e cristiano”, furono gli abitanti dell’Inghilterra ad imitare i Greci e i Romani costruendo logge, incoraggiando muratori e traendo insegnamento dai Principi stranieri nei cui dominio l’Arte Reale era stata preservata. È il caso di Carlo Martello, Re di Francia (737-741) che per desiderio del Re dei Sassoni, inviò in Inghilterra Compagni d’Arte ed esperti architetti (genesi della successiva Arte Gotica).
IMMAGINE, Apiro il Palazzo di Carlo Martello
Le sanguinose guerre successive non intralciarono l’evoluzione e la costruzione di edifici superbi da parte dell’Alto Clero e della Corona: il Principe Edwin (924-933), figlio del Re Edoardo il Vecchio, una volta istruito nella muratoria e assunti i doveri di Maestro Muratore, per il suo amore verso l’Arte, redasse una Carta di Previlegi che autorizzava i muratori ad avere un Ordinamento autonomo costituendo a York la Loggia Generale, di cui fu Gran Maestro, e la redasse in lingua inglese.
IMMAGINE, L’annegamento in mare di Edwin
Re Edoardo III (1312-1377) ebbe un eccellente servitore Henry Yevele che fu chiamato Libero Muratore del Re che edificò numerose abbazie, oltre alla Cappella di Santo Stefano e WestMinster. Sotto il Regno di Edoardo IV (1442-1483), fu redatto il Documento dei Liberi Muratori con l’intento di perfezionare la costituzione delle Logge inglesi.
IMMAGINE, The Constitutions of the Free-Masons
Sarebbe incompleto affrontare la storia dell’Arte Reale, della Massoneria, senza incrociarla con la storia dell’alchimia: una scienza esoterica il cui primo fine era quello di trasmutare il piombo o il mercurio (ovvero ciò che è negativo) in oro (ciò che è positivo nell’uomo per fargli scoprire la sua vera natura). Gli alchimisti cercavano di rendere occulti i propri studi, usando metafore, allegorie e simboli, per preservare le loro conoscenze da quanti erano impreparati a comprenderle con il rischio di farne cattivo uso.
Disegno di un antico laboratorio di alchimista
Il trattato più antico sull’Alchimia nell’Occidente Latino, dovrebbe essere quello di Democrito, “Le cose naturali e iniziatiche” (circa V Sec. a.C.) in cui a riflessioni teoriche aggiungeva esempi pratici. Eco di questo trattato la si ritrova in Sassonia, nel 1125, con il testo di Teofilo “Breve esposizione delle diverse arti”. Nella prima metà del 1200, l’alchimia ebbe grande importanza intorno a Federico II.
IMMAGINE, Teofilo, Le varie Arti
Il Medioevo, epoca così favorevole alla costruzione di grandi edifici religiosi o signorili, vide la nascita di numerose corporazioni o confraternite motivate da obblighi sociali e corporativi comuni che convolse numerosi scalpellini ai quali venivano imposti principi etici e morali. Uomini dediti alla costruzione materiale e sociale della società umana uniti dallo stesso desiderio di raggiungere la verità.
IMMAGINE, Confraternite Medievali
Il Corpo storico della Massoneria Anglosassone ci è stato tramandato con numerosi manoscritti (i più antichi del 1390, presenti nella Costituzione di Anderson del 1723) “Antichi Doveri”, la maggior parte dei quali attribuiti ai primi scalpellini operativi in Inghilterra, che contenevano regole, doveri e obblighi morali che tutti gli appartenenti ad una loggia dovevano conoscere e rispettare.
IMMAGINE, Antichi Doveri della Massoneria Operativa
Più o meno nello stesso periodo, in Italia ci fu una sorta di ”rinascita” con Pietro Bono da Ferrara (inizio 1400) che spostò l’alchimia da sola scienza legata per lo più alla chimica, alla metallurgia verso la filosofia. La trasmutazione non poteva essere compresa solo dalla logica: per afferrare l’oltre era necessario conoscere più codici espressivi: metafore, allegorie e simbolismo pittorico desunto dalla mitologia greca e dal simbolismo cristiano. Nel Quattrocento iniziano a comparire i trattati alchemici illustrati con disegni e opere d’arte. La svolta si ebbe nel 1463, quando Cosimo de Medici incaricò Marsilio Ficino di tradurre “Corpus Hermeticum” di Ermete Trismegisto (125-180 d.C.), ritenuto padre dell’alchimia.
IMMAGINE, Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto
Quello tra la Libera Muratoria e l’Alchimia è un rapporto che inizia dal 1500 quando le ultime Logge operative iniziarono ad accogliere studiosi e intellettuali che presero il nome di Massoni Accettati (furono le Logge Scozzesi a formalizzare i Massoni Accettati nel 1634). In questa “nuova massoneria” iniziarono a confluire tutta una serie di conoscenze esoteriche (tratte dalla Bibbia, dalle medicina, dalla filosofia, dall’Ermetismo, dall’Alchimia, dall’architettura, dall’economia, ecc.) che, con il tempo, andarono a comporre la struttura portante dei Rituali Massonici Speculativi sottoforma di riti, simboli e gradi iniziatici, uniti da un Linguaggio Architettonico elevato a Codice Iniziatico.
IMMAGINE, La Nascita della Massoneria
È proprio tra Quattrocento e Cinquecento (Rinascimento) che l’opera alchemica viene definita Grande Arte perché con essa si cerca di trasmutare la vita, nel modo di essere e di fare. L’alchimista, in modo creativo, imita i processi e i tempi della natura e come l’artista concretizza la propria immaginazione e modella l’esistenza assecondando la propria ispirazione.
IMMAGINE DI BOTTICELLI, La nascita di Venere, 1482/85
Dipinto che evidenzia le 4 fasi del processo alchemico: Il nero della sabbia (morte metaforica), il bianco della conchiglia, simbolo della natura mercuriale della donna (trasmutazione e rinascita), il giallo oro dei capelli (presa di coscienza) e il rosso del mantello (completamento del viaggio alchemico).
L’alchimia può definirsi il miglior utilizzo possibile degli opposti, dei materiali grezzi a disposizione dell’uomo. Allo stesso modo, l’arte visiva amalgama colori, luce, superficie, forme e materiali per rendere percepibile l’invisibile, l’infinito e l’eterno. I grandi artisti tendono a dilatare il rapporto con lo spazio e il tempo: ne scaturisce quella che potremmo definire pittura dell’immaginazione che mette in contatto l’anima dell’artista con le anime del mondo.
IMMAGINE DI HIERONIMUS BOSCH, “Trittico del giardino delle Delizie”, 1480/90
Una sorta di sintesi della storia dell’umanità raccontata attraverso simboli medievali. Dall’incontro di Adamo ed Eva che scatenarono tutti i mali del mondo (pannello di sinistra) ai peccati carnali con in evidenza i simboli di salvezza e di rinascita – un grande pesce e l’uovo (pannello centrale), fino alla visione infernale con la caducità dei beni materiali (pannello di destra).
Non è un caso che grandi artisti siano stati anche operatori alchemici: lo studio del pittore si trasformava in un laboratorio alchemico quando macinava minerali e vegetali, mesticava le quantità di colorante e diluiva il tutto con sostanze leganti ed essiccanti. Chi non era alchimista, frequentava operatori alchemici dedicando dipinti al loro lavoro.
IMMAGINE DI LEONARDO, Homo Vitruviano, 1490
Siamo in pieno Umanesimo: l’uomo viene rappresentato come unità di “misura dell’Universo” a cui è unito con un rapporto di perfetta armonia. Con le braccia e le gambe allargate, è iscrivibile in un cerchio, in un quadrato, in un triangolo isoscele e in una stella a cinque punte.
Allo stesso modo, gli alchimisti coltivano la “Immaginatio vera”, che controlla la propria visione interiore senza soffocarla permettendo alle immagini di cristallizzarsi. Non si limitavano a scrivere le loro ricerche, ma riproducevano anche molti disegni attraverso i loro sogni e incubi.
IMMAGINE DI DURER, Melancolia, 1514
La parola MELANCOLIA (10 lettere) è accompagnata da una “S” (simbolo del carattere volatile della materia) e dal numero romano “I” (simbolo della prima fase alchemica – nigredo). Insieme le lettere sono 12: simbolo dei mesi dell’anno e dei segno zodiacali. Tra molti altri simboli, in evidenza il compasso in mano ad una figura femminile che allude allo spirito che guida e modella la materia).
Nel 1561 a Parigi fu pubblicata la prima “Storia dell’Alchimia” scritta da Robert Duval: nonostante la pratica alchemica fosse segrteta e occulta, gli alchimisti manifestavano apertamente il loro interesse. Tra essi, anche personaggi famosi come Cosimi I de Medici e Francesco I de Medici che fece dipingere nel suo studiolo in Palazzo Vecchio “Il laboratorio dell’alchimista” da Giovanni Stradano. 1570.
I Re di Scozia incoraggiarono l’Arte Reale fin dall’unione delle corone (Inghilterra, Scozia e Irlanda, 1603). Ne conseguirono edifici importanti e un gran numero di Logge. Gli antichi sovrani furono spesso Grande Maestri, finché non fu concesso ai muratori di Scozia di avere un Gran Maestro e un Grande Sorvegliante stabili (accettati da tutti i Fratelli) a mantenere l’ordine e la disciplina.
IMMAGINE, edifici del Seicento
Re Giacomo VI di Scozia (1603-1625), da muratore rinnovò le Logge inglesi e riscattò l’architettura romana e li stile Augusteo grazie ad artisti come il Bramante, Raffaello, Giulio Romano e un grande architetto come il Palladio. Seguiranno decenni di alti e bassi che si chiuse con i regni de Re Guglielmo III (1672-1702) e della Regina Anna (1702-1707) che videro rifiorire lo stile Augusteo in un gran numero di edifici.
IMMAGINE DI BRAMANTE, Tempietto di San Pietro in Montorio
Gli Antichi Doveri sono quelli presenti nella Costituzione di Anderson del 1723, ratificati e adottati dalla nuova istituzione costituita nel 1717: la Gran Loggia di Londra e Westminster.Negli anni successivi furono tradotti in francese, tedesco e italiano.
IMMAGINE DI WILLIAM BLAKE, Il sole alla porta d’Oriente, fine 1700
Evidenti i quattro colori di un processo alchemico (nero, bianco, giallo e rosso). L’apprendista è metaforicamente morto e rinato diventando maestro alla Corte del GADU. Il compasso, simbolo dello spirito e del suo potere sulla materia, disegna e percorre i cerchi del mondo.
Nonostante tutto, non possiamo redigere una storia completa e certa della Massoneria prima di questa data: nessuno è in grado di garantire che i costruttori di edifici monumentali fossero liberi muratori (liberi di nascita e da ogni schiavitù). Anche se testimonianza degli artisti potrebbero risultare indizi importanti.
IMMAGINE DI JOHANN HEINRICH FUSSLI, l’incubo, 1781.
Il demone-incubo siede sul corpo di una giovane donna, fin quasi a soffocarla. La testa di un cavallo (simbolo delle tenebre) rende ancora più drammatica la scena. Il bianco delle vesti indica la possibilità di una Rinascita, il giallo e il rosso delle stoffe alludono al compimento del procedimento alchemico.
Il libero muratore, nell’analisi che lo conduce a indagare la realtà, parte dall’esercizio del dubbio per poi superare l’ostacolo posto dalla superficie delle cose indagando l’oltre. La verità – essenza del reale – , che di volta in volta scoprirà, non sarà mai definitiva e si concederà solo a coloro che avranno un percorso tra le colonne all’interno del tempo iniziatico (Grande Tempo).