ESSERE E/O APPARIRE
di Adolfo Drei
Essere ed apparire sono due termini che hanno in sé le basi del divenire dell’uomo, del suo realizzarsi all’interno ed in rapporto con gli altri, in un susseguirsi continuo di scelte e d ‘immagini.
Esporre pertanto anche poche ed incomplete considerazioni su questo argomento mi pone in notevole difficoltà. Sarei comunque lieto se, attraverso quest’esposizione, riuscissi a suscitare sensazioni e fornire elementi di discussione su un argomento così importante, continuamente entra nelle dinamiche della nostra vita. Infatti, l’importanza che ciascuno dà a questi due concetti si riflette conseguentemente sul modo di comportarsi e sul modello di vita che s’intende seguire.
Le prospettive, attraverso le quali si può affrontare l’argomento, sono di vario tipo e vanno da quella storico-culturale a quella relazionale, fino a quella più intima, filosofico-esistenziale.
Mi preme porre l’accento su quest’ultima, lungi dal voler imporre giudizi conclusivi, ma cercando piuttosto di capire quale caratteristica prevale nelle mie scelte di vita e quale aspetto deve essere potenziato in un modello di vita massonico.
In effetti non vi è una vera contrapposizione di significati e di scelte conseguenti fra le caratteristiche dei due termini, ma, piuttosto, esiste un continuo intrecciarsi dei loro aspetti che divengono così interdipendenti, poiché l’uomo è ed appare insieme, anche se l’apparire spesso nasconde e appiattisce l’essere, o lo sostituisce completamente modificando l’immagine e la valutazione che gli altri danno di noi. Manca anche la ricetta, utile per tutti, di una miscela di questi due aspetti, poiché tanti sono i fattori che determinano lo strutturarsi di una personalità e tanti sono i momenti della vita che possono modificarla, determinando di conseguenza il modo di presentarsi e d’apparire.
Il corpo è lo strumento per condurre all’esterno i propri vissuti e stati d’animo, ma anche le proprie determinazioni ed i propri valori; attraverso il corpo ed il comportamento noi trasmettiamo messaggi agli altri, ma riceviamo anche i loro giudizi, le loro disponibilità ad accettarci e, soprattutto, avvertiamo le gratificazioni per quello che realizziamo, per quello che vogliamo rappresentare e, anche se in misura minore, per quello che siamo veramente.
A mio avviso si deve prima di tutto aumentare la conoscenza del proprio io profondo, acquisire la consapevolezza delle proprie debolezze per accettarle e modificarle, delineare bene i valori in cui credere per poi compiere scelte coerenti, produrre una “tensione” verso un ‘identità ideale che ciascuno di noi si è fatto attraverso le esperienze della vita e la cultura educativa che ha ricevuto.
Solo così si riuscirà ad essere e a realizzare quella naturalezza e armonia tra vissuto interiore corpo-comportamento, da un Iato, ed ambiente esterno dall’altro, in misura tale da muoverci bene tra gli altri, facendolo con sicurezza, soddisfatti dell’immagine che diamo di noi.
Questo lavoro continuo nella ricerca d’essere coerenti con se stessi, nello sviluppo della capacità d’incanalare i propri sentimenti e la propria emotività, riducendo così lo stato di conflitto interno e la relativa ansia che ne deriva, aumenta la capacità propositiva e propulsiva del soggetto e ciò si trasferisce e si avverte anche nell’immagine, la quale è così più penetrante e lascia un migliore effetto sugli altri.
La razionalità della persona è importante almeno quanto l’aspetto en)0tivo-affettivo nel costruire il proprio essere e, in modo più determinante, nel delineare un’immagine ben precisa, sfumandone l’intensità, modificando gli strumenti del contatto con l’altro, senza peraltro travolgere le prerogative primitive di quell ‘essere individuo, sacrificandole per altri scopi più opportunistici.
In effetti. è vero, in questa società moderna con l’arrivo del cosiddetto benessere, con la decadenza e la mancanza di valori, con la voglia di distruggere tutto quello che è passato senza fornire proposte alternative , con la plurifattorialità di pressioni cui è sottoposto l’uomo, è facile perdere i rapporti con il proprio essere e ricercare il risultato immediato, cambiando il proprio modo d’apparire anche più volte secondo i bisogni, perché ciò è meno impegnativo ed è anche più redditizio rispetto ad una coerente attesa di realizzo dei propri principi, anche se danneggia l’uomo e l’umilia intimamente. Purtroppo la (volutamente) aumentata ignoranza della gente, la pianificazione mentale voluta dai mass-media hanno creato false figure mito, hanno favorito il particolare di facile presa per determinare un giudizio e creare un’immagine diversa rispetto all ‘esame d’insieme, giocando sulla sensazione immediata rispetto all’analisi del problema e ciò oggi, come allora, può esser rappresentato dalla descrizione della folla del Manzoni nei Promessi Sposi.
Sono inoltre rientrati dalla finestra, per comodità del mercato, alcuni concetti della filosofia marxista, come l’importanza del concetto di “bisogni” – codificato in economia nella scala di Mosley – per spiegare i comportamenti umani nel campo della realizzazione nel lavoro e nelle scelte sociali, e quello di ‘sovrastruttura”, in questo caso d’immagine per ottenere il consenso.
Mi ricordo sempre una frase di un mio superiore nella professione, il quale lodava sì la mia capacità e serietà professionale, ma mi consigliava, per fare carriera, di dire alla gente non quello che ritenevo valido, ma ciò che in quel momento la gente voleva sentirsi dire da me.
A questo gioco “non ci sto”, non mi sento d’esser conformista o camaleonte, preferisco magari attendere di più, ottenere forse di meno, ma esprimere con maggiore coerenza quello che credo d’essere, rinforzando i miei valori, ricercando sempre più nel mio animo, apparendo quello che sono, con i miei difetti ma, vivaddio, con sincerità!
scelta di vita massonica può essere un utile strumento per armonizzare ed unire i due concetti, l’essere e l’apparire, perché contemporaneamente spinge alla conoscenza di sé, a saper dare un significato razionale alle istanze profonde traducendole in atti coerenti, a controllare meglio le esplosioni affettive utilizzando un contesto comportamentale che all’inizio può sembrare rigido, ma che poi via via diviene più aderente al proprio corpo ed anche al proprio “Io”, del quale è parte integrante.
Questo model[o universale, espressione di fermezza e tolleranza insieme, si costruisce con la formazione del Fratello durante il cammino massonico, superando ogni dicotomia concettuale fra i due termini e divenendo uno strumento di ulteriore sicurezza e coerenza per lui.
Bisogna tuttavia porre attenzione a che questo senso di
sicurezza non diventi troppo forte, nonché al rischio che, lentamente, questo
modello possa essere facilmente scambiato per il tutto, con conseguente senso
di onnipotenza, adagiandosi solo su questo e sul contesto di simboli e riti in
cui il modello è inserito: si perderebbe infatti l’essenza stessa del suo
esistere, non trasmettendo più la parte vera, vitale del Fratello. Pertanto,
per evitare che questo avvenga, occorre a mio avviso alimentarlo sempre di
contenuti interiori. rinforzarlo con l’analisi dei cardini su cui si fonda mantenerlo
vitale con il calore
della solidarietà massonica.