GALILEI UOMO LIBERO
di
Lucio Ossino
‘anniversario della fondazione della nostra Officina ci invita a qualche riflessione su Galileo Galilei, l’uomo che segna il punto di passaggio dal pensiero antico a quello moderno.
Sono indispensabili alcune brevissime note biografiche.
Nasce a Pisa il 18 febbraio 1564 da famiglia colta e raffinata. Il padre, Vincenzo, è esperto di musica e di matematica, la madre, Giulia, una Ammannati da Pescia.
Già durante gli studi di medicina, filosofia e matematica ebbe modo di mostrare la sua insofferenza per l’insegnamento aristotelico. Vivacità di spirito e irrequietezza di propositi sono doti piuttosto comuni in gioventù; ben più raro è che le si conservi per tutta la vita.
Negli anni 1587-88 concorre per incarichi nelle università di Bologna, di Pisa e di Firenze, sempre senza successo. Il suo primo incarico retribuito lo ottiene nel 1589, a venticinque anni, dall’università di Pisa.
Difficoltà economiche, la morte del padre, i contrasti con i colleghi e l’autorità locale lo portano a Padova nel 1592, dove ottiene l’incarico di lettore di matematica. Per una fatalità sono passati esattamente cento anni da quando il genovese Cristoforo Colombo, al tro spirito libero e irrequieto, aveva conquistato per l’umanità lo spazio della terra e della mente che si estendeva oltre le colonne d’Ercole.
La vita normale dell’uomo straordinario si conduce così fino al 1609, fra insegnamento, scopette, dispute ed eventi familiari. A quarantacinque anni, età già di riposo per scienziati e non, si prepara a tornare nella Toscana del granduca Cosimo dé Medici. Intanto lavora a perfezionare il cannocchiale.
Lo strumento era poco efficiente ed aveva molti difetti e aberrazioni. Le immagini ingrandite erano deformate e contornate da aloni colorati e per questo il cannocchiale era considerato un giocattolo, una specie di caleidoscopio. Il vecchio, giovanissimo uomo ne colse le possibilità tecniche per impieghi militari, commerciali e scientifici. Lo
studiò e lo perfezionò fino a che lo strumento divenne il mezzo per superare altre colonne d’Ercole, poste questa volte non in mare ma in cielo. In realtà anche queste colonne erano solo dei limiti alla mente.
La Signoria di Venezia premiò Galileo con una retribuzione altissima e con l’incarico a vita. Fra il 1609 e il 1610 fu premiato anche dal cielo con le scoperte dei satelliti di Giove, degli anelli di Saturno, delle fasi di Venere, delle macchie solari, delle stelle della Via Lattea e dei crateri della Luna.
Il 7 settembre 1610 lascia Padova, rinunciando all’incarico e allo stipendio, e va a Firenze: era stato nominato primario matematico dello studio di Pisa nonché primario matematico e filosofo del granduca di Toscana, con l’appannaggio di mille scudi all’anno, senza obblighi di residenza e di insegnamento. L’uomo di buoni costumi trionfava nelle corti e nelle università senza che il fragore dei metalli, che di lì a poco sarebbe esploso, potesse prevalere sull’uomo libero.
La vicenda è, purtroppo, ben nota. La teoria eliocentrica di Copernico e le tre leggi di Keplero erano state condannate senza appello dalla Chiesa protestante, perché in contrasto con le Sacre Scritture. Quando Lutero e Calvino lessero il Commentario di Copernico, lo condannarono come “follia” ed “empio attentato contro il verbo di Dio”.
La Chiesa di Roma, per contro, non se ne preoccupò gran che, sia perché si trattava di teorie scientifiche, sia perché la Bibbia era divulgata in latino e, quindi, accessibile solo ad ambienti ecclesiastici o accademici, sia perché, infine, il potere temporale dei papi aveva basi di gran lunga più solide di quello dei protestanti.
Cosi quando Galileo, nel Sidereus Nuncius, annunziò nel 1610 le sue scoperte astronomiche come prova sperimentale della teoria eliocentrica, non incappò nelle censure di Roma. L’opera di Galileo fu anzi accolta con approvazione dai gesuiti e dal cardinale Bellannino, il colto ed oculato manager dell’inquisizione.
Nel 1611 papa Paolo V e la sua corte di studiosi, dignitari e prelati accoglievano Galileo con tutti gli onori. Restano allora da spiegare i successivi contrasti, il processo, la condanna e I abiura che seguiranno nel 1633.
Si suol dire che, prima di Galileo, il sistema tolemaico o geocentrico era il supporto celeste della concezione filosofico-religiosa antropocentrica. I a terra, posta al centro dell’universo, garantiva all’uomo la posizione di aurea centralità nell’ambito del creato, anzi tutto era stato creato per lui. Dimostrando invece che i pianeti girano attorno al sole, Galileo farà crollare tutta l’impalcatura filosofica, religiosa e politica fin allora dominante.
Ma allora perché la Chiesa di Roma non se ne preoccupò subito, accogliendo anzi con favore iniziale tutte queste scoperte? La spiegazione sta nella circostanza che il potere della Chiesa era ben saldo, fondato soprattutto sulle relazioni diplomatiche e militari. La scienza, come l’arte, le dava lustro.
Credo allora che, per capire le vere ragioni delle vicende storiche che seguirono, occorra domandarci perché I umanità considera Galileo un punto di svolta fondamentale del suo cammino. Forse perché fu dimostrato che il sole era al centro dell’universo? Ma oggi noi sappiamo che il sole si trova alla periferia di un gruppo di cento miliardi di stelle simili che chiamiamo galassia, che si trova a sua volta alla periferia di un gruppo di qualche miliardo di galassie simili. E così avanti, di periferia in periferia, di miliardi in miliardi, fino ai confini di un universo che siamo ben lontani da scoprire.
La risposta non può essere dunque trovata nei pur grandissimi meriti
scientifici di Galileo.
Dobbiamo
correre filosofo. ln
effetti il sistema geocentrico poteva garantire una ben scarsa centralità
dell’uomo. L’esperienza umana, sensoriale, affettiva o conoscitiva, trovava le
sue ragioni altrove. Nelle Sacre Scritture, nei testi di Aristotele, nelle
tradizioni tramandate dagli antichi, persino nelle leggende e nelle
superstizioni. Tutta la vita di Galileo, non solo le sue scoperte astronomiche,
dimostra invece che egli ha cercato sempre la ragione delle cose
nell’esperienza e nell’analisi critica del pensiero razionale. Con questo
metodo, ancora giovanissimo, aveva dimostrato che il moto dei gravi segue leggi
molto diverse dalle concezioni aristoteliche. Il compendio di questo principio
si trova nel Dialogo dei massimi sistemi, dove solo formalmente si discute sul
sistema tolemaico e su quello copernicano. In realtà si confronta un sistema’
di conoscenza autoritario e dogmatico con un altro, razionale e laico. Galileo,
togliendo l’uomo dal falso centro geografico dello spazio, ne ha fatto il vero
centro ed il protagonista della propria conoscenza. E dunque con Galileo, degno
erede di Bruno, che l’uomo conquista il centro spirituale della propria vita, e
in ciò riposa l’essenza dell’ uomo libero. Così possiamo spiegarci perché il
Sidereus Nuncius, elenco di scoperte astronomiche, trovò addirittura il favore
della Chiesa cattolica mentre il Dialogo dei massimi sistemi, in cui si
dimostrava il primato dell’esperienza e della ragione, scatenò inevitabilmente
la repressione più dura, umiliando il Nostro col carcere e l’abiura. Accade
questo, talvolta, agli uomini liberi, di essere imprigionati nel corpo. Non gli
accadrà mai, però, di essere imprigionati nello spirito.