LE MASSAIE E I LETTERATI
CULTURA Dl MASSA E NICHILISMO NEL POST-MODERNO
Antonio d’Alon:o
Ndell’affermarsi dell’idea spengleriana di tramonto dell’Occidente è implicita a una concezione estetizzante d’origine pseudo-romantica, che rimanda quest’allegoria all’immagine di un qualcosa che si spegne lentamente, ma dolcemente.
Proprio i romantici, tuttavia, – in particolare Blake, Shelley, Keats, Byron, e, in ambito germanico Hôderlin — prediligevano (e, comunque, questo sarebbe stato l’ineluttabile destino di molti di loro) vivere le loro esistenze in modo estremo ed esaustivo, bruciando prematuramente le loro vite in morti tragiche, o finendo per sprofondare le loro visioni nelle tenebre della follia.
L’idea, mutuata dalla tragedia greca, dell’eroe che finisce per soccombere, anzitempo, ad un fato avverso; evidentemente racchiudeva una dimensione implicita di grandezza, che solo agli eletti era riservata, e non ai comuni mortali. Alla vecchiaia arrivavano solo i mediocri. E quindi erroneo attribuire una valenza romantica all’idea di tramonto. Si può quindi riportare questa chiarificazione concettuale a quella sulle sorti dell’occidente, al suo tramontare, e all’inevitabile decadenza che questo lento agonizzare comporta.
Se si prescinde dal prediligere unilateralmente la Weltaunschung del materialismo storico che identifica, arbitrariamente e grossolanamente, la civiltà con il progresso sociale legato al miglioramento delle condizioni lavorative delle masse operaie di questo secolo, non si può — fermo restando che alcune conquiste salariali sono state importanti — non avvertire, per dirla con Heidegger, il senso di una carenza.
La società capitalistica contemporanea sembra cominciare solo recentemente ad avvertire gli effetti di quest’eclisse del sacro, di questa perdita del Centro, che produce disperazione ed un’affannosa e frustrante vivere solo per rincorrere ossessivamente i “feticci” del consumismo mondiale.
L’economia — ed in questo aveva veramente ragione Marx — è divenuto il nostro destino, ma nel suo carattere totalitario e panteistico è racchiusa
anche la cifra di una maledizione. In quest’epoca in cui gli Dei sono fuggiti, essendosi dissolta anche qualunque vaga idea di una realtà metafisica trascendente Al piano sensibile, domina incontrastato l’uomo massa. I principi etici non sono più dedotti da assiomi metafisici, a loro volta determinati da un ‘intuizione trascendente. L’esempio più tipico di questo procedimento metafisico, ormai obliato, è dato dall’assiologia cristiana: la carità d’animo è la caratteristica del credente, e lo è perché vi è un Dio misericordioso, la cui esistenza è provata, a sua volta, dalla validità dell’argomentazione aristotelica della causa prima, dal motore immobile. Senza questa superiore riconduzione dell’ethos ad un piano metafisico, si arriva a quella che la filosofia contemporanea chiamata condizione postmoderna, avvero all’assenza di un fondamento che fondi la conoscenza.
La condizione necessaria del postmoderno è l’assenza di un fondamento trascendente rispetto alle varie conoscenze, che ne determini anche la gerarchia: è la mancanza di una causa sui che strutturi una qualsiasi assiologia. L’esempio più classico per dimostrare l’assenza di fondamento della scienza moderna è quello platonico sulla matematica: quest’ultima si preoccupa soltanto di trarne conseguenze dai suoi postulati, che assume peraltro come principi, senza preoccuparsi di indagarne preventivamente la validità.
Se quindi sia assente un qualsiasi fondamento su cui si basi il conoscere, e se, soprattutto, questa base sia necessariamente la metafisica come conoscenza dei principi primi rispetto alla scienza applicata, il risultato non può essere che di relativismo
culturale. In questo caso perverso ogni disciplina essendo priva di un principio primo trascendente e universale che ne determini la gerarchia e l’importanza — è assolutamente uguale rispetto alle altre. La sua importanza risiede solo nel particolare contesto storico e secondo l’utilità del momento.
Negli anni settanta sembrava che la ricerca astronautica dovesse dispiegare la conquista di nuovi orizzonti per l’umanità, invece n’è seguito un’impasse di quasi vent’anni e l’interesse sociale contemporaneo si è ora spostato, secondo gl’interessi dell’industria culturale, sull’ingegneria genetica.
Finché anche quest’ultima non cadrà in oblio, perché ritenuta non più proficua all’industria, ma pronta a ritornare in auge qualora il sistema trovi una qualsiasi applicazione commerciale anche per essa. La scienza non ricerca più per incrementare la conoscenza, ma unicamente per soddisfare gli interessi industriali: essa, infatti, si manifesta essenzialmente come tecnica.
Tutto diventa ciclico ed effimero come le mode che vanno e vengono. La psicoanalisi ha conosciuto fortune alterne nel corso di questi anni, ed oggi sembra un ritorno d’interesse per la neurofisiologia. Ogni cosa è provvisoria e relativa. Questo relativismo si riflette anche e soprattutto sul piano del sapere: non esiste più una cultura nel senso classico del termine. Nel suo libro Apocalittici ed integrati, Umberto Eco tenta, addirittura, di conferire una dignità avveniristica Ai fumetti ed alla cultura di massa, contrapponendola alla cultura classica: si vede la ripartizione di questa nei tre livelli: Low — Middle — High.
I Talk-show delle nostre reti fanno a gara nel cercare di abbinare assieme sui palchi televisivi letterati e massaie: come se la “verità” di queste ultime fosse equiparabile al sapere dei primi.
Il nichilismo epocale finisce non solo per obliare la metafisica, e la ricerca di una manifestazione trascendentale all’interno della dimensione esistentiva. Il nichilismo, di cui il postmoderno è l’espressione compiuta, finisce per obliare anche la stessa cultura “profana”, a condizione che non si tratti della cultura di massa.
L’obiettivo dichiarato della società dei consumi (del resto, già pensatori di sinistra come Adorno, Marcuse, Horkeimer, avevano riconosciuto ciò) è di livellare e massificare in maniera assoluta lo sviluppo intellettuale e spirituale dei suoi membri, che essa considera essenzialmente come suoi” consumatori. Il suo intento è di classificare gli individui secondo una tipologia e di creare i bisogni corrispettivi per ciascun campione di essa. La metodologia consiste nel creare prima il prodotto e poi, attraverso l’induzione dei media, crearne un bisogno fasullo nelle folle, che non devono più pensare, ma solo lasciarsi controllare attraverso la pubblicità.
Noi riteniamo utopico pensare di cambiare questo stato di cose a livello sociale. Altri nel passato hanno tentato di farlo con le cosiddette contro-culture degli anni sessanta, senza raggiungere alcun risultato apprezzabile, e finendo poi emarginati come outsider da questo sistema, che non uccide e imprigiona più – come nel passato più recente — i dissidenti, ma li isola completamente.
L’unica via di scampo consiste nella forza interiore di chi la vorrà (e potrà) averla, ed avendo preso conoscenza della situazione generale, dovrà continuare, per dirla con Nietzsche — ad attraversare il deserto che cresce del nichilismo.
facendo affidamento unicamente alle loro risorse
intellettuali, nella testimonianza dello spirito e della libertà, preparandosi
per l’ora in cui questa nostra era oscura finirà, lavorando per la propria e
quindi per l’altrui Grande Opera. È questo il compito cui attendono gli
iniziati alle soglie del nuovo millennio. •