JOSEPH “RUDYARD” KIPLING
(1865-1936)
LA SUA VITA
di
Riccardo Isnenghi
Joseph “Rudyard” Kipling, nacque a Bombay, in India, il 30 Dicem bre 1865, da genitori inglesi ivi trasferitisi per motivi professionali. Nacque in quel momento uno dei personaggi più significativi nell’ambito della letteratura inglese, grande iniziato e punto fermo della Massoneria moderna. A 5 anni fu mandato in Inghilterra, per ricevere un’istruzione adeguata; studiò a Londra e, successivamente, in un college del North Devon; questo fu per lui un periodo terribilmente triste in quanto, ragazzo molto sensibile, soffriva della mancanza dei genitori, ancora molto impegnati in India.
Finito il college, Joseph ritornò finalmente in India, a Lhaore, dove pur essendo giovanissimo, diventò vicedirettore della “Civil and Military Gazette”, importante notiziario informativo in lingua inglese. Egli rimase profondamente colpito ed estasiato dalla tipicità di quel paese, trovò nelle piccole cose comuni della strada e nelle persone di tutti i giorni, le più frequenti basi per le sue storie e i suoi poemi. Il suo ingresso nell’istituzione massonica avvenne nel 1886 quando egli, ancora ventenne, non aveva conseguito la maggiore età. Ciò avvenne però ugualmente in quanto fu presentato da due colonnelli dell ‘esercito inglese che gli fecero da garanti.
La scelta di essere iniziato Libero Muratore fu per lui forte e decisa poiché anche suo padre era massone. L’iniziazione avvenne nell’Aprile del 1886 nella “Hope and Perseverance” n. 782 all’oriente di Lhaore, loggia di cui fu subito segretario.
Negli anni successivi, molti spostamenti per motivi di lavoro portarono Kipling a frequentare assiduamente diverse logge in tutta l’India, paese allora molto eterogeneo, e ciò diede sicuramente al Kipling massone un’impronta che egli manterrà per tutta la vita. L’anno 1889 vide il suo definitivo ritorno in Inghilterra, paese in cui rimase fino al suo matrimonio e in cui intrattenne fitti rapporti con altri importanti letterati del tempo, primo fra tutti A. C. Doyle, anch’egli massone e famosissimo creatore di S. Holmes.
Nel 1892 si sposò con Caroline Balestier e si trasferì nel Vermount negli Stati Uniti, ove rimase quattro anni, fino al 1896 anno durante il quale ritornò in Inghilterra. Cominciò in seguito a viaggiare come inviato di guerra in numerose nazioni tra cui il Sudafrica, l’Italia e la Francia, continuando però nel frattempo a frequentare con devozione ed assiduità l’Istituzione
alla quale era così attaccato. Nel 1900 entrò nella Società dei Rosacroce e nel 1910 fu tra i fondatori di una loggia, la “Authors” n.3456. Avendo ricevuto, primo tra gli scrittori inglesi, nel 1907 il premio Nobel per la Letteratura, venne invitato a presenziare ai lavori di numerose logge di cui diverrà poi socio onorario (tra tutte ricordiamo la famosa Loggia “Motherland” n.3861 all’Or. di Londra).
Lo sconforto per la ravvicinata perdita dei due figli lo fece fortemente tentennare ma, anche in questo caso, i Fratelli di Loggia furono con lui per sostenerlo dopo questo dolore immenso, aiutandolo a ritrovare la forza morale per continuare la professione e rinsaldare la sua profonda vocazione di Framassone. Joseph “Rudyard” Kipling, muore nel 1936, dopo una lunga malattia che strapperà al mondo letterario e soprattutto alla Fratellanza Universale uno dei suoi più grandi esponenti in senso assoluto.
Kipling: La Massoneria. Come anticipato in precedenza, l’iniziazione di Kipling avvenne nell’aprile del 1886, tra le colonne della Loggia “Hope and Perseverance” di Lhaore, officina estremamente eterogenea, composta da Fratelli di almeno cinque confessioni diverse e con differenti caratteristiche sociali, si trovavano, infatti, in essa componenti di religione Mussulmana, Ebraica, Cattolica, Induista e Shik ed altresì vi erano Fratelli militari, agricoltori, popolani e di alto censo.
Questa loggia rappresentò quindi per lui, uomo di grande tolleranza e di buona indole, la perfetta sintesi di ciò che in buona sostanza definisce ancora oggi l’essenza Massonica: Tolleranza, Fratellanza e Uguaglianza. A Lhaore, la gente credeva che nella Loggia ci fosse qualcosa di magico; infatti si pensava che solo in questo modo persone di così differenti caste e di diversa religione potessero convivere in grande fraternità e armonia, diventando addirittura un esempio per il mondo profano. Dopo un solo mese, nel maggio dello stesso anno, si ebbe il suo passaggio al superiore grado di Compagno d’Arte e, sette mesi più tardi, quello ulteriore a Maestro. Segretario e M.D.C. nel febbraio del 1887, dovette però lasciare la sua amata Officina in quanto pressanti impegni di lavoro lo portarono a trasferirsi ad Allahbad, lì entrò nella loggia “Indipendence with Fidelity” n.391, ove restò fino al suo definitivo ritorno in Inghilterra nel 1889. Tristissimo fu il suo addio all’amata terra orientale. Appena giunse a Londra, venne chiamato tra le colonne della più antica e famosa Loggia del mondo, la “Cannongate Kilvsânning” n. 02, di cui divenne membro onorario. Il lavoro lo portò inviato di guerra in Sudafrica e lì, insieme a Sir Arthur Conan Doyle, dottore in un ospedale da campo, fondò nel 1900 un’officina cui fu dato nome di “Emergency Lodge”.
Nel 1900, rientrato in Inghilterra, entrò a far parte della Società dei Rosacroce, momento questo che gli permise di ampliare notevolmente le sue conoscenze esoteriche e di conseguenza migliorarsi anche sotto il profilo massonico. Il suo assiduo lavoro di grande iniziato, lo portò a fondare nel 1910 un’altra loggia di ispirazione culturale, che prese il nome di “Authors” e il numero distintivo di 3456. Nel 1918 anche la “Motherland Lodge” in Londra lo volle come membro onorario e la sua presenza nelle più grandi ed importanti logge europee diventò molto ambita. Nel 1922, per conto della G.’.L.’ di Francia fondò un’ulteriore officina chiamata “The Builder of the Silent Cities”.
Ulteriori esperienze Massoniche minori dell’autore inglese non sono state riportate in quanto, volendo essere concisi, si sono narrate solo le fasi salienti del suo lungo ed intenso impegno nell’Istituzione, impegno che lo pone innanzi a noi “Massoni Posteri”, come uno dei più grandi letterati iniziati, non solo del diciannovesimo secolo, ma dell’intera storia Massonico-letteraria mondiale.
Kipling: un vero Maestro
Immaginiamo per un momento di non avere letto i primi due punti di questo breve lavoro, pur non essendo a conoscenza dell’appartenenza di Kipling alla Libera Muratoria potremmo capire ciò semplicemente leggendo alcune delle sue opere in cui i concetti basilari dell’essenza iniziatica vengono posti in evidenza, talvolta in modo quasi lapalissiano, talvolta più velatamente ma comunque sempre con un vigore e una profondità spirituale e morale raramente riscontrata in altri autori. Comodo sarebbe a questo punto, avendo una fornita bibliografia sotto gli occhi, fare una sorta di resoconto e di elenco delle sue “Opere Massoniche” ma scrivendone una lunga lista, oltre ad annoiare il lettore e a rischiare di risultare prolissi, non si renderebbe giustizia ad un autore che fu “Universale” e che in tale maniera deve essere conosciuto e considerato. Kipling può dunque essere considerato un “Maestro Globale”, i cui insegnamenti Massonici, basati fortemente sui principi del Compagnonaggio inglese, vertono sui tre famosi principi di Tolleranza, Uguaglianza e Fratellanza.
I principi classici della Liberomuratoria nell’opera Kiplingiana sono espressi limpidamente in un’opera come “ln the Interest of Brethern” (1926), breve storia narrante i lavori svolti in una Loggia d’Istruzione inglese all’epoca della guerra, lavori descritti con una profondità ed al tempo stesso una semplicità degni proprio di un maestro. Durante i Lavori di Loggia in quell’epoca, si dava priorità all’aspetto comunitario, inteso come il ritrovarsi tra fratelli, uniti dall’ideale comune di una società migliore. Nel caso delle Logge di Istruzione, le facce cambiavano quasi continuamente essendo Londra una metropoli di grande passaggio e, all’epoca, di un continuo ricambio di visitatori molti dei quali, essendo militari, ed appartenente spesso alla Massoneria, passavano di Loggia in Loggia spostandosi per i loro compiti militari di città in città. Ricordiamo che in Inghilterra, fino a
qualche decennio fa, l’esercito era un fonte molto forte da di buoni Massoni, che cambiando spesso città per servizio, portavano le loro personali esperienze nelle varie Logge ove lavoravano. Ciò andava quindi visto in maniera assolutamente positiva, in quanto era proprio in casi come questi, ove molti dei fratelli partecipanti ai lavori non si erano mai ne visti ne conosciuti, che la fraternità e la comunione di intenti, evidenziati dall’identico percorso iniziatico da essi compiuto, legavano fortemente le persone e davano a queste riunioni una profondità ed un serietà riscontrabili solo in un ambito come appunto quello Massonico.
A questo punto mi sembra doveroso ricordare, tra le tante, l’opera che più esalta lo spirito massonico dell’autore, la splendida poesia dedicata alla Loggia in cui egli fu iniziato, poesia che racchiude pur nella sua brevità, l’essenza principale e portante di tutto il Kipling grande iniziato e che a mio modo di vedere, può permetterci di vivere intensamente e con profondità anche le ulteriori opere a carattere iniziatico da lui elaborate. Nella “Mother Lodge”, poesia del 1896, un intero mondo con tutte le sue varie caratteristiche viene ritrovato nello stesso luogo, nello stesso istante, con le stesse finalità e lo stesso sentimento; nel Tempio Massonico di Lhaore, infatti, uomini provenienti da luoghi diversi, con differenti percorsi, religioni dissimili e talvolta anche diversi linguaggi, sono insieme come fratelli, in un’unità totale di intenti morali e spirituali. Questa importante universalità viene ricordata dall’autore con estrema emozione e grande nostalgia, a voler spiegare all’attento lettore, la magia immensa ed incredibile che la Massoneria portava, ed ancora porta con se, in un mondo dove gli uomini per diverse idee politiche o credo religiosi differenti arrivano a combattere guerre assurde, che potrebbero essere evitate applicando i semplici ma profondi principi della Tolleranza e della Fraternità. Della Loggia Madre, Kipling ricorda la pace interiore provata lavorando coi Fratelli, le estreme diversità riscontrabili tra i suoi vari appartenenti all’esterno della Loggia, la totale uguaglianza che per contro vi era all’interno di essa, l’estrema tolleranza dimostrata per esempio nel non celebrare agapi per non offendere le varie caste o i vari credo religiosi e il profondo spirito di fratellanza mostrato da ognuno nei confronti dell’altro. Pare a tutti chiaro l’aspetto fortemente universalistico e fraternalistico da lui fortemente espresso.
Vi sono però altri aspetti iniziatici da non trascurare altresì presenti nella sua opera in maniera profonda: il simbolismo e l’uso di segni e comportamenti a forte carattere iniziatico e rituale che si trovano ne “L’uomo che volle farsi Re” e ne “La Gran Guardia”, opere in cui si fa esplicito riferimento a segni e parole tipiche dell’Arte Reale; la definizione sintomatica di come dovrebbe essere l’iniziato viene invece chiaramente espressa in un’opera che Kipling stesso ha dedicato e letto al figlio durante la sua iniziazione, poesia intitolata “I F” (se), considerata a pieno titolo una delle opere Massoniche per eccellenza, ove egli traccia una sorta di profilo interiore ideale del “Massone Illuminato”. Menzione a parte per “La Notte del Banchetto”, poesia in cui l’autore descrivendo un’agape, non esprime opinioni o traccia linee guida, ma sprona semplicemente il Fratello a dimenticare tutti i problemi che l’assillano nel mondo profano ed a godere appieno della compagnia che lo circonda beandosi di quella, quindi in questo caso esaltando la fratellanza non in senso prettamente esoterico, ma cogliendone maggiormente l’aspetto compagnonistico, inteso in senso quasi cameratesco.
“La Notte del Banchetto”, può comunque essere avvicinata nello spirito alla “Loggia Madre”, in quanto dispensatrice di sentimenti di fraternità e di tolleranza, ed è questo, a mio modestissimo parere, il vero cuore della “Maestria Massonica” di Rudyard Kipling, scrittore e Fratello illuminato che ancora oggi ci traccia una strada, insegnandoci cosa significhi non solo chiamarsi Fratelli, cosa che tra noi generalmente accade, ma anche a sentirsi tali ed a viverlo intensamente, sia nella quotidiana vita profana, che lungo il nostro percorso iniziatico nei momenti passati insieme nelle rispettive officine.
Dobbiamo comportarci anche e soprattutto tra noi con correttezza e fraternità, seguendo quell’insegnamento di virtù che ci ha lasciato questo illuminato Fratello, che ha dedicato tutta la sua vita alla nostra Istituzione facendo nascere nuove Logge, scrivendo opere di estremo spessore ed acutezza, iniziando tanti nuovi Fratelli e soprattutto amando ciò in cui credeva visceralmente.
Ringraziamolo infinitamente per ciò che ci ha lasciato, una grande eredità fatta di bontà, di rettitudine morale e di amore per la Massoneria. Tanto e altro ancora si potrebbe scrivere di lui, non basterebbe un libro intero, ma in questo mio piccolo lavoro ho provato ad esternarvi e, spero, a farvi capire, non tanto i più profondi e complessi concetti dell’esoterismo Kiplinghiano bensì, dal profondo del mio cuore, la visione del carissimo Joseph “Rudyard” Kipling riguardo il senso del termine Fratello, che è simile a ciò che io, modesto Compagno d’Arte e giovane Libero Muratore, ritengo sia alla base di quello che dovrà essere il mio percorso iniziatico: segni, simboli, esoterismo, ritualità e soprattutto tanto amore per gli altri, siano essi sconosciuti profani oppure amati e stimati Fratelli di Loggia. •