NAPSTER:
la rivoluzione della musica on line
di
Mchele Traversa
Le basi della moderna industria musicale vengono gettate all’inizio del dopoguerra, più o meno nel 1945′. il business musicale si organizza attorno al sistema di produzione e distribuzione del disco, che è controllato da un esiguo numero di grandi compagnie, a scapito degli editori che fino ad allora avevano dominato il mercato.
Questo provoca la prima grande rivoluzione nell ‘ambito della musica e la definitiva modificazione del pop da genere di intrattenimento di massa a musica di consumo. La radio diventa il canale privilegiato di promozione ed i dischi stessi vengono realizzati per il formato ed il pubblico radiofonico. La stessa situazione che si creò negli anni’40 si sta verificando ai giorni nostri con Internet.
Siamo in guerra. Certo, è una guerra che non si capisce bene contro chi dobbiamo combattere. Di sicuro, a giudicare dagli interessi che ha mosso, muove e muoverà, è una guerra ideale dove conta la sostanza, meno l’evolvere delle manovre sul campo. Ma lo è soltanto per una parte. L’altra parte la concepisce come ultima frontiera della globalizzazione e per questa parte diventa una guerra virtuale, in cui le armi sono invisibili ma producono effetti devastanti.
Tutto quello che bisogna fare, per essere dei bravi soldati, è ascoltare. Stiamo parlando di Napster, il sito telematico musicale più famoso al mondo che ha messo sul piede di guerra tutte le più grandi etichette musicali.
Napster e uno spazio tecnologico che può avere sviluppi didattico-culturali straordinari. Entrarvi significa ridiscutere il posizionamento fisico della propria discoteca. Lo si dice sempre: se le mettono il bavaglio, la musica comunque troverà il modo di salvarsi. L’industria colpisce duro. I “cd” costano troppo, le proposte sono sempre quelle, la libertà espressiva si fa sempre più precaria perché il mercato non prevede che il mondo, che è pieno di orecchie curiose e pieno di gente che vive di musica e forse per la musica morirebbe, possa autodeterminarsi: cioè possa decidere veramente quale musica ascoltare. Napster e i suoi fratelli mettono in contatto le discoteche personali di ogni angolo di mondo. Saltano quattro o cinque passaggi politici, snelliscono la burocrazia del consumo, che non è più dovere, che torna volontà di conoscenza. Cerchi un pezzo e poi vai a guardare cos’altro ha da offrire chi lo ha messo a disposizione. Ovviamente siamo ancora all’abc. Non tutto funziona. Non tutti gli utenti/fornitori sono svincolati dal sistema. Chi cerca Giacomo Puccini, può avere la sgradita sorpresa di ritrovarsi davanti Andrea Bocelli. Ma vi garantisco che se aspettate qualche mese potrete vedere moltissimi collezionisti che, stanchi della polvere sul loro arsenale di bellezze, registrino su un cd-r il loro vinile, aspettate che la storia delle canzoni inizi a sgomitare, e non solo i singoli dell’hit parade. Aspettate quel momento e poi: chi fermerà più la musica quando sarà libera e bella, quando, per il tuo vicino di e-mail, la tua discoteca sarà come una radio? E viceversa? Quella di Napster è la prima piccola battaglia che sarà decisamente più lunga e complessa, che coinvolgerà anche il cinema, i libri e in generale il mondo della cultura e dello spettacolo, quella della definizione del concetto di diritto d’autore nell’era di Internet. •
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