CHIESA E MASSONERIA
Cronaca e storia di una controversia
di Delfo Del Bino
Recensione di Vittorio Vanni
Se la pace è il premio agli uomini di buona volontà, Delfo Del Bino ha dimostrato, pur con il rigore e l’oggettività delle argomentazioni, che la massoneria potrebbe avere tutta la volontà di pace possibile. Nella sua premessa, che è in realtà è più una sperata conclusione, l’autore afferma:
“Massoneria e Chiesa Cattolica procedano su piani diversi. E percorrono strade altrettanto diverse. Sono ancora rimasti in piedi alcuni equivoci a giustificare una presunta inconciliabilità tra cattolicesimo e massoneria. In questi pochi giorni ancora da trascorrere per chiudere un millennio e riaprirne uno nuovo, vi è l’attesa, legittima, di vedere cambiare il volto del mondo. E non già per nuove mirabolanti imprese tecnologiche, ma per l’impresa più importante che l’umanità si attende: una parola di pace che sorga dal rispetto reciproco di tutti gli uomini, e per tutti gli uomini della Terra’
Chiesa e Massoneria non è soltanto una disamina storica sulla nota controversia, ne è un libro a tesi, nel senso che lascia spazio a qualsiasi interpretazione, purché, finalmente, questa vi sia. Stranamente, anche l’esegesi massonica di questo antico contenzioso è carente. Il testo è sicuramente un parametro attuale ed aggiornato dell’atteggiamento clericale nei confronti di un perduto controllo della società, e del suo nostalgico e quasi disperato tentativo di recupero di una morale teologica sociale universalmente valida. In questo tentativo si spiega il fasto e la grandiosità delle attuali cerimonie pontificie e la presenza continua sui mass-media italiani del Papa, presentato come un eroico anziano, malato e sofferente, che regge sulle sue metafisiche spalle il peso di duemila anni di cristianesimo. Ma dietro le quinte del colonnato di S. Pietro vi è un’altra realtà. Quella della scarsità e dell’invecchiamento degli operai della vigna del Signore, obbligati alla cura di più parrocchie con una congrua che non corrisponde neanche alla paga di un operaio al primo impiego. Le poche vocazioni si rivolgano per lo più verso gli Ordini religiosi, mentre quasi più nessuno vuol fare il prete secolare. L’incremento delle vocazioni nel terzo mondo non può coprire questa difficoltà oggettiva, in quanto difficilmente i parrocchiani dei paesi latini accettano senza dubbi africani ed asiatici alla guida del gregge. Ma anche se nel tempo i sacerdoti colorati fossero accettati ed apprezzati, come sempre capita con la ragione che il tempo impone, quali culture porterebbero nella Chiesa, quali variazioni catechistiche e teologiche dovrebbe subire la morale cristiana, sempre più limitata ed obsoleta? La presenza di un cardinale eccezionalmente simpatico come Milingo, che ha portato nelle austere aule gotiche le sue canzoncine tribali, i suoi esorcismi un po’ macumba ed un po’ vudù, è paradigmatica, assieme alla illusoria speranza di molti massoni della sua assunzione al Soglio, come Pietro II. Il libro del Del Bino nasce dalla presa in considerazione di un movimento politico-religioso che negli ultimi decenni si è consolidato in alcune minoranze cattoliche. In questo caso la disamina è tratta da un libro d’Angela Pellizzari, Risorgimento da riscrivere— Liberali & Massoni contro la Chiesa, con prefazione di Rocco Buttiglione e Franco Cardini, ma da questo punto di vista la bibliografia sarebbe piuttosto vasta. Per quanto le radici di questo movimento controrivoluzionario e antirisorgimentale siano, come sempre, molto profonde, si può indicare la più vicina origine nel cenacolo fiorentino di Attilio Mordini (cfr. Vittorio Vanni
L’antimassoneria cattolica nelle sue origini fiorentine, I Quaderni della Biblioteca, Quad. n. 5 Firenze 1998), autore di grande intelligenza e lucidità, molto apprezzato dagli integralisti cattolici. Ma il loro cattivo maestro è certamente Plinio Correira de Oliveira, (cfr. Plinio Correira De Olivera, Rivoluzione e controrivoluzione, Cristianità, Piacenza, 1977) latifondista sudamericano e grande reazionario. La critica controrivoluzionaria esercitata contro la Rivoluzione Francese (e, in Italia, contro il Risorgimento) assume caratteri di irrazionalità ed isterismo mistico. Un esempio di questa prosa si può rintracciare in a Giovanni Cantoni, Metamorfosi del socialcomunismo: dal relativismo totalitario al relativismo democratico, in cui si oppone al soprannaturale i “misfatti” del naturalismo:
“Né si può negare l’ipotesi — avvalorata da significativi sintomi — di una macabra interiorità rispetto allo spogliamento, al denudamento, un processo di “naturalizzazione”, di trionfo del naturalismo, cioè di riduzione del reale a pura natura, con tematica negazione ed esclusione del soprannaturale; un processo spinto fino alla contronatura e al pre naturale diabolico, cioè ad un ‘orizzonte che includa positivamente il demoniaco: ecco lo scorticamento, di cui dà emblematica descrizione GustafMeyrink (1868-1932) nell’ultimo a capitolo del romanzo La notte di Valpurga, significativamente intitolato “11 tamburo di Lucifero”, nel quale narra appunto di un tamburo costruito con pelle umana ed al cui rullo vengono chiamati a raccolta e operano rivoluzionari…[…] uomini dai pugni di ferro, casacche turchine, fasce scarlatte sul braccio. Hanno formato una guardia del corpo. Sull’esempio degli antichi Taboriti si fanno chiamare i “fratelli del monte Horeb”[…] vessilli rossi sventolano con vapori di sangue davanti alle case. Una moltitudine urlante, in delirio, li circonda reggendo fiaccole accese
L’antologia del grandguignol integralista, di cui potremmo portare molti esempi, risente evidentemente d’accanite letture di grandi mistiche, come Caterina de’ Ricci, Maria Maddalena di Pazzi, Caterina Salimbeni e Teresa d’Avila ed Ildegarda, le cui orripilanti visioni sanguinolenti hanno tutto il carattere di morboso horror degli attuali “controrivoluzionari”. Come ci dicevano i vecchi e più saggi parroci, “quando si parla troppo del diavolo se ne vede spuntare la coda.
Lo stile rigoroso ed oggettivo di Delfo Del Bino, nella sua lucidità illuminista e nella sua oggettività laica, ribadisce i limiti (pag. 43) in cui il dominio spirituale (per chi lo accetta) non può, (o meglio non dovrebbe) interferire con il dominio della società civile, sempre più complessa e pluralistica: ” […]La Chiesa, si è data il compito di difendere la salute dell’anima. A lei spettano tutte le cure spirituali. È un magistero che non sopporta interferenze né manomissioni da parte di chicchessia, Stato compreso, ma che a sua volta non può sovrapporsi allo Stato, né, tanto meno, interferire nelle attività che riguardano la sfera civile” Ma non consistono proprio in questo, su un piano sociale, le motivazioni controrivoluzionarie ed ecclesiali dell’impossibile accettazione della massoneria come componente “normale” della comunità? Obiettivamente, non possiamo non riconoscere, e con orgoglio, che la Massoneria è stata una tenace promotrice ed operatrice della laicizzazione dello stato e della società, del pluralismo e della tolleranza religiosa, della parificazione ed integrazione della donna, della libertà, insomma, e della dignità di ognuno. Vediamo però con stupore come questi principi che consideriamo fondamentali non soltanto alla Massoneria, ma all’evoluzione umana stessa, siano ancora negati, con motivazioni a volte
arcaicamente espresse, a volte ipocritamente eluse, a volte perversamente dichiarate, ma sempre collegate ad una presenza ed influenza del male, antropoformizzato nel solito onnipresente demonio. Ma l’attuale impegno sociale della Chiesa, il suo ecumenismo, la volontà di riappacificazione con le altre religioni cristiane, il desiderio di collaborazione con le religioni non cristiane, le tardive richieste di perdono d antiche e sanguinose persecuzioni non dovrebbe testimoniare che la sensibilità odierna, com’espressione di un processo evolutivo, ha mutato anche una teologia immutabile? Il comportamento morale pratico, ben diverso da quello indicato dal catechismo teologico, di un cattolico integralista d’oggi farebbe arrossire un libertino del’700. Nella realtà dei fatti la compassione, la misericordia, la benevolenza dell’uomo nei confronti dei suoi simili, non sono certo ben rappresentati dall’impostazione antiquaria della morale cattolica. Le antiche accuse alla Massoneria, espresse in forma abbondantemente riservata nella Lettera Apostolica di scomunica di Clemente, comminata, fra l’altro ‘per altri giusti e razionali motivi a Noi noti” trovano poi aperta espressione nella Storia del Giacobinismo dell’Abate Barruel. E il grande mito, ma più ossessione, del complotto massonico, derivante dalla ricerca esterna di un responsabile della caduta dell’Ancien Régime. Molti filosofi cristiani del’700, fra cui Louis Claude e De Saint Martin e persino Joseph De Maistre, ultrapapista, videro nella Rivoluzione Francese una punizione divina per la degenerazione, l’arroganza, la prevaricazione degli antichi poteri, che si pretendevano tali per diritto divino. La Rivoluzione, pur criticata negli inevitabili eccessi, era vista come una forma di catarsi irrinunciabile, una purificazione violenta ma necessaria, la forma estrema della Provvidenza. Chi non volle riconoscere l’imperscrutabile volontà divina nella distruzione di un mondo in cui il sovrannaturale era divenuto strumento terribile di una casta cinica e criminale, si rifugiò nella fantasia del complotto massonico, guidato occultamente dalle forze infere. Non è il caso qui di rivisitare il percorso storico di questa comprensibile, ma non accettabile, caduta nell’irrazionale. Da Don Bernardino Negroni al Taxil, dal Concilio antimassonico di Trento a Padre Giantulli si potrebbe in verità storicizzare le morbose ossessioni antimassoniche, ed anche abbracciare chi in buona fede, come noi, creda che l’evoluzione della spiritualità comporti il superamento dell’odio e dell’errore. È ciò che vuol auspicare Delfo Del Bino, quando afferma che “I motivi d’attrito con la Chiesa, almeno quelli di allora, non ci sono più”. Ma le motivazioni di dubbio su quest’ottimistica affermazione sono, purtroppo, ancora attuali. Introvigne (Le Teorie del Complotto, Istituto per la Dottrina e l’Informazione sociale) afferma che: “A partire dal Settecento una certa forma di pensiero religioso sarà tentata da teorie complottiste a fronte d’eventi imprevedibili e difficili da spiegare (sic! ) con cause puramente naturali: l’egemonia culturale dell’Illuminismo, la Rivoluzione Francese e più tardi l’esplosione dello spiritismo, la rapida scristianizzazione di numerosi paesi europei, il socialismo e il comunismo. Sono costruiti così schemi a forma di piramide che vedono fisicamente dietro i dirigenti politici e culturali visibili una classe dirigente invisibile costituita dalle società segrete, fra cui, ma non è la sola, la Massoneria. Dietro le società segrete opererebbero società ancora più segrete, apertamente sataniste. Dietro i satanisti opererebbe il Diavolo in persona, la cui azione non si limiterebbe alla modalità della tentazione, ma si manifesterebbe in apparizioni molto esplicite e dirette, in cui il Principe del Male dà istruzioni precise e dettagliate ai propri luogotenenti umani. Solo ad un’epoca relativamente tarda, nello schema — da qualche parte fra i massoni ed i satanisti — sono inseriti anche gli ebrei, intendendo quest’espressione, almeno fino al secolo XX, in senso non razziale ma religioso, dal momento che i teorici del complotto sono più spesso antigiudaici che antisemiti.
In un opuscolo (Scopi e pratiche alchemiche dell’Ordine Egizio, Agapé, Milano, 1983, diffuso in un milieu particolare, vicino a pseudo-società esoteriche, il cui modello sono le false massonerie create nella Francia del Fronte Popolare, dell’occupazione nazista e del governo di Vichy, così si definisce gli “eggregori” (formazioni psichiche, spontanee o indotte, dai poteri particolari):
” Gli eggregori sono molto socievoli e si raggruppano volentieri in organismi astrali molto potenti, una sorta di consorterie, che generano a loro volta degli eggregori più forti e totalizzanti. I raggruppamenti si producano per affinità e sembrano prolungarsi fino alla costituzione e all’intrattenimento delle due genialità astrali che hanno un collegamento diretto al piano spirituale. Gli antichi chiamavano queste due astralità Adam Kadmon e Adam BeliaL che, da vicino e da lontano, presidiavano tutte le società segrete. ‘
Come spesso succede nei testi di queste organizzazioni criptiche, l’esoterismo che esprimono è non soltanto rozzo e ignorante, con un’interpretazione la cui matrice è evidente quanto aberrante, ma soprattutto tendenzioso e diretto ad affermare lo stesso sillogismo che si può desumere dall’affermazione dell’Arcivescovo di Firenze, Mons. Silvano Piovanelli, (La Nazione 1998): “L’esoterismo è diabolico”. La Massoneria ha un esoterismo, ergo, la Massoneria è diabolica. Ma la subdola strumentalità di collegare la Massoneria a movimenti occultistici od a sette riesce ad influenzare anche i governi, anche i quelli a matrice chiaramente laica, come quello francese. La Commissione d’inchiesta sulle sette dell’Assemblea Nazionale Francese nomina 175 società, esia stenti nel territorio, considerate come settarie, fra cui tutte le Obbedienze Massoniche Francesi, ed inserisce, fra le “sette” pericolose, fra gli Adoratori delle Cipolle, l’Internelle Syntetiques Opérative Zététique Energétique et Nucléoniques, il Club des Surhommes ed altre testimonianze della varietà del la stupidità umana, anche il CLIPSAS che è, semplicemente la catena delle obbedienze massoniche non riconosciute dall’Inghilterra e del circuito del Grann de Oriente de France. Se dovessimo definire il significato di setta da un punto di vista storico-sociale nei suoi caratteri negativi è proprio la Massoneria che sfuggirebbe a questi parametri. Ma ne sfuggirebbe la Chiesa Cattolica? Vi sono certamente due aspetti della inimicizia accanita della Chiesa nei confronti della Massoneria, che si attua anche oggi, quotidianamente, inimicizia che i Massoni d’oggi, spenti i roghi e abbattute le forche, credono superata. Il primo è un aspetto politico, che è una delle ragioni della Lettera Apostolica di Clemente. Guglielmo Adilardi, nel suo testo ” Lo stato nello stato La Chiesa Cattolica in Italia: una retrospettiva ed un bilancio attuale, I Quaderni della Biblioteca, Quad. n. 0 5, Firenze, 1997) mette in evidenza che “[…] Un potere, quello nascente dagli stati nazionali, che diverrà sempre più forte, tanto da arrogarsi il diritto di trattare anche in campo spirituale con il Papa. Per cui il papato, a causa di questa ascesa degli Stati nazionali, veniva estromesso letteralmente dalla scena europea fino a pervenire alla sua esclusione definitiva nei trattati di Utrech (1713) e di Rastadt (1714), pur avendo, come potere temporale, non poche questioni da portare al tavolo dei negoziati. Altresì era, con tali trattati, sancita la fine del papato quale elemento equilibratore fra gli e-stati in genere”.
La Massoneria, nei decenni susseguenti, costituì il legame ideologico dei nuovi tempi fra la parte più evoluta dell’aristocrazia e la nuova borghesia emergente, legame che in diversi modi, secondo le particolarità nazionali, produsse il rinnovarsi dei termini etici di stato di società. In questi termini l’influsso teologico del Papato era limitato alla coscienza individuale e non poteva più rivolgersi al controllo della comunità. Perché quindi stupirsi del rinnovato livore contro il costituirsi dell’unità politica degli italiani, quando questa non poteva che rivolgersi (e lo potrebbe essere ancor oggi) contro un dominio temporale cattolico che è Intimamente, indissolubilmente, inevitabilmente, collegato a quello spirituale?
Si potrebbe obiettare che un’antologia del pensiero dell’integralismo cattolico non può rappresentare quello del Cattolicesimo in generale. su internetici ufficiali della Chiesa Cattolica, così come su quello dell’Opus Dei. la ricerca alla voce “massoneria” non riporta nemmeno un risultato. su quelli della nuova Inquisizione, il GRIS (Gruppo Italiano Ricerca S ed il CESNUR (Centro sulle Nuove Religioni) diabolicità e massoneria, g ed aborto, criminalità ed esoterismo sono sempre collegati.
Ma la tattica cerca sempre di non far emergere la strategia che gli è spalle. Pochi giorni fa su Civiltà Cattolica è stato “perdonato ‘ Giordano I no. Secondo l’organo dei Gesuiti, se la Chiesa è infallibile, i suoi uomini sempre lo sono, ma, naturalmente, quelli di ieri, non quelli di oggi. Il dono” della Chiesa è spesso più offensivo della condanna. Il 17 di Febb del presente anno 2000, il movimento panteista internazionale celebrerà Campo de’ Fiori, Giordano Bruno. Pura coincidenza?
Ma la diabolicità della Massoneria e dei suoi aderenti non è adombrata dal folklore un po’ ridicolo ed un po’ retrò degli integralisti cattolici. MonsignorJosef Stimpfle scrisse un articolo (riportato dai “Quaderni di Cristianità” anno II, n. 4, primavera 1986, pp. 45-67) contro la tesi di Padre Reinhold Sebot, che affermava che “La scomunica contro i massoni è abolita”.
Padre Stimpfle affermava in quest’articolo che alla Dichiarazione Lichtenau, sottoscritta il 5 Luglio 1970 da una commissione di nove m soni e tre cattolici, Monsignor De Thoth, i Professori Schwarzbaue Vorgrimler, non era da attribuire alcun valore.
Da notarsi che la Commissione era stata indetta dalla Conferenza Episcopale Tedesca, e che suoi membri erano stati nominati dalla Congregazione per la Dottrina per la Fede, ma che in seguito il Card. Seper dichiarò che la sua Congregazione non ha nominato i membri di tale Commissione né approvi la dichiarazione di Lichtnau, che nelle sue finalità intendeva indurre Papa Paolo VI a modificare il giudizio della Chiesa sulla Massoneria, in vero già ben propenso a farlo, perché questo “avrebbe fatto capire che sarebbe stato molto lieto se da parte dei massoni, perlomeno quelli linea inglese, fosse pubblicata in una qualunque forma una dichiarazione alla quale ci si potrebbe riferire per fondare un nuovo esame della questione e per fornire i presupposti affinché, su tale base o seguito a questa dichiarazione, si delineassero nuovi tentativi si sol zione” (cfr. Kurth Baresch, Katholische Kirche und Freimaurerei. E brüderlicher Dialog 1968 bis 1983. Chiesa Cattolica e Massoneria. Un dialogo fraterno dal 1968 al 1983], Vienna 1983, pg. 69). Per quanto i colloqui della Commissione non produssero i risultati auspicati da Paolo VI, due viste sui massoni furono trasmesse dalla radio Vaticana il 27 gennaio 1980 il 2 marzo 1980, e in queste si sosteneva, con argomentazione diverse, una sorta di ammissibilità dei cattolici alla Massoneria, poi sconfessata.
La dichiarazione di Lichtenau, per quanto non contenesse niente di sconvolgente e si limitasse a dichiarazioni di buona volontà per la continuità c dialogo fra massoni e Chiesa, fu sconfessata a motivo della diffidenza ecclesiastica, strumentale od in buona fede che sia.
Le dichiarazioni di Mons. Stimpfle superavano la questione del “machinatio” il complotto, cioè, della Massoneria contro la Chiesa: ” [. Chiarire il problema se la massoneria conducesse effettivamente una lotta contro la Chiesa oppure no, non era però assolutamente necessario per comprendere l’incompatibilità, quindi non è stato neppure oggetto della commissione di ricerca. Si afferma così che il problema politico, per quanto forse presente, è stato in qualche modo storicizzato e risolto. La guerra ecclesiastica per il controllo della società prosegue, ma in modalità che la Massoneria non può più contro combattere. Cui si potrebbe a questo punto attendere il perdono Dei e la benedizione del carnefice, qualche fresca goccia di acqua benedetta su ceneri orami spente.
Ma le motivazioni della scomunica sono molto più che storiche e politiche. Sono profondamente teologiche e profondamente feriscono l’immaginario collettivo della psiche cattolica. Pur sentendo altrettanto profondamente l’abissale fascino della massoneria e del suo esoterismo, l’inconscio del monaco della Tebaide, sopravvissuto ai primi secoli, l’attribuisce alle non grazie perverse dell’Avversario. Le motivazioni di Mons. Stimpfle sono, da per- questo punto di vista, esemplari.
raio Dopo aver affondato la lama nel corpo corrotto della P 2, lobby che ha inquinato la Massoneria e che comprendeva in sé notevoli esponenti della finanza democristiana e di quella vaticana, si arriva al centro stesso dell’ormai secolare prolasso antimassonico: seguiamo Mons. Stimpfle:
In questo contesto è interessante quanto ha portato di nuovo la ricerca nel campo delle antiche religioni misteriche. ln una delle opere S.J. storiografiche più recenti relative al tema si dice: Notiamo, per inciso, che la disposizione del moderno Tempio massonico è del tutto e per tutto e di identica a quella dei Templi mithraici e che “nonostante una conoscenza frammentaria dei riti d’iniziazione si può dire che alcuni dei suoi elementi prefigurano aspetti dell’iniziazione massonica ” (cfr. Cristian Jacq La m- Massoneria Storia ed Iniziazione, Mursia, Varese 1978).
Non è solo Mithra, uno degli “antichi dei falsi e bugiardi” che è indiziato nadi esser l’ispiratore della massoneria (escluso quella inglese, quasi “buona”) ma anche Manete, Giamblico, Porfirio, Plotino, Marco lo gnostico, vato Basilide, ecc, cioè neoplatonici e gli gnostici, i grandi concorrenti del cristianesimo nell’antichità. Considerando che sono più di mille ottocento anni orsono trascorsi dalla loro meteora nel campo filosofico e metafisico, ben grande deve essere stato lo spavento dell’ortodossia verso questi contesti, se ancora si agitano questi antichi spettri.
Le affinità del simbolismo e del rituale massonico con gli antichi misteri non dovrebbe poi scandalizzare i cattolici. Nel cristianesimo niente è originale nel campo liturgico, e non vi è calendario religioso, simbolismo, culto che non derivi dagli antichi Misteri.
Noi consideriamo la Massoneria come un ponte fra un lontanissimo passato ed un lontanissimo futuro e non rinneghiamo ciò che dai Misteri ci deriva. Se la Chiesa Cattolica crede che dietro Delfi vi siano la coda e le corna degli avversari, può cominciare a eliminare dal proprio culto ciò che da Delfi o da altri centri iniziatici deriva. Ma non rimarrebbe niente, a cominciare dalla mitra e dalla tiara dei Pontefici.
Vi sono poi, in questo documento, delle obiezioni ben più sensate. Quella ad esempio che la Massoneria attribuisce all’uomo la sua assoluta autodeterminazione, nei limiti che la società e l’umanità impone, o nel fatto che La Massoneria considera i dogmi religiosi delle costrizioni irrazionali che offendono la libertà e la dignità dell’uomo. Se queste sono le motivazioni etiche della condanna alla massoneria, siamo ben orgogliosi di tale condanna.
Ma la conferma più eclatante alla sua tesi di demoniaci influssi Mons. Stimpfle la trova in Stephen Knigth, autore di opere di fantasia a sensazione, divertenti quanto inattendibili. Lo Knigth nella sua opera The Brotherhod, London, 1984, che il Monsignore ritiene frutto di “interessantissime ricerche durate anni e svolte non senza considerevoli difficoltà” afferma che al posto del Grande Architetto dell’Universo, già nel grado alto (sic! ) dell’Holy Roy Arch subentra il nome di JAH-BUL-ON: JAH= Jahvè, BUL= Baal e ON Osiride). Ora, tutti i rituali massonici, di tutti i gradi conosciuti, sono stati pubblicati da più di duecento anni. Jabel, Jabulon sono delle parole di passo che hanno un’altra etimologia. Jabelon, fra, l’alto, parola di passo del XXI grado del R. S. A. A. ha significato di “giubilare”, ma anche di “giubileo. Stephe Knight, secondo il Monsignore, ha interrogato non meno di settantacinque massoni di questo (quale? ) grado. In quell’occasione egli dovette costatar che tutti parlavano, liberamente e senza esitazione, della Massoneria ma che alla parola Jahbulon settantuno degli interrogati perdevano la calma e la sicurezza di sé. Monsignore, si ricordi di Leo Taxil. Se un giorno a questo scrittor di fantascienza convenisse di dichiarare di aver detto delle sciocchezze, dove va a finire la attendibilità delle sue tesi?
La speranza è che il libro di Delfo Del Bino apra la strada ad una nuova verifica dell’inconciliabilità fra massoneria e chiesa, oggi dimenticata da massoni, orientati in buona fede ad un dialogo che essendo, oltre che civile logico e razionale, non può aver punti di contatto con espressioni provenienti da un contesto illogico ed irrazionale.•
CONOSCERE LOUIS CLAUDE DE SAINT MARTIN
di Ovidio La Pera
Che importanza può avere, in Massoneria, conoscere Louis Claude Saint Martin? e chi era costui? L. C. D. M. fu chiamato il Filosofo Incognite ed ebbe una notevole influenza sulla concezione esoterica della Massoneria moderna. Ma, in principio, fu Martinés De Pascally.
Con questo scritto l’autore, mettendo a disposizione del lettore la sua esperienza, dovuto allo studio più che ventennale della vasta opera filosofica e letteraria di L. C. De Saint Martin, arricchita anche dalla traduzione completa dei suoi testi, si propone di facilitare la comprensione della dottrina e degli insegnamenti di questo insigne maestro; evidenziando i principali aspetti di alcuni argomenti da lui affrontati e che tanta importanza e risonanza ebbero nel suo tempo, considerando la grande influenza che esercitarono su personaggi quali Joseph De Maistre, Honorè de Balzac, Chales Augustin de Saint Beuve, il filosofo Franz Von Baader, i romantici tedeschi ed altri, fino all’antroposofia steineriana. , e che non mancheranno ancora di esercitarla su tutti coloro che si accosteranno al suo pensiero, tenuto conto della sua vastità e della possibilità di ricerca e di rivelazione che esso racchiude.
L’importanza massonica di L. C. De Saint Martin deriva dalla sua particolare esperienza di segretario e coautore degli scritti di Martinéz De Pascally, Gran Maestro degli Eletti Cohen, un Ordine massonico settecentesco con dei caratteri molto peculiari, dalla sua influenza diretta sul Rito Scozzese Rettificato di Willermoz, che ancor oggi rappresenta una impostazione massonica molto diffusa nei paesi francofoni e nell’Europa del Nord, oltre al ricollegamento ideale con gli Ordini martinisti tuttora presenti in tutto il mondo.
Conoscere Louis Claude De Saint Martin è un’opera propedeutica alla prima stampa in lingua italiana dell’opera omnia di questo Filosofo Incognito, che Ovidio Pera ha tradotto completamente con estrema cura, usando non soltanto dizionari dell’epoca, ma anche con il suo trentennale studio delle opere di questo grande massone.•