LA DOTTRINA DEI CICLI COSMICI

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LA DOTTRINA DEI CICLI COSMICI

di

Sigfrido Hobel

Abbiamo già detto che la Tradizione Primordiale, da cui de riva ogni forma di dottrina tradizionale, consiste nella Legge propria di questo Ciclo Cosmico. Conviene dunque sapere in primo luogo in che cosa consista la dottrina dei Cicli Cosmici, dal momento che essa rappresenta uno dei principi fondamentali della conoscenza tradizionale, ed un elemento-chiave per comprendere l’origine delle dottrine che andremo ad esaminare.

Nell’affrontare questo complesso tema, ci riferiremo soprattutto alla tradizione indiana, nella quale la dottrina dei Cicli Cosmici, già presente nell’antica cosmogonia vedica, ed ulteriormente sviluppata e definita nelle opere successive, ha trovato la sua più completa ed esauriente esposizione  , ma non mancheremo di evidenziare i numerosi collegamenti e le analogie che esistono fra dati trasmessi dalla tradizione indiana e quelli presenti in altre forme tradizionali.

KALPA, MANVANTARA E YUGA

Un primo elemento fondamentale della dottrina dei Cicli Cosmici è la distinzione di tre diversi tipi di ciclo temporale, generalmente definiti Yuga, Manvantara e Kalpa, che corrispondono a tre diversi livelli della misurazione del tempo in rapporto, rispettivamente, agli anni terrestri (o degli uomini), agli anni cosmici (o degli dei) ed agli Anni di Brahma, ovvero della Divinità suprema.

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  • Maha-Kalpa La suprema misura del tempo è data dalla durata della vita di Brahma, cui i testi brahmanici attribuiscono il ruolo di Dio-Creatore, e la cui vita dura 100 (0 108) Anni di Brahma, un arco di tetnpo immenso, detto Para o Maha-Kalpa. che rappresenta il ciclo completo nel corso del quale si manifestano tutti i I•vlondi possibili, e al termine del quale sorgeranno altri Brahma ed altri cicli, alFinfinito.
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  • Kalpa Ogni Anno di Brahma è composto da 360 Giorni. detti Kalpa, ognuno dei quali segna il nascere di un nuovo Universo: all’alba di ogni Kalpa, Brahma si manifesta depositando nelle Acque prilnordiali il Germe d’Oro dell’Uovo Cosmico (Brahmanda o Hiranyagarbha) da cui trae origine un Univers02 destinato a scomparire e ad essere riassorbito nel Sonno della divinità col sopraggiungere della Notte di Brahlna. quando si verificherà la Pralya3 , la “Dissoluzione di ogni cosa” a opera dell’Acqua e del Fuoco; Ina al suo risveglio, Brahma creerà poi di nuovo se stesso Uovo Cosmico, ponendo in essere un nuovo    Universo. Vita e morte si alternano dunque conie il giorno e la notte, la veglia e il sonno, e mentre ogni Giorno-Kalpa rappresenta la durata di un intero Universo, lo sviluppo totale di un Mondo, ogni Notte rappresenta un periodo di quiete ed uno stato di assenza della manifestazione.
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  • Manvantara A sua volta, ogni Kalpa è composto da 14 Manvantara, divisi in due serie settenarie: il A4anvantara, unità di misura cosmica e divina del tempo, comincia a riguardarci più da vicino, perchè ad ogni Manvantara corrisponde un ciclo dell’umanità e delle sue civiltà, ciclo che è posto sotto la tutela di un Manu, ovvero di un mitico Antenato, dal quale promana la Legge propria di ognuno di questi cicli .

Il Manu del primo Manvantara del nostro Kalpa è detto Brahma Svayambhuva, “Colui che esiste di per se stesso”, dal quale sarebbero discesi i princìpi fondamentali della società indo-ariana contenuto nei Veda e nelle Leggi di Manu; gli fanno seguito altri cinque Manu: Svarochisha, Auttami, Tamasa, Raivata e Chakshusna. Il nostro Manvantara è il settimo della prima serie, è ed retto da Vaivasata, il Manu dell’attuale umanità, la cui figura è collegata al primo Avatara _(incarnazione) di Visnù 5 . Alla fine dell’attuale Manvantara, altri sette Manu•reggeranno i Manvantara della Notte di Brahma: i loro nomi sono Savarna, Dakshasavarna, Brahmasavarna, Dharmasavarna, Rudrasavarna, Rauchya, Bhautya. Segnaliamo che al Manu Vaivasata corrisponde, nella mitologia babilonese, Sitnapistim, l’ultimo re antidiluviano e il primo uomo dell’attuale umanità.

Ogni Manvantara corrisponde dunque ad una particolare condizione  dell’umanità, ed è localizzato in uno dei sette Dwipa (Tl’erre, Regioni) del nostro pianeta, viene cioè collegato ad una particolare configurazione delle terre emerse, contraddistinta da un diverso Polo, e quindi da un sùo particolare Centro Sacre• principale. Queste sette Terre, che si succedono nel corso di un Kalpa (manifestandosi due volte, una volta durante il Giorno di Brahma, ed un’altra durante la Notte) sono designate, nel loro insieme, come Terra Santa o Terra dei Viventi, al cui centro si trova il Centro primordiale, simboleggiato dal Monte Meru, la Montagna Cosmica6 .

Se il Manvantara rappresenta la massima unità di misura del tempo di un’umanità, ed è contemporaneamente una misura cosmico-divina, per calcolare il tempo in termini terrestri, e a noi più accessibili, occorre far riferimento agli Yuga, le epoche o età che rappresentano la forma ciclica più ridotta, e che caratterizzano le principali fasi della storia di un ‘umanità. Gli Yuga sono quattro, la loro durata è ineguale, ed era messa in rapporto ai punti segnati sulle quattro facce di un dado

  1. Krita-Yuga o Satya-Yuga (4800 anni) : corrisponde al numero 4, il punto vincente e rappresenta l’Età dell’Oro (letteralmente l’Età Cornpiuta o l’Età Reale), in cui la legge universale (I)harrna) si manifesta nella sua integrità e la vita si svolge in uno stato di totale equilibrio e armonia: in questa età esiste un’unica classe, denominata Hanzsa, coinc il Cigno di Brahma
  2. Treta-Yuga (3600 anni) : corrisponde al l)lltnero 3, e indica un’epoca ancora felice, in cui però cominciano ad apparire la cupidigia e la sofferenza
  3. Dwapara-Yuga (‘2400 anni) : corrisponde al numero 2. ed è in cui il  è ridotto alla sua metà, aumentano i vizi e le disgraziQ% mentre diminuisce la durata della vita Illuana
  4. Kali-Yuga       : l’ultirna età. corrispondente al munero 1, è l’età de la privazione e della perdita, in cui resta solo un quarto del Dhar;na; il terjììltne

Kali, che indica concetti negati\i quali perdita, cattiveria e discordia. può esse-

re messo anche in relazione con la natura sanguinaria della dea Kalì. Nera (si tratta. infatti di un’età oscura) e con il termine che int,ica i!

Età, la cui durata è detta di 12.000 anni. sir-nile a quelìa del Grande Anno delle tradizioni mesopotamica e greca. Il Maha-Y’uga viene identificato da alcuni con lo stesso Manvantara, mentre altri affermano che occorrono 71 (0 72) IVIaha-Yuga per fonnare un Manuantara, e 1000 per fivmare un Kalpa, la cui durata cotnplessiva sarebbe quindi di 12 milioni di anni

Ma in realtà, avvertono alcuni testi, gli anni di cui si parla non sono anni umani. bensì Anni degli Dei (o anni cosmici). ognuno dei quali corri-

ciclo completo. come un Kalpa. ma più ancora un Anno di Brahma o l’intera sua Vita (cfr. Guenon, Simboli della Scienza Sacra, ed.cit. p.321) 4) Manvantara significa letteralmente discesa (A vatara) di Manu. Guenon (Il Re del Mondo. ed.cit. p. 12) nota la somiglianza del nome di Manu con quello del Menes egiziano, del Menu celtico e del Minos greco. ai quali viene attribuita una funzione legislativa analoga a quella del Manu; nella tradizione ebraica la funzione di supremo rappresentante, in perpetuo. dell ‘ autorità spirituale è attribuita a Melchisedec, re di Saleln (Genesi xrv’. 8). mentre nella tradizione romana il ruolo di capo spirituale e massimo legislatore spetta al saggio re Numa. il cui nome può essere collegato al termine areco Nomos (Legge). Ina PLIò anche esser visto come un anagrannma di 114anu (cfr. Guenon. op.cit. p.45-55) ) Alla successione dei sette Manvanrara e dei relativi Manu possono essel•e collegati i sette Re di Edom di cui parla la tradizione cabalistica o i sette Re antidiluviani della tradizione babilonese. che rapprescn!ercbbero

Mondi anterion ai nastro

(‘cfr Chienon. Il Re del ed.cit {Fi{dirionali e ed.cit. p,45-46)

Cfr. Guenon, Consideradottrina dei

Fonne tradizionali e cicli co€”lici. ed.cit. p. 1 1-20. Per quanto riguarda ie due serie settenafie degli stati dell ‘ essere. Guenon precisa che ciò può intendersi

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sia nel senso di una successione temporale, sia nel senso di una presenza si multanea dei vari stati. e li mette in rapporto con i sette Swa»ga (paradisi) e i sette Patala (inferni) che rappresentano i diversi gradi della manilestanone universale. 7) Leggi di Manu I, 69 s. Mahabharata 111 12826. Cfr. Mircea Eliade, immagini e simboli. ed.it. Jaca Book, Milano 1981, p.6064 (si veda anche. dello stesso autore, Il ntito dell’eterno ritorno, ed.it Rusconi, Milano 1975)

N) Nel BrahmavaivartaPurana, Vishnu rivela a Indra che l’intera vita di Brahma dura 108 Anni e

che un Giorno e una Notte di Brahma equivalgono a 28 esistenze di Indra. ognuna delle quali dura 7 1 cicli (corrispondenti ai Maha- Yuga).

9) Cfr. A.Morretta (op.cit. p. 1 15) che cita il VishnuPurana per il rapporto fra anni terrestri e divini. Gli anni del Kalpa risultano invece 4.294.080.000 si moltiplica la durata del Maha-Yuga per 71 e per 14. Va rilevata anche una certa discordanza fra chi ha voluto calcolare in termini di anni terrestri la durata complessiva della Vita di Brahma, che risulta di 155.520 miliardi di anni se si considerano solo i Giorni, durante i quali esiste un mondo manifestato, per cui i Kalpa sarebbero 36.000, mentre si raddoppiano se si considerano anche le Notti, e al lora i 100 Anni di Brahma vengono a corrispondere a 311.040 miliardi di anni. i0) La teoria degli Avatara è esposta soprattutto nei Purana (Bhaga vata Purana, Varaha Purana,

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sponde a 360 anni terrestri, in quanto ogni nostro anno equivale ad un giorno cosmico. Pertanto, i 12.000 anni del Maha-Yuga (o Manvantara) dovrebbero essere moltiplicati per 360, e la sua durata complessiva sarebbe di 4-320.000 anni (12.000×360) ; quella del Kalpa, considerato pari a 1000 Maha-Yuga, assommerebbe allora a 4-320.000.000 anni, mentre la durata complessiva della Vita di Brahma sarebbe quantificabile in ben 311.040 miliardi di anni9.

GLI AVATARA Dl VISHNU

Abbiamo dunque visto che i quattro Yuga sono caratterizzati dalla progressione discendente 4-3-2-1 (l’inverso della Tetraktys pitagorica) che indica il progressivo allontanamento dalla pienezza del Dharma (l’ordine cosmico, la Conoscenza), e dà una somma pari a 10, numero che corrisponde allo sviluppo completo di un ciclo, definendo la relazione fra il suo inizio e la sua fine.

Alla divisione di un ciclo dell’umanità in quattro Yuga di durata ineguale, ma corrispondenti a dieci periodi di durata uguale, si collega un’altra dottrina induista relativa alla suddivisione interna dello stesso ciclo dell’umanità: si tratta della dottrina dei dieci Avatara (Desavatara) di Vishnu, ovvero delle dieci successive incarnazioni del Dio, considerate come discese dello Spirito divino, che si manifesta, assumendo un corpo, per salvare l’umanità o per ristabilire l’ordine nel mondo’0 . La serie degli Avatara, che va inquadrata nella successione dei quattro Yugall , consente di definire le fasi di una vera e propria storia segreta dell’umanità, narrata in chiave mitica dal punto di vista della tradizione indo-ariana, e costituisce pertanto un prezioso schema nel quale possono trovare una collocazione anche numerosi dati provenienti da altre tradizioni:

  1. Matsya (Pesce) : Vishnu appare in forma di pesce a Manu per avvisarlo dell’imminente Diluvio, e poi porta in salvo la sua Arca sulla Montagna del Nord. Il Diluvio è quindi la catastrofe (Pralaya) con la quale inizia il primo periodo (Krita-Yuga) dell’attuale Manvantarat2 ; Manu, il progenitore della nuova umanità, salva dalle acque del Diluvio anche la Conoscenza, portando con sè i Rishi, gli antichi poeti-veggenti, autori dei Veda.
  2. Kurma (Tartaruga) : in forma di Tartaruga, Vishnu aiuta gli dei (Deva) e i demoni (Asura) a “frullare” il Mare di Latte, ovvero il caotico Oceano degli Elementi, servendosi del Monte Mandara (l’Asse del Mondo) come mestolo e del serpente Vasuki (il Tempo) che lo circonda, come di una corda, per ottenere i 14 Tesori (Chaturdasa Ratnam, le cose più desiderabili di questo mondo) fra cui l’elisir dell’immortalità (AmritaSoma), che poi ha cura di far bere solo ai Deva.
  3. Varaha (Cinghiale) : Vishnu-Cinghiale, sconfigge il demone Hiranyaksha, autore del Diluvio, e fa emergere la Terra (la dea Pritvi) dal fondo dell’Oceano.
  4. Narasimha (Leone) : con l’aspetto di Uomo-Leone, Vishnu sbrana il malvagio re Hiranyakashipu che dubitava del suo potere.
  5. Vamana (Nano) : apparso in forma di nano, Vishnu ottiene dal re Bali la promessa di regalargli tanta terra quanta ne potrà percorrere con tre passi; trasformatosi quindi in gigante, copre tutto il mondo, compresa la regione di Patala (gli Inferi), così come l’antico Vishnu-Trivikrama aveva creato il Mondo con tre passi; questa incarnazione di Vishnu viene collocata nel Treta-Yuga (mentre le quattro precedenti appartengono al KritaYuga) e si pensa che si riferisca al periodo in cui gli Arii lottano contro le popolazioni dravidiche per il possesso della penisola indiana.
  6. Parasurama (Rama con l’ascia da guerra) : Vishnu, incarnatosi come Parasurama, figlio del saggio Brahmano Jamadagni, vendica l’uccisione del padre, distruggendo, con l’aiuto di Shiva, l’intera casta degli Kshatrya (Guerrieri) capeggiata dal malvagio re Kartavirya, nel corso di una sanguinosa guerra durata ventuno anni l3 . Il mito, narrato nel Mahabharata, si riferisce alla ribellione degli Kshatrya contro l’autorità dei Brahmani.
  7. Rama: settima incarnazione di Vishnu, Rama è l’eroe per eccellenza, e rappresenta l’espressione più alta degli ideali della casta guerriera. Figlio del re di Kosala, Dasaratha, Rama viene istruito dal saggio RishiVisvamitra: in seguito a degli intrighi viene esiliato, e si ritira nella foresta con la sposa Sita e il fedele fratello Lakshmana; dopo 14 anni Ravana, re dei Demoni, rapisce Sita e con un carro volante la porta in un’isola (identificata con Ceylon) ; aiutato da un esercito di scimmie capeggiato da Hanuman, Rama raggiunge l’isola, uccide Ravana e libera la sua sposa. Le gesta di Rama, narrate nel Ramayana, si collocano nell’ultirno periodo del Treta-Yuga (fra il 5000 e il 4000 a. C). , e sembrano riferirsi all’affermazione del primo Impero indo-ariano.
  8. Krishna (lo Scuro) : Krishna è l’eroe divino più venerato di tutta l’India, la cui leggenda è narrata nella prima parte del Mahabharata; da bambino viene affidato a dei pastori per evitare che venga ucciso dal re Kansa, suo zio lt ; divenuto poi un eroico guerriero, uccide Kansa e distrugge una città aerea, Saubha, che sorge sulle rive dell’Oceano; quindi fa da mediatore nella disputa fra i cugini Panduidi e Kuruidi, e la BhagavadGita narra di come aiuta e istruisce, in vesti di auriga, il suo amico Arjuna, i spingendolo alla battaglia contro i Kuruidi, e rivelandoglisi come dio. Infine, ritiratosi a meditare in una foresta, viene ucciso da un cacciatore, mentre la sua città, Dvaraka, i cui abitanti si sono dati ad ogni genere di vizio, sprofonda nell’Oceano. Con la morte di Krishna ha inizio il Kali-Yuga l 5
  9. Buddha: all’inizio del Kali-Yuga, Vishnu si incarna nel Buddha per predicare la rinuncia e il rifiuto del dogmatismo; il nono Avatara si collega alla diffusione del Buddhismo in India e al suo successivo riassorbimento nell’Induismo.

10 Kalkin: l’ultimo Avatara si manifesterà alla fine del Kali-Yuga, quando la confusione sarà giunta al culmine; sarà preceduto dall’apparizione di sette Soli, e da un grande calore distruttivo, e giungerà, come il Cavaliere dell’Apocalisse, cavalcando un cavallo bianco e con una spada fiammeggiante in pugno, per restaurare il Dharma, e dare inizio ad un nuovo ciclo.

LE QUATTRO ETÀ DEL MONDO

Alla dottrina orientale dei quattro Yuga, corrisponde, nella tradizione greco-romana, quella delle quattro (o cinque) Età del Mondo, la cui prima formulazione risale ad Esiodo ‘6 e che venne ripresa e sviluppata da numerosi altri scrittori e poeti dell’antichità, fra cui Virgilio e Orazio p . La descrizione delle varie Ere, o meglio, dei cicli di civiltà che si sono succeduti nel nostro mondo è la seguente:

  1. Età dell’Oro: quando in cielo regnava Cronos, il mondo era abitato da una razza di uomini simili agli dei, che vivevano felici e liberi da malattie e preoccupazioni e praticavano la giustizia senza bisogno di esservi costretti, nè avevano bisogno di lavorare, perché la terra, su cui regnava una perenne primavera, dava i suoi frutti spontaneamente e in abbondanza; dopo una vita lunga e serena, questi uomini morivano tranquilli, come se si addormentassero. Alla loro scomparsa, divennero degli spiriti aerei. custodi e protettori degli uomini.
  2. Età dell’Argento: Zeus, subentrato a Crono, ridusse la durata della primavera, determinando il succedersi delle stagioni, e gli uomini dovettero cominciare a coltivare la terra, a costruirsi dei rifugi e a sviluppare le arti; molto peggiore della precedente, la generazione argentea era contraddistinta da una prolungata fanciullezza, durante la quale (per cento

Kurma Purana, Matsva Purana). ma compare anche nel Ranuzyama e nel Mahabharata

A.Morretta (Miti indiani. ed.Longanesi, Milano 1982, p. 125 ss.). Va anche detto che il numero dei dieci Avatara sembra sia stato stabilito piuttosto tardi (verso il X secolo d.C): il Mahabharata ne cita infatti sei e la Bhagavata Purana ventidue, mentre altri testi danno anche altre cifre. In ogni caso, la concezione degli Avatara ha avuto in India un’ampia diffusione, ed esiste anche nel Buddhismo (in cui sono i Bodhisattva che rappresentano le incarnazioni del principio divino) e nel Jainismo (i Tirthankara) n ) Nel Vishnu-Purana gli Avatara di Vishnu sono definiti Kalpa. ma ciò va in rapporto ad un sotto-ciclo piuttosto che in riferimento ai Giorni di Brahma

12) Secondo il Bhagavata Purana. il Diluvio ha luogo durante la Notte di Brahma, mentre il dio è sprofondato nel Sonno del Kalpa notturno I s) La distruzione della casta guerriera è totale. in quanto tutti i suoi maschi vengono uccisi: ParasuRama fa accoppiare le donne degli Kshatrya con i Brahmani. con l’intento di assicurare la sopravvivenza della casta guerriera. rendendola però più sagoia e meno arrogante. ) Molte leggende popolari sono sorte intorno a Bala-Krishna, il “Fanciullo forte” ed agli spensierati amori della sua giovinezza (sui quali Jayadeva ha composto, nel 1170. il poellia Gitagovinda) l ) La molle di Krishna sa9

rebbe avvenuta il 18 febbraio 1 302 a.C. (cfr. A. Mometta, op.cit. p.323). Ifi) Esiodo, Le Opere e i Gionti, vv. 106-201

17 ) Virgilio, Bucoliche, Egloga IV. Georgiche; Ovidio, Metamorfosi I, vv.89-150; Orazio, Epodi xvl. vv.41 ss.; 18) Daniele 11. 31-45: il Gigante dai piedi di argilla è apparso in sogno a Nabucodonosor, re di Babilonia, che dopo aver invano interrogato gli astrologhi e maghi caldei, riceve da Daniele la spiegazione del suo significato. 19) Gli Esseri Viventi che nella Visione di Ezechiele (I, 4-15) circondano il Carro di Dio hanno fattezze di Uomo, Leone. Toro e Aquila; analogamente, i quattro Viventi dell’Apoca1isse UV, 7-8), che circondano il Trono di Dio sono detti simili a un Leone, a un Vitello, a un Uomo e a un’ Aquila, e sono la raffigurazione simbolica dei quattro Evangelisti.

20) Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali, ed. Mediterranee, Roma 1972, p. 169-175: l’ interesse che il più importante alchimista contemporaneo mostra per i Cicli Cosnuci, dimostra che questa dottrina ha un valore meta-storico, le cui implicazioni teoriche e operative trascendono il senso di una semplice teOria sulla storia dell’umanità e del pianeta.

anni) i fanciulli vivevano presso le madri; da adulti, gli uomini di questa Età erano però stolti e non veneravano gli dei, per cui Zeus, sdegnato, li fece sparire, ed essi sono diventati spiriti degli Inferi.

  • Età del Bronzo: la terza generazione era composta di uomini violenti e terribili, nati dai frassini e amanti della guerra, ma non empi; benché tremendi, la morte colse anche loro, e scesero nelle squallide dimore del gelido Ade.

 Età degli Eroi (compare in Esiodo, ma non in altri autori, e più che ad una Età a sé stante, potrebbe essere considerata come I ultima fase dell’Età del Bronzo o la prima della successiva Età del Ferro) : la Terra genera una stirpe celeste di eroi, ritenuti semidei, molti dei quali furono uccisi in combattimento, alcuni a Tebe, altri a Troia; ma altri furono posti da Zeus ai confini del mondo, nelle Isole dei Beati, dove hanno vissuto felici e sereni.

  • Età del Ferro: l’ultima generazione, caratterizzata dal nero ferro, è composta da uomini malvagi, violenti e senza timore degli dei; è una stirpe priva di giustizia, di lealtà, di pudore e di pietà, su cui regnano la frode, la guerra, la diffidenza, e il desiderio del possesso; l’uomo inizia a navigare, delimita le proprietà terriere, scava nelle visceri della terra alla ricerca di tesori; Zeus distruggerà anche questa ultima razza “quando i bambini nasceranno canuti”.

Alla suggestiva versione mito-poetica data dal mondo classico, fa riscontro la Visione descritta nel Libro di Daniele18 , in cui le quattro Età del Mondo sono simboleggiate da un ‘enorme statua, dall’aspetto terribile e straordinario, con la testa d’oro, il petto e le braccia d argento, il ventro e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, e i piedi in parte di ferro e in parte di argilla: Daniele spiega che le parti della statua simboleggiano quattro Regni successivi, l’ultimo dei quali è caratterizzato dal duro ferro che tutto spezza e distrugge, mischiato però alla fragile argilla; pertanto, come il gigante viene distrutto da una pietra staccatasi da un monte, che ne colpisce i piedi, provocando la rovina dell’intera statua, allo stesso modo quest’ultimo Regno sarà distrutto e stritolato da un Nuovo Regno, indistruttibile ed eterno, che Dio farà sorgere dal cielo.

Anche i quattro “Animali” della Visione di Ezechiele o i quattro simboli animali degli Evangelisti19 che circondano l’immagine del Cristo in Gloria, oltre ad indicare le quattro modalità attraverso le quali si manifesta il Verbo divino, ed oltre al loro collegamento con i quattro Elementi, possono alludere, come nota Fulcanelli20 alle quattro fasi in cui si divide un grande periodo ciclico, e che corrispondono alle quattro Età dell’Umanità di Esiodo o ai quattro Regni di cui parla Daniele.

Il carattere “universale” di questa dottrina, lo si può dedurre dalla sua presenza anche in tradizioni molto distanti e diverse, e se non desterà meraviglia, per la prossimità delle aree culturali, ritrovare l’idea delle quattro ere dell’umanità nell’Avesta persian0[1], appare certo più sorprendente che la stessa visione si ritrovi anche in una realtà completamente diversa e priva di contatti con il mondo indo-europeo, come quella delle civiltà precolombiane: nei documenti e nei calendari mesoamericani, si rileva infatti sia la presenza di calcoli relativi a grandi cicli temporali, sia il riferimento a quattro Ere del Mond022

Secondo i Maya, infatti, gli Dei, dopo aver distrutto tre Mondi con un diluvio, col fango e col fuoco, hanno creato il Mondo attuale, sorretto da quattro divinità (i Bacab) che ne rappresentano i punti cardinali. Gli Aztechi, collegandosi alla tradizio.ne Maya, parlano parimenti di quattro Soli, che si sono succeduti a partire dalla creazione del genere umano, e ognuno dei quali è collegato ad una delle quattro direzioni dello spazio, ma aggiungono ancora un quinto Sole, quello attuale, che viene posto al cen-

tro di questo schema e rappresenta il compimento dell’intero Cic10 23 .

  1. Primo Sole (MatlactliActl: Dieci Acqua), 4008 anni: la terra era abitala dai Giganti e questa prima umanità venne distrutta da un Diluvio, dal quale scampo’ solo una coppia (o sette) trovando rifugio su un albero o in una grotta. Sulla Pietra del Sole questa epoca è rappresentata dal Dio Giaguaro (Ocelot”Fonatiuh) ed è detto che i Giganti furono divorati dai giaguari.
  2. Secondo Sole (Ehocatl: Serpente di Vento), 4010 anni: gli uomini si cibavano di frutta selvatica e quando il Serpente di Vento (Quetzalcoatl) distrusse questo Sole, gli uomini furono trasformati in scimmie, ad eccezione di una coppia, che si salvò salendo su una roccia.
  3. Terzo Sole (Tleyquiyahuillo), 4081 anni, distrutto da una pioggia di Fuoco e dalla lava; per sopravvivere, gli uomini furono trasformati in uccelli.
  4. Quarto Sole (Tzontlilinc), durato 5026 anni, fu distrutto da piogge torrenziali e inondazioni, simboleggiate dalla Dea Chalchiuhtlicue (l’Acqua della Luna infausta) : il diluvio durò 52 anni, le montagne scomparvero sotto l’acqua e gli uomini furono trasformati in pesci
  5. Quinto Sole: è simboleggiato dal volto di Tonatiuh, il Dio Sole, posto all’interno del segno Ollin, che indica il Movimento, perché sarà il movimento della Terra che farà perire l’attuale umanità.

Ricordiamo che le culture mesoamericane consideravano particolarmente pericolosi i punti conclusivi dei cicli temporali, in coincidenza dei quali avrebbero potuto verificarsi le più tremende catastrofi. I Maya possedevano un sistema calendariale molto complesso ed estremamente preciso, ereditato dagli Olmechi, nel quale il calcolo dei tempi era effettuato in rapporto a diversi cicli, ognuno dei quali aveva una propria “Ruota” calendariale24 :

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  1. Anno solare civile (Haab maya, Xihuit azteco) composto da 18 mesi di 20 giorni (divisi in 4 periodi di 5 giorni) per un totale di 360 giorni. L’Anno solare reale era calcolato con grande esattezza in 365, 2420 giorni, e tale risultato era ottenuto aggiungendo 5 giorni (detti Nemontemi) ad ogni anno, più uno ogni 4 anni, e sottraendo un giorno ogni 130 anni. Ogni anno portava il nome del suo giorno iniziale che poteva variare fra quattro diversi segni.
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  • Calendario rituale (Tzolkin maya, Tonalpoualli azteco) : è ritenuto il più antico ed era considerato sacro e magico in quanto dai suoi giorni fasti o nefasti dipendevano i destini umani; si sviluppa in periodi di 260 giorni, ottenuti combinando i segni dei 20 giorni con quelli dei primi 13 numeri, formando delle serie di 13 giorni fino al ripetersi della stessa combinazione iniziale segno-numero (1-Cipactli) 25 .
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  • Rivoluzione sinodica di Venere, calcolata con grande precisione in 584 giorni (dai calcoli moderni risulta di 583, 920 giorni).

I Maya possedevano inoltre un sistema particolare, detto Computo lungo (Quenta larga) per il calcolo dei cicli temporali di maggiore durata; questo sistema, che viene fatto iniziare dal 3113 a. C. ed al quale si riferiscono numerosi steli scolpite, è fondato sul numero Venti e presenta le seguenti unità temporali:

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  • Kin, il giorno;
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  • Uinal, il mese formato da venti giorni;
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  • Tun, l’anno, formato da 400 giorni (20 mesi), che si sovrappone al ciclo annuale di 360 giorni, formato da 18 mesi) ;
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  • Katùn: la misura-base del Computo Lungo (significa letteralmente

“Due Anni”) formata da 20 Anni-Tun, e corrispondente a un ciclo di 7.200 0 8.000 giorni;

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  • Baktùn: formato da 20 Katùn (144.000 0 160.000 giorni),
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  • Piktùn: formato da 20 Baktùn (3.200.000 giorni), e così via, fino all’Alautùn di 36 miliardi di giorni.

steva da 12.000 anni.

22 ) Cfr. F.Gonzàlez, I sim precolombiani, cd.Mediterranee. Roma 1993, p. 195 e p.217 ss. ; A. Moretta, I miti maya e aztechi, ed.TEA 1995,

-3 ) Le informazioni relative ai quattro Soli sono desunte dai documenti aztechi raccolti nel Codice latino-Vaticano 3738 e dalle iscrizioni della Pietra del Sole di Axayacatl. Da notare che anche altre tradizioni si riferiscono ai Cicli definendoli Soli, anche considerando delle successioni diverse, come le scritture buddhiste che parlano di sette Soli o il Libri Sbillini che ne enumerano nove (Cfr. G. Hancock, Impronte degli I)ei, ed. Corbaccio, Milano 1996, p.i28 ss. e 252) 24 ) Cfr. cfr. A.Morretta, I “liti maya e aztechi, ed.TEA 1995, p. 129 ss. ; F.Gonzales, I simboli p re c o l 0 b i a n i , ed.Mediterranee 1993, p.211 ss. Dizionario delle mitologie e delle religioni, ed.cit. p. 1719-21 ) I venti nomi-glifi aztechi dei giorni sono: Cipactli (coccodrillo), Eecatl (vento), Calli (casa), Quetzapalin (lucertola), Coatl (serpente), Miquiztli (morte), Mazal (capriolo), Tochtli (coniglio), Atl (acqua), Itzucuintli (cane). Ozomatli (scimmia),

Malinalli (erba), Acatl (canna), Ocelotl (giaguaro), Quauhutl (aquila), Comaquauhtl (avvoltoio), Ollin (movimento, terremoto), Tecpatl (coltello di silice), Quiauitl (pioggia), Xochifl (fiore). Questo Calendario è stato inoltre collegato all’anno lunare. che normalmente è inveI l

ce composto da 13 mesi di 28 giorni, per un totale di 364 giorni, pari a 52 settimane (cfr. Morretta, op.cit. p.272).

– 1) L’ultimo Nuovo Fuoco fu acceso nel 1507. sotto Montezuma II, 14 anni prima della fine dell’illipero azteco.

La determinazione dei periodi ciclici derivava dalla combinazione dei computi delle diverse ruote calendariali: il Ciclo-base, detto Xihuitl o Xiuhmolpilli (it “Secolo” azteco), durava 52 anni (divisi in quattro periodi di 13 anni), al termine dei quali il ciclo sacro di 260 giorni coincideva con quello solare di 365 (18.980 giorni, pari a 260×73 0 365×52). Al termine di ogni ciclo di 52 anni, il Mondo andava rinnovato, e a tal fine si svolgeva, sulla montagna Uixachtecatl, una cerimonia detta la “Legatura degli anni”, nel corso della quale veniva acceso il “Nuovo Fuoco”, ed ogni famiglia poteva riaccendere il suo fuoco, dopo che il ricorrente pericolo della scomparsa del Mondo era stato scongiurato per altri 52 anni 26 Due Xihutl componevano inoltre un Ciclo di 104 anni, che terminava con la coincidenza dei due calendari di 260 e 365 giorni con quello di Venere di 584 giorni (i 37-960 giorni del Ciclo sono infatti pari a 260×156, 365×104, 584×65).

(fine prinza parte)



[1] ) L’Avesta è il libro sacro dello Zoroastrismo, sviluppatosi in Persia verso il VII secolo a.C., secondo il quale il Mondo, teatro dell’eterna lotta fra il principio del bene, rappresentato da Ahura Mazda, e quello del male, espresso da Angra Mainyu, esi-

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