L’UOMO . . . VIENE DALLO SPAZIO ?

L’UOMO…viene dallo spazio?

L’origine della progenie umana spesso si accompagna a sfrenate congetture, quasi sempre divergenti. La biblica coppia iniziale “Adamo ed Eva”, da cui discendiamo, ha nomi e versioni diverse perché diverse sono le mitologie dei popoli.

L’inappellabile punizione, con il conseguente allontanamento dei nostri progenitori dal mitico Eden, viene spiegata difformemente dalle varie religioni. I racconti della “creazione del primo uomo ” assumono sempre più la connotazione di favole che riesce persino difficile raccontare.

Per la religione musulmana, ad esempio, Dio avrebbe concesso a creature angeliche che operassero per Lui la creazione dell ‘uomo. Adamo ed Eva, sontuosamente vestiti, solo dopo aver disobbedito, mangiando il frutto proibito, videro le loro vesti cadere: rimasero nudi, ed essi ebbero vergogna delle loro nudità. Dalla incorruttibilità passarono alla corruttibilità fisica, e furono condannati alla fatica ed alla fame. Compresero il profondo significato della morte.

Molto originale è la mitologica loro caduta dal Paradiso, raccontata nel Dizionario Storico-Mitologico, una rara opera del 1824. Adamo – si racconta – cadde su una montagna dell ‘isola di Ceylon, che ancora oggi si chiama Adam’s Peak (Picco di Adamo). Eva cadde dov’è oggi la Mecca. Il pavone, amico di Ebli (Lucifero), che tentò l’ uomo con il serpente, cadde nell ‘Indostan, ed il serpente, nella Persia. Dopo una separazione di duecento anni, Eva ritrovò Adamo nella collina della Riconoscenza (Ararat), nei pressi della Mecca.

Se si dovesse ammettere, secondo la mitologia musulmana, una zona di caduta che abbraccia l’ area del Golfo Persico, proprio là dove apparvero gli Oannidi, scomparsi poi nel nulla, il popolo eletto degli “Ebrei prebramitici “, chiamati anche “Habirù “, il mito della caduta lascerebbe spazio anche a supposizioni di natura extraterrestre, così come potrebbe esserlo per la diade uomo-donna.

Nel Talmud, la mitologia rabbinica descrive I ‘ aspetto fisico di Adamo, fatto di materia fine, sottile e delicata, simile a quella degli angeli. Egli venne creato da Dio nel quarto cielo, molto tempo prima dell’esistenza del mondo.

Una leggenda incaica, del Titicaca, sembra confermare la provenienza dagli spazi celesti di coloro che avrebbero colonizzato la Terra. Essa dice che il mitico Manco Capac e sua sorella Mama Oello, scendendo dal cielo, si sarebbero posati sopra una roccia della “isola del Sole dalla loro unione ebbe origine la dinastia degli Incas.

Trascorsero anni, secoli, millenni, ma l’uomo, dopo aver scoperto i continenti, esplorato in lungo e in largo la Terra, ponendo fine al geocentrismo, si avvia oggi alla scoperta di nuovi astri lontani per appagare, così, l’ ambito desiderio di contemplare la Terra dall’alto. L’inappagato egocentrismo che è in lui, l’ accompagnerà anche sui pianeti che esplorerà, e lo farà sentire sempre ‘centro” di ogni cosa.

Il tecnicismo, purtroppo, conduce l’uomo verso un benessere materiale tale da rispondere ad esigenze sempre più sfrenate. Nel contempo, inverso è il percorso del suo spirito che perde sempre più coscienza di sé, immergendosi fatalmente nella “lunga notte” di un tempo tanto lontano: quello da cui l’uomo stesso venne.

In Adamo, senza ombra di dubbio, è simboleggiato l’ arcano mistero delle nostre origini, ed ogni divulgazione di notizie scientifiche, ad esse legate, si accompagna ad un sistematico smantellamento di credenze, ovvero di verità ritenute tali fino a quel momento.

E’ di questi giorni la notizia che con l’esame del DNA, estratto dalle ossa dell’uomo preistorico ritrovato 141 anni fa, nella valle di Neander, in Renania. ed oggi conservato in un museo di Bonn, è stata accertata la totale assenza di consanguineità con l’uomo moderno. Analizzando il codice genetico, gli scienziati della Pennsylvania State University e della Università di Monaco hanno evidenziato ben 27 differenze sostanziali che escluderebbero, con assoluta certezza, una qualche parentela dell ‘uomo con il cavernicolo ominide di Neanderthal.

L’incontrovertibile confronto genetico con la creatura di Neanderthal, ovverosia l’anello di congiungimento tra l’uomo e lo scimpanzé – comparso in Europa circa 200.000 anni addietro e scomparso improvvisamente 30.000 anni avanti Cristo – non solo rimette in gioco teorie e supposizioni ritenute, fino a ieri, meno plausibili, ma ripropone un altro collegamento: quello con I ‘Homo Heildenbergensis, la cui età si aggirerebbe intorno ai 600.000 anni, la cui origine africana viene confermata dall ‘ antropologo Chris Striger.

 L’antenata dell’homo sapiens potrebbe essere stata, quindi, una “Eva nera” che un bel giorno si accoppiò con un essere angelico, venuto da un altro pianeta, mettendo al mondo il primo ” uomo “, un figlio appartenente per metà al cielo e per l’altra, alla terra.

Ancora oggi, sebbene a distanza di centinaia di migliaia di anni, in silenzio, l’uomo continua a guardare le stelle. In sé, semmai lo avesse dimenticato, è sempre viva la memoria storica di quel lungo viaggio infinito che uno sconosciuto padre intraprese, in un giorno tanto lontano dell’ esistenza umana, da un mondo completamente diverso dal nostro, tanto inconcepibile per la nostra mente che i più sono soliti chiamarlo Paradiso, aggiungendo “terrestre”, per dargli una connotazione più umana.

Ancora una volta, la scienza consegna un quesito irrisolto alla leggenda.

E la leggenda, quasi per incanto, si trasforma così, in una favola crudele senza fine…

Silvio Nascimben

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