UN AMULETO ARAMAICO-EBRAICO CONTRO IL MALOCCHIO RITROVATO IN LECCE
di
Francesco Guida
Dall’ antica Rivista Storica Salentina (anno XIII n. 4-5, dicembre 1921) diretta da Salvatore Panareo, mi è piaciuto trarre un gustoso articolo di Giuseppe Gabrieli sulla decifrazione di un amuleto aramaico-ebraico rinvenuto per terra nel 1919 dal Sig. Antonio Nuzzo sul viale alberato adiacente la stazione di Lecce. Tale oggetto si presentava in un piccolo astuccio cilindrico di latta arrugginita. Dentro vi era arrotolata una striscia di pergamena dello spessore di circa 25 mm, lunga 42 cm, larga 4 cm, tagliata in punta in alto, con un piccolo foro al vertice, coperta di scrittura ebraica ad inchiostro nero, divisa in sei parti principali. Tre di queste parti sono quadrate e contenenti ciascuna dei quadratini in cui sono iscritte delle lettere dell’ alfabeto ebraico, significanti probabilmente le iniziali del nome di Dio. Oltre a queste figure geometriche, i riquadri principali sono due: uno è occupato dal disegno di una mano distesa. Sul pollice si legge: “Pietra d’Israele”, e sulla palma:
“Io sono Rebecca, figlia di Sultana Istria, prole di Giuseppe Giusto Catina, sul quale il malocchio non ha alcun potere. Quindi segue la sezione principale, più lunga, contenente uno scongiuro: “Io scongiuro, ogni specie di malocchio, sia di sesso maschile sia femminile, che si trova al mondo, che forse ha veduto riguardato o incantato Rebecca, figlia di Sultana Istria NQZ (lettere intraducibili, n.d.a.). Vi comando e scongiuro per quest’Occhio sublime santo, Occhio penetrante, Occhio bianco, Occhio di perfetta misericordia, Occhio perspicacissimo, Occhio di colui che custodisce Israele in eterno, (scritto HLIVISI e scritto H’I’LL), per quest’Occhio sublime e santo io comando e scongiuro voi, tutte le specie di malocchio, di ritirarvi e d ‘allontanarvi e di fuggire e di andarvene da NQZ, e che non vi sia alcun potere su NQZ né di giorno né di notte, né nelle veglie né durante il sonno, né in uno dei suoi nervi o membra in eterno. ANSE Sia dunque la NQZ guardata, custodita, preservata da tutte le malattie cattive che potrebbero infierire nel mondo e da tutti gli spiriti maligni, e da ogni paura, spavento, terrore, sogno cattivo, e da ogni male che esiste nel mondo. Sia la NQZ piuttosto sana di corpo, per avere una vita felice e pace, per meriti delle ancelle (di Dio) Sara, Rebecca, Rachele, Lia, per meriti di Rabbi Meir il taumaturgo. Amen. Dio di Meip; esaudiscimi .
Il Gabrieli, consapevole dei limiti per un commento esaustivo, fornisce tuttavia alcune note esplicative che rischiarano, seppur con luce fioca, il buio interpretativo. Anzitutto riscontra l’ uso diffuso degli amuleti presso gli Ebrei antichi e moderni, in particolare quello contro il malocchio. Purtroppo i nomi di persone menzionati sull’ amuleto non danno alcuna indicazione sulla data dello stesso. Con ogni probabilità il citato Rabbi Meir dovrebbe essereMeir ba ‘al ha-nes (Maestro operatore di miracoli) celebre dottore del sec. d.c., allievo del grande Aqibà, nativo d’ Asia Minore, sepolto in Tiberiade (cfr. Jewish Encyclopedy) Il nome di Rebecca, figlia di Giuseppe Giusto Catina e di Sultana Istria consente qualche ipotesi. Il cognome della madre riporta alla storia degli Ebrei nella penisola istriana, ove verso il 1634 i cristiani cominciarono a fondare i primi Monti di Pietà, per contrapporsi ai Banchi dei Giudei. Questi abbandonarono progressivamente la penisola emigrando tra l’ altro anche in Italia, conservando nomi o cognomi titolati a città istriane. Se questa ipotesi è esatta la madre di Rebecca, Sultana, sarebbe vissuta alla fine del sec. VIII.
Sulla presenza ebraica in Lecce, si hanno fracce già nel periodo normanno (Tanzi, Statuti, 1898) sino alla fine del sec. XVI, ma probabilmente gli Ebrei non tornarono più dopo•il bando di Carlo III nel 1749. •