IL SIMBOLISMO DEI COLORI NELL’ALCHIMIA E NELLA CABBALA

IL SIMBOLISMO DEI COLORI  NELL’ALCHIMIA E NELLA CABBALA

di

Vittorio Vanni

I colori nell’alchimia

La fondamentale natura del simbolismo è quella dell ‘ universalità, per cui il significato del simbolo non può esser diverso né per sostanza né per forma, ed è quindi simile “semper et ubique in ogni tempo ed in ogni luogo. Così come la biblica sapienza si presenta come precedente alla creazione, così i simboli, come archetipi cosmogonici, appartengono alla psiche universa, e sono quindi innati nell’umanità.

Quando si afferma che i principali colori simbolici, fin dalla preistoria, sono il nero, il rosso, il blu, il verde, il bianco: in second’ ordine il violetto, l ‘ arancio ed il giallo; una osservazione scientifica affermerebbe che questi sono tratti dai pigmenti più facilmente rintracciatili in natura. Un teologo od un metafisico direbbero al contrario che il supremo intelletto creò o emanò la natura in armonia ed analogia con gli archetipi simbolici della sua mente, simboli quindi preesistenti alla natura stessa.

Se in Massoneria si studiasse il pensiero simbolico uno dei problemi fondamentali sarebbe la soggettività o l’oggettività nell ‘interpretazione del simbolo. I fratelli razionalisti, preoccupati di non creare dogmatismi, affermerebbero che l’interpretazione simbolica è libera’, soggettiva, individuale.

I Fratelli più legati alla metafisica massonica affermerebbero che un simbolismo senza significato comune od oggettivo non avrebbe senso e che proprio l’ interpretazione libera, soggettiva, individuale non potrà che portare alla conoscenza del significato oggettivo, la Parola Perduta e ritrovata dell’Ordine.

Proprio perché la Massoneria non è dogmatica, ambedue le opinioni hanno lo stesso valore nei termini della nostra uguaglianza e meritano lo stesso rispetto, nei termini della nostra libertà e fraternità. La tradizione, comunque, ci presenta delle tavole analogiche di corrispondenze simboliche che rappresentano un ausilio per la meditazione interpretativa e che vanno comunque conosciute, per la specificità del nostro tipo di pensiero, che contempla sia la logica razionale che l’ apparente irrazionalità del sentimento, dell ‘ emozione, dell ‘intuito, veri gradini della conoscenza simbolica.

La prima tavola’ delle corrispondenze analogiche, che si riscontrano fin dalla nascita della scrittura e che furono codificate nel periodo rinascimentale da vari autori, il cui principale è certamente Agrippa, è la seguente:

Ideogrammi alchemici

Elementi Terra Fuoco Aria Acqua Quintessenza
Stagioni Primavera Estate Autunno Inverno Anno
Haioth Bue Leone Aquila Angelo Kerubh
Segni zodiacali   Leone Scorpione Acquario Costellazioni
Evangelisti Luca Marco Giovanni Matteo Cristo
Colori Nero Rosso Blu Verde Bianco
Pianeti Segni planetari Saturno Marte Giove Venere Luna
Metalli Piombo Ferro Stagno Rame Argento

Per quanto le fasi dell’opera ermetica siano sette, le tre principali sono rappresentate secondo il simbolismo del nero, bianco, rosso, anche se alle origini alessandrine del IV secolo veniva data particolare importanza ad una fase intermedia fra la l a e la 2a la citrinitas (giallo)

Le fasi, pertanto, sono:

1a nigredo                                                     22 albedo                                                      3a rubedo

Il linguaggio alchemico ha la caratteristica di descrivere con estrema complessità un ‘operatività in realtà semplice, ma resa complicata perché vista da infiniti punti di osservazione.

Le tre fasi si possano descrivere quindi molteplici punti di vista, sempre legati però alla tavola analogica suddetta o altre più complesse e sempre con la stessa simbologia Per esemplificare questa simbologia vediamo di analizzare uno di questi punti di vista, quello degli stati psichici che si presentano nelle fasi dell’ Opera, ad esempio.

Perché si analogizza la prima fase, la nigredo con il colore nero, l’elemento terra, il pianeta Saturno, il minerale piombo?

Saturno astrologicamente è un pianeta lontano, freddo, pesante e così veniva considerato anche dagli antichi. Mitologicamente è il dio primigenio che divora i suoi figli, finché Gea, la Madre terra, gli presenta ingannatoriamente una pietra al posto di Giove, che sopravvive e diventa il re degli dei olimpici. Il piombo veniva considerato il più imperfetto dei metalli, ma anche la prima fase della trasmutazione, il germe primo dell ‘ oro.

La nera terra, il grigio il piombo rappresenta la nostra materialità fisica, falsamente considerata vile, ma in realtà poderoso strumento di trasmutazione perché l’uomo ha soltanto la sua fisicità, in cui è compresa la mente, per superare la sua stessa umanità

La nigredo, quindi, vista dal solo punto di vista psichico, rappresenta l’introspezione profonda, il doloroso distacco che l’Artista deve effettuare dalle sue idee preconcette, dalle sue illusorie certezze, dai suoi fallaci ideali, dal mendace concetto di sé, da tutto ciò, insomma, che ha formato nel tempo la sua transitoria anima.

Astrologicamente il transito di Saturno comporta nella nostra vita il taglio dei rami secchi, di ciò che poteva essere e non è stato, delle illusioni perdute delle ambizioni frustrate. La nigredo distrugge tutto ciò, secondo la legge del VITRIOL, e produce psichicamente stati depressivi, difficoltà di vita, annichilimento, fino al senso e desiderio della morte, finché, come dicono i testi ermetici, “sopra i neri corvi si leveranno le bianche colombe.” Quando ogni sovrastruttura mentale viene distrutta si leva all ‘improvviso, da un punto interiore intangibile, il bianco dell’alba, promessa del giorno e, nel progredire dell’ operatività, le qualità positive del rosso Marte, volitività, azione impetuosa e travolgente, intelligenza acuta ed armata. Le fasi dell ‘opera non finiscono qui, perché la meta lontanissima è l ‘ oro del sole e della conoscenza.

Il Blu Gioviale alchemicamente rappresenta uno stato di serenità, equilibrio psichico, di maturità interiore, fase intermedia fra l’albedo e la rubedo. Il Verde venereo è l’equilibrio raggiunto nella grande forza vitale, l’eros, che diviene qui fattore di generazione spirituale, la Stella del Mattino ermetica, che appare nel crogiolo come una fase dell ‘ albedo.

I colori nella kabbala

La cabbala ha avuto un’influenza notevole nella creazione dei rituali massonici e per questo la conoscenza dei suoi simbolismi è importante per la conoscenza massonica.

Nella brevità di queste note, è impossibile sintetizzarne la natura, ma per esplicarne il simbolismo dei colori è necessario analizzare la sua più importante componente, l’albero sephirotico.

Derivante concettualmente dalla tetractis pitagorica l’ albero sephirotico è una mappa delle potenzialità divine, che si esprimono come sephire, o Libri. Le sephire sono 10 ed ogni sephira è analogizzabile infinitamente. Nella tavola delle corrispondenze analogiche sovrascritta potremmo iscrivere cinque di queste con le stesse significazioni.

Le sephire si dispongono su tre colonne. Quella di destra rappresenta la misericordia divina (acqua-luna), ed è bianca; quella di sinistra, rossa, rappresenta il rigore divino, la sua giustizia, la sua forza. Quella di ogni sephira ha il suo opposto negativo, le qelipphot, il cui colore è nero. Si evidenzia così il significato simbolico dei tre colori fondamentali nella cabbala. Ogni sephira è inoltre analogizzata ad un particolare pianeta, ed ha quindi il colore corrispondente, secondo quanto già accennato a proposito dei colori alchemici.

            Un esempio di come questo simbolismo dei colori è affrontato nella cabbala si trova nel Zohar Kadash, III,

“Come il melo si trova fra i colori, così il Santo, che benedetto egli sia, si trova fra i colori superiori”

Si afferma qui la base stessa della legge analogica, come nel detto ermetico “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, tutto ciò che è nella natura e nell’uomo ha una esatta corrispondenza con il piano universo e con quello divino, ogni atto materiale è nel contempo atto spirituale.

I colori nell’araldica

I colori principali nell’araldica sono quattro: il rosso, l’azzurro, il nero, il verde; a questi se ne aggiungono tre secondari che sono il porpora, la carnagione ed il colore naturale. ln più vi sono due metalli, l’argento (che sostituisce il bianco) e l’oro. Il Guelfi Camaiani nel suo “Dizionario araldico” riporta che una volta i tipografi, nelle loro riproduzioni, indicavano i colori con il nome dei pianeti.

La valenza simbolica dei colori in araldica è la stessa quindi di quella astrologica, secondo la semplice tabella già inserita e che è enormemente estendibile.

Per quanto riguarda la più complessa raffigurazione colore/simbolo/emblema è da citarsi, per la sua esattezza, la voce simbolo sempre riportata nel “Dizionario” di Guelfi Camaiani, da sempre la maggiore autorità in fatto di araldica.

SIMBOLO: – Parola che ci viene dal greco “symbolon” e l’ etimologia ci indica che essa nacque per dire una cosa composta di due.

Tutti gli scrittori di araldica hanno tradito questo canone fondamentale. Trovo usate simbolo e emblema come se l’una fosse sinonimo dell’altra, spiazzando così la loro diversa intrinseca natura, e le figure elencate sotto questi nomi. Ogni idea e fatto materiale ha un equivalente nell’ intelletto, quando lo rappresentazione è una sola si stabilisce quello stretto ed unico legame fra le due cose, una esterna e l’altra interna dell ‘uomo in modo che se ne ottiene un ‘unica, dando vita a quella rappresentazione che assume i caratteri ed il valore inequivocabile del simbolo.

Questa spiegazione classifica anche in araldica i simboli. Tutte le volte che una figura rappresenta un’idea, un fatto, ma uno solo, là si ha il simbolo; quando invece ne può rappresentare più d’uno si ha un emblema.

I caratteri del simbolo in generale sono quelli dell ‘ oscurità e del misterioso, dovendo rappresentare, specie nel mondo metafisico, altissime cose lontane dalla umana natura ed anche in araldica se si dovesse rompere il significato originale non rimarrebbero che figure strane e pezze incomprensibili.

E’ anche certo che il simbolo, agli albori di ogni movimento, fu un segno segreto e convenzionato fra gli iniziati per riconoscersi fra i tanti; quindi aveva il solito valore assoluto e segreto”.•

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