IL CULTO

IL CULTO

di

Anna Maria Tun:i Sisto

1 700 anni prima della nascita di Cristo. agli inizi della media età del Bronzo. una popolazione indigena stabilita nel Tavoliere pugliese a poca distanza dal fiume Ofanto costruì numerosi ipogei edifici sotterranei che vennero frequentati come luoghi di culto.

Questa parte del Tavoliere costituiva a quel tempo un habitat ideale per la vita umana, ricco di vegetazione boschiva, selvaggina e acqua, prossimo alla costa e ai vivaci approdi frequentati dai navigatori micenei.

La natura del sottosuolo favoriva la realizzazione di queste imponenti strutture per la conformazione della roccia calcarea. chiamata dai contadini “crusta”: essa è infatti particolarmente tenera e dunque agevolmente scavabile. sia pure a mano e con l’ausilio di piccozze ed altri attrezzi in pietra.

Nelle contrade di Terra di Corte, nei pressi della cittadina di San Ferdinando di Puglia e Madonna di Loreto, alle porte di Trinitapoli dal 1987 ad oggi sono stati scoperti dodici ipogei, quattro dei quali esplorati. ma eloquenti tracce sul terreno rivelano che il loro numero è destinato ad aumentare.

L’architettura ipogeica, che ricorda in qualche modo strutture micenee realizzate in Grecia nello stesso periodo, si basa su precise e complesse norme che si ripetono costantemente, con differenze legate essenzialmente alle dimensioni e alla forma della pianta. L’accesso è costituito da un dronzos, stretta e rapida rampa a cielo aperto proporzionata in lunghezza alle dimensioni dell’ambiente principale. a cui segue uno stretto corridoio sotterraneo detto stornion, con la volta terminante con un inconfondibile particolare a forma di cupoletta apicale.

La grande sala principale presenta al centro della volta un” apertura circolare per l’aerazione e la fuoruscita del fumo.

Gli ipogei del Tavoliere erano dei templi sotterranei in cui si svolgevano suggestivi riti di carattere propiziatorio, probabilmente collegati alla caccia e alla fertilità del raccolto, come sembra dimostrare la frequente presenza di palchi di cervo e di offerte di animali (cinghiali e maialini da latte).

La chiusura (col conseguente abbandono) di un ipogeo coincide con la pratica più solenne del rituale, tesa ad impedire in futuro ad altri la violazione delle strutture. A tale scopo il dromos veniva accuratamente interrato e poi sigillato con poderosi filari di grandi pietre, una delle quali al termine della procedura di chiusura veniva infissa verticalmente con funzione di sema, ossia di segnacolo. Nel corso del riempimento venivano deposte numerose offerte, si consumavano pasti rituali e libagioni e si rompevano di proposito dopo l’uso le stoviglie adoperate.

La più singolare tra le cerimonie legate all’abbandono è la “semina” di isolate parti di corpi umani che venivano deposte a varie quote durante la procedura di colmatura. con particolare enfasi per quelle considerate “nobili” come il cranio e la mandibola.

Non conosciamo molto del popolo che realizzò gli ipogei del Tavoliere e a Terra di Corte e a Madonna di Loreto sembrano mancare tracce riferibili a grandi abitati ricollegabili alla loro presenza.

In ogni caso. il numero elevato di strutture ipogeiche e le modalità di costruzione comportarono un massiccio impiego di forza-lavoro c labilità di maestranze specializzate, propri di un’ organizzazione collettiva difficilmente compatibile con le risorse umane di un singolo villayio.

E’ perciò possibile che entrambe le località costituissero una sorta di area sacra che attirava i fedeli che vi si recavano per soddisfare esigenze connesse al sacro.

L’ esposizione itinerante, già allestita a Manfredonia, Bari e Trinitapoli, viene riproposta a Toma in una versione ampliata con l’ aggiunta di nuove strutture recentemente scoperte. ln particolare, è di grande suggestione l’angolo dedicato ad una sepoltura femminile di alto rango, la Signora delle Ambre. il cui corredo funerario ne rivela l’ importanza e il ruolo rivestito.• (Anna Maria Tun:i Sislo – Curatrice della mostra)

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