FILADELFIA: LA COSTRUZIONE Dl UNA CITTADINA MASSONICA IN CALABRIA
di
Marianna Barone
Filadelfia è un piccolo centro della provincia del vibonese, nato più di due secoli fa sotto l’ egida di Serpenti verdi e superiori incognite.
E’ il 27 Marzo 1783, quando un violentissimo terremoto si abbatte sulla Calabria, seminando ovunque morte e distruzione. Un piccolo paese dell’entroterra calabrese, Castelmonardo, viene raso al suolo. I superstiti dell’irruente calamità avvertono l’ esigenza di far risorgere dalle macerie la loro terra, trovando un sito meno provato sismicamente e capace di far fronte ad eventuali ulteriori movimenti tellurici. Così, il 15 aprile i Castelmonardesi, riunitisi nella Cappella del Buon Consiglio, in contrada Santa Croce, deliberano la fondazione del nuovo paese sul “Piano della Gorna”. Il terreno viene ceduto ai cittadini, ancora provati dagli eventi naturali, dal feudatario Pignatelli per il tramite di un castelmonardese illustre, Giovanni Andrea Serrao, Vescovo di Potenza e figura di grandissimo rispetto presso la corte di Maria Carolina a Napoli.
Il Serrao è il padrino morale e spirituale del nuovo paese, da Lui battezzato Filadelfia. L’indicazione di questo dolce nome lo si ritrova nelle stesse parole del Vescovo: “Affinché gli abitanti si ricordassero sempre della loro origine greca e rammentassero le virtù dei loro antenati, e soprattutto si amassero come fratelli ed amici, non solo fra di loro ma nutrissero lo stesso sentimento per tutti gli uomini. ‘
L’etimologia del nome è prettamente greca: (PtXòÇ otòeXQòÇ, ossia amore fraterno. Sono chiari e lampanti i significati esoterici che vi sono racchiusi: il nome dev’essere un auspicio di “fratellanza” tra tutti i suoi abitanti.
Ma Filadelfia è anche il nome della cittadina di Pennsylvania, dove per prima è stata proclamata la Dichiarazione dei Diritti dell ‘Uomo e del Cittadino e dove i Fratelli massoni godono di rispetto ed autorevolezza.
Della Gran Loggia di Philadelphia, intitolata a Beniamino Franklin, partono aiuti economici concreti per la fondazione del piccolo paese calabrese: documenti detenuti dall’ Accademia Reale di Londra lo provano.
Ma v’è di più. La pianta stessa di Filadelfia si presenta come un’imitazione di quella ideata da William Penn ed ispirata a criteri razionalistici ed illuminati di stampo massonico. Lo schema rappresenta una tipica rielaborazione del castrum romano, fulcro della collaborazione fra architetto e filosofo, caldeggiata dal Grande Oriente. I lavori sono effettuati dall’ architetto Francesco Antonio Serrao e dal filosofo Biagio Stillitani e si concretizzano in un mirabile disegno razionalistico in cui una perfetta croce greca divide quattro quartieri, rivolti ai quattro punti cardinali, con quattro chiese, ciascuna con la porta ad
Oriente.
La simbologia massonica in Filadelfia va più in là della sua pianta urbanistica. Massone è lo stemma municipale: due mani, di cui una guantata, si stringono in un fraterno patto sociale; stesso stemma si ritrova nella Società Operaia, fondata nel 1874, da Pasquale Lauriani. Massoni sono anche i due serpenti che sovrastano l’ antichissima fontana Ceramidu, ubicata all ‘entrata del paese.
Ulteriore conferma all’esoterismo massonico viene dalla stele commemorativa La Crocella, eretta per il centenario della fondazione del paese nel 1883. Un globo terraqueo avvolto da un Serpente verde simboleggianti rispettivamente, il Mondo e la Scienza. Solo in tempi recenti vi sarà posta in alto una croce, quasi per volerne nascondere il significato originario. Il fulcro dell’humus massonico a Filadelfia è rappresentato dalla fraterna amicizia tra il Vescovo Serrao e l’abate Antonio Jerocades, bardo della Massoneria, nativo di Parghella ed allievo di Giovanni Andrea Serrao nel seminario di Tropea. Jerocades, che forma la sua spiritualità massonica a Marsiglia, in Francia, è considerato il fondatore delle prime logge calabresi. Secondo la tradizione orale opera sua è anche la nascita della Giordano Bruno di Filadelfia, alla cui solcatura egli è presente ed alla quale dedica una canzone intrisa di elementi esoterici.
A Filadelfia operano presumibilmente due logge tra l’ ‘800 ed il ‘900 (solo dopo la scissione operata da Saverio Fera e la consequenziale formazione dell’Oriente di Piazza del Gesù, ne sorgerà una terza ad essa obbediente), delle quali fanno parte le persone più illustri che garantiscano l’esistenza della Giordano Bruno -si sono senz’ altro perse nella notte dei tempi- ma la tradizione orale è alquanto viva ed in grado di farcene affermare la presenza.
Lo spirito massonico di cui è intrisa Filadelfia lo si riscopre in due eventi di particolare rilievo, che ne caratterizzano la sua storia durante il 1800. Nel 1846 è sindaco di Filadelfia Giovanni Gemelli, grande umanista, liberale ed anticlericale, autore di una serie di scritti di incontrovertibile fede massonica (vedasi la Chiesa ed i Preti innanzi al Tribunale della Bibbia e della Storia), nei quali esplicita il suo pensiero di un’Italia asservita al giogo papale, prima ancora che a quello straniero.
Nello stesso anno della Primavera di Popoli il Gemelli, che poi diventerà Prefetto del Regno d’Italia, è commissario di guerra ed instaura a Filadelfia il Quartiere generale degli insorti. Nel suo intento si avvale della collaborazione del barone Francesco Stocco di Nicastro, fondatore della loggia più grande della Calabria, vicino a Benedetto Musolino, massone di Pizzo Calabro. Il ché fa pensare ad una sorta di Triangolo tra Filadelfia,
Nicastro e Pizzo.
Ad ulteriore riprova dell’humus massonico esistente nel paese, nel 1870, il figlio di Giuseppe Garibaldi, Ricciotti, trova terreno fertile a Filadelfia per l’ instaurazione della Repubblica universale.
Tali tentativi non avranno esito positivo ma rappresentano, comunque, un’inequivocabile testimonianza dell’ aria liberale esistente in loco; aria tale da portare tutti i filadelfiesi ad appoggiare il Gemelli nel 1848 ed a convincere Ricciotti Garibaldi a provare proprio lì il suo esperimento.
L’attività massonica nel paese entra in crisi sul finire dell’800. Ciò, probabilmente, a causa del malessere generale dovuto al progetto di Crispi e Lemmi di fare della Massoneria un partito politico, lasciando che abbandoni il tradizionale dirozzamento della pietra filosofale per perseguire scopi più pratici. Se, purtroppo, in tutta Italia, a questo punto, le logge subiscono un ‘ inversione di tendenza, a Filadelfia, invece, la Giordano Bruno verosimilmente scompare.
Il nuovo secolo regala al paese un’intensissima attività massonica, con la fondazione, nel 1904, della Loggia intitolata a Giovanni Andrea Serrao, ad opera del Venerabile Raffaele Apostoliti, già cresciuto nella Tommaso Campanella di Catanzaro.
Pagine di verbali, corrispondenza con il Grande Oriente e scritti dell’ epoca ci consentono di evidenziare la vita della Loggia ed il ruolo all’interno di Filadelfia.
I Massoni detengono la suprema carica civica sino al 1917, svolgendo grandi opere di proselitismo: un ‘ opera sociale con l’ istituzione di quattro commissioni: Commissione per I ‘ Asilo infantile, Commissione per le Elezioni Amministrative e Commissione Permanente di Finanza, un’ opera politica con il varo di un Piano Regolatore in vigore sino al 1970; un’opera morale con la distribuzione gratuita di farmaci alla cittadinanza, preparati galenicamente nella sua farmacia da Ermio Apostoliti, fratello del Venerabile.
Una certa storiografia, risalente ai primi anni del 1900, ha voluto vedere nell’ attività della Giovanni Andrea Serrao e dei suoi adepti, privi di conati ideali, solo un modo per radicarsi territorialmente e gestire il potere politico. Giudizio questo, invero, eccessivamente fazioso per poter essere condiviso.
Vero è che il principio di mutuo soccorso tra i fratelli, per come si evince dalle Tavole Architettoniche, è all’ordine del giorno; emblematico il caso in cui la Giovanni Andrea Serrao accetta di riconoscere una Loggia femminile – contrariamente alle direttive di Palazzo Giustiniani, alle quali obbedisce – in cambio dell ‘elezione al Consiglio comunale di uno dei suoi fratelli.
Ma il voler sostenere la mancanza di un substrato ideologico all ‘interno della loggia è smentito da quelle pagine dei verbali intrise di spirito patriottico ed umanitario. Si pensi alle iniziative d’erigere un monumento alla memoria di Garibaldi e di Giosuè Carducci e d’ elargire contributi economici ai terremotati ed agli orfani.
Invero, Filadelfia nasce da ideali liberali e massonici, dei quali si nutre nell’ arco di secoli, lasciando che in personalità come il Serrao, il Gemelli, l’ Apostoliti ed i suoi seguaci, questi stessi ideali diventino un modus vivendi.
Aldilà di queste simbologie esoteriche, tutti gli eventi più importanti, verificatisi nel paese lungo il corso del tempo, hanno evidenziato la presenza fortissima di queste radici. Forse è vero che, di poi, sino a giungere al ‘900, si sia “perso” qualcosa e la loggia Giovanni Andrea Serrao sembri essere aliquid minus rispetto alla tradizione, ma é anche vero che è il mondo ad essere cambiato e non solo il clima esistente in Filadelfia.
L’ attività della loggia ottocentesca entra il sonno con l’avvento del Fascismo: l’ultimo verbale risale al 1924. Verosimilmente è in questo periodo che la vita della Loggia si interrompe per non essere mai più ripresa. •