NAPOLEONE E LA MASSONERIA

NAPOLEONE E LA MASSONERIA

di

Vittorio Gnocchini

Quando ci si avvicina ai grandi personaggi che, nel bene e nel male, sono stati determinanti nella storia del mondo, si rischia di perderci nel mare magnum della loro grandezza e delle loro attività in cui sono stati eccelsi. E parlare in particolare di Napoleone e la Massoneria, non rappresenta un campo d ‘indagine ristretto, come può in apparenza sembrare, ma, al contrario, significa immergerci nella personalità alquanto complessa del personaggio e nel periodo storico in cui ebbe ad operare. Prima di addentrarci nel tema, è necessario spendere alcune parole sulla condizione in cui versava la Massoneria Francese alla vigilia dell’avvento di Napoleone, nel quadro della storia europea.

Allo scoppiare della rivoluzione, la Massoneria aveva acquistato, in Francia, un posto e un’influenza considerevoli: nel 1789 funzionavano nel paese più di 600 Logge regolarmente costituite (65 a Parigi, 442 nelle province, 39 nelle colonie d’oltremare, 69 castrensi nei reggimenti e 17 all’estero), frutto non tanto del Gran Maestro, Filippo d’Orleans, principe di sangue divorato dall’ambizione politica, la cui benemerenza risale al 1770, quando, ventiquattrenne, si schiera in difesa del parlamento contro Luigi XV, conquistandosi così l’appellativo di “Philippe Egalité”, con cui sarà universalmente conosciuto, ma soprattutto dal duca di Montmoremcy-Luxembourg, uomo di grande cultura che, nominato Amministratore Generale dell’Ordine, aveva lavorato alacremente alla riorganizzazione amministrativa della Massoneria Francese, Dal 1773, anno di scesa di Filippo d’Orleans e del duca di Luxembourg, ha inizio la formidabile crescita dell’Ordine: la nobiltà, gli intellettuali, ma anche i ricchi borghesi e l’alto clero si danno convegno nelle Logge. Anche le signore chiedono di entrarvi; nel 1774 il Grande Oriente accetta le Logge di Adozione, cioè Logge sussidiarie, costituite da donne, istituite, sotto il patronato di massoni, da Logge regolari, in cui viene utilizzato un rituale iniziatico adatto allo scopo.

Ma quando, tra il 1790 ed il 1793, la fede nel progresso ispirata dai “lumi della ragione”, anima della Massoneria Francese, viene annientata dalle guerre esterne ed il Terrore semina la morte, la Fratellanza si eclissa: certamente non muore, ma si intorpidisce e sospende le proprie attività. Le Logge chiudono una dopo l’altra fino al 22 febbraio 1793, giorno in cui il Gran Maestro Pkilippe-Egalité, resosi conto del fallimento delle sue manovre politico-massoniche e temendo per la propria vita decide di rinnegare i suoi Fratelli e rilascia una pubblica dichiarazione di incredibile bassezza al “Journal de Paris”: “Siccome non mi è dato di conoscere in qual modo il Grande Oriente sia composto e poiché ritengo, d’ altra parte, che non deve esservi alcun mistero, ne alcuna assemblea segreta in una repubblica, soprattutto quando essa è agli esordi della sua esistenza, io non mi voglio più mischiare in nulla del Grande Oriente, ne delle assemblee massoniche.” Esattamente due secoli più tardi, i Massoni italiani subiranno la stessa onta del tradimento perpetrato dal loro Grande Maestro.

Le Logge francesi riprendono forza e vigore nel 1796; l’uomo che le riapre, dopo la catastrofe, Roettiers de Manteleau, proveniva addirittura dal carcere. Il compito che si era prefisso non era facile. Durante la rivoluzione, la Massoneria aveva sofferto moltissimo. Un intero gruppo di coloro che erano stati I ‘ orgoglio delle Logge, aveva lasciato la testa sul patibolo; molti erano caduti, molti erano stati distrutti  nel corpo e nell’ anima nelle prigioni della Comune. Quando il Grande Oriente fu rimesso in attività da Roettiers, solo 18 Logge rispondono al primo appello e lentamente la vita ritornò nelle Officine. Piano, piano, si presentano però di nuovo i Massoni della vecchia guardia: François de Neufchateau, presidente del senato, Fontanes, presidente del corpo legislativo, Lacépède, Gran Cancelliere della Legion d’Onore; anche Lalande e Pastoret tornano tra le Colonne.

Nel 1799, Roettiers de Montaleau può contemplare la sua opera con intima soddisfazione; egli è riuscito a riunificare le diverse obbedienze francesi sotto la tutela del Grande Oriente divenuto il solo garante della regolarità massonica in Francia. Soltanto le Logge Scozzesi, gelose della loro indipendenza, o meglio isolamento, non partecipano all’unione. Nello stesso anno, appare sullo scenario della nostra storia Napoleone Bonaparte, ormai non più astro nascente della politica francese, ma saldamente Primo Console, il quale, conscio dell’ importanza della rinascente Massoneria, a partire dal 1800 ha cura di far introdurre nelle Logge numerosi informatori, ottenendo precise indicazioni sulle intenzioni e sui lavori dei Liberi Muratori. All ‘esterno, intanto, la polizia non cessa di vigilare e nei frequenti rapporti classifica i Massoni in due categorie: i “buoni massoni” che si occupano solo della fratellanza e della beneficenza, ed i “cattivi massoni”, raggruppanti coloro che hanno il cattivo gusto di criticare l’operato di Napoleone. Si renderà, allora, indispensabile un’epurazione, innanzi tutto, espellendo dall’Ordine qualche cervello surriscaldato, che mirava a condurre l’ Istituzione su una china pericolosa. Roettiers, non sappiamo se volentieri o meno, obbedirà ai suggerimenti che gli verranno forniti a riguardo. In effetti, la grande rinascita della Libera Muratoria francese è assoggettata all’Impero, proclamato da Napoleone nel 1804. Giuseppe Bonaparte diviene Gran Maestro del Grande Oriente, con l’intesa che il Fr. Jean Jacques Cambacèrés, già Secondo Console del Direttorio, Arcicancelliere e Principe dell’ Impero, ne sarebbe stato il braccio destro. Alto dignitario dell ‘Ordine è anche il Prefetto di Polizia, Fouchè: come si può rilevare la direzione del Grande Oriente non è lasciata al caso.

Nello stesso anno 1804, proveniente dalla Giamaica, giunge a Parigi il capitano conte di Grasse-Tilly, in possesso di lettere credenziali del Supremo Consiglio, Madre del Mondo di Charleston, con cui è autorizzato a creare Supremi Consigli, ove ve ne fossero i presupposti. Con gli Scozzesi francesi, il 22 settembre, fonda il Supremo Consiglio di Francia. Dopo una relativamente breve trattativa con il Grande Oriente, si perviene alla decisione di concedere a quest’ultimo il governo dei gradi dal 1 0 al 18 0 , mentre al Supremo Consiglio sarebbe rimasta riservata l’ amministrazione delle Camere Superiori. Il compromesso però non dura a lungo, gli Scozzesi riestendono la propria autorità sulla totalità dei propri gradi ed il Grande Oriente istituisce un Gran Collegio dei Riti, per i propri. Va comunque rammentato che diversi Massoni del Grande Oriente otterranno anche di Alti Gradi dello Scozzesismo, pur permanendo all’obbedienza del Grande Oriente e malgrado gli sforzi di riunificazione di Napoleone. L’Imperatore allora adotta la solita tattica di fronte ai reiterati dinieghi del Supremo Consiglio Scozzese di unificarsi col Grande Oriente. Per ottenere comunque il controllo nomina il fedele Cambacèrés alla testa del Supremo Consiglio dei Riti.

La Massoneria dell’Impero incensa Napoleone, a somiglianza della Loggia “Napoléonmagne” di Tolosa, che è solita celebrare tutte le vittorie dell’Imperatore. E’ il periodo di massimo splendore delle Logge castrensi, colorando l’intero Ordine di lealismo bonapartista. Non a caso, numerosi generali e marescialli risultano Liberi Muratori e non è azzardato affermare che in ogni reggimento fiorisce una Loggia. La benevolenza imperiale, naturalmente non poteva essere fine a se stessa. Napoleone aveva compreso che i fraterni legami dei Massoni potevano ben servire alle sue ambizioni europee, in quanto forieri di pace e di civile concordia. La spiritualità massonica, da un lato, stava forgiando profonde amicizie tra i militari, favorendo la coesione dell’ armata, e, dall’ altro, poteva servire a che le truppe d’ occupazione francesi trovassero amichevole accoglienza nei paesi vinti. E così fu. Si videro, infatti, Massoni dei campi avversi accostarsi senza pregiudizi, fedeli all’ideale del Massone che tende ad essere cittadino del mondo e a vivere al disopra dei partiti e dei conflitti nazionali. Grazie alla Massoneria, dunque, l’imperatore rinforzò la propria annata e soprattutto le sue conquiste.

E’ Napoleone in persona che introduce nell’Ordine i primi sentimenti anticlericali, mediante i dignitari massonici che gli stesso ha nominato. E lo si comprende. Pio VII aveva avuto l’audacia di scomunicare Napoleone e questi reagisce facendolo arrestare nel 1809. Nel 1812, lo obbliga a firmare un concordato a Fontainbleau. La Libera Muratoria, sempre obbediente, s’ affretta a felicitarsi con l’imperatore per il suo risoluto comportamento. Ma anche le alte gerarchie della chiesa, nonostante il trattamento riservato al suo coerente e lineare Capo, non fu da meno: prima vollero includere nel catechismo la frase” Onorare e servire il nostro Imperatore, è come onorare e servire Dio stesso”, e poi, si inventarono un San Napoleone, del quale, sebbene non figurasse nell’Acta Santorum, qualcuno presto scoprì un oscuro soldato romano di tal nome, ucciso sotto il regno di Diocleziano. Subito, nelle chiese francesi, apparvero i ritratti di questo santo marziale, equipaggiato con tanto di scudo, elmo e corazza.

Intanto, nel 1805, a Milano, il conte de Grasse-Tilly, insieme a Paul Vidal, a Peyron e al nobile veneziano Renier, elevano altri 5 massoni italiani al 33 0 grado del Rito Scozzese ed, il 5 marzo di quell’anno, fondano il Supremo Consiglio in Italia.

Quindi, eleggono Sovrano Gran Commendatore il Viceré d’Italia, il principe Eugenio Beauharnais e Luogotenente Gran Commendatore il conte milanese Pietro Calepio. Successivamente, il 20 giugno, le Logge francesi, Reale Napoleone, Reale Giuseppina, l’Eugenio, il Felice Incontro e la Concordia di Milano e la Riunione di Bergamo, consociandosi, danno vita al Grande Oriente d’Italia, sedente in Milano.

Verso il 1811, a Besançon e altrove, comincia a farsi strada un movimento rivoluzionario clandestino: i Buoni Cugini Carbonari; una setta che ricalca i propri rituali su quelli della Massoneria e che tenta di ripetere l’operazione degli Illuminati di Baviera, infiltrando i propri adepti nelle Logge, al fine di portare l’Istituzione verso una politica di contestazione al regime. La manovra, ben presto, abortisce, ma qualche “Buon Cugino” riesce a sfuggire ai controlli e a far vacillare la serenità di certi “Buoni Massoni”.

Il Grande Oriente, nel 1814, contava sull’enorme cifra di oltre 900 Logge e l’astro Napoleone aveva ormai intrapreso, ineluttabilmente, la sua parabola discendente. Quando parte per I ‘ isola d’ Elba, la Massoneria francese si pone immediatamente in uno stato di disarmo: i dignitari sono pronti a mutar casacca e si danno alla glorificazione di Luigi XVIII, il quale, ad ogni buon conto, fa esercitare sulle Logge una rigorosa sorveglianza poliziesca. “L’ Impero – affermano i rappresentanti ufficiali della Massoneria francese – non era che una sanguinaria tirannia, che ci oppresse in svariati modi”. Centinaia di Fratelli, disgustati da tanta doppiezza, presentano le loro dimissioni dall ‘Istituzione. Durante i Cento Giorni, nuovo ribaltamento della situazione: persuasa che l’ imperatore sarà il più forte, la Massoneria gli offre il suo appoggio e rigetta il lealismo borbonico.

Il 18 giugno 1815, con la battaglia di Waterloo, è la fine del potere napoleonico, delle Logge castrensi e delle Massonerie nazionali sorte dopo le conquiste militari dell’Armée. In Francia, i realisti, ritornati al potere, tra i primi provvedimenti epurano l’ esercito e instaurano l’ abominevole “Terrore Bianco”, che decima moltissime Logge e polverizza la Massoneria favorevole all’impero. Quella che comunemente è chiamata “restaurazione”, non solo fu quell’oscuro periodo che riporta l’antico regime in Francia e in tutti i territori europei civilmente occupati dalle truppe imperiali, ma segna soprattutto una recrudescenza dell’ antimassonismo viscerale tipico dei regimi assolutisti. Con la caduta dell ‘ impero, non avvenne solo la chiusura delle innumerevoli Logge presenti sul nostro territorio, anche se ormai avevano perso tutta la spiritualità che informa i nostri Templi, circoli nati e cresciuti per incensare il Grande Corso ed in cui l’orpello aveva preso il posto dell ‘ austero, ma soprattutto determinò una reazione così forte da parte dei regnanti dell ‘ antico regime rimessi sul trono, che furono necessari quasi quarant’ anni per risollevare la Massoneria nazionale.

Napoleone è entrato mai in una Tempio Massonico? E’ stato iniziato Libero Muratore? Mentre la quasi totalità dei suoi parenti sono stati iniziati Massoni, e ciò è riscontrabile da documenti provenienti da Logge, per I ‘ imperatore le prove portate da coloro che lo vogliono nell ‘ Ordine, sono tutte storicamente confutabili.

Di Giuseppe Bonaparte, il maggiore dei quattro fratelli, re di Napoli e poi re di Spagna, soltanto negli anni 50 di questo secolo viene alla luce il verbale del suo ricevimento, insieme a Cristoforo Saliceti, allora “rappresentante del popolo”, in una Loggia di Marsiglia, recante la data 8 ottobre 1793. Nel 1805 viene nominato Gran Maestro del Grande Oriente di Francia.

L’iniziazione massonica di Gerolamo, il minore tra i Fratelli di Napoleone, è documentata con altrettanta chiarezza di quella di Giuseppe. Il suo nome, infatti, appare nel verbale della seduta del 2 floreale (12 aprile) 1801 , con i seguenti dati: “Profano Gerolamo Bonaparte, figlio di massone, nativo di Ajaccio, Dipartimento di Liamone, nato nel 1784, aspirante di marina e di religione cattolica”. Dal documento emerge che il padre, Carlo, era un Libero Muratore e pertanto i figli venivano considerati “Iowtons” (lupetti), i quali potevano essere accolti nelle Logge prima del raggiungimento della maggiore età; nella cerimonia d’iniziazione le prove erano ridotte al minimo ed ad essi non veniva apposta la benda sugli occhi, avevano, invece, il capo coperto da un velo trasparente a significare che quei recipiendari non erano del tutto a digiuno dei misteri dell’ Ordine.

Per quanto ne sappiamo, I ‘ appartenenza di Luciano Bonaparte alla Massoneria non è confermata da un verbale di Iniziazione, non dimeno la sua affiliazione è generalmente data per certa, non fosse altro per i segni simbolici che accompagnavano la sua firma, anche in documenti che nulla avevano a che vedere con l’Istituzione, come carte ufficiali del Ministro degli Interni.

Sull’iniziazione di Luigi più di uno storico ha avuto dei dubbi: fatta salva la carica di Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente di Francia, quando suo fratello Giuseppe era Gran Maestro, non possediamo, tutt’ oggi, altre informazioni sulle sue frequentazioni massoniche.

Circa i cognati di Napoleone, sappiamo, per certo, che tutti sono stati iniziati in Massoneria: Felice Baciocchi, marito di Elisa, il Principe Borghese, marito di Paolina, ed infine Gioacchino Murat, marito di Carolina. Quest’ ultimo, invero, fu un grande frequentatore di Logge, dalla sua iniziazione alla “Felice Incontro” di Milano, il 26 dicembre 1801, a Maestro Venerabile della Loggia parigina “La Colombe”, da Grande Ufficiale del Grande Oriente di Francia a Gran Maestro del Grande Oriente di Napoli.

Dell’ iniziazione del Grande Corso, invece, è doveroso dubitarne, anche perché troppi biografi, coevi e non, danno versioni diverse sul fatto specifico, senza che alcuna fosse minimamente provata. Chi lo vuole massone da tenente a Parigi, chi da colonnello a Marsiglia, gli storici Besuchet e Clavel lo vogliono ammesso durante il suo soggiorno a Malta, nel luglio del 1798; Eugene Couler ha scritto invece che è stato iniziato nel 1785, quando era di guarnigione a Valence. Addirittura il Fr. Chevillon, Gran Maestro del Rito di Misraim e Memphis di Francia, in una lettera indirizzata il 10 novembre 1934 al suo pari grado Fr.’.. Fletcher negli Stati Uniti, afferma: “… Il generale Bonaparte ed il generale Kleber, nel 1798, fondano al Cairo una Loggia composta di ufficiali e di studiosi francesi uniti a notabili egiziani iniziati agli antichi misteri delle piramidi. La Loggia creata al Cairo prese il nome di Iside. Al ritorno dall ‘Egitto ci si mise a ripetere soprattutto nelle Logge scozzesi che il Generale s ‘era fatto iniziare sulle rive del Nilo…”. Infatti, qualche tempo dopo, una rivista, diretta da scozzesi “Lo Specchio della Verità”, non esita a scrivere: “… l’ Ordine massonico adesso è fiero di contare tra i suoi affiliati l’ illustre Fratello Bonaparte”. Anche in questo caso, nessun documento viene portato a suffragare la tesi del FR ,’,Chevillon. Di contro, sono molti i “fatti” che provano la tesi opposta. Dopo la morte di Napoleone, Constant suo cameriere confidò i suoi ricordi allo scrittore Villemarest, nei quali le riunioni di Massoni erano definite dall’ex imperatore “pure fanciullaggini”. Una lettera di Bonaparte, inoltre, ingiunse al Minisfro della Giustizia di sciogliere una Loggia di Torino e che ammonisse il cittadino Delaville, Prefetto del Po, di non presenziare più a riunioni di Loggia, in quanto, o sono inutili, o sono sospettate di nutrire principi contrari al Governo.

E qui, dovremmo riaprire, ma l’argomento ci porterebbe lontano, una antica controversia, a volte sopita, ma sempre attuale, sui rapporti tra Massoneria e potere, tra l’Istituzione ed il cosiddetto “ordine costituito”. Gli antichi Massoni inglesi lo risolsero dandosi un protettore nella figura di un membro della famiglia reale e gli affidarono, ed ancora oggi accade, la carica del tutto formale ed onorifica di Gran Maestro.

Da quanto ho riportato, e sono soltanto alcuni esempi, è francamente difficile dare come avvenuta I’ iniziazione di Napoleone a Libero Muratore, sebbene il Fratello François Collaveri nel saggio “Napoleone, imperatore e Massone”, prima di lui l’ altro Fratello Eugène Coulet, su la “Catena d’ Unione”, e lo storico lorenese Noel si siano arrampicati su improbabili specchi per dimostrare il contrario. E ciò è abbastanza naturale: la “grandeur” a volte annebbia anche gli occhi di massoni onesti e storici notoriamente rigorosi. Dopo il 1986, anno di pubblicazione del libro di Collaveri, molti hanno seguito questa facile via. La mancanza di documenti obiettivi – verbali di iniziazione e/o i verbali di ricevimento – e l’ assenza di narrazioni riscontrate storicamente determinano e sanciscono, a tutt’ oggi, Napoleone un profano dei misteri massonici. Certamente un particolare profano che ha saputo utilizzare la massoneria francese ed europea per i suoi fini politici e militari; un particolare profano che ha saputo trasformare quella Massoneria e quei Massoni in strumenti di propaganda imperiale, usurpando non solo al Tempio la sua sacralità, ma addirittura modificando le finalità universali dell ‘Istituzione.

Ma il fatto in sé, carissimi Fratelli, non è poi così importante come può in apparenza sembrare. Molti uomini, mai iniziati, hanno operato per il bene ed il progresso dell’umanità, come tanti massoni non hanno saputo edificare Templi alla Virtù. Napoleone è stato un grande nella storia dell ‘uomo ed, in apparenza, lo è stato per la rinascente Massoneria post rivoluzionaria ed anche italiana: la formazione dei Grandi Orienti a Milano e a Napoli lo attestano. Ma a che prezzo? Dobbiamo riconoscere che quella Massoneria e quei massoni, nella stragrande maggioranza non erano certamente liberi da condizionamenti esterni. La figura dell’Imperatore, o meglio la sua ombra, aleggiava nelle Logge e l’ incensamento al Grande Corso era quasi I’ unica attività nelle Officine. In Italia, anche dai titoli distintivi delle Logge possiamo renderci conto della situazione: “San Napoleone” a Genova; “Gli Amici di Napoleone il Grande” a Casale Monferrato; “Reale Napoleone”, “Reale Giuseppina”, “Carolina” e “Reale Eugenio” a Milano; “La Costellazione Napoleone”, “Giuseppe il Giusto”, “Giuseppe la Concordia” e “San Giuseppe Napoleone” a Napoli; dulcis in fundo, “Gli amici fedeli della Felice Giornata del 20 marzo 1811 ” a Torino, inneggiante alla nascita del Re di Roma. Non mi sembra che questa sia la Massoneria che noi conosciamo, che amiamo e che perseguiamo nelle nostre Logge.•

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