LA LIBERAZIONE DELLA GRECIA NEL 1821

 

 

 

IL CONTRIBUTO Dl ALCUNI LIBERI MURATORI ITALIANI di

Stephanos Colaghis

 

La Massoneria, sin dai suoi primi passi, non ha mancato mai di far riferimento a determinate ricorrenze strettamente legate alla identità nazionale dei singoli popoli.

Esse ci fanno sempre ricordare quei momenti e quegli atti che hanno consacrato il mantenimento dei più alti e fondamentali diritti dell ‘ uomo.

La ricorrenza del giorno della celebrazione del Risorgimento ellenico è ancora vicina.

Sono passati dal 1821 ben 176 anni e molti documenti, nonostante il cammino del tempo, sono venuti alla luce. Questi documenti ci conducono sempre verso un determinato punto d’ arrivo: “La Libertà “.

Non vi è verità “più vera” di quella che afferma l’efficace e prezioso sostegno da parte della Massoneria.

Così, anche per noi, non può passare inosservata la ricorrenza del 25 marzo 1821.

In questi giorni ci viene spontanea la necessità di rievocare, ancora una volta, i nostri sentimenti di profonda gratitudine a tutti quelli che hanno contribuito con ogni mezzo, anche sacrificando la propria vita, per la liberazione del nostro paese da una schiavitù tirannica.

Si rende necessario per noi che siamo membri di questa fratellanza italiota di ricordare, in questa circostanza, i nostri Fratelli liberi muratori italiani che hanno lottato nella nostra terra, in quell’epoca, così dolorosa e cruenta.

Molti dei nostri Fratelli venuti in Grecia a combattere al fianco dei Greci, specialmente dopo lo sfortunato sollevamento del Piemonte contro gli Austriaci, nel 1815.

Essi trovarono in Grecia una nuova e accogliente patria come quella che avevano lasciato, allo stesso modo oppressa dalla tirannia.

Tutti insieme poterono lottare per rianimare la sacra fiamma della libertà.

Permettetemi di evidenziare alcuni “curriculum vitae” di alcuni, fra i tanti, Fratelli italiani, dei quali sono in possesso di informazioni documentate e di rapporti scritti che testimoniano la loro indiscutibile statura massonica.

Abbati Joseph (1780-1850)

Nato a Bonifacio di Corsica ha combattuto nel Piemonte insieme a Santarosa. E’ stato uno dei più eccellenti massoni stranieri.

Il generale Charles Nicolas Fabrier o Faviero, il noto colonnello greco, lo stimava e molto lo apprezzava. La sua partecipazione attiva da militare combattente copre tutto il periodo della rivoluzione greca. Sottotenente della compagnia del genio del corpo ordinario di Tarela nel 1822, combatté eroicamente nella battaglia di Pétta, ove conquistò la bandiera turca. Si salvò miracolosamente durante l’assedio della fortezza di Palamidi a Nafplio.

Già “capitano” nel 1823, come risulta dall’Archivio Generale Hellenico, venne promosso col grado di “maggiore” dell’esercito ordinario di Faviero. Il generale Faviero, dovendo partire per Atene allo scopo di preparare la spedizione di Evia, lo lasciò al comando del 2 0 Battaglione dell’esercito ordinario, a Nafplio, e nello stesso tempo anche capo della guarnigione.

Il 30 novembre 1826, insieme a Faviero e ad altri 530 ordinari riuscì ad entrare nell’assediata Acropoli di Atene, portando munizioni militari.

Il 1827 venne elevato al grado di luogotenente colonnello e, dopo una lunga sosta, promosso al grado di colonnello.

Il 1850 muore ad Atene all’età di 70 anni.

Nell’archivio Generale Hellenico si trovano molti dei suoi scritti e ordini che portano la sua firma con la distinzione di tre punti e le curve massoniche.

Bassano Antonio e Bassano Pasquale

I fratelli Antonio e Pasquale Bassano erano, come Abbati, combattenti piemontesi di origine corsicana.

Per Pasquale non abbiamo molte informazioni. Prese parte alle battaglie del Peloponneso e cadde a Tre Tori-Koliàs ‘Acra (l’odierna Faliron), il 24 aprile 1827.

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Il suo nome è scritto sulla colonna monumentale dei caduti filo-elleni di Ilar Touret a Nafplio.

Di Antonio Bassano, invece, sappiamo che ha vissuto una vita piena di peripezie. Il 1821 lasciò la corte di Alì Passas di Jannina, ove si trovava, per passare dalla parte dei rivoluzionari greci rendendo alla causa grandi servigi. Nel 1822 a capo di due navi fu di grande aiuto con le spedizioni di Mavrokordatos a Peta e Suli.

I Turchi, dalla Fortezza di Prevesa, riuscirono a colpire ed affondare le sue navi e la barca su cui aveva trovato scampo. Venne così catturato dai turchi. Omer Vrionis riusci a fargli evitare l’esecuzione capitale. La moglie, in seguito, riuscì a liberarlo dietro pagamento di 60.000 grossia.

Nel 1824 scrisse da Ancona a Mavrokordatos comunicando il suo rientro in Grecia tornando a prestare i suoi servigi nella marina greca.

Nel settembre del 1828 Antonio Bassano venne nominato dal Governatore Ioannis Kapodistrias “capo della flottiglia” di Amvrakikos, costituita dalle navi a vapore “Karteria” e “Epichirissis”, con lo scopo di aiutare dal mare il Generalissimo Tzourts che combatteva nella Grecia occidentale.

Antonio Bassano morì in Grecia nel 1836.

Gallina Vincenzo

Liberale e giurista di grande fama, Vincenzo Gallina trovò in Grecia una seconda patria.

Partecipò a molte commissioni costituzionali e legali nonché alla compilazione dello Statuto Costituzionale Ellenico di Epidavros, che in sostanza è tutto opera sua.

Il “Corpo dei Deputati di Gracia”, riconoscendo i suoi preziosi servizi, gli conferì la medaglia di partecipazione all’Assemblea Nazionale con la seguente dedica: “11 Corpo dei Deputati onora la virtù dell’uomo’ .

Poco più tardi, il Corpo dei Deputati gli conferì la cittadinanza greca come poi fece anche con altri filo-elleni (Mayer, Rainer, ecc.). Nel 1873 Vincenzo Gallina venne inviato in Russia.

Nell’Archivio Generale Hellenico venne ritrovata una sua lettera scritta dalla città di Kaffa, in Crimea, datata 6 agosto 1823 e indirizzata a Mavrokordatos contenente speciali informazioni sui rapporti esistenti tra Russia e Turchia, nonché altre notizie riservate di vari paesi europei.

De Gubernati

De Gubernati era di origini piemontesi. Nato nel 1780, aveva prestato il servizio militare col grado di capitano, nella Guardia Italiana di Napoleone.

Nell’estate del 1821, venuto nel Peloponneso col grado di “maggiore sotto-comandante”, ebbe l’incarico di addestrare i soldati del corpo militare di Balest, sostenuto economicamente da Demetrio Ypsilantis.

Nel dicembre del 1821 prese parte allo sfortunato attacco di Nafplio e nel 1822 nominato “luogotenente-colonnello” e sottocomandante del Corpo Militare Ordinario del comandante Tarella. Ammalatosi a Pétta, prese parte, ciò nonostante, alla omonima battaglia, salvandosi per miracolo. Subentrato a Tarella, assunse il comando del Corpo Ordinario Militare col grado di colonnello e combatté a Etoliko, Agrinio, Sàlona, Gravia, Athene, Dervenia, Epidavros e Nafplio.

Grande fu il suo contributo per la presa della Fortezza di Palamidi, il 30 novembre 1822.

Dopo molte pressioni e tanti sforzi presso il Consiglio Nazionale di Grecia, riuscì ad ottenere da esso il sovvenzionamento del suo Corpo Militare e la sua riorganizzazione.

Venne sostituito nel 1824 dal comando di questo Corpo, denominato “Reggimento della Fanteria” e addolorato partì per l’Egitto entrando a far parte dell’esercito di Mohamet Alì come ufficiale ma con l’assicurazione che non avrebbe combattuto contro la Grecia.

Visantios, Anninos, Kokkinos e Barth, esaltarono il contributo offerto da De Gubernati nella guerra della Grecia contro la Turchia.

Chiappe Giuseppe

Giuseppe Chiappe, dottore in legislatura, si era specializzato a Parigi. Studioso e conoscitore della lingua greca, liberale e bonapartico, lasciò Parigi dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo e rimase a Livorno fino al 1820. Prese parte ai moti del Piemonte e di Napoli nel 1820, passando poi alle isole dello Ionio e nel giugno del 1821 nel Peloponneso e poi ancora nell’isola di Ydra ove collaborò con Kunduriotis e Tsamados, distinguendosi nella lotta dei Greci contro i Turchi.

Quando nel 1823 il Colonnello Stanhop portò a Ydra le macchine tipografiche, acquistate dall’Associazione Filellenica di Londra, Giuseppe Chiappe curò l’edizione giornalistica “Amico della Legge” (1824-1827). Questo giornale, oltre al notiziario ufficiale del Consiglio Nazionale Hellenico,

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comprendeva anche articoli che si riferivano alla libertà giornalistica, all’ordine costituzionale, alla giustizia sociale, all’istruzione ecc. Pubblicò in lingua francese, inoltre, il periodico “Ape hellenica’ mediante il quale rese note in Europa le motivazioni della lotta tra greci e turchi.

Chiappe prestò servizio come segretario sulla nave da guerra “Agamemnon ” di A. Tsamados e scrisse un diario edito il 1866 ad Athene da N. D. Patras, intitolato “Diari storici dei combattimenti navali del 1821 ”

Ottenuta la cittadinanza greca, rimase ad Athene fino alla sua morte nel 1841. Lasciò figli e nipoti che combatterono anch ‘essi contro i turchi, nelle guerre balcaniche e in Asia Minore.

Suoi discendenti vivono tuttora in Athene. Un suo bisnipote, mio collega di professione, laureatosi in medicina veterinaria presso l’Università di Milano, ha diretto, fino alla sua morte avvenuta il 2 novembre 1980, una Clinica in Via Filellinon, ad Athene, nei pressi della Chiesa Anglicana di San Paolo.

Lo storico Kokkinos e l’Archivio Generale Hellenico fanno spesso specifici riferimenti al prezioso contributo di Giuseppe Chiappe dato alla lotta per la liberazione della Grecia.          (continua)

 

 

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