ATTUALITÀ DEL PENSIERO ROSACROCIANO
di
Riccardo Gandolfi
Premessa
Il pericolo maggiore che, oggi, corre colui che vuole parlare dei Rosa+Croce è quello di ripetere alcuni dei tanti luoghi comuni che circolano sulla Confraternita.
Per cercare di evitare questo rischio, non mi dilungherò nell’ analisi storica, né sulle tante interpretazioni tentate sui pochi scritti disponibili, né cercherò di dimostrarne la veridicità storica. Il punto di partenza di questa breve disamina, sarà, invece, il ruolo che va riconosciuto alla confraternita nell’ evoluzione dell’ istituzione massonica, partendo da una domanda: “Perché l’ istituzione massonica sentì la necessità di richiamarsi ad una tradizione sotterranea, poco conosciuta, contrastata come quella dei Rosa+Croce?”
Cerchiamo di ricordare quale fu il clima culturale nel quale maturò l’ideale massonico e, più tardi, quali furono le correnti filosofiche che incisero profondamente sia nell’ evoluzione delle società occidentali che dell ‘ istituzione massonica.
A partire dal diciottesimo secolo si andarono affermando, sempre di più, tendenze culturali che esaltavano la ragione, intesa come facoltà intellettiva superiore ad ogni altra, tendendo, quindi, a valutare negativamente le altre manifestazioni dell ‘ intelletto umano, soprattutto di carattere sentimentale ed istintivo.
Alla luce di queste tendenze, si tendeva a spiegare tutto alla luce della ragione, persino l’ esistenza di Dio, non essendo più sufficiente il semplice atto di fede, inteso, al contrario, come manifestazione di bigotta superstizione.
Questo fideismo cieco nelle capacità razionali dell ‘uomo arrivò al paradosso di inventarsi un dio laico, la Dea Ragione, che, nell’intenzione dei rivoluzionari francesi, avrebbe dovuto sostituire il culto divino, rappresentando un mezzo per l’ affermazione di un ateismo del tutto anomalo, dato che non si spingeva ad affermare la negazione di Dio, ma semplicemente la sua sostituzione con un altro ente astratto ed artificiale.
In conseguenza di questo culto della ragione, si esaltò la capacità tecnica dell ‘ uomo, delineando scenari di sviluppo inarrestabile.
L’uomo laico, finalmente, poteva riaffermare la propria capacità di pensiero, utilizzare l’intelletto in maniera libera, senza doversi confrontare con gli scritti aristotelici e con i dettati della Chiesa.
Le scoperte scientifiche si andavano coniugando alle fantasie di fervidi scrittori come Verne, creando il mito della scienza e della tecnica, intese come uniche attività intellettuali degne di essere esplorate dalle menti dei filosofi.
In quest’ ambito culturale si sviluppò prima l’Illuminismo ed in seguito la filosofia positivista che, in poco tempo, divenne un vero e proprio metodo d’ approccio ai maggiori temi culturali e sociali.
La metafisica, che apparteneva alla speculazione filosofica fin dalla sua nascita, era accantonata, cedendo il passo allo studio delle metodologie scientifiche. Mentre tutto questo accadeva, i migliori intelletti dell ‘epoca si ritrovavano fra le colonne dei templi massonici.
Scienziati, filosofi, ma anche uomini d’azione, militanti rivoluzionari, si ritrovavano a rispettare rituali ricchi di simbolismi arcaici, aprendo sull’ara la Sacra Bibbia e deponendo su di essa la squadra ed il compasso.
Uomini che affermavano la superiorità della ragione, che studiavano i processi chimici e fisici, che progettavano rivoluzioni ed intrighi, al coperto della volta celeste della loggia ritrovavano un linguaggio perduto.
Proprio queste persone contribuivano allo sviluppo del rituale massonico, all ‘introduzione dei gradi superiori, quelli del Rito Scozzese, nello stesso momento in cui si impegnavano per poter realizzare la più grande impresa culturale fino ad allora tentata, la scrittura dell ‘Enciclopedia universale, ovverosia un libro, seppur composto da vari volumi, all’interno del quale poter ritrovare il compendio di tutti i libri fino ad allora esistiti.
Ricordiamo, a proposito di quest’ avvenimento, che ancora oggi è comunemente riconosciuto come evento rivoluzionario per la sua vasta portata, le parole che ritroviamo in uno dei testi principali prodotti dalla Confraternita dei Rosa+Croce, la Confessio Fraternitatis.
Non sarebbe forse un’ ottima cosa poter leggere tutto in un unico libro e leggendolo ricordare e capire ciò che è stato, che è e che sarà appreso e scoperto in tutti gli altri libri conosciuti e pubblicati finora ed in quelli che si pubblicheranno in futuro?
Certo, chi lo avesse letto con l’occhio dell’uomo del 1600, avrebbe interpretato le parole in maniera letterale, sicuramente le avrebbe derise, ritenendole frutto di fantasia; ma così non era.
Cosa rappresentavano, dunque, le opere dei Rosa+Croce da suscitare l’interesse di uomini così tesi alla ricerca di riscontri razionali, legati al mito della tecnica e del progresso inarrestabile illuminato dalla Dea Ragione? Secondo alcune interpretazioni, gli alti gadi della massoneria, l’introduzione dei miti Templare e Rosacrociano all’ interno della gerarchia massonica, coincisero con I ‘ ingresso di borghesi in cerca di promozione sociale.
In pratica, si dice da parte di qualcuno, la borghesia desiderava sostituirsi in tutto alla nobiltà, non solo nella gestione del potere, ma anche nella considerazione sociale; il poter esibire, seppur solo nel chiuso delle logge, i gradi di Principe o di cavaliere, soddisfaceva questo desiderio, gratificando I ‘ infantilismo di questi personaggi.
Sinceramente, appare difficile pensare ad un Voltaire che si sente gratificato per così poco, certo non sembra credibile che persone come Proudhon, Bakunin, Malatesta, Costa, Pisacane e Garibaldi, rivoluzionari e demolitori di idee e di regimi, ricercassero, fra un carcere e l’altro, una lotta civile e l’altra, la magra consolazione di un ‘ insegna artificiale.
Appare in tutta evidenza che, nella scelta di introdurre il mito templare e rosacrociano all’ interno dei templi massonici, agirono motivazioni e ragioni ben più profonde, tanto da costituire, ancora oggi, la ragione d’ essere e d’ esistere dell ‘ Istituzione massonica.
A questo punto, l’unico modo per cercare di comprendere la causa di questo stretto legame nonché le ragioni della persistenza e del vigore del mito rosacrociano, è cercare di individuare alcune idee guida fra le tante che si trovano disseminate negli scritti ufficiali della Confraternita.
L’Umanesimo e la religiosità — Templari e rosacroce
Nei loro scritti, i Rosacroce si riferiscono, in molte occasioni, all’Ordine del tempio, in particolare, nella Fama si legge che la filosofia della Confraternita è
: l’ornamento della Chiesa e l’onore del Tempio
Nelle Nozze chimiche, Christian Rosenkreuz, prima di iniziare il proprio viaggio iniziatico, indossa il suo:
Bianco abito di lino
e si cinse i fianchi
di una fascia vermiglia che s’incrociava dietro le spalle
e, più avanti, il settimo giorno del suo viaggio, nel ricordare l’onore che gli fu tributato, ricorda che a lui venne permesso di cavalcare accanto al re e, scrive:
ciascuno di noi portava uno stendardo bianco come la neve, con sopra una croce rossa.
Non possono esistere dubbi sul fatto che la Confraternita dei rosacroce intendesse operare seguendo il solco tracciato dai Templari, considerazione peraltro rafforzata dalla descrizione della vita e delle opere dei primi confratelli, monaci e costruttori, come riportato dalla Fama, di un:
Edificio dedicato allo Spirito Santo
Per quale motivo i fratelli rosacroce decisero di ricercare un legame con il Tempio e, ancora, perché mai i massoni dell ‘ illuminismo e del positivismo continuarono a ricercare questo legame, senza mai rinnegarlo come ciarpame irrazionale?
Intanto, come ricorda René Guénon, la tradizione esoterica ha un fine ultimo, uno scopo preciso, quello di completare la Grande Opera.
Simbolicamente, essa è rappresentata dal tempio di Salomone e, altrettanto simbolicamente, per poterla completare occorre trovare un numero sufficiente di pietre levigate e squadrate
Durante la costruzione, il Tempio appare senza difese, perché le mura non sono ancora costruite e per difenderlo occorre, dunque, che vi siano uomini in armi, uomini che ne comprendano l’importanza e che per esso siano disposti a sacrificare la propria vita.
I Templari fecero questo, difendendo in Palestina le vie d’accesso alla Terra Santa, ricercando, al tempo stesso, di far proseguire il camrnino della Grande Opera, acquisendo le necessarie nozioni spirituali e tecniche per cosüuire la rappresentazione terrena dell’ impegno sovrannaturale, ovverosia le grandi Cattedrali gotiche.
Dunque, richiamarsi all ‘ esempio ed alla tradizione templare significa, prima di tutto, ricordare il compito dell’uomo, la sua funzione, la sua missione.
L’uomo deve progredire verso una spiritualità profonda, deve liberarsi dalle incrostazioni della materia ilica, deve levigare e squadrare la propria anima per renderla sempre più simile all’ essenza di Dio, per poter contribuire alla costruzione del Tempio interiore.
Templari e Rosacroce, dunque, rappresentano un esempio che deve essere seguito da tutti coloro che credono nel vero progresso umano e che comprendono che il fine ultimo di questo non è la sostituzione di Dio, quanto il ricongiungimento dell ‘Uomo con Esso.
Da quest’ impegno discendono il precetto massonico di rifiuto dell’ ateismo, il voto monastico dei templari, l’ affermazione di fede da parte dei rosacroce, ma, soprattutto, la necessità di riportare l’ impegno spirituale sul piano pratico.
Quest’ultima necessità è dimosfrata dalla critica che, nella Fama, è rivolta a Paracelso, del quale, si dice:
Perse il suo tempo con una vita troppo autonoma ed incurante della società, lasciando il mondo ai suoi sciocchi piaceri.
D’ altra parte, a Paracelso viene riconosciuto un grande merito, quello di aver dato:
Maggior valore al cielo ed ai suoi cittadini, cioè agli uomini, che non ad una qualsiasi altra gloria.
L’intenzione di concorrere allo sviluppo dell’umanità traspare ancora più decisa dalla lettura della Riforma universale e generale dell ‘ intero mondo, nella quale si presenta, sotto forma di allegoria paradossale, l’ impossibilità di procedere ad una riforma vera senza partire dalla riforma delle coscienze individuali.
Insomma, esattamente lo scopo che si prefigge la massoneria, quello di elevare l’ individuo per renderlo capace di influenzare lo sviluppo ordinato, democratico e libertario della società.
I limiti della scienza
Uno dei punti cardine della filosofia rosacrociana è rappresentato dalla necessità di mantenere I ‘ unione inseparabile che deve esistere fra progresso scientifico e conoscenza della natura.
Nella Confessio Fraternitatis si legge, infatti, nel capitolo undicesimo, che, spesso:
Si opera la trasmutazione dei metalli senza abbinarla ad un’ adeguata conoscenza della natura, mentre è proprio questa ultima che, non solo ci può svelare la scienza della medicina, ma anche molti altri segreti e meraviglie. Perciò — scrivono — è meglio che coloro che possiedono ingenia, prima di occuparsi della tintura dei metalli, si esercitino ad approfondire lo studio della natura.
Nella Conf essio si invitano gli uomini di ingegno a rifuggire dai falsi alchimisti, da coloro, cioè, che, dietro pagamento, si offrono per far svelare i segreti dell’ arte sacra.
Di contro, si invitano tutti gli studiosi, gli scienziati, i sapienti, ad abbandonare la propria superbia ed ambizione, imitando I’ esempio di arabi ed africani, che usavano incontrarsi per discutere sui temi della conoscenza.
Essi auspicano la nascita di una società che si impegni ad educare i governanti ad apprendere ciò che Dio ha concesso all’uomo di conoscere e, dunque, si rivolgono ai sapienti affinché:
Con umiltà ed amore essi ci aiuteranno ad alleggerire le pene di questo mondo invece di continuare ad essere ciechi di fronte alle meravigliose opere di Dio.
Soffiatori ed Alchimisti — L’anima e la procreazione — manipolazione genetica
Il significato del messaggio rosacrociano appare ancora più chiaro solo che si rifletta sulla conclusione delle Nozze Chimiche alle quali partecipa Rosenkreutz.
Solo Lui, insieme ad altri tre, riesce ad assistere alla nascita, prodotta attraverso un procedimento chimico, della giovane coppia regale che, come si direbbe oggi è nata dalla clonazione dei vecchi re. Gli altri, non puri e non degni, sono rimasti al piano inferiore, cercando, inutilmente, di riprodurre la vita senza comprendere che, senza l’intervento divino, non è possibile il congiungimento della materia con l’ anima, elemento essenziale per la nascita della vita.
Mi riservo di approfondire in altra occasi one il significato simbolico e scientifico delle nozze chimiche, qui mi preme solo sottolineare una cosa: sicuramente ai lettori delle Nozze chimiche del seicento ma, presumibilmente, anche del primo novecento, tutta la descrizione del procedimento di riproduzione della vita sarà sembrata il frutto di una fervida fantasia. A noi, lettori di fine millennio, tutto appare molto meno favoloso di quanto possa sembrare, avendo presente i progressi della scienza genetica e biologica di questi ultimi anni.
Proprio le scoperte scientifiche di questi anni ci inducono a riflettere meglio sul significato profondo di questo scritto, soprattutto sul ruolo che, all’interno di questo, riveste il sangue e l’essenza genetica che da questo viene tratta nel lungo procedimento alchemico.
Con questo non voglio dire che i rosacroce conoscessero i segreti che oggi permettono la manipolazione genetica e la clonazione, però appare chiaro che essi ritenevano possibile creare in maniera artificiale la vita.
Ma proprio perché ritenevano questo possibile, si preoccupavano di mettere in guardia gli scienziati dal farlo, riservando, metaforicamente, solo agli eletti la possibilità di sapere, possibilmente per non fare, se non in casi eccezionali. Sicuramente, mai nessun rosacrociano, consapevole del valore della vita, della dignità umana e della pietas, componente essenziale dell’essenza umana avrebbe creato migliaia embrioni per poi procede, scientificamente e sistematicamente, con poche gocce di alcool, alla loro distruzione.
La scienza deve assecondare la natura, non sostituirsi ad essa. Questo il loro messaggio. Tant’è che, ricorda Rosenkreutz, fra le regole da rispettare, egli ed i suoi compagni di viaggio, onorati del titolo di Cavalieri della Pietra D’ oro, ce n’ era una che ritenevano quasi uno scherzo, dato che recitava: Non desidererete vivere più a lungo di quanto vi abbia concesso la volontà di Dio
Cosa che viene richiamata nella Fama, quando viene scritto che:
Sebbene i loro corpi fossero immuni da ogni malattia e dolore, tuttavia le loro anime non potevano oltrepassare i termini stabiliti ad esse dalla morte.
Ecco dunque che per i massoni, uomini razionali, studiosi, scienziati, l’esempio rosacrociano appare Come un simbolo necessario per rafforzare, nello stesso tempo, la fiducia nelle capacità di conoscenza dell’uomo e la fede nella trascendenza.
Senza fede, senza la consapevolezza dell ‘umana precarietà, la scienza non produrrà progresso, ma solo ricerca dell ‘ oro e soddisfazione della vanità personale.
Come scrivono i fratelli rosacroce:
Per i veri filosofi la fabbricazione dell’oro è cosa di scarso valore, e che oltre ad essa si possono fare mille cose migliori.
La Lingua ed il simbolo
Nel loro impegno per la diffusione della conoscenza e nel loro appello per la nascita di rapporti stretti, di collaborazione, fra sapienti di tutto il mondo, più volte i fratelli rosacroce trattano il tema della lingua, intesa come veicolo di dialogo e di fratellanza. Nel capitolo nono della Confessio, essi scrivono che:
Abbiamo creato un nuovo linguaggio, tramite il quale è possibile esprimere ed interpretare la natura delle cose.
A proposito delle lingue parlate, essi dichiarano di non essere in grado di esprimersi chiaramente attraverso di esse, perché, scrivono:
Queste lingue non possono venir paragonate a quella di Enoch e di Adamo, nostro padre originario, perché esse furono completamente contraffatte quando avvenne la confusione delle lingue babilonese.
Nei manifesti affissi a Parigi nel 1623, essi affermano di poter rivelare come parlare le lingue dei paesi dove vogliamo essere. E’ di tutta evidenza che per poter diffondere la conoscenza è necessario che, per prima cosa, sapienti e discenti si comprendano.
Il rito come metalingua internazionale
La massoneria, universale per scelta e necessità, ha cercato di tradurre in realtà l’insegnamento rosacrociano attraverso il rito. Attraverso la ritualità simbolica, il significato del simbolo, essa ha realizzato una metalingua, che può essere compresa ad ogni latitudine e longitudine e che consente a chiunque la conosca, di poter seguire i lavori rituali, in qualsiasi parte del mondo esso si trovi e qualunque lingua egli parli.
Oggi abbiamo Garcia Marquez che invita, paradossalmente e provocatoriamente, ad abbandonare la grammatica, per cercare un modo più immediato di comunicazione. E’ dvvio che questa affermazione è priva di valore, se non valesse come testimonianza di un sintomo reale di inadeguatezza dei linguaggi, non del tutto idonei ad assolvere alle funzioni a cui sono chiamati.
Non è, però, rinunciando alla grammatica che si può ovviare al problema, quanto diffondendo la conoscenza ricercando una lingua comune.
Conclusione
Al termine di questa breve e mi auguro non troppo noiosa disamina, ritengo opportuno sintetizzare quelli che ritengo essere i principi cardini del pensiero rosacrociano che, attraverso la ritualità e la tradizione, sono stati inglobati dal pensiero massonico e che, ancora oggi, mostrano una notevole vitalità.
Per rispondere alla domanda che ci siamo posti all’inizio, ovverosia quali motivi potrebbero aver indotto uomini legati al pensiero illuminista e positivista a rifarsi al mito rosacrociano, possiamo affermare che il simbolismo rosacrociano risponde ad impegni che trovano una corispondenza nel pensiero e nell’ azione massonica.
Questi impegni possono essere sintetizzati come segue:
— Impegno individuale
— Impegno sociale
— Impegno culturale e linguistico Impegno scientifico
— Impegno religioso
Per prima cosa, dunque, vi era, sia per i rosacroce che per i massoni, la necessità di difendere ed espandere i principi umanistici, ponendo l’attenzione allo sviluppo dell’individuo e della sua personalità, difendendolo da ogni tentativo culturale teso a subordinarlo a principi sovraindividuali, propri di culture totalitarie e totalizzanti.
Quindi, tutelare il progresso scientifico e culturale da ogni tentativo di compressione da parte del potere costituito, sia esso di carattere politico o religioso, pur riconoscendo che un limite deve essere imposto dalla coscienza stessa dei sapienti, consapevoli del fatto che non deve essere turbato il rapporto fra microcosmo e del macrocosmo e che ogni progresso deve essere in armonia con la natura.
Da questi principi discende la consapevolezza che l’uomo non può mai sostituirsi a Dio, che non deve arrogarsi il ruolo di demiurgo e che, soprattutto, non può alterare il ciclo della vita, cercando di ritardare la morte oltre ogni limite accettabile o generando la vita al di là delle naturali possibilità.
In definitiva, l’uomo rosacrociano e massonico ricerca l’equilibrio, la propria e l’ altrui perfezione per essere in sintonia con un universo del quale fa parte ed al quale appartiene.
Per assolvere a questo impegno, per contribuire alla realizzazione della Grande Opera, egli non può, però, limitarsi a curare il proprio perfezionamento, perché altrimenti potrebbe essere oggetto di critiche come Paracelso.
Egli deve operare come i Templari, agendo sul piano anche terreno, cercando di condizionare la realtà che lo circonda, al fine di renderla pronta per accogliere il completamento della Grande Opera.
Dunque, deve cercare di coinvolgere i sapienti e gli studiosi in un grande impegno culturale universale, ricercando una lingua comune, seguendo, in questo, l’esempio del fratello Zamenhoff, il doctor Esperanto.
Se questo sapremo comprendere, avremo compreso molti dei motivi che indussero i migliori uomini del secolo scorso ad adottare la simbolica discendenza della massoneria dai rosacroce e, soprattutto, avremo adempiuto al nostro principale dovere, quello di contribuire al progresso ed allo sviluppo dell’umanità ed al rafforzamento della spiritualità laica e massonica.
Fra questi compiti, vi è anche quello di difendere la libertà di studiare la storia, il rivendicare il diritto dei giovani e dei meno giovani di conoscere culture e racconti storici oggi esclusi dall’ufficialità
Mi riferisco proprio allo studio della cultura templare, rosacrociana e massonica, oggi esclusa dallo studio, non figurando alcun accenno nei libri di filosofia, storia, letteratura, quasi la loro influenza non fosse stata determinante per la formazione culturale di persone come Dante Alighieri, Giuseppe Garibaldi, Giovanni Amendola, Giacomo Matteotti, Einstein e tanti altri.
Se tutti avremo ben compreso il vero insegnamento, sapremo sicuramente come comportarci.’