Archeo-appunti per gli amici
“balnea, vina, venus, corrumpunt
corpora nostra, sed vitam faciunt”
Tutto quanto riportato in queste pagine è stato ricavato da testi o riviste specializzate ed estrapolato da un contesto di argomenti diversi. Fanno eccezione, perché riportati integralmente, il capitolo su “L’arte del bere nell’antichità” di E. Ricotti, e quello su “Le anfore”, scritto da Mario Lari, pubblicato dal mensile “Scienza e Vita” del Maggio 1991 e successivamente dalla rivista “Geos” di Luglio/Agosto 1994.
Questi appunti vogliono essere un contributo per conoscere meglio qualcosa che veniva ricercato fin dai tempi antichissimi: l’olio e il vino. Quanto riportato può servire anche a capire qualcosa dei commerci, dei trasporti e, soprattutto, le tante analogie con il mondo di oggi.
La materia resta comunque piuttosto complessa e, sebbene il tutto sia stato ricavato dalle fonti di autori antichi e supportato da studi archeologici, sono ancora molte le cose da chiarire, prova ne è che alcune volte (poche, per la verità) assistiamo a punti di vista diversi tra i vari autori degli articoli riportati. Credo però che, proprio per questo, quanto trattato possa dimostrarsi affascinante.
E’ sicuro che il vino di oggi sia qualcosa di completamente diverso da quello di 2000 anni fa, credo tuttavia che non dovremmo deridere i nostri lontani antenati i quali, magari allungavano il vino con acqua di mare, ma è comunque grazie a loro che oggi possiamo disporre di viti che danno grappoli bellissimi, discendenti da quelle antiche piante selvatiche che l’uomo nel corso dei millenni ha saputo addomesticare, proprio come fece con il cavallo, il bue o la pecora.
Si tratta quindi di qualcosa che ha attinenza unicamente con la storia o l’archeologia e, per gustare meglio queste note, suggerisco di dimenticarsi completamente delle tecniche di coltivazione, di quelle di vinificazione e, soprattutto, del modo di bere il vino oggi.
In conclusione, anche se i nostri predecessori non avevano i liquori, che apparvero soltanto dopo che gli Arabi inventarono la distillazione, ebbero a disposizione molte bevande, alcoliche e non. Tutto sommato, non si potevano lamentare.
Noi, vivendo in un mondo nel quale non si sente parlar d’altro che di acque inquinate, vini sofisticati e latte radioattivo, dobbiamo riconoscere che in molte cose essi stavano meglio di noi.
Le loro sorgenti erano fresche e pure; il latte delle greggi allevate in pascoli buoni ed abbondanti era ottimo; c’era la birra per accontentare chi non poteva pagarsi il vino e infine c’era il vino vero e proprio che, per aver tanto entusiasmato i poeti
dell’ epoca, doveva essere buono, nonostante tutto quello che qualche valente sommelier di oggi potrebbe pensare.
Mario Lari