LO STEMMA ITALIANO HA 75 ANNI
Lo stemma italiano ha 75 anni
a realizzarlo fu il valdese e massone Paolo Paschetto
Il 5 maggio 1948 l’Italia repubblicana, al termine di un lungo percorso durato ventiquattro mesi, due pubblici concorsi e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti e dilettanti, si dotava del suo stemma così ufficialmente descritto: composto di una stella a cinque raggi di bianco, bordata di rosso, accollata agli assi di una ruota di acciaio dentata, tra due rami di olivo e di quercia, legati da un nastro di rosso, con la scritta di bianco in carattere capitale “Repubblica Italiana”.
L’autore del bozzetto che venne selezionato e poi sottoposto all’approvazione dell’Assemblea Costituente era Paolo Paschetto, massone e valdese. Nato il 12 febbraio 1885 a Torre Pellice (TO), Paschetto, che ha vissuto per un lungo periodo a Roma (sue sono le vetrate della chiesa valdese di Piazza Cavour e della chiesa metodista di via XX Settembre), è stato attivo nel campo della decorazione d’interni e delle arti applicate, dell’illustrazione e della grafica editoriale, dell’incisione e della pittura di paesaggio. Il Comune di Roma gli ha intitolato il viale sito all’interno di Villa Torlonia dove gli era stata dedicata nel 2016 anche una mostra e dove, presso la Casa delle civette, sono conservate alcune sue opere e bozzetti.
7 Maggio 2023 – dal sito web del GOI
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CONFERENZA: 1) “MASSONERIA E ISTITUZIONI” dialogo tra corpi intermedi della società – 2) Presentazione del libro del GM Stefano Bisi “L’INGIUSTIZIA DI PALAZZO GIUSTINIANI”.
1 Maggio 2023 Dario Seglie
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L’allocuzione2023 del Gran Maestro Stefano Bisi: fieri dei nostri Antichi Doveri ed Eterni Valori
17 Aprile 2023 Dario Seglie
L’allocuzione 2023 del Gran Maestro Stefano Bisi: fieri dei nostri Antichi Doveri ed Eterni Valori
Gentili signore e signori ospiti, fratelli carissimi del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani
Buonasera e Grazie di essere qui in questo Tempio per noi sacro allestito all’interno del Palacongressi di Rimini dove i liberi muratori si riuniscono una volta l’anno per lavorare tutti insieme e quest’anno siamo davvero tanti. Molti fratelli vengono da lontano, da molto lontano. E per arrivare fin qui avete fatto sacrifici, avete lasciato il lavoro, le famiglie, vi auguro che la vostra partecipazione sia ripagata da giorni laboriosamente sereni. Mentre era in partenza per venire qui in Gran Loggia un malore ha colpito il fratello Pino maestro venerabile della Logoteta di Reggio Calabria che lascia due figlie e fratelli molto legati a lui per il suo equilibrio e generositá. Ci siamo trovati anche nel periodo peggiore e drammatico della pandemia che ha lasciato strascichi pesanti sul piano morale ed economico. Riunendoci qui per due volte nella fase più complessa dell’umanità abbiamo dato prova della nostra capacità di saper coniugare le regole iniziatiche con quelle dettate dall’emergenza sanitaria.
Ci ritroviamo da oltre trecento anni in tutte le parti del globo, seguendo precise e auree regole che si tramandano dal 1723 e che si chiamano Antichi Doveri, norme sottoscritte dal reverendo Anderson ed in seguito rielaborate da altri nobili padri massoni.
Queste regole sono le fondamenta della Massoneria, sono quelle che sorreggono la nostra grande casa universale. Esse ci impegnano innanzitutto moralmente ad osservare dei precisi comportamenti all’altezza della grande Istituzione di cui facciamo orgogliosamente parte. Sono i nostri eterni, luminosi e insostituibili valori come recita il titolo scelto per questa Gran Loggia di Rimini.
Non vi farò la storia degli antichi dovere ma vi parleró del motivo perché essi sono colonne vive, pulsanti come il battito del cuore, e più che mai attuali e necessari in questa fase piuttosto buia e preoccupante della Storia Umana contrassegnata da una guerra che purtroppo insanguina l’Europa e da tensioni sociali e problemi economici che mettono a rischio l’uomo e la dignità di avere un lavoro.
Sapete come si chiamano i nostri eterni valori? Ve li sintetizzo:
Libertà
Uguaglianza
Fratellanza
Tolleranza
Solidarietà
Unione
Dialogo
Rispetto
Merito
Etica
Cultura
Pace
e Amore vers
E non sono soltanto titoli. Accanto ad ognuna di queste parole possiamo mettere la descrizione di cose fatte, che abbiamo fatto, che facciamo. Libertá. La nostra più grande Libertà è quella di pensare e di essere liberi di farlo. Quella che affonda le radici nel profondo della coscienza individuale. Che ci spinge alla ricerca costante della Verità. Ma ricordo ancora una volta che libertá vuol dire responsabilitá. E quindi è necessario un uso responsabile delle parole.
L’Uguaglianza per noi significa che ciascun essere umano sia posto nella condizione di parità per vivere la propria vita; vuol dire che ad ogni individuo siano concesse pari condizioni di sviluppo, fino al momento in cui il suo valore individuale lo differenzi dai suoi simili. A tutti deve essere consentita un’infanzia serena, a tutti l’istruzione, a tutti un lavoro. A tutti senza pregiudizi e senza discriminazioni legate al colore della pelle o alla nazionalità.
La Fratellanza, che rappresenta il terzo elemento costitutivo del trinomio massonico, l’essenza stessa della Libera Muratoria.
Siamo tutti formati dalla stessa materia terrena, siamo figli della nostra grande madre terra.
Di conseguenza tutti gli uomini, e in primo luogo i Massoni, debbono sentirsi fratelli. Li abbiamo chiamati Mattoni della Fratellanza i sostegni dati ai nostri fratelli e luci della speranza i riflettori per il campo sportivo di Norcia e le borse di studio per i ragazzi che conseguirono la maturitá tra una scossa di terremoto e l’altro.
La Tolleranza per noi costituisce un valore impareggiabile. La Tolleranza nel rispetto delle regole condivise. La solidarietá invece per noi è e deve essere sempre un dovere gradito da compiere verso tutti.
Siamo uomini di Dialogo e lo siamo da sempre. Ecco perché non devono mai mancare il rispetto verso gli altri, l’etica nel comportamento e il riconoscere i meriti della persona. Ne abbiamo parlato in questi anni con tante persone esterne al Grande Oriente d’Italia, anche in questa Gran Loggia.
Ecco libertá, uguaglianza, fratellanza e cosí via. Capite bene l’importanza di questi principi, che se ci guardiamo attorno, trovano sempre meno riscontro nel mondo in cui siamo immersi, mentre per noi continuano ad essere un’eterna bussola e un faro che illumina notte e giorno il nostro cammino. Sono i pilastri della nostra scuola, che non è una universitá del sapere saputo ma una scuola dove si forgiano uomini capaci di ben dire, ben fare, ben operare ben agire rispettando per primi i magnifici valori della Costituzione repubblicana che ha appena compiuto 75 anni e che vogliamo celebrare anche in questa Gran Loggia anche inviando un caloroso e deferente messaggio di saluto al nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, simbolo e garante dell’unitá nazionale. Raccogliamo il suo invito a “mettersi alla stanga”. La stanga è quella del carro trainato dai buoi. “Mettersi alla stanga” vuol dire mettersi a lavoro. Noi ci siamo illustre presidente, “ci mettiamo alla stanga” e “stiamo nel solco”, cioè rispettiamo la Costituzione e le leggi. E per questo chiediamo rispetto a chi non sempre lo porta ai massoni, che pure questa patria hanno contribuito a costruire nel Risorgimento e nella Guerra di Liberazione.
Per noi questa Carta da cittadini e da massoni rappresenta il più alto dei valori da difendere perché in essa sono contenuti ineludibili principi di libertà, del pensiero, delle opinioni e della diversità politiche, religiose, della dignità, del diritto all’Istruzione, e del rispetto della persona e della solidarietà.
Ancora oggi la Costituzione è considerata un modello, un’opera d’arte, venuta fuori dal lavoro compiuto dall’Assemblea dei 75 guidata sapete da chi? Da un massone, grande giurista: Meuccio Ruini. Un padre nobile di questa nostra Italia che è stato dimenticato da molti. Pochissime cittá, pensate, hanno vie intitolate a lui, a quell’uomo che una volta in un momento difficile disse: “Affronto quest’opera con la stessa fermezza con la quale con i capelli grigi andai sul Carso”>
Rileggere a tanti anni di distanza questo suo pensiero mette i brividi e suscita profonde riflessioni in un Momento sempre più contrassegnato da divisioni politiche. “Finora qui dentro – disse Ruini – ci siamo divisi, urtati, lacerati nella stessa discussione del testo costituzionale. Ma vi era uno sforzo per raggiungere l’accordo e l’unità. Ed ora io sono sicuro che nell’approvazione finale il consenso sarà comune ed unanime e dirò che, al di sotto di una superficie di contrasto, vi è una sola anima italiana. L’Italia avrà una Carta costituzionale che sarà sacra per tutti gli italiani”.
Sacra, appunto, ed emozionante quel giorno, il 22 giugno del 1947, in cui il testo costituzionale stava per essere sottoposto all’approvazione finale. “C’è una percepibile euforia nell’aria – raccontano le cronache – Meuccio Ruini, era riuscito non solo grazie alla sua indubbia capacità dialettica e sapienza giuridica, ma anche a un entusiasmo ed a una simpatia, davvero incontenibili, ad ottenere l’adesione pressoché unanime dei costituenti alle soluzioni proposte”. Ci riuscì. Il massone Meucci, riuscì a fare quella Costituzione che ci fa sentire oggi cittadini liberi ma ci ricorda che per essere liberi occorre poter esercitare i diritti che derivano dall’ osservanza dei nostri doveri. Noi liberi muratori non dimentichiamo mai di farlo.
E tra i nostri diritti c’è quello di riavere quel palazzo che porta il nome di Gustiniani che ci è stato tolto a forza di botte e arresti da regime fascista e che non ci è stato riconsegnato dalla Repubblica democratica e antifascista per pretestuosi cavilli . Non ci vorrebbero dare neppure quei 140 mq per farci un museo come ci era stato promesso attraverso una transazione firmata dal presidente del Senato Giovanni Spadolini. E’giunta l’ora che venga dato seguito a quell’atto e sono certo che l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa vorrá essere degno del suo illustre predecessore che intendeva rendere merito alla massoneria per quanto fatto nel risorgimento italiano. Aspettiamo fiduciosi, ma la nostra non è un’attesa passiva. Tutto sará fatto affinché una palese ingiustizia venga sanata. Ci vorranno 50 anni, 30, 20, 10, un mese, ma quella pagina della nostra storia ci verrá riconsegnata e accadrá perché una istituzione statale nonpuo’ mancare a una parola data. Anzi piu’ che una parola non puo’ non rispettare un atto scritto. Anche questa è cultura, è educazione alla cultura. Cultura della legalitá. Rispettare quello che si dice e che si scrive. E sarebbe bello e giusto che il museo che nascerá venisse intitolato a Meuccio Ruini, proprio in quel Palazzo Giustiniani dove nel 1947 venne firmata la Costituzione della Repubblica che il nostro fratello volle e per la quale mise a disposizione tutta la sua saggezza, intelligenza, caparbia determinazione. Tutti insieme per onorare uno statista, un massone, che ha dato all’Italia la carta delle libertá di tutti. Noi siamo pronti anche con la Fondazione Grande Oriente d’Italia che ha permesso di recuperare molti documenti sequestrati dal fascismo grazie alla convenzione con l’Archivio centrale dello stato e di avviare attivitá culturali come quelle che avvengono anche in questa Gran Loggia,
Per noi massoni è sempre stato ed è fondamentale il ruolo della Cultura, dell’istruzione che serve a far crescere i giovani su basi solide garantendo a tutti il diritto allo studio e premiando il merito di alunni e insegnanti. Una Scuola che funziona è un dovere dello Stato e un diritto di ogni persona. Come diceva Jose Marti “Un popolo istruito sarà sempre forte e libero”. Ed è per questo che il Grande Oriente d’Italia ogni anno eroga borse di studio a ragazzi meritevoli, da nord a sud.
La buona scuola ha bisogno di risorse, di investimenti ma anche di insegnanti capaci di dare il meglio e di farsi amare dai ragazzi, di lasciare il segno. Vi racconto tre storie, Come quella dei due Professori che qualche mese fa hanno commosso l’Italia per le loro storie Umberto Gastaldi, 82 anni, ha lasciato un ricordo cosí positivo nei suoi ex allievi, che lo descrivono come un insegnante che li ha stimolati a ragionare e a sviluppare il loro pensiero critico. Saputo che era solo e malato lo hanno cercato e ritrovato in una casa di cura e fanno i turni per assisterlo. O come la storia di Maria Simon, l’ex professoressa dell’Istituto comprensivo Marco Polo di Prato che ha deciso di lasciare in eredità alla scuola per permettere a studenti meritevoli e bisognosi di proseguire gli studi. Una decisione che l’insegnante ha preso ispirandosi alla sua storia personale: lei stessa aveva portato a compimento gli studi, nonostante le difficoltà economiche familiari, grazie all’aiuto di sua madre e di sua zia. E poi c’è quella dei liceali della provincia di Frosinone che non sono andati in gita scolastica per festeggiare i 18 anni della loro compagna costretta in carrozzina. Tre belle storie, istruttive.
C’è bisogno che la scuola sia anche un modello formativo capace di aggregare anche coloro che vivono in situazioni e quartieri a forte rischio. Può salvare molti ragazzi altrimenti condannati a vite di malaffare e criminalità organizzata. Se leggete la testimonianza di malavitosi finiti in carcere vi diranno che della loro vita direbbero una sola cosa “Saremmo andati a scuola per imparare a scrivere, a parlare e soprattutto ad ascoltare”
Viviamo in un mondo in cui si fa un gran parlare. Si parla a volte anche troppo e si ascolta poco, pochissimo. Si aggredisce il prossimo ed il più delle volte lo si ferisce dimenticando la sacralità della parola. Imparare a parlare è più facile che imparare a stare in silenzio. Noi massoni lavoriamo in silenzio e non abbiamo alcun timore di portare avanti le nostre idee e le nostre azioni. “Dica pur chi mal dir vuole/Noi facciamo e voi direte” scrisse Lorenzo Il Magnifico. Un motto che abbiamo fatto nostro anche nei momenti più difficili.
Abbiamo le spalle forti e lo abbiamo dimostrato. Siamo stati capaci di superare il periodo più nero che la Massoneria abbia mai avuto in Italia dopo il Ventennio. Gli anni della P2 e quelli del Biennio Nero ’92 93 e quelli della Commissione Antimafia che nulla partorí. Ci hanno attaccato, aggredito, usato titoloni anche nelle recenti vicende legate alla cattura dell’ex superlatitante. Ci assumiano le nostre responsabilitá per ogni pagina della nostra storia, ma ognuno si assuma le proprie. Ci attaccano, ci aggrediscono.Ma noi siamo trasparenti e per la giustizia. Si, per la giustizia, crediamo che la sacralitá della giustizia risieda nel dovere di impedire che si faccia ingiusta perchè le ferite restano: gli altri dimenticano, ma chi le ha subite le ferite restano e il risarcimento della memoria è sempre una cambiale scaduta. Giustizia, una parola bellissima. “Giustizia è fatta” è un’espressione che ho utilizzato quando la Gran Loggia Unita di Inghilterra ci ha restituito il riconoscimento che ci era stato ingiustamente tolto 30 anni fa. Dedico il ripristino di quel riconoscimento a quei fratelli che nel Biennio Nero ’92 ’93 subirono pesanti umiliazioni. Penso all’allora Gran Segretario Alfredo Diomede che fronteggió i carabineri mandati da Cordova e la fuga del Gran Maestro; penso a Paolo che vidi salire su una pantera della polizia per andare in questura per essere interrogato; penso a Franco e Leonardo, Ettore, a Eraldo, ad Alberto e a Graziano. A Graziano soprattutto che nel silenzio piú rigoroso si è prodigato fino all’ultimo dei suoi giorni terreni per farci ottenere il riconoscimento della Sovrana Gran Loggia di Malta, che ha allargato la strada per il ripristino della Gran Loggia Unita di Inghilterra. Graziano ha lasciato la sua terra, la sua famiglia, e tutti noi da poche settimane. Ha lasciato davvero un vuoto. Anche a suo nome dico: Giustizia è fatta. E di questa Giustizia fatta sono e dobbiamo essere fieri. Ci siamo umili operai del cantiere infinito della persona che oggi si prova a governare solo con la scienza con la tecnologia. Certo che ci vuole la tecnologia ma servono scienza e anima. Noi l’anima l’abbiamo e dobbiamo elevarla sempre piu’ migliorando noi stessi e gli altri lavorando duramente la nostra pietra.
Guardiamo avanti, guardiamo al futuro, il futuro è davanti a noi, il futuro è qui. Il tempo c’è, dobbiamo trovarlo tenendo in mente quello che diceva Gandhi: “Voi occidentali avete l’ora ma non avete mai il tempo”. Il tempo c’è. Sapete perché il parabrezza è più grande dello specchietto retrovisore? Perché la strada davanti è più importante e piú larga di quella che si lascia alle spalle. E noi abbiamo tanta strada da percorrere insieme e la percorreremo,
Carissimi fratelli vi chiamo cosí davanti ai vostri familiari, e a loro dico che devono essere orgogliosi di voi. Capire che la sera andate in loggia perché ci credete perché volete diventare uomini migliori. A nome dei miei fratelli chiedo scusa ai famigliari e amici. Chiedo scuso perché non cenate insieme a loro, perché vi sentite trascurati, perché se un fratello ci chiama per un aiuto ai limiti del lecito e del possibile ci impegniamo subito come talvolta non si fa con un congiunto. Vi chiedo scusa perché in loggia arriviamo sempre puntuali, perché ci ricordiamo all’ultimo momento di andare a prendere i figli a scuola. Vi chiedo scusa perchè se per colpa vostra i famigliari vengono discriminati sul posto di lavoro. Vi chiedo scusa, ma famigliari e amici chiedono comprensione, perché noi ci crediamo. Crediamo in quello che facciamo per diventare persone migliori. Ci crediamo e ci crederemo. Proseguiamo il nostro percorso imperterriti nel nostro cammino a testa alta, con i nostri tanti pregi e molti difetti. Innalziamo templi alla virtú. Fieri del nostro ruolo e delle nostre responsabilità, dei nostri antichi doveri ed eterni valori.
Viva il Grande Oriente d’Italia, viva l’Italia!