GLI ANTICHI DOVERI

GLI ANTICHI DOVERI

 

Gli Antichi Doveri, così come conosciuti nella formulazione, peraltro codificata e allegata alle Costituzioni del

Grande Oriente d’Italia, definiscono le regole “professionali” e comportamentali riguardanti i liberi muratori.

Regole che, a prima vista, in particolare rispetto al passato, sembrano riferite esclusivamente a disciplinare i rapporti e lo specifico contesto associativo di soggetti dediti alle costruzioni, comprese quelle di luoghi dedicati al culto, ma che a ben vedere, prevedono, fra l’altro, un requisito che può apparire anche di natura religiosa, in base al quale i massoni debbono credere in un essere supremo.

Una previsione che appare come l’unico requisito dogmatico richiesto, al di là del precetto correlato all’osservanza e il rispetto delle leggi dello Stato, al quale il massone stesso appartiene, che attiene evidentemente a piani sociologici e politici, che riguardano la civile convivenza degli appartenenti a una comunità statuale.

La necessità di credere in un essere supremo è invero talmente significativa, tanto da essere presente, anche oggi, negli Statuti/Costituzioni di quasi tutti gli ordini massonici.

Per entrare in argomento, è utile chiedersi se tale previsione è stata introdotta in quanto la formulazione degli Antichi Doveri è avvenuta nel mondo occidentale, permeato di cultura cristiano-ebraica e segnatamente perché la Massoneria, speculativa, ebbe le sue origini in ambito anglicano e protestante, peraltro in prevalenza aristocratico e borghese, ove il riferimento religioso era connaturato al contesto sociale e sinanco politico, oppure se riferita a un qualcosa di diverso, quindi non meramente religioso, nel senso comunemente inteso. ln considerazione di quanto appena cennato, è verosimile che tale requisito non attiene a una religione, ma che è da considerarsi un’allegoria, quindi un messaggio che sottintende ben altro, soprattutto se le corporazioni dei liberi muratori vengono ritenute, oltre che una sorta di associazione di categoria, un insieme transculturale ovvero multilevel, che è quindi opportuno decodificare, cosa che pertanto sottintende la possibilità di attribuire agli Antichi Doveri un portato che potremmo definire esoterico.

Ciò posto, le regole formulate e i riferimenti sociali, politici e religiosi, nel senso comune del termine, è utile ribadirlo, hanno significati che vanno oltre quello letterale, e gli stessi sono riferibili a un qualcosa di spirituale, che caratterizza ancora oggi il lavoro muratorio.

E’ quindi sostenibile che siamo di fronte a un dettato complessivo, elaborato (se vogliamo rielaborato) dopo la fondazione della massoneria speculativa, che trae spunto peraltro da precedenti codificazioni, il quale può essere considerato una sorta di matrice “dottrinale”, in altri termini un vero e proprio incipit atto a individuare e costruire un percorso finalizzato a raggiungere un obiettivo anche meta razionale, permeato di spiritualità, intesa ovviamente in senso molto aperto, che ricomprende aspetti trascendentali e soprattutto il senso del sacro e il sentire animico; obiettivo che richiede, per i più, per il suo raggiungimento, anche l’utilizzo di modalità che vengono trasmesse in un contesto iniziatico.

Gli Antichi Doveri, possono così essere considerati un punto di arrivo del “file rouge” che correla le varie codificazioni fatte in tempi più remoti, come ad esempio il Poema Regius, e nel contempo il “trait d’union” con la tradizione, anche orale (bocca orecchio), che affonda le sue radici in epoche primordiali.

Epoche, ove comunque era già vivo il sentire interiore, comune a tutti gli esseri umani, che ha sempre spinto istintivamente l’uomo a trovare momenti speciali attraverso i quali ritrovare la profondità del proprio essere.

Basti pensare ai vari ambiti sacralizzati, utilizzati a fini rituali/ sin dalla più remota antichità/ nei quali seguendo determinate modalità cerimoniali, veniva soddisfatta l’esigenza di conoscere sé stessi.

Gli Antichi Doveri, come noto, sono rappresentati da sei Titoli Generali, i quali contengono precetti che possono, direi debbono, essere letti anche in senso non letterale, per coglierne il messaggio apparentemente nascosto, il che è proprio degli scritti riguardanti un Ordine iniziatico. E’ utile sottolineare che dal punto di vista esoterico il titolo primo appare basilare, fermo restando che i titoli successivi pur contenendo indicazioni meno significative, sono comunque anch’essi rilevanti per il contenuto allegorico.

Il titolo l, concernente DIO E LA RELIGIONE statuisce, fra l’altro, che il massone non sarà un ateo stupido né un libertino irreligioso, il che presuppone, che si deve essere aperti a un sentire che va oltre il piano razionale, che va poi affinato grazie alla capacità di utilizzare lo strumentario offerto, che in questo caso è il non essere stupidi, ovvero non essere stupiti ed attoniti, come ci ricorda anche l’etimologia del termine, quindi in grado di favorire una percezione relativa al nostro interiore coscienziale, che solitamente ci viene precluso.

II titolo successivo, DEL MAGISTRATO CIVILE SUPREMO E SUBORDINATO, ove si parla del contesto sociale di appartenenza, riguardo al quale si richiede un elevato livello morale e civile, richiede che, anche qualora il massone non rispetti le specifiche regole, mantiene la sua appartenenza all’ordine, in quanto la stessa è comunque inalienabile, fattispecie che ricorda la necessità di una ammissione solenne, ovvero rituale, che per sua natura, come la tradizione insegna, è indelebile, peraltro in un consesso di soggetti precedentemente qualificati, che comporta l’inserimento e l’appartenenza a una catena iniziatica.

Il Terzo Titolo, DELLE LOGGE, nel definire quindi cosa sia una Loggia, conferma quanto sopra, in quanto la loggia è sia il luogo ove si svolgono i lavori rituali, reso preliminarmente sacro, ma anche l’insieme animico di tutti componenti, uniti  “dalle norme e dai regolamenti generali”, ovvero dal sentire di gruppo e individuale che deriva dalla ritualità stessa e dalla meditazione riguardante il previsto l’apparato simbolico, La stessa cosa viene sottolineata allorché si specifica che ‘I le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali o scandalosi/ ma di buona reputazione.”

II quarto Titolo, DEI MAESTRI, SORVEGLIANTI, COMPAGNI E APPRENDISTI, definisce il funzionamento della catena iniziatica e implicitamente la presenza dell’eggregore, ovvero la forma pensiero, compresa la necessità di impegnarsi attivamente, atteso che si sottolinea che si apprezza il massone in base al “valore reale” e al “sul merito personale”, alludendo peraltro con il termine “Arte Reale” alla Tradizione, ovvero alla Filosofia Perennis del lontano passato, come pu re al seg reto iniziatico, statuendo, certamente non a caso, che “.È impossibile descrivere tali cose per iscritto”. La stessa previsione, riguardante quello che oggi chiameremmo percorso professionale, mostra un iter caratterizzato da gradualità, l‘Nessun Fratello può essere Sorvegliante se non ha svolto il ruolo di Compagno d’Arte, né Maestro se non ha funzionato da Sorvegliante, né Grande Sorvegliante se non è stato Maestro di una Loggia, né Gran Maestro se non è stato Compagno d’Arte prima della sua elezione” come pure essere un elemento idoneo ad essere inserito in una catena iniziatica “di nobile nascita o gentiluomo delle più elevate maniere o eminente studioso od originale architetto o altro artista”.

Il quinto Titolo, DELLA CONDOTTA DELL’ARTE NEL LAVORO, sottolinea la necessità dell’armonia collettiva, al fine di raggiungere l’obiettivo di gruppo, dal quale deriva una accresciuta consapevolezza, non solo razionale, il “giusto salario” e l’agire in totale armonia e rispetto delle regole tradizionali in quanto i massoni debbono essere “fedeli al committente”. Come pure viene, altresì, ulteriormente sottolineato che si deve essere assolutamente conformi ai dettati tradizionale e regolamentari, allorché nel titolo viene peraltro esplicitato che “Nessun lavorante deve essere adibito a lavori propri della Muratoria, né i Liberi Muratori potranno mai lavorare con coloro che sono non liberi, senza una urgente necessità; né essi possono insegnare ai lavoranti e ai Muratori non accettati, come devono insegnare a un Fratello o Compagno”. Il sesto Titolo, DEL COMPORTAMENTO, caratterizzato dai titoli”, contiene anch’esso indicazioni allegoriche di natura esoterica.

Nella Loggia allorché costituita, si ricorda l’importanza del rispetto dell’andamento rituale dei lavori, allorchè viene indicato di astenersi dall’occuparsi ‘Idi cose ridicole o scherzose”.

Il Comportamento quando la Loggia è chiusa ed i Fratelli non sono usciti, rammenta l’universalità dell’insegnamento massonico che implicitamente invita a non contrapporsi riguardo tematiche relative, come ciò che concerne la ‘Iquestione inerente la Religione o le Nazioni o la politica dello Stato noi essendo soltanto, come Muratori, della summenzionata Religione Universale” spiegandone, altresì, in modo esplicito il portato tradizionale, allorché viene specificato che “noi siamo inoltre di tutte le Nazioni, Lingue, Discendenze e Idiomi”.

Il Comportamento quando i Fratelli si incontrano senza estranei ma non in una Loggia costituita, mette in risalto la catena e l’armonia che unisce i fratelli, i quali si devono “salutare l’un l’altro in modo cortese, come siete stati istruiti, chiamandovi Fratello l’un l’altro, liberamente fornendovi scambievoli istruzioni che possano essere utili, senza essere visti o uditi, e senza prevalere l’un sull’altro o venendo meno al rispetto dovuto ad ogni Fratello”.

 

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *