LA PERFEZIONE È IL GADU

LA PERFEZIONE È IL GADU.

Questa è la risposta! E l’Uomo? Cosa pretende da tale incontaminato termine?

Giù, dunque! Indeboliamo la vista, acuiamo i sensi e via, in un tuffo a volo d’angelo, nell’”Uomo” e nel suo incessante non cadenzato, endemico “Divenire”, entrambi attori protagonisti del “buco nero” della Perfezione e…. subito, in una trama incalzante sin dal suo prodromo, ecco il “Dubbio”: l’Antagonista!

L’Uomo……. è stato definito come un essere… “ svantaggiato rispetto agli altri esseri viventi ani mali: non ha una pelliccia per proteggersi dal zanne per attaccare e difendersi, non è veloce come una gazzella o forte come un leone, non ha la vista dell’aquila o l’olfatto del cane o l’udito del gufo, ma ha tre qualità fondamentali in più: una mente in grado d’immaginare cose che ancora non esistono, il linguaggio per comunicare le sue idee e l’abilità nel maneggiare oggetti. Così l’Uomo ha sviluppato la capacità di trasformare oggetti esistenti per ricavarne altri che non esistevano”.

Quell’Uomo, inevitabilmente scaltrito dalla perizia dei tempi, un giorno creò la lancia e si sentì dominante, perché fu in grado di difendersi, un altro scoprì il fuoco e si sentì fiero, perché si credé potente, un altro ancora inventò la ruota e si sentì fiducioso, perché fu in grado di spostarsi più agevolmente; infine iniziò a incidere e far segni su ogni cosa e si sentì indispensabile, perché fu in grado di fissare e tramandare i suoi pensieri. Aspirazioni… studi si rincorrono nel cammino delle generazioni di uomini, capaci di innescare

altre aspirazioni…..altri studi…..altre creazioni, alla ricerca di………?

L’Uomo…. “Non è che una Canna, la più debole della natura; ma è una Canna che pensa. Non è necessario che l’universo intero si armi per di struggerlo: un vapore, una goccia d’acqua bastano per ucciderlo, ma, quand’anche l’universo lo distruggesse, l’uomo sarebbe più nobile di ciò che lo uccide, perché sa di morire e del vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. E’ questa la via per innalzarci e non attraverso lo spazio o la durata, che non saremmo in grado di riempire. Impegnamoci, dunque, a ben pensare: ecco il E’ il tracciato sull’Uomo di Blaise Pascal, uno dei più grandi esponenti della filosofia di sempre. L’acuto delle tante parole sin qui sprigionate indirizza un immaginifico faro sull’uomo, quale: “Essere che tende a elevarsi al di sopra di se stesso”, rapito dal suo cervello, “l’Idea Progrediente e Finita”e dal suo Spirito, “l’Idea Eterea e Infinita”,

dall’albero del sapere Aristotelico.

Egli è “Intelligenza”, nel cogliere e intendere quanto espresso dall’ambiente esterno, “Capacità”, nell’atto di pensare, di giudicare, di adattamento e, infine, “Desiderio”, nel suo sviluppo. Se l’Uomo è facilmente identificato nel suo essere “Intelletto” ricettivo e stabile, ecco piombare tanto imponente, quanto logicamente naturale, il Dubbio sulla possibile identificazione di quel suo essere “Desiderio” emissivo e transeunte e sul più introspettivo e nitido contenuto di quest’ultimo.

Che cosa è la sua incontenibile tendenza – quasi brama – di miglioramento?

Cos’è questa sua continua aspirazione a elevarsi al di sopra di se stesso?

Forse la Ricerca della Perfezione? E la Perfezione esiste o è un’utopia?

Che significato dà l’Uomo a tale concetto?

E’ in grado di conferire a questa un’identità propria, a lui riconducibile, o tende a confonderla con un qualunquistico, materiale “Limite”?

Esegesi della Perfezione

 

Parte prima: Il dubbio di Giovanni Amendola

 

Prima di sguinzagliate analisi che possano condurci a ventagli di risposte, forniamoci del  giusto bagaglio, irrorando la nostra mente con ciò che l’Uomo stesso professò sulla Perfezione li dove il “verbo” non manca: nei testi di ogni tempo di Letteratura e Filosofia.

In ambito letterario, il termine Perfezione è definito come: “Stato, condizione di ciò che è condotto a termine”; Perfezionare: “Completare, concludere, finire, ultimare, apportare modifiche a qualche cosa al fine di migliorarla”; infine il termine Perfezionismo è descritto come “aspirazione a raggiungere una perfezione ideale non facilmente attuabile”, quindi una “tendenza a migliorare indefinitamente qualcosa senza considerarla mai finita”.

In Filosofia si sente ancora l’eco dei grandi pensatori del passato quali Platone, Aristotele, Plotino, per citarne alcuni tra i più chiassosi, che hanno di “Lei” parlato seguendo una linea “Idealistica”, abbandonata, poi, dai filosofi moderni, o rivista in rapporto alla scienza, alla storia, all’analisi dell’esistenza umana.

Per Aristotele è perfetto: “Sia ciò di cui non si può concepire nulla di superiore sia ciò che raggiunge il suo vero fine”.

Per Platone la Perfezione è realtà autonoma, si trova nel mondo delle Idee, che sono entità metafisiche sussistenti, risiedenti nell’ Iperuranio, una regione aspaziale (pari all’empireo dantesco o al paradiso cristiano), dove viene in vita anchel’anima.

Plotino insiste, caparbio, sul carattere di perfezione esemplare delle Idee.

Marco Aurelio Antonino Augusto, meglio conosciuto semplicemente come Marco Aurelio, imperatore, ma anche filosofo e scrittore, scrisse nel suo diario privato, che divenne noto come “Diariodi Meditazioni”: “Non aspettarti la Repubblica di Platone; sii soddisfatto anche dei più piccoli progressi”. Epitteto afferma: “Non abbandoniamo i perfetti”. Arreso all’assenza di una “Perfezione Assoluta”, aveva intuito che si doveva solo fare il meglio con quello che si ha.

Colonne che reggono la trabeazione dell’esigenza di cercare risposte autentiche ai quesiti posti e, a tal uopo, stimolano a intervistare non l’Uomo in generale, ma, più in dettaglio, i suoi “Esseri”: “ L’Uomo della Ragione pura” e “L’Uomo dello Spirito assoluto” e giunge in me – sprone naturale – l’istinto di rivolgermi, proprio al fine di trovare la chiave capace di aprire la Porta non  scontata di tal enigma, al Profano e all’Iniziato.

Sono spinto, difatti, a ritenere che la risposta a questi dubbi – che trasudano necessità d’intensa introspezione – alla fine vada a costituire come uno dei temi che identificano l’essenza di questi due Attori.

Che cosa sono la Perfezione, la Perfettibilità e il Perfezionismo per l’uno e cosa sono per l’altro?

Di Costoro “dobbiam far la conoscenza!”. Entrambi partono dalla scoperta della natura e della vita, da un’esperienza che Guido Crocetti definisce di “Benessere bambino”, “una condizione psicofisica orientata al gioco, al godimento puro,  alla scoperta”.

Con la maturazione del corpo e dello spirito, l’Iniziato sente e sviluppa la sua “Vocazione”, alcune “Canne Pascaliane” mutano e si ornano di un “Fascio di Grano”; ci si avvia a un diverso percorso, la “I” diventa “Y” e ci si affaccia a una finestra che mostra due paesaggi diversi di Perfezione : la rappresentazione d’Idee ben definite e contingenti, del Profano, contro l’immagine di un’Idea senza lineamenti e, quindi, infinita, dell’Iniziato.

Per poter estrapolare la risposta al Dubbio, è opportuno focalizzare l’attenzione sull’Essenza di ciascuno di cotanti Protagonisti.

L’indagine sull’Iniziato non può prescindere dal tratto dell’Allocuzione tenuta alla Gran Loggia del 25 febbraio 2006: “Le anime hanno perso le ali -L’Abbandono dell’Esoterismo e il De Profundis della Liberamuratoria”, in cui l’Ill.mo e Ven.mo G.M. della G.L.R.I. Fr. Fabio Venzi così Lo descrive: “L’iniziato è, per definizione, colui che possiede la conoscenza, appunto la gnosi. Questo

ci porta a rivolgerci un’ulteriore quesito. E’ sufficiente per divenire Liberomuratore essere considerato “uomo libero e di buoni costumi”? Si può aderire alla Liberamuratoria perché si “crede” in essa? Sono convinto che ciò non sia abbastanza.

E’, infatti, necessario che quest’uomo abbia in sé un’intuizione, un’aspirazione alla conoscenza, una particolare attitudine spirituale, una forte volontà dell’intelletto, una sensibilità e predisposizione dell’animo, l’amore per il sapere. L’esoterismo è un’ispirazione dell’anima che richiede, nel momento in cui si pratica, tensione mentale e presenza spirituale”.

L’Iniziato è, quindi, Spirito Puro e, come tale, è cosciente che il proprio percorso di perfezionamento può essere compiuto nell’unico sentiero possibile: quell’Anima che lo costituisce.

L’iniziato sa che la Perfezione assoluta è solo il G.A.D.U. e che questa è inarrivabile, ma sente la presenza o meglio l’esigenza di un’altra Perfezione: un divenire costante senza spazio e senza tempo, la “Via del suo Spirito”, che percorre in ogni sua parte, conscio e indifferente riguardo all’impossibilità di vederne l’arrivo.

La Perfezione per l’Iniziato non può esistere come concetto individuato e circoscritto, ma indeterminato e indistinto.

Essa è espressione dello Spirito, che è infinito, quindi anch’essa infinita!

L’Iniziato è conscio dell’essenza concreta di una sola realtà: la Perfezionabilità (il fatto d’essere perfezionabile) e la non Perfettibilità (il fatto che non può per sua natura raggiungere la Perfezione).

Il Profano – giusto per fare anche con lui le opportune “intime” presentazioni, osservato con sguardo più ampio – è colui che, basandosi sulle sensazioni prodotte dal suo corpo e dal suo cervello, dà vita a delle “Convinzioni suggestive”: la presunzione della “Immortalità a breve termine” – pensiamo, ad esempio, alla frase: “ Ci vediamo domani!”- ed ancora … la convinzione che il progresso generi, di fatto, la Perfezione.

Per il Profano esiste la Perfezione in ambito contingente, cioè basata in estrema pratica – blasfema per il nobile tema – sul “concetto matemaico della frazione”: 1/5 non è la perfezione 2/5 neanche, ma 5/5 si!

L’intero è la perfezione! Una Perfezione parziale o “su denominatore”.

Si tratta di una Perfezione tecnica, oggettiva e limitata, dunque possibile “intra terminum”! In ambito Profano la Perfezione, pertanto,     esiste come idea universale, ma come “Traguardo contingentato”, esclusivamente rapportato a singoli “denominatori” voluti e preordinati.

Se, però, non ci fossero questi “Folli” individui atti a ricercare Assiomi, il mondo resterebbe così com’è!

La Ricerca della Perfezione di costoro svolge un ruolo fondamentale non per il concetto di Perfezione stessa, ma semplicemente per quel che questa travolge.

Non si tratta di una vera e propria aspirazione, ma di una non accettazione di ciò che è il presente, espressa attraverso tentativi di trovarne gli errori, acciocché si possa dare origine a possibili nuove soluzioni, in pratica: la volontà di costruzione!

In conclusione, veniamo accompagnati alla formulazione della parola Perfezione, con due accezioni diverse: la “Perfezione Pura” spirituale e la “Perfezione Impura” materiale.

Possiamo concederne l’esistenza, allontanandoci, certo, dall’umanamente utopistica idea di Perfezione Assoluta?

La risposta sta nel concetto che, quale epilogo di questa “Trama”, unisce i due Attori protagonisti:

“l’Armonia”, che, per il Profano, è costituita dall“Appagamento pragmatico momentaneo”, mentre per l’Iniziato è costituito dalla “Ricerca incessante aspaziale ed atemporale”

Ora…, appena giunto ad una risposta, ecco un Dubbio: Se la Perfezione Impura deve ritenersi meramente “di Obiettivo” e quindi, poiché finita, impossibilitata ad assurgere ad “Assoluta” e la Perfezione Pura è figlia dello Spirito e quindi presente in “abiti” da questo prodotti, può ad esempio l’Arte, in quanto esternazione compiuta dell’anima, assurgere all’idea concettuale di Perfezione Assoluta? Può essere considerata tale per perfetta sublime discendenza? Lo è in ogni sua forma ed espressione o anche questo è utopia?

Per quale ragione Michelangelo, contemplando il suo “Mosè”, al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, sclamò “Perché non parli?” percuotendone il ginocchio con il martello che impugnava?

Un tuffo ancora, che spremerà da quel silenzio, compagno di ogni dubbio, gocce di uno specchio interiore che non ci permette di pettinarci: lo Spirito!

Giriamo la Clessidra!

 

dalla Rivista Massonica DE HOMINIS DIGNITATE XVIII G.L.R.I

 

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