Il termine “parapsicologia” e di origine recente, ed e stato molto probabilmente coniato per dare
una “patente di rispettabilità” a tutta una serie di studi e ricerche in un campo che precedentemente (nel
XIX secolo e nella prima parte del XX) era detto “meta-psichica”.
Il nuovo termine offre il vantaggio della eliminazione delle due metà del vecchio, entrambe
troppo compromesse dalle varie correnti spiritualistiche, e di avere al loro posto introdotto una
“parentela” con una disciplina (la Psicologia) accettata nel dominio “ufficiale”.
Con ciò si intende dire che si e voluta portare anche nel mondo accademico quella parte della
conoscenza umana che ha a che fare con i rapporti diretti (e non “normali”) tra fatti psichici
sperimentati da persone diverse, oppure tra fatti psichici e fatti fisici (relativi sia allo spazio, che alla
materia e all’energia, che al tempo); la parapsicologia si interessa, infatti, dell’insieme di tutti quei
fenomeni in cui un pensiero o “forza psichica” ottiene un effetto. sensibile, obiettivamente registrabile,
ma non spiegabile in alcun modo con mezzi fisici, anzi sovente in contraddizione con le leggi note alla
scienza contemporanea.
Il fatto che un tale dominio di ricerche sia stato effettivamente accettato dalla scienza ufficiale, o
almeno da alcuni esponenti qualificati di essa, segue dalla istituzione di cattedre in parapsicologia in
diverse università; inoltre, un fenomeno nettamente parapsicologico quale l’ipnosi viene correntemente
utilizzato e studiato in molte Facoltà di Medicina di tutto il mondo.
A lato di questi studi disinteressati si hanno poi ricerche sovvenzionate dai governi delle grandi
potenze mondiali per fini di natura politica, sulle quali non è però dato conoscere molto, essendo esse
spesso coperte da segreto militare.
Accanto alla accettazione ufficiale, ormai avvenuta, anche se in modo parziale, e che, almeno nel
primo caso, è da qualificarsi senz’altro come positiva, vi è però da considerare l’atteggiamento
generalmente assunto verso la parapsicologia. Questo è spesso, anche in persone di notevole livello
intellettuale, irragionevolmente scettico; irragionevolmente, in quanto lo scetticismo e in genere solo il
frutto di una cattiva informazione, quando non è, con una certa malafede rifiuto di informazione, tanto
da portare ad un atteggiamento pregiudizialmente negativo.
Può essere interessante osservare che alla formazione di questo atteggiamento hanno fortemente
contribuito fattori di diversa origine, quali il dogmatismo filosofico di orientamento positivista e
neopositivista, derivato soprattutto dall’Illuminismo e quindi dai “trionfi” della scienza del secolo
scorso (quando sembrava che i “meccanismi” che muovono l’Universo fossero tutti stati sviscerati),
come pure il dogmatismo religioso volto a difendere lo “status quo” del potere temporale della Chiesa
Cattolica, fondato sulla superstizione e portato avanti dall’Inquisizione con la “caccia alle streghe”. E’
stata in particolare quest’ultima che ha creato in Europa un clima nettamente avverso ai fenomeni p.p.
ed alle relative ricerche, portando a ritenerli “accettabili” solo sotto forma di miracoli attribuibili a
qualche Santo o all’intervento diretto di Dio.
In ogni caso, che li si voglia riconoscere.; oppure no, il fatto è che i fenomeni p.p. esistono (non
vi e praticamente nessuno che, spesso nell’ambito della propria famiglia, non sia. qualche volta venuto
a con-tatto almeno. con fenomeni di telepatia e chiaroveggenza). E’ di conseguenza del tutto
inconsistente la tecnica dello struzzo dell’ignorarli. o, peggio ancora, del semplicemente negarli;
peraltro essi non debbono costituire il pretesto per cercare, come spesso succede, di fermare i progressi
della scienza, cosa del resto molto difficile. Essi dovrebbero invece, come ci si sforzerà di mostrare nel
seguito, portare avanti un quadro generale di sintesi della conoscenza umana, come tante tessere dei
mosaico che e l’Universo in cui viviamo (o almeno quella parte di cui possiamo vere esperienza).
Parapsicologia e metodo scientifico
La p.p. può venire suddivisa in due campi, non nettamente delimitati, che secondo l’uso
anglosassone vengono indicati con le sigle PK ed ESP; la prima deriva dai termini “mente” e “moto”, e
comprende tutti quei fenomeni che comportano azioni sulla materia o sull’energia (spostamenti, o
creazione, o disintegrazione di oggetti, aumenti o diminuzioni di temperatura, ecc.) la seconda, invece,
da “extra sensorial perception” e riguarda principalmente l’acquisizione di conoscenze per canali
diversi da quelli consueti dei sensi.
Il secondo campo potrebbe considerarsi come caso particolare del primo, qualora si volessero
ridurre le percezioni a semplici (almeno in linea di principio) trasmissioni di “quanti” fisici di
informazione.
L’opinione di chi scrive, soggettiva e personale, quindi discutibile, è che le cose non siano affatto
così semplici; senza scendere in particolari, si può pensare che la conoscenza relativa a fatti fisici sia
questione tanto di particelle materiali ed onde elettromagnetiche, quanto soprattutto di “cose” non
appartenenti al mondo fisico, quali le strutture astratte, sia logiche, che non. Tale punto di vista esula,
però, da questo contesto e meriterebbe di essere discusso a parte.
Vi sono pure due modi sostanzialmente distinti di studiare i fenomeni p.p. dal punto di vista
scientifico. Il primo, iniziato alla scuola del dott. RHINE (Duke University) è quello di provocare in
laboratorio i fenomeni (ad esempio tramite carte o dadi) su cui si applicano i consueti mezzi statistici e
matematici delle scienze empiriche (metodo sperimentale di GALILEO); il secondo e invece quello di
raccogliere una casistica di fenomeni spontanei, accertati fuori da ogni possibilità di dubbio, e da
questi cercare (per induzione) di trarre deduzioni di validità generale.
Dei due metodi il primo è certamente più accettabile scientificamente, ma comporta dei notevoli
rischi in quanto i fenomeni p.p. sono essenzialmente fenomeni isolati e sporadici (anche quando
presentano un relativo carattere di regolarità) ed inoltre sono legati in un modo notevole al soggetto
che sperimenta, il quale, in generale, “soffre” della atmosfera innaturale di un laboratorio.
I risultati ottenuti in presenza di questi “blocchi inibitori” finiscono spesso con l’essere, anche
quando ce ne sono, notevolmente artificiosi; ciononostante, essi sono già in grado di fornire notevole
campo di meditazione.
Il secondo metodo permette, invece, di tenere conto di una grande quantità di fenomeni
estremamente variati; spesso ci si deve basare su delle testimonianze, a volte rare e molto dilazionate
nel tempo, quindi poco affidabili scientificamente; segue che sono abbastanza rari i fenomeni spontanei
in grado di superare le barriere di controllo, spesso assurdamente pignole.
Vi è poi il fatto che chi tende ad assumere il secondo atteggiamento tende anche, con il tempo, a
formulare teorie generali che spiegano i fenomeni stessi in modo molto rigido (addirittura quasi
dogmatico), mentre i casi a disposizione sono molto limitati, ed inoltre non è nemmeno detto che
esistano leggi generali, del tipo di quelle della fisica, alle quali i fenomeni p.p. obbediscono.
La mia opinione su questo punto e che non esistano leggi di questo tipo; prima di tutto perché
nemmeno la fisica o la chimica pretendono di formulare leggi universalmente valide, ma soltanto
relazioni funzionali tra le varie variabili fisiche, aventi un forte valore di probabilità, nel senso
che non si asserisce affatto che un sasso lanciato per aria deve necessariamente cadere a terra, ma solo
che e estremamente probabile che avvenga così; per di più, le leggi fisiche sono ritenute valide soltanto,
per così dire, sulla “misura umana”, ossia ne per il microcosmo (particelle elementari), né per il
macrocosmo, come provano le osservazioni e le più avanzate ipotesi dei moderni fisici teorici.
Inoltre, proprio per la natura statistica delle leggi fisiche, è evidente che i fenomeni p.p. possono
venire considerati (quando si vuole fare un discorso di carattere scientifico, e non iniziatico) come
anomalie delle leggi note. Tale punto di vista comporta come conseguenza la eliminazione delle
contraddizioni con le teorie razionali della scienza, pure evidenti ad uno sguardo superficiale (un caso
molto esplicito è forse il fenomeno degli apporti medianici in relazione alla legge di conservazione
dell’energia).
Vi è però da osservare che la “ipotesi statistica” ha a sua volta un punto abbastanza debole: se i
fenomeni p.p. debbono essere considerati anomalie statistiche in un universo di “regolarità”, allora è
molto difficile dare ragione della loro frequenza altissima: esistono infatti persone, o intere epoche, o
luoghi molto vasti (e non pochi, per ognuno dei tre) per i quali i fenomeni p.p. sono esperienza
quotidiana e comunemente accettata. Al riguardo, è noto il caso di un’isola della Polinesia in cui le
comunicazioni tra gli abitanti avvenivano normalmente tramite telepatia (il “rito” seguito era quello di
rivolgersi ad un qualunque albero, e pregarne lo spirito di portare il messaggio alla persona voluta).
Tale consuetudine è caduta con l’avvento delle moderne comunicazioni di tipo occidentale, e gli
abitanti dell’isola, richiesti sul perché non usano più del vecchio mezzo, rispondono ad esempio che
non è più necessario, oppure che non è più il caso di disturbare lo spirito degli alberi, o altre
argomentazioni analoghe.
Un altro esempio, ancora più illuminante, è il seguente, riportato da alcuni ricercatori della
Society for Psychical Research. In alcune regioni del Galles, tradizionalmente i fenomeni p.p. erano
all’ordine del giorno. Negli ultimi tempi essi si sono fatti molto più rari, e gli abitanti del posto,
interrogati al riguardo, sono restii a parlare della cosa, ed asseriscono che si tratta di “cose
sconvenienti”, “cose non buone”, “cose che possono provocare dei fastidi” e così via. E’ evidente
l’impulso inibitorio che ha fatto rientrare nella “normalità” una situazione la cui normalità era ben altra.
Per inciso, ciò getta luce anche sulla “delicatezza” dei fenomeni di cui ci stiamo occupando, nello
stesso senso in cui, in precedenza, si è detto che i soggetti “soffrono” l’atmosfera dei laboratori. Ebbene,
fatti del genere di quelli sopra. riportati non portano sicuramente acqua al mulino della “ipotesi
statistica”.
Gli ostacoli al metodo scientifico
Accenniamo ancora ad alcuni elementi, che rendono abbastanza ardua l’applicazione dei metodi
scientifici tradizionali alle ricerche p.p.; abbiamo già visto sopra come le necessità “asettiche” del
metodo possono nuocere alle condizioni necessarie (per quanto riguarda il soggetto) affinché il
fenomeno avvenga. Vediamo ora altri due punti di una certa importanza.
- AFFIDABILITÀ DELLE TESTIMONIANZE.- Questo e un problema abbastanza delicato, anche
per la stessa Psicologia: è infatti ben noto come sia difficile ottenere testimonianze veramente
attendibili anche su fatti comuni della vita quotidiana, quali ad esempio gli incidenti stradali, o cose più
banali ancora. Entrando nel campo della p.p., se si tiene conto delle enormi. possibilità della
suggestione (auto, o eteroindotta, facendo generalmente leva su convinzioni non coscienti e “desiderio
di credere”), la quale fa pure parte, imparentata con l’ipnosi, della p.p. , ed inoltre del fatto che molte
persone possiedono notevoli, doti p.p. di cui non sono coscienti, e che vengono sistematicamente
soppresse per adeguarsi alle necessità della vita sociale, e chiaro che ogni discorso sulle testimonianze
personali è destinato a perdere qualunque validità, nel senso che ogni volta che si voglia invalidare una
testimonianza non sarà difficile trovare delle argomentazioni che permettano di farlo, qualunque essa
sia. Vi e poi un discorso a parte sulle testimonianze di origine “oggettiva”, cioè elettrica o meccanica,
quali fotografie, registrazioni, ecc.; disgraziatamente, tutta quella classe di fenomeni p.p. che va sotto la
sigla PK getta un forte dubbio anche su di esse. Persino i rotocalchi si sono, infatti, occupati di un
uomo che negli Stati Uniti riesce ad impressionare delle lastre fotografiche solo pensandolo.
- INFLUENZA DEGLI SPERIMENTATORI.- Questa questione potrebbe farsi rientrare nella
precedente, ma merita di essere trattata a parte. Si tratta principalmente del fatto che, nell’affrontare i
fenomeni p.p. la mente di uno sperimentatore difficilmente è in uno stato da definirsi “vergine” egli ha
sempre, infatti, pregiudizi (positivi o negativi) e teorie preliminari di cui, in generale, non è nemmeno
cosciente. Ebbene, i risultati degli esperimenti tendono fortemente (cioè al di là di una discriminazione,
anche non cosciente, dei risultati) a confermare tali pregiudizi e teorie. Un esempio notevole è il
seguente: N. CRANFORD, uno studioso di fisica e di meccanica, interessato ai fenomeni p.p. , pensava
che la telecinesi e la levitazione (spostamento o sollevamento di oggetti) ottenute dai “medium” fossero
dovuti alla formazione di leve fisiche, costruite con la sostanza ectoplasmica che fuoriesce dal loro
corpo; il risultato ottenuto è stato che tutte le sue esperienze (cfr. SUDRE, “Trattato di Parapsicologia”
Ubaldini, pag. 237) confermavano fortemente questa ipotesi, ed il fatto si produceva effettivamente, nel
senso che le leve potevano venire toccate e fotografate mediante filtri speciali. Il problema è, però, che
studiosi di diversa formazione, che avevano formulato teorie completamente diverse, le vedevano
altrettanto puntualmente confermate. Come commenta SUDRE al proposito delle “leve psichiche”,
“…è chiaro che, ancora una volta, c’è adattamento dello strumento creato dalla personalità seconda
del soggetto al fine da raggiungere… “Notiamo, per inciso, che la cosa più importante da osservare in
questi esperimenti è la grande quantità di osservazioni sulla natura dello ectoplasma, sostanza capace di
effetti materiali, ma apparentemente dotata di qualità fisico-chimiche molto diverse da quelle della
materia (e dell’energia) normali . Queste considerazioni sugli esperimenti condotti con metodi
scientifici (si noti che ciò ha il senso di: “al fine di formulare delle teorie di tipo generale”) dovrebbero
mettere in luce che non è possibile prescindere dall’influenza che eventuali facoltà p.p. degli
sperimentatori (ed eventualmente anche dei semplici spettatori) hanno sugli esperimenti stessi.
Per concludere, osserviamo che le ultime considerazioni aprono il campo a riflessioni di carattere
molto più generale, rispetto alla semplice casistica p.p., sul significato, soprattutto, dei termini “reale”
ed “illusorio”. Ciò conduce, però, a discorsi di carattere metafisico, e non scientifico, che potrebbero
essere un punto di partenza indispensabile per chi volesse affrontare questi argomenti da un punto di
vista – iniziatico -, cioè chiedendosi quale sia il compito svolto da tutti questi fatti nella evoluzione (in
qualunque senso tale termine voglia intendersi) dell’Uomo.
Non intendo entrare, in questo contesto, nell’argomento. Vorrei invece limitarmi a riportare una
considerazione che ebbi occasione di fare leggendo sul precitato testo di SUDRE di diverse ipotesi di
natura più o meno fisica formulate per spiegare la trasmissione di conoscenze per via telepatica tra un
agente ed un percipiente, le quali tutte considerano i due come completamente separati e distinti.
E perché non fare invece una “ipotesi di mezzo”, di una interazione tra agente e percipiente (più
in generale si potrebbe dire tra soggetto e sperimentatore) che è allo stesso tempo attiva e passiva; mi
pare abbastanza plausibile pensare che ciò possa verificarsi, vale a dire che vi sia, almeno
temporaneamente, una parziale fusione tra i due in un’unica entità psichica, e ciò con innumerevoli
gradazioni diverse.
Da questo punto di vista, che può essere esteso dai fenomeni che riguardano due persone, o più,
come quelli di telepatia, ai fenomeni che riguardano una singola persona e la natura, come quelli di
telecinesi, o anche semplicemente di visione a distanza, o più complicato ancora, quelli concernenti il
tempo, quali la precognizione, ogni fatto p.p. potrebbe venire pensato come un fatto a sé, con leggi sue
particolari, create in quel momento, valide in quel momento e non ripetibili, esattamente come
ogni esperienza vissuta con coscienza effettiva.
Ne deriverebbe che tutto può succedere, senza limitazione di alcun tipo, ed in particolare di
spazio, tempo, materia, energia. Si comprende subito come in questa impostazione i termini “reale ed
“illusorio”, già abbastanza sfumati nella loro accezione comune, finiscono col perdere del tutto
significato.
A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴
G