LA MISTERIOSA ISOLA DEI QUATTRO MAESTRI
di
Silvio Nascimben
Non tutti sanno che l’Irlanda dei Celti, che gli antichi Greci consideravano limitrofa perché situata all’estremo settentrione, era divisa nell’ antichità in “quattro regni” che ne cingevano, a loro volta, un altro, molto importante, collocato al centro.
Per questa ragione, in passato, l’Irlanda era denominata, spesso, “Isola dei Quattro Maestri”
Riteniamo utile riportare una considerazione di René Guénon, sull’ argomento: “Mai questa denominazione, come pure quella di “isola verde”, serviva a definire, ancor prima, un’ altra terra, oggi sconosciuta, molto più a settentrione -la scomparsa Ogigia – forse, o piuttosto Thulé, che fu uno dei principali “centri spirituali” dell’epoca, se non lo stesso “Centro supremo”.
Ritroviamo in un testo cinese, altre testimonianze ed una in particolare, quella del filosofo Chuangtse, recita: “L’ Imperatore Yao si affaticava molto credendo per questo di ben regnare. Ma, dopo aver visitato i Quattro Maestri, nella lontana isola di Tiu-Chee, dovette riconoscere di aver sbagliato tutto. Perché la forma perfetta rimane l’indifferenza del superuomo, che lascia girare la ruota cosmica, senza curarsene”
LA TERRA DEI BEATI VIVENTI
Altri significativi riferimenti si possono riscontrare anche nella mitologia indiana dove “l ‘ isola bianca”, delle lontane regioni iperboree, veniva definita come “la terra dove soggiornano i beati viventi”._Dalle svariate definizioni, in verità, mai generose di particolari, formulate dai tanti studiosi della “regione iperborea”, sembrerebbe che l’alone di mistero, ad essa legato, ispiri in misura minore l’immaginazione che non la scomparsa di Atlantide.
Questo tema affascinante ci viene proposto da due opere: “La Porte sous les eaux”, di John Flanders, e da un capolavoro, immeritatamente poco conosciuto, del grande Abraham Merrit, valente scrittore americano: “Dwellers in the Mirage”.
Sulla base di alcuni fatti concreti, di cui Merrit era venuto a conoscenza, in una regione ancora inesplorata dell’Alaska, miracolosamente preservata dai ghiacci, per effetto del vulcanismo, sopravvivrebbe, a detta di alcune tribù nomadi, l’ antica civiltà degli Iperborei.
Ciò spiegherebbe il ritrovamento occasionale, in quella regione, di alcuni tronchi di alberi, di specie tropicale.
IL TEMPIO Dl STONEHENGE
Secondo un’ antica tradizione, il Tempio megalitico di STONEHENGE non venne edificato nel luogo dove attualmente si trova bensì nella terra degli Iperborei.
Dando ascolto a questa leggenda, però, ci si imbatte in due evidenti interrogativi:
– il trasporto delle gigantesche stele megalitiche e le conseguenti difficoltà tecniche – le conoscenze astronomiche e tecniche che i misteriosi maestri-costruttori.
L’errore, poi, di considerare le civiltà megalitiche, primitive e grossolane, nonostante abbiano avuto un periodo di vita di molti millenni, ha sempre distolto l’ attenzione dei ricercatori che spesso, considerate le difficoltà di riscontro, preferiscono non squarciare l’ alone di leggenda legato, quasi sempre, a queste misteriose civiltà del passato.
La misurazione effettuata nel 1961, con il Carbonio 14 (Isotopo radioattivo del Carbonio, la cui presenza in un reperto organico, misurata in percentuale, consente di datare quest’ultimo con notevole precisione) su alcuni frammenti di legno provenienti dal Tumulo di Saint-Michel, la piccola collina di Tumac, ha fornito una datazione che va dal 7030 al 2920 a.C.
Affascinante, e apparentemente inspiegabile, rimane il legame “uomo e pietra megalitica”; alla luce della conoscenza odierna, l’osservazione attenta di massi enormi lavorati non riesce a fornirci l’esatta risposta della loro ignota collocazione, in certi determinati luoghi, proprio in considerazione degli strumenti ed i mezzi di cui disponevano.
Ciò vale per le gigantesche statue dell’Isola di Pasqua, le Piramidi, Stonehenge, Carnac, ecc. ecc. La scienza sacra dei Druidi, molto antecedente alle invasioni celtiche e risalente alla misteriosa civiltà dei “costruttori di megaliti”, teneva conto dell’ esatta conoscenza di “leggi occulte della natura” che reggono, in perfetto equilibrio, la diffusione delle invisibili correnti magnetiche, nel seno della Terra.
MENHIR E DOLMEN
Laddove una di queste forze si congiunge con una corrente d’ acqua, troviamo spesso, un “menhir”, mentre un “dolmen, a due o tre pilastri”, quasi sempre, indica una corrente tellurica si dirama in due o tre flussi.
Tutto ciò lascia presupporre che i Druidi, furono i depositari della arcana dottrina dei Maestri misteriosi, venuti da chissà quale angolo sperduto dell ‘Universo, e che vissero con gli uomini, nel periodo megalitico, e ne fossero, a loro volta, diventati maestri.
Varrebbe la pena penetrare meglio il significato di “omphalos”, che vuol dire “ombelico”, o meglio, “corridoio” che collega I ‘uomo al “transfinito”.
Uno di questi luoghi misteriosi è nei pressi di Bari, esattamente a Sovereto. Esistono le correnti magnetiche sotterranee, vi è un “menhir” e, poco lontano, a Bisceglie, un “dolmen”.
Forse, solo allora, potremmo spiegarci I ‘ ermetico significato dell ‘ indissolubile legame: Pietra grezza – Uomo maestro – Pietra lavorata.•