NOËL CORBU: IL NASTRO MAGNETICO CHE HA CREATO IL “MITO”

NOËL CORBU: IL NASTRO MAGNETICO CHE HA CREATO IL “MITO”

 

di Pietro Marino

 

Rennes-le-Château

 

 

 

 

 

Dopo la morte di Bérengere Saunière, Noël Corbu (1912-1968) acquistò i suoi possedimenti per trasformarli in un ristorante. Le bizzarrie del parroco francese furono un ottimo spunto per ricamare su Rennes-le-Château le più incredibili ipotesi misteriose. Per attirare clienti nella piccola città francese, egli incise un nastro magnetico che faceva ascoltare agli avventori del ristorante. Fra questi vi erano alcuni giornalisti, che divulgarono in breve tempo il “mito” di Rennes, facendogli acquistare una risonanza internazionale.

 

In questa pagina è pubblicato il testo completo tratto dal nastro magnetico di Noël Corbu dedicato ai misteri di Rennes-le-Château.

 

 

Testo del nastro magnetico di Noël Corbu

 

“La storia di Rennes-Le-Château risale nella notte di tempi.

 

Si può affermare senza dubbio che questo altipiano sia stato abitato da sempre. Alcuni storici hanno scritto e fissato la fondazione di Rennes-Le-Château ad opera dei Visigoti all’inizio del V secolo. Questo è assolutamente negato dalla quantità di vestigie molto più antiche, che sono state trovate sulla superficie del suolo, preistoriche, paleolitiche o neolitiche, iberiche, galliche, romane, Gallo-romane. La loro abbondanza e la loro diversità provano, senza la possibilità di provare diversamente, che Rennes-Le-Château era, prima dei Visigoti, una grande città.

 

Altri storici pensano che Rennes Le-Château era la capitale dei Soclatesi, tribù gallica e molto forte che tenne in scacco Cesare per lungo tempo. Quest’ ultimo, nei suoi commentari, riferendo la caduta della loro capitale, parla del paesaggio circostante e la sua descrizione corrisponde esattamente al panorama che si vede da Rennes-Le-Château: picco di Bugarach a sud-est, picco di Cardou ad est, terra di Becq e altipiano di Fanghes a sud, l’Aude e i suoi meandri ad ovest e la sua valle in direzione di Alet e Carcassonne. Nulla manca e si può ragionevolmente immaginare che Rennes-Le-Château, prima di essere potente capitale dei Visigoti, era stata capitale gallica, poi grande città Gallo-romana, e certamente prima di questa epoca, grande habitat preistorico.

 

Perché questa importanza di Rennes-Le-Château durante queste epoche?

 

1) per la sua posizione geografica che domina tutte le valli: quella della Sals che va da Rennes-Le-Château a Narbonne, quella dell’Aude verso Carcassonne e verso Sijean, quella che va a finire a Puivert e Chalabre, e quella che da Rennes-Le-Château permetteva di andare in Spagna prima che fosse costruita la strada passante per le gole di Pierre-Lily. La strada Rennes-Le-Château/Spagna è stata certamente una via romana, perché se ne trovano ancora dei tronconi perfettamente lastricati, e nella località detta “La Rode” è stata trovata una ruota in bronzo ed un timone di carro romano, attualmente al museo di Tolosa;

 

2) per il numero delle sorgenti che danno acqua in abbondanza e che non sono mai state seccate;

 

3) per il suo clima molto moderato, molto meno freddo ed esente di nebbia e foschia in inverno, molto meno caldo in estate di tutta la valle.

 

Questi tre punti fanno di Rennes-Le-Château un luogo assolutamente privilegiato, una sorte di oasi nel bacino che essa domina.

 

Fin dal V secolo, Rennes-Le-Château che si chiamava RHAEDE, è una grande città. Capitale dei Visigoti del Razés, conta più di 30.000 abitanti. La sua importanza è tale che i Vescovi incaricati da Carlomagno per evangelizzare la Septimania- i visigoti che hanno abbracciato il catarismo, l’eresia cristiana dell’arianesimo – non menzionano nel rapporto all’imperatore che due importanti città: Rhaede e Narbonne. La cittadella di Rhaede aveva una superficie di almeno tre volte più grande di quella del villaggio attuale.

 

La città si estende a Sud fino ad un altro picco dove era costruita un’altra fortezza che si chiama il Castello. Un’altra cinta di fortezze difendeva Rhaede: sono i castelli di Coustaussa, Blanchefort, Arc, Bézut, Caderonne e Couiza.

 

La decadenza di Rennes-Le-Château comincia con le lotte albigesi. In parte distrutta, fu, per ordine di San Luigi ricostruita. Filippo l’Audace spinse l’ opera del padre, e si può dire che nel XIII secolo, se la città non ha l’importanza che aveva prima, la cittadella è sempre in piedi ed anche potente. Ma un affare di vendita assai confuso del territorio di Rhaede al re di Castiglia fa che gli spagnoli, per recuperare il loro acquisto invadono la Septimania e distruggono un prima volta Rhaede. Ricostruita solamente in parte, subisce una seconda distruzione nel 1370. Fu la fine. Mai più Rhaede si rialzò dalle sue rovine: a poco a poco gli abitanti discesero verso valle e Rhaede, divenuta Rennes-Le-Château, era solamente un piccolo Villaggio invece della città orgogliosa di 30.000 abitanti.

 

Rennes-Le-Château certamente sarebbe caduta nell’oblio totale se un prete originale di Montazels, da Couiza non venne ad assumere la guida della canonica il 1 giugno 1885. Durante 7 anni, l’abate Bérenger Saunière condusse la vita di un povero curato di campagna, e nei suoi archivi, sul suo libro dei conti, si può leggere, alla data del 1° febbraio 1892; ” Io devo a Léontine, 0 frs. 40; Io devo ad Alphonsine 1 fr, 65 “, ed i suoi risparmi che egli chiama ” fondi segreti ” ammontavano in quel tempo a 80 frs 65.

 

In questo stesso mese di febbraio 1892, cadendo in rovina l’altare principale della chiesa attuale, aveva chiesto un aiuto al Consiglio municipale che l’aveva accordato a lui per restaurarlo. Gli operai che lo smontavano trovarono in uno di pilastri dei rotoli di legno che contenevano delle pergamene. L’abate immediatamente avvertito se ne impadronì e qualche cosa dovette attirare la sua attenzione, perché fece immediatamente bloccare i lavori. Il giorno seguente, partì per Parigi, dicono, ma noi non ne abbiamo alcuna conferma.

 

Al suo ritorno, fece riprendere i lavori, ma non fece più fare solo l’altare principale, ma tutta la chiesa, poi iniziò al cimitero dove spesso lavorava da solo.

 

Demolì la tomba della contessa di Hautpoul-Blanchefort e cancellò le iscrizioni che vi erano sulla lapide.

 

Il Consiglio municipale si turbò della cosa e gli impedì di lavorare nel cimitero, ma il male era fatto, perché questa tomba doveva avere un’indicazione. Fece costruire muri attorno al giardino, di fronte la chiesa, utilizzò uno splendido pilastro di stile visigoto dell’altare, che danneggiò facendovi incidere ” Missione 1891 “, per sostenere N.D. di Lourdes, in un altro piccolo giardino. Fa interamente restaurare il presbiterio; poi, nel 1897, ordinò la costruzione della casa, della Torre, del cammino di ronda, del giardino d’inverno, e il tutto costò un milione nel 1900, quello che rappresenta 250 milioni della nostra valuta. Egli arredò la casa e la torre in modo fastoso. Il suo stile di vita era regale. L’abate Saunière riceveva chiunque venisse a trovarlo ed ogni giorno vi erano feste. Il consumo di rum che egli faceva venire direttamente dalla Giamaica e dalla Martinica giunse a 70 litri al mese. Senza contare i liquori di tutti i tipi, i vini di ottima qualità; le anatre erano ingrassate con biscotti così che divenissero più saporite. Era un vera sibarite.

 

Ricevette un anno Monsignor Billard che, secondo persone del paese, ripartì molto felice. Monsignor Billard era stupito della vita del prete, ma non diceva nulla. Il suo successore Monsignor Beauséjour, immediatamente richiese i conti all’abate Saunière e lo convocò, per spiegarsi, a Carcassonne, Ma non volendo niente dire, trovò come pretesto che era ammalato e che non poteva affrontare il viaggio sino a Carcassonne. E, come sostegno del suo dire, inviò dei certificati del medico Dr Rocher di Couiza, certificati falsi, in quanto noi abbiamo una lettera del suddetto Dr Rocher che in sostanza dicono ” Mio caro amico, io vi spedisco il certificato che mi avete chiesto ed è un piacere per me darvi soddisfazione “. L’abate Saunière non potette andare a Carcassonne, ma lui andò comunque all’estero: Spagna, Svizzera ed il Belgio. Viaggi assolutamente segreti e, per imbrogliare, lasciò alla sua domestica e donna di fiducia, Marie Dénarnaud delle lettere preparate concepite così: ” Caro Sig.ra ” o ” Sig. ” o ” Signorina “, ” io ho ricevuta la vostra lettera: Io mi scuso di non poter rispondere più lungamente, ma io devo andare al capezzale di un collega ammalato, A molto presto.” firmato “Saunière ” . Marie Dénarnaud apriva la posta e se una lettera richiedeva una risposta, metteva una di queste lettere in una busta e la spediva – Per tutti l’abate non aveva lasciato Rennes.

 

Tuttavia al vescovato le cose peggioravano. Nel 1911, Monsignor Beauséjour, esasperato per non essere capace di avere alcun chiarimento dal suo prete, lo incolpò di traffico di Messe e lo sospese. Fu condannato in contumacia. Il traffico di Messe non stava in piedi, perché loro costarono 0,50 frs; quale era la quantità di Messe che sarebbe stato necessario che l’abate Saunière dicesse per coprire le sue spese? Ma questo era l’unico motivo che aveva Monsignor di Beauséjour ” per immobilizzare ” il suo prete.

 

L’abate Saunière non si inchinò di fronte alla sentenza ed immediatamente fece appello alla corte di Roma. Assunse come difensore un avvocato ecclesiastico, il canonico Huguet il quale, a spese del curato, andò a Roma. Il processo durò due anni e finì con un non luogo a procedere, il capo di accusa non era provato. Ma informata dal vescovo delle magnificenze e dello stile di vita dell’abate, Roma a sua volta chiese chiarimenti che l’abate Saunière rifiutò di nuovo di dare. E sotto l’accusa di rivolta ed oltraggio verso i superiori venne di nuovo sospeso, questa volta definitivamente, l’11 aprile 1915. Comunque, si faceva capire all’abate Saunière che se avesse fatto onorevole ammenda, si sarebbe potuto considerare una mitigazione della pena.

 

Ma l’abate esacerbato, non volle assolutamente sentire alcuna cosa, né della diocesi, né della chiesa. Sbalordito, per opporsi al suo vescovo, affittò il presbiterio per 99 anni. Nella piccola cappella, che egli aveva fatto costruire, celebrava la Messa ed una gran parte della popolazione di Rennes-Le-Château andava ad ascoltarla, mentre il prete regolare, nominato dal vescovo, obbligato a vivere a Couiza a quattro chilometri, perché nessuno lo voleva, diceva messa in una chiesa vuota.

 

Durante tutta la lunghezza del suo processo con la chiesa, l’abate Saunière non fece più una costruzione. Ma qando fu tutto finito, rifece dei progetti: costruzione della strada da Couiza a Rennes-Le-Château a sue spese, perché aveva l’intenzione di comprare una macchina; conduzione dell’acqua presso tutti gli abitanti, costruzione di una cappella nel cimitero; costruzione di un bastione attorno a Rennes; costruzione di una torre di cinquanta metri di altezza in modo di vedere chi si avvicinava, con una scala circolare all’interno, una biblioteca alla fine della scala; alzata di un piano della torre attuale così come del giardino di inverno. Questi vari preventivi e lavori ammontavano ad otto milioni, cioè più di due miliardi di nostri franchi. Ed il 5 gennaio 1917 accettò i preventivi e firmò l’ordine di tutti questi lavori.

 

Ma il 22 gennaio, cioè 17 giorni dopo, prese freddo sul terrazzo, ebbe un attacco cardiaco che, complicato da una cirrosi epatica, non lo perdonò.

 

In breve, morì lo stesso giorno. Messo su una poltrona del salotto, rimase esposto un giorno, coperto con una coperta con dei fiocchi rossi. Per riverenza, quelli che andavano, staccavano un fiocco e lo portavano via. Fu seppellito nella tomba che stava facendo costruire nel cimitero.

 

La famiglia di Saunière si preoccupò, poi, avere l’eredità; ma, stupore, l’abate Saunière aveva comprato tutto, ordinato sotto il nome della sua domestica, Marie Dénarnaud, e lei era la proprietaria legittima, così che gli eredi presunti andarono via del tutto mortificati.

 

Marie Dénarnaud, molto addolorata alla morte del vicario, divenne un esempio di austerità. Si ritirò nel presbiterio, vivendo assolutamente sola e non spostandosi più. Non si recò più a Couiza. Durante gli anni, si rifiutò di vendere la proprietà, ma invecchiando, non era più capace né di sorvegliarla, né di fare la manutenzione, e gradualmente fu la distruzione e la depredazione. Libri rari, francobolli, opere d’arte furono rubati. Quando finalmente, nel 1947, si decise, vendette al Sig. ed alla Sig.ra Corbu che trasformeranno la vecchia residenza del vicario in un albergo “La Torre “.

 

Quanto all’origine del tesoro che il vicario certamente ha trovato e di cui una gran parte deve ancora esistere, gli archivi di Carcassonne ce ne danno un chiarimento: Bianca Castiglia, madre di San Luigi, reggente del regno della Francia durante le crociate del figlio, giudicò Parigi poco sicura per conservare il tesoro reale, perché i baroni e le piccole persone si ribellavano contro il potere regale. Si trattava della famosa rivolta dei pastorelli. Fece dunque trasportare il tesoro da Parigi a Rennes, che le apparteneva, vi riuscì e morì dopo poco. San Luigi ritornò dalla crociata, ma andò via di nuovo e morì a Tunis. Suo figlio, Philippe l’Audace, doveva conoscere il nascondiglio del tesoro, perché si interessò molto di Rhaede, dove fece fare molte opere di difesa. Ma dopo lui, vi è un buco e Filippo il Bello è obbligato a fare della moneta falsa, perché il tesoro della Francia era scomparso. Noi dobbiamo supporre che egli non conosceva il nascondiglio.

 

Il tesoro fu trovato due volte: nel 1645, un pastore chiamato Ignace Paris, mentre pascolava le pecore, cadde in un buco e portò nella sua capanna un basco pieno di pezzi di oro. Raccontò che aveva visto una stanza piena di pezzi di oro, ma divenne folle per difendere i pezzi di oro che aveva portato. Il signore e le sue guardie ricercarono invano il luogo dove era caduto il pastore, poi ci fu l’abate Saunière e le pergamene.

 

Sempre secondo gli archivi che danno una lista del tesoro, questo era composto da 18 milioni e mezzo di pezzi di oro, cioè in peso approssimativamente a 180 tonnellate, più numerosi gioielli ed oggetti religiosi. Il suo valore intrinseco, secondo questa lista, è più di cinquanta miliardi. D’altra parte se si considera il suo valore storico (un pezzo di oro di questa epoca vale 472.000 franchi) si arriva al’incirca a 4.000 miliardi.

 

Così, in questo villaggio modesto, dal panorama e dal prestigioso passato, dorme uno dei tesori più favolosi che ci sia al mondo.

 

Texte de la bande magnétique de Noël Corbu

 

L’histoire de Rennes-le-Château se perd dans la nuit des temps.

 

On peut affirmer sans crainte que ce plateau a toujours été habité. Certains historiens ont écrit et fixé la fondation de Rennes-le-Château par les Wisigoths aux environs du Vème siècle. Ceci est absolument démenti par la quantité de vestiges beaucoup plus anciens que l’on trouve à fleur de sol, qu’ils soient préhistoriques, paléolithiques ou néolithiques, ibères, gaulois, romain, gallo-romains, Leur abondance et leur diversité prouvent, sans contestation possible que Rennes-le-Château était, bien avant les Wisigoths, une grande cité.

 

D’autres historiens pensent que Rennes-le-Château était la capitale des Soclates, très forte peuplade gauloise qui tint en échec César pendant longtemps. Ce dernier, dans ses commentaires, relatant la chute de leur capitale, parle du pays environnant et sa description correspond exactement au panorama que l’on voit de Rennes-le-Château : pic de Bugarach au Sud-Est, pic de Cardou à l’Est, terre de Becq et plateau des Fanges au Sud, l’Aude et ses méandres à l’Ouest et sa vallée en direction d’Alet et Carcassonne. Rien n’y manque et l’on peut raisonnablement supposer que Rennes-le-Château, avant d’être puissante capitale Wisigothe, a été capitale gauloise, puis grande cité gallo-romaine, et certainement avant cette époque, grand habitat préhistorique.

 

Pourquoi cette importance de Rennes-le-Château pendant ces temps ?

 

I- Par sa situation géographique qui domine et commande toutes les vallées : celle de la Sals venant de Rennes-le-Château et Narbonne, celle de l’Aude vers Carcassonne et vers Sijean, celle aboutissant à Puivert et Chalabre, et celle qui de Rennes-le-Château permettait d’aller en Espagne avant que la route passant par les gorges de la Pierre-Lys soit percée. La route Rennes-le-Château/Espagne a été certainement une voie romaine, car on retrouve encore des tronçons parfaitement dallés, et au lieu-dit “La Rode” on a trouvé une roue en bronze et un timon de char romain, actuellement au musée de Toulouse.

 

2- Par le nombre de sources qui, sur ce piton donnent de l’eau en abondance et qui n’ont jamais été taries.

 

3- Par son climat très tempéré, beaucoup moins froid et exempt de brouillard et de brume en hiver, beaucoup moins chaud en été que la vallée.

 

Ces trois points font de Rennes-le-Château un endroit absolument privilégié, une sorte d’oasis dans la cuvette qu’elle domine.

 

Dès le Vème siècle, Rennes-le-Château qui s’appelait RHAEDE, est grande cité. Capitale Wisigothe du Razés, elle compte plus de 30.000 habitants. La rue des bouchers en comprenait18.000. Son importance est telle que les Evêques chargés par Charlemagne d’évangéliser la Septimanie – les wisigoths ayant embrassé bien avant le catharisme, l’hérésie chrétienne de l’arianisme – ne mentionnent dans le rapport à l’Empereur que deux villes importantes : Rhaede et Narbonne. La citadelle de Rhaede avait une superficie d’au moins trois fois plus grande que le village actuel. On dénombrait 7 lices.

 

La ville s’étendait au Sud jusqu’à un autre piton où était bâtie une autre forteresse que l’on appelle le Castella. Une autre ceinture de forteresses défendait Rhaede : ce sont les châteaux de Coustaussa, de Blanchefort, d’Arc, du Bézut, de Caderonne et de Couiza.

 

La décadence de Rennes-le-Château commence avec les luttes albigeoises. En partie détruite, elle est, sur l’ordre de Saint-Louis rebâtie. Philippe le Hardi poussa l’oeuvre de son père, et l’on peut dire que sous le XIIIème siècle, si la ville n’a plus l’importance qu’elle avait avant, la citadelle, elle, est toujours debout et aussi puissante. Mais une affaire assez confuse de vente du territoire de Rhaede au roi de Castille fait que les espagnols, pour récupérer leur achat, envahissent la Septimanie et détruisent une première fois Rhaede. Rebâtie en partie seulement, elle subit une seconde destruction en 1370. Ce fut la fin. Jamais plus Rhaede ne se releva de ses ruines : petit à petit les habitants descendirent vers les vallées et Rhaede étant devenu Rennes-le-Château ne fut plus qu’un petit Village au lieu de l’orgueilleuse ville de 30.000 habitants.

 

Rennes-le-Château serait certainement tombé dans l’oubli total si un prêtre originaire de Montazels, près de Couiza ne vint prendre la cure le 1er juin 1885. Pendant 7 ans, l’abbé Bérenger Saunière mena la vie de tout pauvre curé de campagne, et dans ses archives, sur son livre de comptes, on peut lire, à la date du 1er février 1892 ; “Je dois à Léontine, 0 fr. 40; je dois à Alphonsine 1 fr, 65”, et ses économies qu’il nomme ses “fonds secrets” se montent à cette époque à 80 frs 65.

 

En ce même mois de février 1892, le maître autel de l’église actuelle tombant en ruines, il avait demandé une aide au Conseil municipal qui la lui avait accordée pour le remettre en état. Les ouvriers le démontant trouvèrent dans un des piliers des rouleaux de bois contenant des parchemins. L’abbé immédiatement alerté s’en empara et quelque chose dut retenir son attention, car il fit arrêter immédiatement les travaux. Le lendemain, il partait en voyage pour Paris, dit-on, mais nous n’en avons aucune confirmation,

 

A son retour, il fit reprendre les travaux, mais là, il ne fit plus faire que le maître autel, mais toute l’église, puis, il s’attaqua au cimetière où il travaillait souvent seul.

 

Il démolit même la tombe de la comtesse d’Hautpoul.Bianchefort et rasa, lui-même, les inscriptions qui étaient sur cette dalle,

 

Le Conseil municipal s’émut de la chose et lui interdit de travailler au cimetière, mais le mal était fait, car cette tombe devait avoir une indication, Il fait construire les murs autour du jardin, devant l’église, utilise un splendide pilier de style wisigoth de l’autel, qu’il mutile en y faisant graver “Mission 1891″ pour supporter N.D de Lourdes, dans un autre petit jardin. Il fait entièrement restaurer le presbytère; puis en 1897, commande la construction de la maison, de la Tour, du chemin de ronde, du jardin d’hiver, le tout lui coûte un million en 1900, ce qui représente 250 millions de notre monnaie. Il meuble la maison et la tour fastueusement. Son train de vie est royal. L’abbé Saunière reçoit quiconque vient et tous les jours ce sont des fêtes. La consommation de rhum, qu’il fait venir directement de la Jamaïque et de la Martinique atteint 70 litres par mois. Sans compter les liqueurs de toutes sortes, les vins fins; les canards sont engraissés avec des biscuits à la cuiller pour qu’ils soient plus fins, C’est un véritable sybarite.

 

Il reçoit une année Monseigneur Billard, qui, d’après les gens du pays, repart.., assez content. Mgr Billard a été étonné de la vie de son prêtre, mais il ne dit rien, Mais son successeur Mgr de Beauséjour, demande immédiatement des comptes à l’abbé Saunière et le convoque pour s’expliquer à Carcassonne, Mais ce dernier ne voulant rien dire, prétexte qu’il est malade, qu’il ne peut faire le voyage de Carcassonne, Et, à l’appui de ses dires, montre des certificats du Dr Rocher, médecin à Couiza, certificats faux, puisque nous avons une lettre du Dr Rocher disant en substance ceci ” Mon cher ami, je vous envoie le certificat que vous me demandez et je me ferai un plaisir de vous donner satisfaction”. L’abbé Saunière ne peut se rendre à Carcassonne, mais il peut cependant aller à l’étranger : Espagne, Suisse et Belgique. Voyages absolument secrets, et pour donner le change, il laisse à sa bonne et femme de confiance, Marie Dénarnaud des lettres toutes prêtes ainsi conçues : “Chère Madame” ou “Monsieur” ou “Mademoiselle”, “J’ai bien reçu votre lettre: Je m’excuse de ne pouvoir répondre plus longuement, mais je suis obligé d’aller au chevet d’un confrère malade, A très bientôt. ” signé “Saunière”. Marie Dénarnaud ouvrait le courrier et si une lettre nécessitait une réponse, mettait une de ces courtes missives dans une enveloppe et l’envoyait- Pour tout. le monde l’abbé n’avait pas quitté Rennes.

 

Cependant à l’évêché, les choses empiraient. En 1911, Mgr de Beauséjour, excédé de ne pouvoir obtenir aucune explication de son prêtre, l’inculpe de trafic de messes et l’interdit. Condamnation par contumace. Le trafic de messes ne tient pas debout, car elles coûtaient 0,50 fr, c’est dire la quantité de messes qu’il aurait fallu que l’abbé Saunière reçoive pour couvrir ses dépenses. Mais c’était le seul moyen qu’avait Mgr de Beauséjour “pour coincer” son prêtre.

 

L’abbé Saunière ne s’incline pas devant la sentence et aussitôt fait appel en cours de Rome. Il prend pour se défendre un avocat ecclésiastique, le chanoine Huguet, qui, aux frais du curé, va à Rome. Le procès dure deux ans et se termine par un non-lieu, le chef d’accusation n’étant pas prouvé. Mais instruit par l’évêque des magnificences et du train de vie de l’abbé, Rome à son tour demande des explications que l’abbé Saunière se refuse à nouveau de donner. Et c’est sous l’inculpation de révolte et outrage envers ses supérieurs qu’il est de nouveau interdit, et cela définitivement, le 11 avril 1915. Cependant, on faisait comprendre à l’abbé Saunière que s’il faisait amende honorable, on pourrait envisager un adoucissement. On verrait.

 

Mais l’abbé ulcéré, ne veut absolument plus rien entendre, ni de l’évêché, ni de l’Eglise. Inderdit, pour contrer son évêque, il a loué le presbytère pour 99 ans. Dans la petite chapelle, qu’il s’est fait construire, il dit la messe et une grosse partie de la population de Rennes-le-Château vient l’écouter, tandis que le prêtre régulier, nommé par l’évêque, obligé d’habiter Couiza à quatre kilomètres delà, car personne ne le veut, dit sa messe dans une église pour ainsi dire vide.

 

Pendant toute la durée de son procès avec l’Eglise, l’abbé Saunière n’a plus fait de construction. Mais tout étant consommé, il refait des projets : construction de la route de Couiza à Rennes-le-Château à ses frais, car il a l’intention d’acheter une automobile; adduction d’eau chez tous les habitants, construction d’une chapelle dans le cimetière; construction d’un rempart tout autour de Rennes; construction d’une tour de cinquante mètres de haut de façon à voir qui entre, avec un escalier circulaire à l’intérieur, une bibliothèque suivant l’escalier; haussement d’un étage de la tour actuelle ainsi que du jardin d’hiver. Ces divers devis et travaux se montent à huit millions or, soit plus de deux milliards de nos francs. Et le 5 janvier 1917, il accepte les devis et signe la commande de tous ces travaux.

 

Mais le 22 janvier, soit 17 jours après, il prend froid sur la terrasse, a une crise cardiaque, qui, compliqué d’une cirrhose du foie, ne lui pardonne pas.

 

Bref, il meurt dans la journée. Mis dans un fauteuil du salon, il y reste exposé tout un jour, couvert d’une couverture avec des pompons rouges. En vénération, ceux qui venaient, coupaient un pompon et l’emportaient. Il fut enterré dans le tombeau qu’il était en train de se faire construire au cimetière.

 

La famille Saunière se préoccupa, alors, pour avoir l’héritage; mais, stupeur, l’abbé Saunière avait tout acheté, tout commandé sous le nom de sa bonne, Marie Dénarnaud, et celle-ci était et demeurait sa légitime propriétaire de sorte que les héritiers présomptifs s’en allèrent tout penauds.

 

Marie Dénarnaud, très coquette à la mort du curé, devint un exemple d’austérité. Elle se retira au presbytère, vivant absolument seule et ne bougea plus. Elle ne descendit plus une seule fois à Couiza. Pendant des années, elle se refuse à vendre son domaine, mais l’âge venant, elle ne pouvait plus ni surveiller, ni faire entretenir, et petit à petit ce fut la destruction et le pillage. Livres rares, timbres, oeuvres d’art, tout fut volé. Quand finalement, en 1947, elle se décida et vendit son bien à Monsieur et Madame Corbu qui transformèrent l’ancienne résidence du curé en hôtel ” La Tour”.

 

Quant à l’origine du trésor que le curé a certainement trouvé et dont une grande partie doit encore subsister, les archives de Carcassonne nous en donnent l’explication : Blanche de Castille, mère de Saint Louis, régente du royaume de France pendant les croisades de son fils, jugea Paris peu sûr pour garder le trésor royal, car les barons et petites gens se révoltaient contre le pouvoir royal. Ce fut la fameuse révolte des pastoureaux. Elle fit donc transporter le trésor de Paris à Rennes, qui lui appartenait, puis entreprit de mâter la révolte, elle y réussit et mourut peu après. Saint Louis revint de la croisade, puis repartit de nouveau et mourut à Tunis. Son fils, Philippe le Hardi, devait connaître l’emplacement du trésor, car il s’intéressa beaucoup à Rhaede, et fit faire de nombreux travaux de défense. Aussi retrouve-t-on encore à certaines fondations de tours des éperons qui sont une caractéristique de son époque. Mais après lui, il y a un trou et Philippe le Bel est obligé de faire de la fausse monnaie, car le trésor de France a disparu. Nous devons supposer qu’il ne connaissait pas la cachette.

 

Le trésor fut trouvé deux fois : en 1645, un berger nommé Ignace Paris, en gardant ses moutons, tombe dans un trou et ramène dans sa cahute un béret plein de pièces d’or. Il raconte qu’il a vu une salle pleine de pièces d’or et devint fou pour défendre les pièces qu’il a apportées. Le châtelain et ses gardes recherchent vainement l’endroit où est tombé le berger, puis ce fut l’abbé Saunière et les parchemins.

 

Toujours d’après les archives qui donnent une liste du trésor, celui-ci se composait de 18 millions et demi de pièces d’or en nombre, soit en poids environ 180 tonnes, plus de nombreux joyaux et objets religieux. Sa valeur intrinsèque, d’après cette liste, est de Plus de cinquante milliards. Par contre, si l’on prend sa valeur historique, la pièce d’or de cette époque valant 472.000 Francs, on arrive environ à 4.000 milliards.

 

Ainsi, dans ce modeste village, au panorama et au passé prestigieux, dort un des plus fabuleux trésors qui soit au monde.

 

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{23-10-2001}

 

 

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