VEDOVE E FIGLI DI…LETTI DIVERSI LA MASSONERIA GIUDICATA IN PERIFERIA
di Carlo Boccadifuoco
VERSO IL SOLE
Introduzione
Questo scritto non vuole moraleggiare indicando costumi. Non ha velleità di ricercare colpe da addossare. Una sola mira è presente, quella di denunciare il profondo malessere, per pudore e convenienza sempre taciuto, che in Massoneria ubiquitariamente si respira.
Da tanto una domanda sorge spontanea: “ dov’è la nostra età dell’oro!”
l malessere c’è, serpeggia, disgrega, acuisce e appiattisce.
Nelle periferie, dove ovattato giunge il mercimonio delle capitoline manovre, i Fratelli avvertono profonda la solitudine e l’assenza di programmi. E’ qui che il Maestro Venerabile perde Fratelli, a volte incolpevole agnello, per l’immobilismo che regna sovrano. Improvviso poi giunge un clangore assordante, scoppia la lite nell’Obbedienza che ora respira storcendosi, desta dal lungo “riposo”. Ora, ruffiani di turno, strateghi mancati, per mendicare un grembiale splendente, si mettono all’opra, maggiormente lordando i loro già miseri guanti mai stati bianchi.
A pochi massoni importa conoscere l’Arte. Raramente qualcuno s’adopra per approfondire l’Iniziazione. Nessuno, solo e pensoso, dopo i primi entusiasmi medita Rituali e Statuti per progredire la costruzione del Tempio.
L’eggregore, mai nato, è morto prima di essere.
E’ questa l’amara realtà che non confessiamo. Non vogliamo essere nemmeno coscienti della nostra pochezza, del nostro “niente”. Solo dibattiamo tra noi reboanti parole che ancor più costruiscono “prigioni alla virtù e innalzano templi al vizio”.
A tale sì nobile schiatta, non può arridere la Nike alata di Samotracia. Ipocriti con noi stessi, non fidiamo nell’umiltà del distruggerci, unica via per la rinascita. L’araba fenice ed il pellicano che “allatta” lagrime di sangue, sono simbolismi avvizziti.
Un suggerimento, allora, per noi tutti deve essere valido:
“Non facciamo della tolleranza la virtù soverchiante ogni cosa. Essa è intolleranza quando applicata ad oltranza. Parimenti, non usiamo la violenza sottile, ricordiamoci sempre che la forza è il primo ed unico rifugio degli imbecilli.”
Estote cauti sicut serpens, sed candidae columbae.
La ragione naturalmente antidogmatica della Massoneria, quella che spaventa le altrui coscienze, ci determina ad una sola condotta, proporre ai profani il nostro credo meritocratico, rammentando che la morale non è esclusivo appannaggio dei monsignori di turno.
Solo un’opinione vogliamo indicare a chi vorrà opporre, al nostro scrivere, le necessità di una superiore politica massonica: “Gravitare in un’orbita è solo opportunità; salire sul carro dei vincitori, del passato conflitto mondiale, è solo opportunità. La Massoneria non è exoterismo ad oltranza, la sua forza non sta in questo. La Massoneria è introspezione, è costruzione interiore, è sapienza Esoterica. Giocare ai massoni producendo massonismi è sterile ricerca di “vili metalli” che deve rimanere fuori delle nostre porte.”
I “soffiatori” restano tali.
INCONTRI
Michelangelo: “Creazione di Adamo” (particolare). Disegno liberamente interpretato.
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RIFONDIAMOCI!
CONSIDERAZIONI GENERALI
Virtù e vizi, esaltazioni e fanatismi, magnificenze e povertà morali, sono il mosaico del pavimento a scacchi su cui le vicende sociali hanno condotto l’odierna umanità ad una profonda crisi esistenziale. Essa si evidenzia, in questo nostro tempo di travagli, tra una sinistra arrogante e litigiosa, e una destra non certo sociale ma liberal capitalista, che non si defila. Un nuovo ordine emerge “Globalizzazione”.
Solo nel prosieguo la “conoscenza-coscienza” si accorge che il nostro cioccolato, il gelato artigianale, il grana padano, la ricotta, l’olio d’oliva e…. sono malamente copiati, mentre soggiacciamo ad imperativi economici ora ineluttabili.
Intanto i nuovi santi, ecumenisti del liberal capitalismo, indicano all’Uomo una via dove sempre meno egli interpreta se stesso e sempre più è servo nella condizione di pedina, di una nuova tecnologica gleba.
In questo dilagante e imperante malessere, anche le regole della più becera morale sono invalidate. Il nuovo motto, il motto di questi “unti” del credo consumistico è: “Unico fine il lucro.”
Siamo tornati all’epoca dei principi mercanti tra cui s’aggirano nuove baronie senza blasone e tradizioni. Razza arrivista di “banchieri, pizzicagnoli, notai dai ventri obesi, dai cuori a forma di salvadanai”, che nella loro follia, agiscono spinti dalla volontà di possesso del denaro.
In questo dilagante marasma, la “Vedova”, madre assai cara per pochi tra i pochi, che certo ha goduto, in passato, momenti d’alto carisma e levatura morale, mostra l’esausto fianco, mentre il prossimo futuro, sfoggia turbinosi aeri all’orizzonte.
Intanto i suoi figli di…letti diversi, armata brancaleone d’orpelli brillanti trapunta, trascinando il logoro antico glorioso vessillo, si pascono tra appetiti sottaciuti e rituali scherniti.
L’alchemico motto, V.I.T.R.I.O.L.U.M. con cui spesso ci forbiamo la bocca, che male traduciamo e certo non capiamo, non dimostra tra noi, cultori mancati di qualsiasi Opera, d’avere diritto d’ospitalità.
Mentre giovane incede il terzo millennio, da molti esperti esoteristi indicato quale panacea agli antichi e sempre nuovi malanni, si esibiscono, nel panorama della Massoneria italiana, settanta e più gruppi diversi, a volte tra loro sedicenti amichevoli parenti, ma, più sovente, gli uni contro gli altri armati.
S’innalza allora, dalla pugna che sorge, la voce dei moderni “iniziati”, dei bene informati, simile a strumenti stonati. Sorniona suggerisce che non v’è angoscia per questo “fisiologico” interno massacro, anzi adducono gli stessi, “quaestio pietosa”, che in questo consueto stato di cose si perpetua la maledizione di Hiram.
Ciò che però più crea sconforto, adombrato, dall’interpretazione fallace del mito del Maestro assassinato, è che si nascondono, nelle Logge, i meschini rancori e le invidie di fratelli cruenti contro fratelli, misere beghe da baruffe chiozzotte.
Bisogna allora asserire che, s’è vero che chi ci perseguita è la maledizione di Hiram il Maestro, non merita egli d’essere ricordato perché vendicativo, battagliero e cattivo. Sono queste le stesse qualità già attribuite a quel dio che, portato in battaglia nell’arca dell’alleanza, pretende l’uccisione d’ogni pugnace nemico e, summa iniuria, del prigioniero sull’ara [1].
Squallida difesa!
Forse che la filogenesi che opera per ogni specie animale, cum magna sollertia iudicandi, affinché impari dall’esperienza, ed a volte ciò avviene anche per l’uomo, non agisce solo sul massone che mostra d’essere proprio un grosso insulso masso…ne!
Si potrebbe anche pensare che ai moderni Liberi Muratori non bastino le lotte che istituzioni secolari e religiose diverse hanno, contro la Vedova, promosso!
Simile malessere purtroppo è vissuto anche in altre fondazioni esoteriche ma, mal comune, non è mezzo gaudio.
Ordini cavallereschi, Riti simbolici e Istituzioni si squassano… mentre tre Gran Maestri, pubblico ludibrio, si accapigliano in R.A.I. alla presenza del vescovo d’Ivrea monsignor Bettazzi.
E’ necessario allora giustamente ritenere che la Massoneria, che si autodefinisce istituzione meritocratica, patisce di male oscuro che la distoglie dalle opportune indicazioni dei landmarks.
E’ conveniente ora ricordarci che la Massoneria moderna, quella che lascia i panni dei muratori e degli scalpellini, vestendo quelli del notaio, del borghese e del… vinaio, nasce per la necessità di sedare annose lotte fratricide nell’Albione medievale [2], in cui l’anglicano e il puritano cercano il riscatto contro il nemico cattolico.
Il primevo compito, presto però finisce e le nazioni si compattano sotto l’egida di un governo sovrano. Gli stranieri, qui e là, sono cacciati ed il cattolico è confinato. L’enfasi della bramata ed ottenuta vittoria rivendica ora nuovi ideali esoterici e mitiche discendenze misteriosofiche.
Forse con intenzione si dimenticano in polverosi meandri le bolle del XV secolo scozzese in cui si dichiara che la Loggia “S. Paolo di Scozia” si riunisce “Sotto gli Auspici della Santa Madre Chiesa”.
Ecco allora, in quest’interpretazione dei fatti, che l’avvenuto superamento del cattolicesimo esige l’avvento di una nuova ritualità, che però possieda antica tradizione. E’ così che l’ebraismo [3] compie il suo ingresso tra le braccia della Vedova che soffre o meglio che s’offre! S’immettono però tra i nuovi rituali, accanto alla Bibbia anche i Vangeli; sembra di sentir dire “non ti amo, però non facciamoci la guerra”.
Le minoranze sono così apparentemente tutelate dal “summa lex summa iniuria.”
Nell’onda del rinnovamento, in Francia, s’inventano “Cavalieri Kadosch e del Serpente di Bronzo, Principi Rosa Croce e Maestri Segreti, Cavalieri del Santo Sepolcro e ….” Inutili patacche, nate per gli imbecilli, che non si sposano con la novella serpeggiante filosofia del borghese. Presto l’avvento della macchina a vapore e del telaio spingerà la sinistra Hegeliana alla formulazione delle dottrine marxiste.
Alea iacta est!
La società di profitto è fondata con concetto moderno, la s.p.a. è nata, mentre il mostro, che diverrà l’holding multinazionale, fa capolino tra le brume incerte di un fosco futuro.
Non dimentichiamo però, come già enunciato, che le lotte intestine non avvengono solo tra gruppi diversi, all’indice della legittimità e regolarità massonica.
La rissa che regna sovrana e continua, tra Gran Maestri che dicono: “Io….”, si mostra cruciale nelle Logge, per la produzione dei disastri che hanno definito “fisiologici”. Nello sfascio totale si deve ricordare che la mancanza d’obiettivi e, l’assenza d’assunzione di rigore esoterico da parte del gruppo cui si partecipa, ha responsabilità enormi per l’ozio e l’inedia in cui si soggiace nei lavori di Loggia.
In neuropsichiatria infantile si parla di “sindrome abbandonica” e di “mancata introiezione”, quest’ultima non perché le Logge siano incapaci di compiere questa fase, bensì perché non c’è nulla da introiettare.
Ben sa il Maestro Venerabile come difficile è creare e rispettare un organigramma di lavori, pochi hanno interesse per l’esoterismo, non tutti hanno una preparazione filosofica adeguata.
E poi confessiamolo, non esiste una filosofia massonica tipica di cui cibarsi; anche il credo del Grande Geometra dell’Universo è epidermico e, purtroppo, le oscure e profonde prigioni al vizio non sono mai state scavate!
Kant è stato dimenticato da noi massoni moderni; torniamo discenti, rileggiamo la sua morale e la critica alla ragion pura.
Sembra proprio che la Massoneria sia la peggiore nemica di se stessa comportandosi, così come fa, all’opposto di quanto asserisce nei suoi antichi scritti.
Non è difficile subito accorgersi, per chi nuovo venuto, che i figli delle vedove non sono filantropi esoteristi. Il ricco capitalista iniziato ha mire diverse dalla pratica della beneficenza occulta. E’, infatti, più facile che la compia pubblicamente perché l’offerta è deducibile dall’imponibile o perché ciò gli permette l’acquisto d’immagine che può tradursi in voti elettorali. Il professore associato, spera invece che, dal mutuo soccorso appaia chi lo sollevi e spinga alla titolarità dell’agognata cattedra. Altri, volti anonimi, sono portatori di ben diversi vezzi.
Pochi, anzi meno ancora, credono nella magnificenza dei Rituali e all’Istituzione come “religo” naturale che innalza l’uomo sopra le stoltezze della sua miseria. Lucifero, il “Luci Fer” condannato da chi con interesse ha brigato, è anch’egli senza dignità in Massoneria.
Insomma, mentre un luogo comune interno alle Logge, derivante dai soliti bene informati, recita che i massoni sono il sale della terra, è immediato accorgersi che tutto è improvvisato, tutto è precario in sintonia con il vecchio adagio “il pesce……”
Ed ecco proprio da lì, ex abrupto, ora giungono tavole. Il Gran Maestro ha partorito, emana direttive, ma solo in materia d’appannaggi che ritardano. Anzi, è d’obbligo affermare che i Gran Maestri hanno anche il malvezzo di chiedere alla base e, non per democrazia, cosa inventarsi per sentirsi vivi.
Sembra che la base, oltre che sopportare i pesi massonici, debba pagare un prezzo morale per avere l’onore di fornire idee al capo.
Così il novello Narciso può bighellonare tra un convivio ed il successivo, tra un uzzai gridato forte e un pensato “l’avemo de novo fregati”.
“Tutto va bene madama la marchesa, però la vigna non è più nostra, il palazzo è in rovina, i creditori ci rincorrono e….”
Tra gli altri un Gran Maestro che lasciò frettolosamente il G.O.I. per fondare un’altra “fabbrichetta”, dove a dispetto degli Statuti Generali dell’ordine ha detenuto il maglietto continuativamente dal 1993 a pochi mesi or sono, ha talmente poco sentimento massonico da non sapere cernere il loglio dal grano. Pari, al desiderio di protagonismo, sono però le capacità di spese di rappresentanza.
Tutta l’immoralità e disonestà raccontate sono possibili, in ogni obbedienza, perché la Vedova non ha un collegio di revisori dei conti che pubblicamente e sotto l’egida del C. P. ne dichiarano le rendite.
Qualcuno obietterà, ma l’Istituzione non è un’associazione sportiva o culturale, non è una s.p.a., non è un…, già pensandoci bene essa non è niente, in ciò la sua immoralità.
La Vedova che s’offre, è solo un coacervo d’individui che cause, concause ed occasioni, triade che spesso conduce al reato, hanno messo insieme all’indice del più generico dei “volemose bene” o se preferite del siciliano “futti futti c’a Diu pidduna tutti” (froda se vuoi e se sai, ma non ti fare scoprire).
Molti si sono chiesti chi e perché ha interesse che l’Istituzione rimanga non riconosciuta dallo Stato, ciò, nonostante i nobili ideali espressi nelle antiche carte.
Perché questo mostro che sforna denaro che in gran parte auto fagocita non decolla, a quali interessi politici è asservito? Ripensando con Fratelli al tempo di qualche anno fa, rileggendo la stampa guardandoci in faccia pensiamo: “Possibile che siamo fessi? Perché non capiamo che ci prendono per il… naso?”
Gli scismi, in quest’istituzione d’uomini a mezzo servizio, sono da tempo moneta spicciola, ma chi alita sul fuoco, chi vuole che restiamo ignorati, perché questa triste situazione accade solo nel nostro Paese?
I litigi da cortile continuano sovrani; le elevazioni di grado sono merci di scambio, tutto è calpestato e deriso.
In ogni gruppo, per sparuto che sia, presto la Vedova ha meno figli e, summa iniuria, sono sempre i migliori che se ne vanno.
Si, ammettiamolo, esistono più veri massoni fuori dell’Istituzione che all’interno della sua cerchia!
Possiamo tornare a sostenere, debole discolpa, che il disagio della Massoneria è comune a quello sociale, in ciò facendo nostro un ermetismo alchemico che afferma essere il micro specchio del macro che vi si rispecchia.
Intanto la Vedova dolente segue il feretro del defunto marito, sempre più sola e disperata nell’uggioso cammino. L’eletta progenie dei suoi già nobili figli è sempre maggiormente sparuta, meno dotata e più ridanciana essendo distante dalla bara che incede solenne, nascosta tra le brume del tempo.
E’ anche possibile affermare, orribile attenuante, che la Massoneria si comporta come un partito politico povero, rigonfio di fame di potere che non ha e che, solo nascostamente e iniquamente, ricerca.
Non per questo però i figli della Vedova sono gli unici ideatori d’ogni male della nostra Nazione.
Proprio quei partiti politici che ipocritamente la condannano e ne fanno un capro espiatorio delle loro malefatte, ad essa a piene mani nascostamente vogliono attingere, specie nel momento elettorale.
La Libera Muratoria è un’associazione senza fini di lucro ma, il gettito di euro che crea è ingente. Dove finisce il fiume di denaro, certi gruppi hanno acquistato anche sedi prestigiose mentre, stranamente, tutte le vedove convergono a Roma.
Certo è qui che il meretricio politico ha eletto la sua sede di favore, qui, la sofferente Vedova s’offre.
Qui, la “filiale” di prestigio con segreteria e arredo superbo, maggiordomo [4] e segretario, dà al G. M. l’illusione d’essere qualcuno, e forse lo è, almeno per i gonzi che lo sovvenzionano con i propri quattrini.
Certo è interessante poter conoscere gli intestatari dei beni acquistati, molti nutrono dubbi che si tratti di multiproprietà.
Gli specchi per le allodole brillano nella capitale, dove tronfi G. M. si ammantano dei panni del dì della festa e con voce stentorea proclamano d’essere gli unici, veri e soli, puri e integerrimi detentori della chiave spezzata.
Nuovi avvoltoi calano sulla preda occhieggiante che si presenta pasciuta. L’ingresso è semplice, i pesi massonici non sono gravosi commisurati all’interesse privato che è tanto. I comparati avvengono, anche illustri, illustri? Uomini di partito entrano nelle Logge dove anche la criminalità ha fatto il suo ingresso.
I servizi segreti, disperati, inviano rapporti, la magistratura indaga, ma tutto continua come sempre. Sembra che a toccare certi lerciumi, oltre che sporcarsi si può essere radiati dai propri ruoli.
Certo i politici nascostamente vicini alla Massoneria, curano che quest’istituzione rimanga misconosciuta dallo Stato, vogliono che sia “no profit”, solo in questo modo essa è un tornaconto preciso per la partitocrazia ché, se tutto dovesse andare male, torneranno ad accusarla delle più turpi mostruosità.
La verità di quanto asserito si può rileggere nei fatti Sindona e Calvi o nello scandalo I.O.R…e in quelli che dimostrano come la magistratura si adopri per arrestare la puzza di carogna che emerge da certi ambienti.
E’ però ora necessario fare una precisa separazione tra le lordure avvenute ed il genuino valore etico della concezione massonica.
E’ innegabile che solo in Massoneria si possano svolgere discorsi sul simbolismo e sulla ritualità, sull’exoterismo e sull’esoterismo ma, purtroppo, in questi temi molti confondono il mezzo con il fine.
Il cammino iniziatico che quest’Istituzione offre, a chi sa comprenderlo, è luce che schiude una conoscenza ai più preclusa.
La forza della Massoneria è nel progresso del cammino iniziatico che conduce, come avvenne a Jonathan Livingston, alla conquista della gran volta, al volo di precisione, alla libertà interiore in un tutt’uno con l’idea del Grande Architetto.
Abbiamo credenza però che questo dio trascendente e immanente, in cui i massoni dicono di confidare e si configurano, si è rammaricato di avere creato l’uomo Libero Muratore. Forse oggi, memore di quel senno che trabocca dal poi, preferirebbe continuare a pensare a se stesso pensante.
Dove sono i Jonathan, i Sullivan, i Ciang, forse non dimorano più qui. Le lotte fratricide li hanno cacciati.
Povera Massoneria che proprio da se stessa deve difendersi come dal peggior nemico. Povera Massoneria sfruttata e vilipesa dai politicanti che non più solo di notte tramano per conquistare sempre maggiore influenza.
Le nuove baronie già sono sorte, gli antichi casati coi nuovi si sono scambiati, mentre un popolo stanco non solleva la testa al novo crescente romor.
Confidiamo però che fremere di sdegno non sia solo uno sport per ricchi.
CANZONETTA
(è riportata solo l’ultima parte)
Recitata in Napoli nel dì 21 gennaio 1750. Assisteva ai lavori, tra gli altri, proveniente dall’Inghilterra, il F… THOLVACH. La visita avvenne in occasione del travaglio della Loggia denominata “Della Concordia” all’obbedienza del F… Raimondo di Sangro, Principe di S. Severo, primo Gran Maestro in Italia.
…… LA CATENA
Su compagni, su Maestri
Di quest’Ordine sublime
Facciam pur con nostre rime,
Che ciascun di noi s’addestri
Al tirar colpi novelli
In onore dei fratelli.
Sono tutti curiosi
Di saper nostri lavori;
Ma farem dei nostri cuori,
I segreti così ascosi,
Che n’eppur sia noto a quelli
Come bevono i Fratelli.
Quei che vantan nostri segni
Stolti son qual Uom che crede
Di saper ciò che non vede,
E mai pur saremo degni
Noverarci tra di quelli
Senza il titol di Fratelli.
Ma la nostra scienza tutta
Sull’amore e l’equitate,
Sull’aver d’altri pietate,
Sul far bene è sol costrutta.
Né mai fuori di tai livelli
Va la norma dei Fratelli.
Ogni etade ed ogni suolo
Visti ha prenci e Regj a schiere,
Cambiar l’armi lor guerriere
Per un semplice grembiuolo,
E vestirlo e farsi belli
Del gran nome di Fratelli.
Se tra noi luogo non hanno
Le tue Ninfe, Amor, perdona;
Ch’ove il tuo nome risuona,
Tutto è colpa e tutto è inganno,
Né tener san donne imbelli
Il segreto dei Fratelli.
CORO
Via, stringiamci mano a mano,
E teniamci saldi insieme,
A dispetto di chi freme,
Per tal nodo almo e sovrano,
E così si rinnovelli
Quest’unione de Fratelli.
Chi scrive è stato iniziato nell’ormai, ahimè lontano, martedì sette Gennaio 1969. Ha ricoperto diversi incarichi nel R…S…A…A… nella C. M. I. e nell’Emulation e, anche se la memoria non è più la migliore, ricorda con drammatica vivacità le vicissitudini vissute nell’Obbedienza.
A te Lettore addentro alle iniziatiche cose formulo il migliore augurio di una lunga e felice vita massonica. A te Viandante curioso dico non condannarci, siamo pur sempre figli, forse vittime di questo mondo.
A Noi voglio ricordare che siamo una banda di stanchi ed oscuri eroi, in un tempo che eroi non vuole. Abbiamo però un compito sovrano, trasmettere l’INIZIAZIONE a chi da noi discenderà.