27 AGOSTO

27 Agosto 1993 27 Agosto 1995

Nella ricorrenza del Suo passaggio all’Oriente Eterno, riteniamo giusto, affinché rimanga viva nei fratelli e nel mondo profano la figura e l’azione dell’indimenticabile Fratello Enzo Paolo Tiberi, proporre un intervento con il quale Egli si rivolse ai Fratelli della Rispettabile Loggia “Fede e Lavoro la Sua Loggia, in occasione della Tornata conclusiva dell’anno massonico 1975, quando il Fratello Tiberi ricopriva la funzione di Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili dell’Umbria.

Il documento che pubblichiamo, in occasione del secondo anniversario del passaggio all’Oriente Eterno del Fratello Enzo Paolo Tiberi, rappresenta uno spaccato emblematico della personalità di questo personaggio, che tanto di sé ha lasciato alla Massoneria Italiana, in generale, ed a quella Umbra, in particolare, e testimonia l’impegno con il quale Egli affrontava i problemi della comunione Umbra.

Non vi è dubbio, infatti, che la preoccupazione, che in quel momento era maggiormente presente alla Sua analisi, era rappresentata da una crescita eccessivamente repentina della Famiglia

Massonica in Umbria, con tutte le problematiche che tale crescita poteva proporre.

Traspare, in questa comunicazione, la preoccupazione di individuare i criteri di un proselitismo corretto, alla luce dei principi che regolano la vita della Libera Muratoria, che Egli aveva esattamente individuato nell’essenza della Tradizione Iniziatica

Di qui la necessità, in prima battuta, di “definire messo che sia possibile — l’Istituzione: nella sua essenza, nella sua storia, nelle sue finalità”.

Nella Sua istintiva umiltà, pur non dando una definizione diretta della Massoneria, il Fratello Tiberi ha cercato, comunque, di chiarirne l’essenza, individuandola, in sintesi, nella necessità dell’approfondimento “di un processo conoscitivo o, comunque di un anelito gnosico”, rifiutando ogni forma di prevaricazione, di violenza e di schiavitù intellettuale.

Si badi bene, una conoscenza posta a conclusione di un desiderio interiore, “di quel desiderio interiore che è la ricerca della verità” che, identificata nel Grande Architetto dell’Universo, testimonia della raggiunta consapevolezza che la conoscenza si avviava ad essere, per il Fratello fiberi, lo sgabello della Fede.

Non si parla qui di una conoscenza esclusivamente intellettuale, quale quella che è acquisibile attraverso la lettura e lo studio del pensiero altrui; si sottintende, invece, una conoscenza basata su di una esperienza sovrasensibile che sola può dare un senso alle parole Libertà, Uguaglianza, Fratellanza che “non possono servire da orpello a formule vuote di contenuti, buone per ogni bandiera e per qualsiasi equivoco”.

Si nota già, al di là del riferimento alla contrapposizione fra la cultura laica e la cultura confessionale, il travaglio interiore che doveva portare il Fratello Tiberi a divenire un cattoliCQ osservante, come l’avvio alla coscienza che l’esperienza sovrasensibile, quale si realizza attivando correttamente la simbologia proposta dal linguaggio muratorio, diviene strumentale anche per una corretta impostazione dello stile di vita e per il raggiunginzento della saggezza.

4

Ed ecco, infatti, lo spunto del Saggio che nel modo come viene rappresentato nella iconografia alchemico-ermetica, fonna simbolica portante della Libera Muratoria Universale — ha la testa in cielo e i piedi in terra.

È la capacità di non perdere il senso del reale; è il potere di applicare, alle necessità del contingente, la propria esperienza interiore, realizzata nella corretta impostazione di una vita totalmente dedicata allo spirito della Massoneria.

È la testimonianza dello stato di coscienza che il Fratello Tiberi aveva raggiunto, in un costante lavoro su se stesso che lo ha condotto ad una visione penetrante della Libera Muratoria ed alla consapevolezza di essere sulla Via.

È il frutto dello sgrossamento e della levigazione della Pietra, dove la sapiente attivazione della simbologia massonica si sposa con le finalità dell’istituzione in una sintesi gnoseologica che, nel costante traguardo della prospettiva indicata dalla Tradizione, individua l’obiettivo interiore nella tensione evolutiva, allo status di Uomo, di cui la Libera Muratoria è la tradizionale interprete.

E così il Fratello Tiberi, forte della consapevolezza dello stato di coscienza raggiunto e, in tale stato, consapevole del pericolo che I ‘Istituzione poteva correre in una inevitabile crisi di crescenza, suggerisce le linee di condotta da adottare nel cosiddetto proselitismo massonico.

Cosiddetto proselitismo, perché, alla luce delle indicazioni date dal Fratello Tiberi, tuttora attuali per la loro corrispondenza ai principi della Tradizione iniziatica, si chiarisce come “non sia l’Istituzione, non si sia noi a dover cercare il profano, bensì quest’ultimo a cercare l’Istituzione”.

Un ‘Istituzione individuata per i suoi principi e per i suoi ideali, non, dunque, come entità fisica, ma piuttosto “Il luogo ideale ove si raccolgono in un solo cumulo la cultura che ciascuno poté acquistare secondo la propria individualità, nella sua condizione”.

Non proselitismo, dunque, nel senso comune di questa pa-

rola; ma piuttosto l’attenzione ad una sorta di testimonianza che, sola, può individuare le tensioni morali e spirituali di chi è pronto al risveglio iniziatico e verso le quali la Libera Muratoria spinge i propri Adepti.

E un inno alla Tradizione Iniziatica che il Fratello Tiberi traccia in questo scritto e che chiarisce come, fin da allora, Egli avesse individuato, nella Tradizione, la corda fissa cui fare perenne riferimento nella dura scalata alla Montagna Sacra, alla cui vetta è posta la visione più entusiasmante e più appagante per chi ha intrapreso l’ascesa verso la Verità.

E così vi è anche la consapevolezza, come è facile arguire dalla citazione di Fichte, che “ciascuno porta e. dà quello che possiede”, talché Egli si è posto immediatamente il problema della diversa idea che, dell’espressione del rituale “uomo libero e di buoni costumi”, ciascun Libero Muratore potesse farsi. La soluzione è immediatamente ricercata nella Tradizione.

Il Fratello Tiberi sapeva bene che la tendenza di ciascun uomo, legato alla propria formazione, finisce per interpretare, anche cose spirituali, secondo l’ottica della cultura di cui è portatore, e che la Sua comunicazione si rivolgeva non soltanto agli Adepti, ma anche a coloro che non avevano sentito ancora “quel desiderio interiore che è la ricerca della Verità”, e così si preoccupa di chiarire che il parametro di riferimento non può essere né il caso, né la fortuna nella vita profana; “ma la sincerità, il coraggio, la perseveranza”.

Ma sapeva altrettanto bene che queste qualità non sono peculiari a chi aspira all’iniziazione massonica e che possono essere riscontrate in qualsiasi uomo, ancorché privo di quel desiderio di conoscenza che rappresenta lo spartiacque fra il dormiente ed il Risvegliato,

Ed allora, per individuare chi aspira alla verità, si deve ri. guardare soltanto a chi “entrando nel tempio, in vibrazione ar-

monica con il Grande Architetto dell’Universo”, sia in pace con la sua coscienza e con i suoi simili, libero da ogni pensiero malvagio.

6

Mai, come nel caso del Fratello Tiberi, la pessimistica previsione Shakespeariana, secondo la quale — come si legge nel Giulio Cesare — è solo il male che gli uomini fanno a sopravvivere loro, ha trovato una smentita più clamorosa.

La sensibilità, l’impegno civile, la correttezza e, soprattutto, la forte carica di spiritualità e di religiosità che hanno caratterizzato la figura del Fratello Enzo Paolo Tiberi, rappre sentano, da un lato, il punto di riferimento per quanti riconoscono all’Istituzione la capacità di rappresentare la guida dell’evoluzione dell’uomo verso la costruzione del Tempio al Grande Architetto dell’Universo e, dall’altro, il punto di confronto per quanti si ostinano a negare, nel vero Maestro Libav Muratore, ogni possibilità di conciliazione con la fede religiosa.

Ciò vogliamo dire sia perché, come si evince dal pensiero di Enzo Paolo Tiberi, quale emerge da questa comunicazione, la Verità è una sola, sia perché la conciliazione fra i principi massonici ed il credo religioso è stata per il Fratello liberi una delle problematiche più sentite e più importanti degli ultimi suoi anni di vita.

Le sue ultime volontà, di una camera ardente nella Casa Massonica ed il funerale religioso, con la richiesta di porre il grentbiule da Maestro sopra la bara, attestano della rilevanza che Egli dava al problema e della imprescindibile necessità di dare pubblica testimonianza che, nel suo intimo, tale conciliazione si era petfettamente realizzata.

Pubblica testimonianza peraltro, a narrare della Sua vita di Uomo probo e giusto, di vero Maestro Libero Muratore e di perfetto Cristiano, parlano anche i Suoi atteggiamenti, le Sue azioni e gli scritti che ci ha lasciato, di cui il documento che pubblichiamo, acciocché non venga mai meno la memoria dell’uomo, rappresenta un esempio fra i più limpidi.

Perugia, 27 agosto 1995

Questa voce è stata pubblicata in Lavori di Loggia. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *